Sui pronomi di cortesia

Rispondiamo a coloro che hanno posto domande sull'uso dei pronomi di cortesia riproponendo il testo di Paolo Belardinelli pubblicato su La Crusca per voi (n. 35, ottobre 2007, pp. 13-14)

Risposta

Sui pronomi di cortesia

«Nicola De Prisco chiede da dove derivi l'utilizzo dei pronomi di cortesia voi e lei e consigli su quale forma sia preferibile.

Per rispondere alla prima parte della domanda, esaminiamo anzitutto il caso del voi, la forma di uso più antico e insieme la meno problematica dal punto di vista funzionale dei tre pronomi di cortesia della lingua italiana (voi, lei per il sing. e loro per il plur., accanto a un indistinto voi). Infatti l'uso della seconda plurale per rivolgersi ad una singola persona è ampiamente diffuso nella maggior parte delle lingue europee fin dalle loro prime testimonianze scritte e pare trarre la propria origine dal tardo latino. Una leggenda ampiamente diffusa fino a tutto il Medioevo sovrappone la nascita della forma di cortesia latina vos all'ascesa al potere di Giulio Cesare (a lungo considerato erroneamente primo imperatore romano). La diffusione di questo mito eziologico, falso ma di grande suggestione, è talmente ampia da trovarne traccia perfino in Dante: «Dal 'voi' che prima a Roma s'offerie» (Paradiso: XVI, 10-11).

Una spiegazione di tipo non paraetimologico e occasionale, ma scientificamente fondata mette il vos in stretta relazione con il nos maiestatico, ben testimoniato già nel latino classico e ancora oggi impiegato negli atti ufficiali di papi e monarchi. Nel caso del voi quindi l'italiano non si comporta diversamente da altre lingue, europee ed extraeuropee, che ricorrono all'impiego del plurale al posto del singolare per denotare rispetto, senso di gerarchia, deferenza, stima, distanza, cortesia. Tale uso del plurale non è altro che una intuitiva metafora per il potere. In alcune lingue quest'uso è talmente diffuso da aver scalzato in tutto o in parte la forma originale tu. Si pensi al più forte senso di intimità (o di disprezzo) che il tu ha in francese rispetto all'italiano, ma soprattutto all'inglese moderno, dove you copre lo spazio sia del tu che del voi, essendo scomparsa la forma thou, che era ben testimoniata fino al periodo elisabettiano (è ancora nelle opere di Shakespeare) e oggi sopravvive esclusivamente in poche formule liturgiche e di preghiera.

Non bisogna confondere questo uso reverenziale del voi con altri usi particolari dello stesso pronome che non sono di cortesia, anche se possono talvolta sembrare tali. Ad esempio: nella corrispondenza commerciale: "Vogliate prendere nota..." dove voi è un vero e proprio plurale "associativo", usato verso persone intese come gruppo di lavoro omogeneo, alle quali singolarmente si darebbe del lei, ma che non vengono trattate, nel loro insieme, con il Loro, oggi sentito troppo formale; oppure negli annunci al microfono in ambienti pubblici (p. es. ai passeggeri in aereo) "Collocate il bagaglio nelle cappelliere o sotto il sedile davanti a voi".

