In Lazio o nel Lazio?

Ai molti lettori che ci chiedono se con Lazio si debba usare la preposizione semplice in o articolata nel – si dice vivo in Lazio o nel Lazio? – proponiamo (con qualche piccola modifica) una parte dell’articolo di Paolo D’Achille Il coronimo Lazio e l’etnico laziale/laziali, pubblicato sulla “Rivista italiana di onomastica” XVI, 2010, pp. 549-573: 557-564.

Risposta

Capo del mondo Roma è posta in Lazio / La qual si può chiamar città divina /Dov’è del gran Pontefice il palazio: / Per suo confine è l’Ostia Tiberina. / Non lungi a quella molto grande spazio / Tivoli è sito, Fondi e Terracina / Gaeta ed altre terre circostante, / Che di frutti terren sono abbondante (Giovanni Maria Tolosani [1471-1549], La Sfera, Milano, Daelli, 1865).

A P(a)P(a) Martino fu portata una certa serpe trovata in Lazio dalli scarpellini nelle cave, che si viveva in un certo gran sasso voto dentro & chiuso intorno intorno senza spiraglio alcuno; sonsi similmente trovate alcune rannocchie & granchi, ma morti (Cosimo Bartoli, L’Architettura di Leon Battista Alberti tradotta in lingua fiorentina, Venezia, Francesco Franceschi, 1565).

Ed è questa città [sc. Tivoli] in Lazio, e confina con la Sabina, ed è divisa dal Teverone, già Aniene (Giovanni De’ Conti Bardi, Della Imp. Villa Adriana e di altre sontuosissime già adiacenti alla città di Tivoli, Firenze, Magheri 1825).

Queste tre attestazioni – che sono anche le prime il cui il coronimo Lazio si riferisce alla regione moderna e non a quella antica – invitano ad affrontare un aspetto sintattico che mi pare utile per arricchire il discorso sul coronimo, e cioè l’uso della preposizione semplice o articolata prima di Lazio.

Dalle indicazioni che si leggono sulle grammatiche l’uso dell’articolo con in e di sembrerebbe libero. Invece, la mia abitudine di parlante e di scrivente mi fa percepire l’assenza dell’articolo prima di Lazio, se non proprio come scorretta, certo come poco normale, tanto che penserei a un’innovazione recente, di cui peraltro mi sembra di rilevare una crescita negli ultimi anni, in sintonia con una certa regressione negli usi attuali dell’articolo determinativo. Ma si tratta di un’impressione fondata? Le tre precoci attestazioni proposte sembrerebbero provarne l’infondatezza, ma tra il passato e il presente potrebbe anche esservi soluzione di continuità. Sembra dunque opportuno ricercare in diacronia esempi della sequenza che pare meno comune, ma che (per quel che può valere questa fonte) risulta ben attestata in Internet con Google, che offre numerosissime occorrenze sia di in Lazio sia di nel Lazio.

In effetti, se ci riferiamo alla lingua letteraria – dove Lazio ha, almeno fino alla metà dell’Ottocento (ma a volte anche oltre), prevalentemente significato storico –, l’assenza dell’articolo è normale negli esempi più antichi.

Nel corpus dell’Opera del Vocabolario Italiano – OVI – trovo otto occorrenze di in Lazio in un volgarizzamento dell’Eneide del 1340 (Ciampolo di Meo degli Ugurgieri, L’Eneide di Virgilio volgarizzata nel buon secolo della lingua, a cura di Aurelio Gotti, Firenze, Le Monnier 1858) e nessuna di nel Lazio.

Nel corpus della LIZ.4.0 la sequenza in Lazio figura nei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio di Machiavelli e nella traduzione dell’Eneide di Annibal Caro. In Machiavelli l’assenza dell’articolo è costante, e non solo in combinazione con la preposizione in:

le colonie che essi avevano in Lazio (Niccolò Machiavelli, Discorsi sopra La prima Deca di Tito Livio, Libro 2, cap. 13);

[…]

tornato in Roma, referì al Senato come tutto Lazio era nelle mani del Popolo romano (ibid.);

i Romani, nel volere assicurarsi de’ popoli di Lazio e della città di Priverno (ibid., cap. 24.1).

In Annibal Caro tra le numerosissime attestazioni di Lazio si individuano prevalentemente sequenze prive di articolo:

la sua cittade, e gli suoi Dei / ripose in Lazio, onde cotanto crebbe / il nome dei Latini (Annibal Caro, Traduzione dell’Eneide, Libro 1.10);

vinti i Rutuli, tre verni / e tre stati regnar Lazio vedrallo (ibid., Libro 1.431);

gli uomini, i sassi / avete incontro; e pur Lazio seguite / che vi fugge davanti? (ibid., Libro 5.883);

[…]

Questi andamenti e queste trame allora / correan per Lazio (ibid., Libro 8.32).

di Lazioè questo e non de’ Frigi il campo (ibid., Libro 10.933);

degna cosa / ti par che muova Enea la guerra a Lazio? (ibid., Libro 10.123);

preferita / a tutte l’altre che di Giove, in Lazio, / l’ingrato letto han di salire osato (ibid., Libro 12.245).

