Gli italianismi nel portoghese brasiliano

di Alessandra Paola Caramori, Bruno Oliveira Maroneze, Ieda Maria Alves, Paola Giustina Baccin

L’articolo che proponiamo anticipa la pubblicazione nel sito dell’Accademia di tre diverse banche dati sugli italianismi del portoghese brasiliano. Le prime due, realizzate da Alessandra Paola Caramori*, sono costituite da un repertorio di modi di dire relativi agli animali e da una scelta di espressioni tratte dagli scritti di Gianni Rodari che trovano corrispondenza in opere della letteratura brasiliana della seconda metà del Novecento.
Entrambi i lavori sono stati svolti parallelamente a un’altra ricerca, commissionata dalla casa editrice Utet, i cui risultati sarebbero dovuti entrare nel volume collettaneo Gli italianismi nel mondo, che non è stato pubblicato. Gli autori, Alessandra Paola Caramori, Bruno Oliveira Maroneze, Ieda Maria Alves e Paola Giustina Baccin (docenti presso diverse Università brasiliane) sono felici di rendere presto disponibile questa banca dati nel sito dell’Accademia della Crusca. La loro ricerca ha avuto l’obiettivo di individuare solo gli italianismi presenti nel portoghese del Brasile, senza considerare invece i molti già acquisiti dal portoghese europeo. È noto infatti che in Brasile la lingua portoghese ha alcune specificità, tra cui quella di essere stata notevolmente influenzata, appunto, dall’italiano degli immigrati.

*Questo articolo è stato rielaborato durante la permanenza a Firenze di Alessandra Paola Caramori che ha svolto il suo post doc presso l’Accademia della Crusca da febbraio a luglio 2013, grazie a una borsa di studio CAPES (Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior). L’autrice ringrazia Raffaella Setti per la rilettura del suo testo e per gli utili consigli.

