Eva Caianiello da Milano ci chiede quali siano origine e significato del termine bigollo, riferito a Leonardo Pisano.
Leonardo Pisano, Bigollo
Il soprannome Bigollo, che accompagna il nome di Leonardo Pisano in diversi documenti nonché nell’incipit di alcune sue opere (es. “Incipit Flos Leonardi Bigolli Pisani...”), ha scatenato un dibattito annoso e ancora vivo fra gli studiosi del matematico. A lungo si è ritenuto che il termine fosse un equivalente di bigollone, ossia bighellone, attribuito in maniera dispregiativa e ironica dai suoi stessi concittadini (tutti abili e infaticabili commercianti) al povero matematico, buono solo a perder tempo – a “bighellonarsi”, appunto – coi numeri (cfr. ad esempio Memoria unica sincrona di Leonardo Fibonacci di Francesco Bonaini, pp. 239-240). Studi etimologici riconducono bigolone, bigollone alla forma *(bom)bigolone (dal grecismo latino bombyx, -ycis ‘baco da seta’), da cui anche bigolo ‘spaghetto’ o bigatto (cfr. DEI, s.v. bigolone). Non presenterebbe quindi alcuna difficoltà, a livello semantico, il passaggio da ‘vermicello’ a ‘pene’ e quindi a ‘persona sciocca, cretino’ (in proposito, cfr. soprattutto il recente articolo Bigolone e bighellone di Davide Puccini).
Difficile, tuttavia, credere che Fibonacci potesse essere così apertamente e inspiegabilmente definito un “buono a nulla” nell’avvio delle sue stesse opere o, addirittura, in un decreto ufficiale e celebrativo quale quello emesso proprio dalla Repubblica di Pisa, in cui si parla di “Discretus et sapiens magister Leonardus Bigollus” (cfr. Bonaini, p. 241). In tempi più recenti, a partire soprattutto da metà Ottocento, si è dunque cercato di restituire all’infelice soprannome un’etimologia e una spiegazione più convincenti. Oggi la soluzione più probabile sembra essere ancora quella intuita nel 1867 da Gaetano Milanesi, il quale cercava di ricollegare l’appellativo del Fibonacci alla voce bigollo o pigollo, ben documentata nel significato di ‘trottola’ (cfr. Gaetano Milanesi, Documento inedito sconosciuto intorno a Lionardo Fibonacci, p. 5). “Bigollo o Pigollo – scrive lo storico senese –, che da gran tempo non s’ode più, né si scrive, pare che in antico fosse comune a tutta la Toscana. [...] Dal primitivo e proprio suo significato di trottola, facile è il trapasso della parola ad uno metaforico. Così, come il Bigollo mosso dalla sferza de’ fanciulli andava attorno movendosi con rapidi giri; così, presa la similitudine da questo arnese, fu chiamato Bigollo colui che andava peregrinando da un luogo all’altro. [...] Da tutto questo adunque par chiaro che non ebbe né poté avere niente di ingiurioso e di avvilitivo il soprannome di Bigollo dato da’ Pisani a Lionardo”, e che “a que’ tempi, Bigollo non volesse dir altro che viaggiatore” (ibidem, pp. 5-8). I moderni dizionari storici, dal GDLI al TLIO, confermano peraltro che le voci bigollo, pigollo nel senso di ‘trottola’ risalgono addirittura ai secoli XIII e XIV, con esempi nella poesia di Cecco Angiolieri (“Qualunque giorno non veggio ’l mi’ amore, / la notte come serpe mi travollo, /e sì mi giro che paio un bigollo, / tanta è la pena che sente ’l meo core”) e nell’Eneide volgarizzata di Ciampolo di Meo Ugurgieri (“Come il pigollo vollendosi sotto le ricevute battiture [...] quello pinto dalla ferza girasi per li curvati spazi”), entrambi autori d’area senese. Quanto all’etimologia, i medesimi strumenti concordano nel far risalire bigollo / pigollo (per via settentrionale, come testimonia la sonorizzazione dell’occlusiva velare sorda /k/) al latino volgare *pedicullus, a sua volta da pediculus ‘peduncolo’ (cfr. anche DEI, s.v. pigollo).
Bisogna tuttavia notare che, in epoca più recente, è documentato anche bigòllo come variante di bicòllo nel significato di ‘lungo bastone ricurvo, munito di uncini alle due estremità, per il trasporto di secchi d’acqua o d’altro’, tenuto in equilibrio sul collo e sulle spalle. Tale voce è attestata, secondo la LIZ, a partire dalla prima metà del secolo XVI (nella forma bigòlo), ed è ben rappresentata anche nella moderna lessicografia – dal GRADIT al Vocabolario Treccani, fino alle versioni in rete dei dizionari Garzanti o Hoepli – benché sempre con restrizioni in rapporto all’uso o alla varietà. Etimologicamente bigòllo può giustificarsi o come un semplice composto di bi- ‘due, doppio’ e collo (cfr. DEI, s.v. bigollo), oppure come un derivato di biga nel senso di ‘giogo, aggiogatura’, successivamente modificato in bicòllo (cfr. LEI, V, 1535 e L'Etimologico di A. Nocentini, Le Monnier, 2010, s.v. bicollo). Infine, come suggerisce lo stesso DEI, potrebbe forse essere ricondotto alla voce bigollo in quest’ultima accezione anche il termine dialettale bigolotto (bigolòt in area milanese e piacentina), ‘merciaiuolo ambulante di cose minute per cucire’. Ancora una volta, comunque, saremmo di fronte a termini che in qualche modo rimandano all’area semantica del viaggio.
Certo è che il nostro matematico, figlio di un facoltoso mercante, e perciò esperto del mondo quasi quanto dei numeri, trascorse gran parte della sua vita viaggiando: ipotizzare che egli venisse dipinto come un’energica trottola in costante movimento, o anche come un viandante col bastone, tutto sommato, non sembra poi così azzardato.
Per approfondire :
A cura di Barbara Fanini
Redazione Consulenza Linguistica
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27 gennaio 2012
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