Sebbene minoritarie, nello stesso autore si hanno però anche alcune occorrenze con articolo o preposizione articolata:

e per lo Lazio in prima / scorrendo, e per Laurento (Annibal Caro, Traduzione dell’Eneide, Libro 7.516);

tal per mezzo del Lazio e de’ feroci / suoi popoli vagando, insana andava (ibid., Libro 7.586);

uscì del Lazio, e baldanzosa a l’aura / levassi (ibid., Libro 7.835);

perché son nel Lazio esterni, / son nemici a’ Latini (ibid., Libro 8.85);

egli nel Lazio / e tra Rutuli è fermo (ibid., Libro 8.583);

ma è l’intento di Venere adempito, / che son nel Lazio (ibid., Libro 9.196);

tenea lunge dal Lazio (ibid., Libro 1.50).

Successivamente, da Torquato Tasso fino a Gabriele d’Annunzio, a parte un caso in Della coltivazione di Luigi Alemanni (“quelli altri appresso, / ch’ebber in Lazio poi sì larga sede, / gli Aborigeni, gli Arcadi e i Pelasgi”; 4.Inverno.378), l’articolo determinativo o la preposizione articolata prima di Lazio diventa, nel corpus LIZ.4.0, costante, senza eccezioni. Nella documentazione in rete, però, è possibile cogliere altri esempi della sequenza in Lazio (sempre o quasi sempre riferita al Lazio antico), in testi sia dei secc. XV-XVI (Alberti, Giambullari, Vasari, Tasso, Varchi, ecc.), sia del Settecento e Ottocento. Ne riporto alcuni:

Il primo tra quelli è il Gianicolo, chiamato così da Giano: quello Giano fu il primo, che capitò in Lazio (Pietro Rossini, Mercurio errante delle grandezze di Roma, Roma, Amidei 1741, p. 255);

Indi immortale i’ ti prometto l’altro / che co’ Penati Dei fuggendo il foco / e le rovine dell’accesa Troia, / ricovrerassi in Lazio (Gasparo Gozzi, Opere in versi e in prosa, Venezia, Palese 1794, p. 156);

Ma risplendevano, al par di quelle, negli aurei tempi d’Italia sotto i più felici influssi del ciclo, le Vittorie, le Quirine, le Gambara, nudrite a ’l sacro speco, di pensieri, di parole e di poesia. Risplendono anco tra noi le Cornelie, in Lazio e in Inghilterra illustri; le Barbarine, in Pindo sovrane, egualmente alla Sorga e al Tamigi gradite (Thomas James Mathias, Poesie liriche toscane, Milano, Ferrario 1821, p. 123);

Della cara magion posta ò, siccome / Vigile scolta, quella pia Virtute / Che in Grecia antica e in Lazio all’ospitale / Giove eterni nudria sul vaporoso / Altare i fochi: un lucido cratere / Tien dalla destra, e porge l’altra un nappo / Ove spuma il Lieo che le toscane / Generose vendemmie infondon liete (Terenzio Mamiani della Rovere, Poesie, Firenze, Le Monnier 1857, p. 338).

Poi, forse in non casuale concomitanza con l’attribuzione del nome alla regione amministrativa nell’Italia postunitaria, l’articolo ha prevalso, come dimostra la toponomastica ufficiale, con l’aggiunta (disambiguante) del sintagma nel Lazio (e non in Lazio) nel 1872 ai nomi dei centri di Gallicano nel Lazio, Trevi nel Lazio, Vico nel Lazio.

Il “recupero” (forse non intenzionale) della sequenza in Lazio è relativamente recente; tra i testi in prosa del periodo 1861-1945 il corpus DiaCORIS raccoglie nove esempi della sequenza nel Lazio e nessuno di in Lazio; anche il Primo Tesoro della Lingua Letteraria Italiana del Novecento non offre esempi per in Lazio, mentre nel Lazio ha quattro occorrenze (una in Vincenzo Cardarelli, due in Curzio Malaparte e una in Vittorio Gorresio).