Parlata inizialmente nella Penisola Iberica, la lingua portoghese oltrepassò le frontiere europee con le esplorazioni transoceaniche dei navigatori e mercanti portoghesi tra il XIV e il XV secolo. Il portoghese, introdotto nel territorio brasiliano dai colonizzatori a partire dal XVI secolo, si sovrappose alle lingue parlate dalle popolazioni indigene e ne ricevette numerosi prestiti, in particolare dalla varietà principale parlata lungo la costa, il tupi. In seguito accolse altri prestiti, soprattutto provenienti dalle lingue africane portate dagli schiavi. Attualmente il portoghese è lingua ufficiale del Brasile ed è parlato da più di 190 milioni di persone che, in maggioranza, vivono sul territorio nazionale1.
La lessicografia relativa al portoghese brasiliano inizia nel 1888, anno della pubblicazione del Diccionario brazileiro da lingua portugueza di Antonio Joaquim de Macedo Soares, seguito, a distanza di appena un anno, dal Diccionario de vocabulos brazileiros di Visconde de Beaurepaire-Rohan. Queste opere inaugurano una lessicografia orientata a registrare esclusivamente le unità lessicali specifiche del portoghese brasiliano, mentre la prima opera metodologicamente importante della lessicografia brasiliana è il Novo dicionário da língua portuguesa di Aurélio Buarque de Holanda Ferreira (prima edizione del 1975) che raccoglie “oltre centomila voci e sottovoci”. L’Aurélio (così è comunemente chiamato questo dizionario alla cui prima edizione sono seguite altre, nel 1986 e nel 1999) non possiede un repertorio dedicato esclusivamente al portoghese brasiliano, pur segnalando un numero consistente di parole specifiche del Brasile (regionalismi, denominazioni della fauna e della flora, gentilizi). Nel 1998 la casa editrice Melhoramentos ha pubblicato il Michaelis: Moderno dicionário da língua portuguesa “che presenta più di 200.000 voci e sottovoci” e nel 2001 il Dicionário Houaiss da língua portuguesa, curato da Antonio Houaiss e Mauro de Salles Villar, opera di circa 228.500 unità lessicali. Dedicato esclusivamente al lessico portoghese brasiliano, il Dicionário de usos do português do Brasil di Francisco da Silva Borba, “si presenta come un dizionario della lingua scritta in Brasile nella seconda metà del XX secolo […] L’insieme delle entrate è stato stabilito a partire da un corpus della lingua scritta in prosa costituito in Brasile a partire dal 1950, con un totale di oltre 70 milioni di occorrenze, derivato da testi di letteratura teatrale, tecnici, di oratoria e giornalistici, tecnico-scientifici …”
La presenza di italianismi nel portoghese brasiliano è stata verificata in dizionari etimologici (Da Cunha, 1986) e di forestierismi (Fischer, 2004) e nella Base de Neologismos do Português Brasileiro Contemporâneo (www.fflch.usp.br/dlcv/neo). Alcuni saggi sugli italianismi si riferiscono specificamente al portoghese parlato nella città di San Paolo, come quello di Silveira Bueno (1964) che registra le influenze italiane attestate alla metà del XX secolo. Mentre Alves e Maroneze (2004) trattano degli italianismi neologici, attingendo alla stampa brasiliana nell’ultimo decennio dello stesso secolo.
È noto che gli italianismi nel portoghese parlato in Brasile si devono soprattutto alla presenza degli immigrati italiani in Brasile, paese di grande estensione territoriale, che ha sempre accolto immigrati, particolarmente a partire dall’inizio del XIX secolo. Con la fine della schiavitù, nel 1888, e la conseguente necessità di manodopera, il governo brasiliano ha favorito l’ingresso di immigrati e, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, ha accolto masse di giapponesi ed europei (in modo particolare tedeschi, italiani, portoghesi e spagnoli).
Due grandi ondate migratorie portarono in Brasile italiani, provenienti da varie regioni italiane: colla prima arrivarono soprattutto veneti e furono impiegati in lavori prevalentemente agricoli, mentre colla seconda gli immigrati arrivarono principalmente a San Paolo per lavorare nell’industria.
Gli immigranti portarono la cultura italiana, evidente nel vestiario, nella gastronomia, nel modo di vivere, e anche naturalmente nella lingua e nei dialetti con cui comunicavano tra loro. La maggior parte si stabilì nel Sudest brasiliano (grande parte nello Stato di San Paolo) e negli stati del Sud (Paraná, Santa Catarina e Rio Grande do Sul).
Gli immigranti e i loro discendenti lasciarono nel portoghese brasiliano tracce persistenti delle loro lingue. Con la fine dell’immigrazione avrebbe dovuto cessare anche l’ingresso di nuovi italianismi, ma negli ultimi anni, grazie all’apertura del mercato brasiliano alle importazioni, sono stati messi in commercio prodotti, riviste e libri italiani e ciò ha contribuito all’aumento del numero di italianismi e al passaggio di parole appartenenti al lessico familiare degli immigrati nella lingua usata dai giornali e dalla pubblicità.
Il lavoro è consistito nella raccolta delle voci registrate nei dizionari come italianismi, caratterizzate da significati specifici nel portoghese brasiliano. Ogni parola è stata corredata dalla definizione della voce nel portoghese brasiliano e dalle possibili varianti (oscillazioni grafiche ma anche parole concorrenti in portoghese, nel caso dei prestiti di lusso).
Una volta identificati gli italianismi del portoghese, grazie alla versione elettronica in CD del dizionario Aurélio, sono stati isolati quelli che contenessero anche la notazione bras. (marca delle parole del portoghese brasiliano), assumendo come dato rilevante che le parole prive di tale marca siano usate anche in Portogallo; dunque, sono state scartate quelle parole che, pur attestate in tutti e tre i dizionari come italianismi, non siano però marcate come proprie del portoghese brasiliano (p. es. adágio da adagio in accezione musicale).
Le parole estratte dal dizionario Aurélio sono state poi riscontrate nel Dicionário Houaiss e nel Dicionário Etimológico Nova Fronteira da Língua Portuguesa di Antônio Geraldo da Cunha, dove è stato possibile rintracciare anche altri italianismi segnalati come regionalismi (con la notazione regionalismo: Brasil). Eventuali difformità sono state registrate nelle note dove è stato precisato da quali dei tre dizionari la voce sia attestata come italianismo del portoghese brasiliano; si è inoltre segnalato il caso in cui uno o tutti e due i dizionari non considerino la parola di origine italiana.
Per i neologismi è stato usato come riferimento generale la Base de Neologismos; per quelli di ambito gastronomico i lavori di P. G. Baccin (2003 e 2005, pp. 145-153).