Più complesso invece il caso del lei che non è mai testimoniato nell'italiano delle origini. Si deve partire dalle locuzioni reverenziali del tipo Tua o Vostra Signoria, Magnificenza e simili, seguite da pronomi allocutivi: inizialmente sono usati pronomi di seconda persona, sia voi che tu, ma a un certo punto, nella seconda metà del Quattrocento, viene usato un pronome anaforico, che richiama quella locuzione, e quindi è di terza singolare, del tipo essa, quella, questa, codesta e lei. Quest'ultimo, dapprima nei casi preceduti da preposizione (così in una lettera di Lorenzo il Magnifico, del 1465) e solo più tardi come soggetto (un esempio è in una lettera dell'umanista Pontano, del 1476, per la cancelleria aragonese di Napoli). In questi primi esempi, quindi, il lei appare ancora in bilico fra l'essere un semplice richiamo (pronome anaforico) alla formula di cortesia presente a capo lettera e il divenire una nuova forma allocutiva di cortesia a sé stante. Lentamente nel Cinquecento e nel Seicento, ma soprattutto nel Settecento la foma Ella / Lei conquista definitivamente terreno e si affianca, come possibile scelta alternativa al voi, con un valore intermedio tra la forma estesa Vostra Signoria e il più comune voi. Proprio nel Settecento, però, il lei, ritenuto a torto di origine straniera, perché diffuso nel Seicento momento della massima influenza sull'Italia dei costumi e della cultura di provenienza spagnola, subisce l'attacco di Pietro Verri dalle colonne de Il Caffè, forse il più vivace e ancora oggi godibile fra i numerosi attacchi portati al lei; ben diverso dal noto tentativo di abolizione da parte del regime fascista nel 1938. Si noti inoltre che la lingua italiana riutilizza come forma di cortesia il pronome già esistente lei, attribuendogli nuove funzioni (di qui la sua natura talvolta ambigua); a differenza dello spagnolo che, partendo da una locuzione astratta come Vuestra Merced, ha invece dato vita a un nuovo tipo di pronome di cortesia nella forma contratta Usted, con il verbo alla terza persona singolare. Simile la soluzione data, indipendentemente, da molti dialetti italiani, che da Vostra Signoria o Vostra Eccellenza hanno tratto le forme pronominali di cortesia Vossia, Suria, Voscenza alle quali si associa, di norma, il verbo alla terza persona singolare. Sarà bene aggiungere che la terza persona di cortesia, singolare e plurale, nell'uso scritto richiede l'iniziale maiuscola per evitare confusione con l'uso delle terze persone ordinarie, e che tale uso si estende alle forme degli aggettivi possessivi (Suo, Sua, Loro) e dimostrativi clitici (La, Li) e alle forme pronominali oblique (Le, Loro; rarissimo il plurale Glielo e simili).

Venendo alla seconda parte della domanda del nostro lettore, riguardante la possibile scelta tra il voi e il lei, osservo che nella lingua scritta, standard, ufficiale, la scelta oggi possibile sembra essere solo quella tra il tu e il lei, mentre il voi, riferito ad un singolo, appare sempre più relegato ad usi marcati per arcaismo e regionalismo (più diffuso tra gli anziani e nelle regioni meridionali) o, addirittura, per calchi mal riusciti in traduzioni dal francese o dall'inglese, dove andrà sempre sostituito con Lei. Per la ragione opposta, appare ormai in regresso il Loro, altamente formale e quasi esclusivamente burocratico. Curiosa invece, anche se ormai poco più di un relitto e in parziale regresso, è la massiccia presenza del voi in gran parte dei fumetti di produzione italiana contemporanea. Nessun obbligo, in definitiva, di abbandonare il voi, purché si abbia la consapevolezza che si tratta ormai di un uso socialmente e geograficamente ben delimitato.

Per maggiore completezza e per approfondire l'argomento si rinvia comunque alla risposta fornita da Luca Serianni al signor Guido Lanzetta a pag. 7 del numero 20 dell'aprile 2000 di questa stessa rivista e a questi ulteriori riferimenti: Bruno Migliorini (1957), Primordi del 'lei', in: Saggi linguistici, Firenze, Le Monnier, 1957, pagg. 187-196; Jacqueline Brunet, Grammaire critique de l'italien. Cap. 9: Tu, voi, lei, Paris, Université de Paris VIII / Vincennes, 1987; Lorenzo Renzi, La deissi personale e il suo uso sociale, in «Studi di Grammatica Italiana», XV (1993), pag. 347-390. Ripubblicato in: Lorenzo Renzi, Giampaolo Salvi, Anna Cardinaletti (a cura di) Grande grammatica italiana di consultazione, Volume III Tipi di frase, deissi, formazione delle parole, Bologna, Il Mulino, 1995, pagg. 350-375.»

2 maggio 2008


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