Anche in Google Ricerca Libri gli esempi di in Lazio databili tra il 1900 e il 1959 sono pochissimi. Li riporto in ordine cronologico:

abitare IN Toscana, IN Sabina e IN Lazio, ecc. (Michele Melga, Nuova grammatica italiana, Torino, Paravia 1900, p. 142);

in Lazio e nella Campania (“Archivio veneto”, 1915, p. 369);

Tuttavia gran parte delle merci greche entrava probabilmente in Lazio dalla Campania (Luigia Achillea Stella, Italia antica sul mare, Milano, Hoepli 1930, p. 295);

Al lume delle quali preoccupazioni, e cioè del timore di uno sbarco angloamericano in Lazio o in Toscana (Giacomo Zanussi, Guerra e catastrofe d’Italia, Roma, Corso 1946, voi. I, p. 216);

Rinvenuto in Campania (a Napoli - in tutte le stagioni - e a Ischia) e in Lazio (Roma, Frascati, Ariccia) («Annuario dell’istituto e Museo di Zoologia dell’Università di Napoli», 1949, p. 10);

Relazione al Senato sugli usi civici in Lazio (“Atti della Accademia di Scienze di Torino”, 1950, p. 144);

Osservazioni orientative al riguardo erano state iniziate in Lazio e in Sardegna (“Notiziario sulle malattie delle piante”, 1955, p. 173).

Invece, dagli anni Sessanta a oggi, la sequenza (riferita tanto alla regione antica quanto a quella moderna) diventa via via più frequente. Riporto anche stavolta solo alcuni esempi:

Né si fermarono in Lazio né Alarico pensò più di riprendere le trattative con l’imperatore (Vito Antonio Sirago, Galla Placidia e la trasformazione politica dell’Occidente, Louvain, Bibliothèque de l’Université 1961, p. 115);

nel Molise, in Lazio, in Puglia, sono i depositari e i veicoli della tradizione letteraria popolare (Maria Brandon Albini, Mezzogiorno vivo. Popolo e cultura nell’Italia del Sud, Milano, Ercoli 1965, p. 406);

[…]

la superficie improduttiva [...] è minima in Lazio (Il novissimo Melzi, Milano, Vallardi 1966, voi. Il, p. 708);

la prima in Lazio, la seconda in Emilia (Paolo Enrico Arias, Storia dell’archeologia, Milano, Vallardi 1967, p. 12);

Fin dal 366 i romani stessi avevano dovuto fronteggiare più volte incursioni di galli che giungevano nuovamente in Lazio (Mario Attilio Levi, L’Italia antica, Milano, Mondadori 1968, p. 368);

stimolata dalla contemporanea espansione degli Etruschi in Lazio e in Campania nel VII e VI sec. (“Quaderni urbinati di cultura classica”, 1970, p. 153);

Arte in Lazio di Valerio Cianfarani, Guglielmo Matthiae, Sandro Pirovano (Milano, Electa 1975; rist. 1988);

è certamente tarda nel Lazio, ma al bisogno di legami di natura personale si era in Lazio largamente sopperito (“Quaderni storici”, 1976, p. 791);

da noi rinvenuta anche in Lazio (“Atti della Società toscana di scienze naturali”, 1979, p. 169);

[…]

Nell’età del bronzo, in Lazio si ha la prova di ricchezze (Mario Attilio Levi, L’Italia nell’evo antico, Padova, Piccin 1988, p. 42);

soltanto in Lazio si ritrova un’elevata concentrazione (13% degli addetti) (Mario Pianta / Giulio Perani, L’industria militare in Italia. Ascesa e declino della produzione di armamenti, Roma, Edizioni Associate 1991, p. 55);

passaggio in Italia attraverso le Alpi in Liguria, in Lazio, in Campania, in Sicilia, in Nord Africa, in Epiro e nel Peloponneso, fino all’Attica (Miscellanea etrusco-italica, a cura di Mauro Cristofani, Roma, CNR 1993, p. 60);

Raggiungiamo per telefono MIRELLA BURANI PROCACCINI (deputata di Forza Italia in Lazio) mentre è dal parrucchiere (“Noi donne”, 1994, p. 28);

sarebbe stato possibile proseguire con la Popilia verso Rimini (dove attraverso la Flaminia si poteva giungere in Lazio) (Lorenzo Quilici / Stefania Quilici Gigli, Opere di assetto territoriale ed urbano, Roma, L’Erma di Bretschneider 1995, p. 100);

[…]

In una delle sue massae in Lazio ella aveva 62 borghi rurali, [...]. Lo stesso si deve dire dei servi di Melania in Lazio e in Sicilia (Irma Bitto, Restaurazione e destrutturazione nella tarda antichità, Milano, Teti 1998, p. 42);

il 61,9% dei personaggi potenti risiede in Lazio e in Lombardia (Carlo Carboni / Rossella Di Federico / Daniele Roscioli, Le power élites in Italia: chi conta nella società della comunicazione, Roma, Ediesse 2000, p. 36).

È probabile che il rilancio della preposizione non articolata negli ultimi decenni sia dovuto congiuntamente all’analogia con l’uso più frequente per altre regioni italiane (in Campania, in Veneto, in Piemonte, casi questi ultimi due particolarmente significativi perché i coronimi sono anch’essi maschili) e all’influsso dell’inglese, che non prevede l’uso dell’articolo (la sequenza in Lazio in testi inglesi appare in rete tutt’altro che rara).

 

Paolo D’Achille

 

25 settembre 2018


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