Sono stati così raccolti complessivamente 218 italianismi: si tratta di parole relative alla gastronomia (agnolotti, rigatoni, sugo), allo sport (ambasciata, cittadella, finta), ai giochi (lotteria, tombola), alla tecnologia (raviolatrice, vasca) e alla marina (stiva). Si è potuto verificare che la maggior parte delle parole ha subito adattamenti alla lingua portoghese brasiliana come pedaggio > pedágio e rettifica > retífica; molte sono state registrate sui dizionari come brasilianismi: nhoquegnocco’, litorinalittorina’, badernaconfusione, baccano’ (dal nome della ballerina italiana Marietta Baderna che suscitava urla e grida quando si presentava al pubblico), mentre altre, già ben integrate nel lessico portoghese, hanno acquistato nuovi significati in terre brasiliane. Un esempio di quest’ultima tipologia, è cannone > canhão, parola attestata dal XV secolo, che ha acquistato i significati di ‘tiro fortissimo’ nel gioco del calcio (anche in italiano esistono nello stesso campo semantico cannonata e cannoniere), e di ‘donna bruttissima’. Alcune sono entrate in modi di dire, come la parola razza > raça (attestata sin dal XV secolo) che ha acquistato il significato di 'impegno, coraggio, grande determinazione’ e, proprio con questa accezione, la si ritrova nel modo di dire na raça ‘con coraggio e determinazione’ e ter raça ‘avere coraggio’.
Molti degli italianismi dell´area della gastronomia rientrano nella categoria dei prestiti di lusso (in quanto esiste già nel portoghese un termine col medesimo significato), selezionati quindi dal parlante allo scopo di aumentare il prestigio di ciò che designano: è il caso, ad esempio, di aceto balsamico (variante brasiliana vinagre balsâmico), basílico (manjericão), funghi (cogumelos), gelateria (sorveteria < sorbetto), pasta (macarrão), pollo (frango), polpetta (almôndega), ristorante (restaurante), sfogliatella (massa folhada), sugo (molho de tomate), zafferano (açafrão).
Altre parole di origine italiana, senza nessuna accezione brasiliana specifica, hanno originato modi di dire tipicamente brasiliani. È il caso di pista, che ha prodotto dar na pista (‘scappare’) e fazer a pista (‘andarsene’) e pizza, che ha generato acabar em pizza (‘finire in fumo’).
Molti italianismi, una volta integrati nel portoghese brasiliano, sono stati usati come base per derivati che Houaiss registra direttamente come brasilianismi: citiamo tra le parole entrate nel portoghese brasiliano attraverso la mediazione dell´italiano bergamotto > bergamota ‘mandarino’ > bergamoteira ‘albero del mandarino’ (italianismi tipici degli stati del Sud del Brasile); caffè > café > che ha dato luogo anche ad alcuni alterati quali cafedório ‘caffè aquoso, senza sapore’, cafeteiro ‘padrone di un bar’ e cafezinho ‘caffeino’; direttamente dall´italiano cascata > cascata ‘bugia’> cascatear ‘dire bugie’, cascateiro ‘bugiardo’; ingrassati > engraxate ‘lustrascarpe’> engraxataria ‘negozio di lustrascarpe’; sbornia > esbórnia > esborniar ‘prendere spesso delle sbornie’; strillo > estrilo ‘strillo’> estrilador ‘chi strilla’; finta > fintar ‘fare una finta’; grotta > grota ‘grotta’ > grotão ‘grande grotta’, groteiro ‘cavernicolo’.

Alcune parole fortemente radicate nella cultura italiana, una volta entrate nel portoghese brasiliano si sono integrate a tal punto da dare luogo anche a formazioni composte. Alcuni esempi attestati da Houaiss: café comprido ‘caffè lungo’, café pequeno ‘caffè ristretto’, café-branco ‘acquavite’, café-caldeado, café-com-mistura, café-conosco, café-gordo ‘caffè mescolato ad altri prodotti’, café-caneca ‘bar di bassa qualità’, café-com-leite ‘caffellatte’ café-da-manhã ‘prima colazione’; grupo escolar ‘scuola elementare’ (< gruppo); solo inglês ‘tacchettio in tempo di danza fatto da una sola persona e con musica particolare’ (< solo); soldado-do-bico-preto o soldado-pago ‘tipo di uccello brasiliano’ (< soldato).
L’influenza italiana sul portoghese brasiliano è inoltre evidente in alcune espressioni che conservano la forma italiana (mamma mia!, mangia che ti fa bene!, ma non troppo) o che sono state parzialmente adattate al portoghese, come que facha! (< faccia), usata ironicamente nel Rio Grande do Sul. Un esempio di calco dell’italiano è l’espressione te imagina! (< figurati) , impiegato nel Rio Grande do Sul e registrato da Fischer (2000).
Prestiti recenti, ancora non registrati dai dizionari, rivelano il contributo attuale dell’italiano al portoghese brasiliano, che dimostra, in alcuni ambiti, una permeabilità simile alle altre principali lingue europee, come si può verificare confrontando il Dizionario di italianismi in francese, inglese, tedesco (a cura di Harro Stammerjohann e Enrico Arcaini, Firenze, Accademia della Crusca, 2008). Si riferiscono in gran parte alla gastronomia (bruschetta, focaccia, parmigiana), ma testimoniano anche l’influenza del linguaggio della mafia (capo, famiglia, omertà) e dello sport (catenaccio), dimostrando con la loro presenza che gli italianismi continuano ad arricchire il lessico del portoghese brasiliano. 

 

 1Per i dati si rimanda a www.saladeimprensa.ibge.gov.br

(accesso il 05-06-2013) 


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