Alcune “anomalie” nella scelta dell'articolo

Con questa scheda intendiamo rispondere ai molti che ci pongono domande intorno all'uso dell'articolo determinativo con alcuni termini specifici.

Risposta

Al momento, il sistema degli articoli in italiano è regolato da norme relativamente stabili: troviamo qui una scheda sull'articolo determinativo e qui una sull'indeterminativo. È altrettanto noto che alcune combinazioni di lettere, o suoni, in inizio di parola, provochino qualche incertezza: si confrontino i casi già trattati delle parole inizianti per h, di jihad e jihadista, di pneumatico e delle parole straniere inizianti per W e SW. I dubbi sollevati dai nostri lettori nel tempo riguardano tuttavia anche altri abbinamenti. Ne stiliamo qui un breve elenco, cercando di dare qualche delucidazione aggiuntiva.

Il gnocco/i gnocchi per lo gnocco/gli gnocchi

Lucia B., Marisa D., Benedetta G., Umberto R., Tania S. e Nino V. sono solo alcuni tra i molti che ci hanno segnalato questo dubbio. Le grammatiche concordano: la forma corretta è lo per il singolare e gli per il plurale. Ciononostante, oltre a queste forme, sono stabilmente presenti nell'uso colloquiale, soprattutto dell'Italia settentrionale, il gnocco/i gnocchi, tanto che la famosa frase idiomatica Ridi, ridi, che mamma ha fatto i gnocchi! ricorre più con l’articolo i che con gli:; questo, però, non significa che la scelta di il/i sia da considerare corretta in ogni caso: se può ricorrere in contesti poco sorvegliati, è decisamente da evitare in registri più controllati. Chiaramente, è possibile che la norma venga modificata dall’uso, ma al momento questo non è successo. Su Google vince lo su il, anche se non con un distacco abissale: 54.900 a 29.000, a dimostrazione che la forma meno corretta è comunque ampiamente impiegata.

Il zucchero per lo zucchero

Silvano C., Luca d’A., Domenico di G., Federico F., Patrizia G. e Dario M. hanno chiesto delucidazioni sull’articolo corretto con zucchero. Una risposta di Luca Serianni, pubblicata sulla Crusca per Voi n° 12 (aprile 1996) e ripubblicata nel volume La Crusca risponde. Dalla carta al web (1995-2005) (a cura di Marco Biffi e Raffaella Setti, 2013, Le Lettere, Firenze) alle pp. 28-29, è stata un po' frettolosamente chiosata dai quotidiani all'epoca della presentazione del volume come l'avallo, da parte della Crusca, della scelta il zucchero. Ma leggiamo cosa scrive esattamente Serianni:

L'attuale distribuzione di lo e il è il risultato di complessi fenomeni di assestamento, che hanno lasciato immutato dalle origini sino ad oggi solo l'uso – obbligatorio e incontrastato – della forma elisa l' davanti a parola cominciante per vocale[…]. Davanti a consonante le cose sono molto più complicate. Basterà dire che nell'italiano antico la scelta tra il e lo dipendeva sostanzialmente non dalla parola seguente ma dalla parola precedente: se questa terminava per vocale, l'articolo era il («Poi ch'èi posato un poco il corpo lasso»); se terminava per consonante, l'articolo era lo («Mi volsi a retro a rimirar lo passo»): un relitto dell'antica servitù sopravvive nelle locuzioni cristallizzate per lo meno e per lo più, che in base alla norma vigente dovrebbero sonare *per il meno e *per il più. Senza entrare in altri particolari, possiamo ricordare che ancora nel secolo scorso l'uso di lo davanti a parola cominciante per z era tutt'altro che pacifico: solo alla fine dell'Ottocento la norma si assesta sulla linea attuale […].

Serianni, dunque, non scrive che oggi il zucchero sarebbe la forma corretta, ma nota semplicemente come la norma, in merito, sia stata a lungo oscillante. Ciò non toglie che, nonostante le possibili interferenze di alcuni dialetti (come il veneto, dove esistono forme come el sùcaro, che potrebbero interferire con la scelta dell'articolo in italiano), oggi la norma prescriva l'uso dell'articolo lo. Google, in questo caso, mostra univocamente quale sia la forma percepita come corretta dagli utenti della nostra lingua: lo zucchero ha 772.000 occorrenze, il zucchero si ferma a quota 17.200.

Lo suocero per il suocero

Patrizia G. e Patrizia R. chiedono chiarimenti, ma in merito non ci sono dubbi: le grammatiche italiane prescrivono il suocero. Ciononostante, anche Alfonso Leone in Conversazioni sulla lingua italiana (Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2002, pp. 41-42), nota come in Emilia sia diffuso anche lo suocero, «a causa della pronunzia consonantica della u»: lo suocero /lo swɔcero/, dunque, come lo Swatch, lo swing olo switch, con la u che in alcune regioni assume un valore più consonantico che vocalico, come se fosse una s complicata (lo sparviero, lo sfizio). In ogni caso, l'articolo lo è una scelta popolare, non standard e marcata in diatopia, e Google ne è la riprova: il suocero ha 242.000 occorrenze, lo suocero solamente 3.110.

Lo lievito per il lievito

Anna E., Daniela M. e Gaia R. chiedono se lo lievito sia corretto. La risposta è no: la norma prescrive il lievito. Ma come mai, allora, è diffusa la variante con l'articolo lo (seppure fortemente minoritaria: 4.200 occorrenze vs. 666.000 di il lievito su Google)? Probabilmente si tratta di una forma di ipercorrettismo: non è raro che in alcuni parlanti quella l iniziale vengapronunciata palatalizzata, diventando simile al nesso gl di foglia: in alfabetico fonetico internazionale, /ʎɛvito/. Ora, è pur vero che in italiano non abbiamo parole che inizino con la laterale palatale (abbiamo solo parole colte, o straniere, che iniziano graficamente con g+l, come glicine, glaciale o glacette, e che mantengono nella pronuncia la sequenza velare+laterale), ma normalmente, davanti a un nesso consonantico insolito, siamo portati a scegliere l'articolo lo (lo xilofono, lo gnomo, lo spirito). Questo potrebbe essere il motivo per cui alcuni optano, forse distrattamente, per lo lievito. In ogni caso, i dati di Google ci rassicurano sulla attuale tenuta della norma.

Lo Jedi per il Jedi

Gianluca G. e molti altri utenti ci hanno contattato soprattutto tramite Facebook e Twitter per segnalarci le loro perplessità riguardo al titolo italiano, peraltro non modificato neanche nelle recenti riedizioni, dell'Episodio VI della saga di Guerre Stellari, "Il ritorno dello Jedi" (1983). Perché, si chiedono in molti, lo e non il Jedi, come il jolly, il jingle, il jack?

Effettivamente, è una domanda interessante. È molto probabile che nella scelta dell'articolo lo la grafia – e un “aggancio” mentale al valore semiconsonantico della j – abbiano prevalso sulla pronuncia reale. Che Jedi (in inglese /ʤɛdai/), in Italiano sia pronunciato /ʤɛdi/, con la g di gioco, è una certezza: non si è mai diffusa la pronuncia /jɛdi/ o, magari, /ʒɛdi/; ciononostante, sembra che l'articolo sia stato scelto proprio considerando la j come semiconsonante: lo Jedi, dunque, come lo yeti, lo iato o la Juventus.

Ormai il titolo è entrato in questa forma nella storia del cinema: una scelta considerabile "d'autore", seppure anomala, ma che si è comunque affermata tra gli appassionati della serie. Nei film della trilogia originale, peraltro, si può rilevare un uso oscillante dell’articolo, con la scelta che non sempre rimane congrua a quella del titolo. Nell’episodio VII della saga, Il risveglio della forza, uscito da pochi giorni al cinema, il doppiaggio ha invece optato univocamente per il Jedi/i Jedi, sconfessando, di fatto, la scelta del 1983. Google restituisce al momento 9.840 occorrenze per lo Jedi e 10.300 per il Jedi. Nonostante la pressione esercitata dal titolo del film della trilogia originaria, dunque, nell'uso prevale, anche se per poco, l'articolo che un italiano sceglierebbe istintivamente per una parola iniziante per /ʤ/ (come gelo, giallo, giusto).

              

A cura di Vera Gheno
Redazione consulenza linguistica
Accademia della Crusca

 

8 gennaio 2016


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