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Manzoni e Carena. Postille, lettere e vocabolari

Presentazione:
Alla vigilia dell’anno in cui ricorre il centocinquantenario della morte di Manzoni si è tenuto a Parma (in data 7 dicembre 2022), nell’ambito delle attività della scuola di Dottorato di ricerca in Scienze filologico-letterarie, storico-filosofiche e artistiche, una giornata di studio dal titolo La lingua dei «Promessi sposi»: lavori in corso. Era l’occasione per mettere a confronto ricerche linguistiche condotte su fronti diversi, e con differenti metodologie, da giovani impegnati nella tesi di dottorato, o da poco dottori, nella convinzione che il confronto potesse rappresentare, specie negli anni fecondi della formazione, un lievito prezioso di riflessioni. I saggi qui raccolti sono excerpta di lavori in corso di più ampio respiro: li offriamo ad Angelo Stella, che aveva incoraggiato l’iniziativa e attendeva di valutarne i risultati, in memoria di riconoscenza e di affetto, con l’auspicio che l’anniversario manzoniano, giunto ormai al termine, possa promuovere una nuova leva di valenti studiosi.

Abstract:
Tra le postille che Alessandro Manzoni ha apposto all’esemplare di seconda edizione del Vocabolario milanese-italiano di Francesco Cherubini di sua proprietà, se ne leggono due che contengono rimandi molto puntuali alla Parte seconda del Prontuario di vocaboli di Giacinto Carena. Oltre a dare prova di una datazione – valida almeno per queste postille – successiva al 1853, anno di pubblicazione dell’opera, queste note dimostrano come, al di là delle note critiche al modus operandi adottato da Carena, il Prontuario sia stato studiato a lungo e attentamente da Manzoni, al punto da considerarlo un testo di riferimento per le sue correzioni alla parte italiana del Cherubini. Il rapporto tra Manzoni e Carena, dunque, va letto anche alla luce di questi materiali privati che, forse più del loro scambio epistolare, dicono del reale interesse provato dallo scrittore milanese verso l’opera del lessicografo torinese. Il contributo presenta queste postille, ancora inedite, e intende dare avvio ad una rilettura, ancora parziale e in via di sviluppo, del dialogo silenzioso e “non ufficiale” tra Manzoni e Carena, con nuovi spunti derivati dalle carte private di entrambi. 

Tessere secentesche

Presentazione:
Alla vigilia dell’anno in cui ricorre il centocinquantenario della morte di Manzoni si è tenuto a Parma (in data 7 dicembre 2022), nell’ambito delle attività della scuola di Dottorato di ricerca in Scienze filologico-letterarie, storico-filosofiche e artistiche, una giornata di studio dal titolo La lingua dei «Promessi sposi»: lavori in corso. Era l’occasione per mettere a confronto ricerche linguistiche condotte su fronti diversi, e con differenti metodologie, da giovani impegnati nella tesi di dottorato, o da poco dottori, nella convinzione che il confronto potesse rappresentare, specie negli anni fecondi della formazione, un lievito prezioso di riflessioni. I saggi qui raccolti sono excerpta di lavori in corso di più ampio respiro: li offriamo ad Angelo Stella, che aveva incoraggiato l’iniziativa e attendeva di valutarne i risultati, in memoria di riconoscenza e di affetto, con l’auspicio che l’anniversario manzoniano, giunto ormai al termine, possa promuovere una nuova leva di valenti studiosi.

Abstract:
Tre minuti restauri linguistici offrono l’occasione per verificare, da un lato, la rinuncia progressiva di Manzoni a ogni possibile ‘color locale’ lombardo, dall’altro, l’affinarsi di una ricerca documentaria che, permeando sempre più sottilmente il dettato del romanzo, porta al convincimento ultimo di un divorzio ineluttabile tra storia e invenzione. Sullo sfondo stanno i libri di un Seicento remoto e oscuro, se non addirittura ‘maledetto’ e da dimenticare. 

"Cantucci" d’autore. Sulle funzioni testuali delle parentesi tonde nei Promessi Sposi

Presentazione:
Alla vigilia dell’anno in cui ricorre il centocinquantenario della morte di Manzoni si è tenuto a Parma (in data 7 dicembre 2022), nell’ambito delle attività della scuola di Dottorato di ricerca in Scienze filologico-letterarie, storico-filosofiche e artistiche, una giornata di studio dal titolo La lingua dei «Promessi sposi»: lavori in corso. Era l’occasione per mettere a confronto ricerche linguistiche condotte su fronti diversi, e con differenti metodologie, da giovani impegnati nella tesi di dottorato, o da poco dottori, nella convinzione che il confronto potesse rappresentare, specie negli anni fecondi della formazione, un lievito prezioso di riflessioni. I saggi qui raccolti sono excerpta di lavori in corso di più ampio respiro: li offriamo ad Angelo Stella, che aveva incoraggiato l’iniziativa e attendeva di valutarne i risultati, in memoria di riconoscenza e di affetto, con l’auspicio che l’anniversario manzoniano, giunto ormai al termine, possa promuovere una nuova leva di valenti studiosi.

Abstract:
L’attenzione rivolta da Manzoni nei confronti dell’apparato interpuntivo dei Promessi Sposi è nota, ed è testimoniata dalle continue modifiche che intorno a esso s’addensano fin sulle bozze di stampa, non meno che dalla complessità delle scelte infine confluite nell’edizione definitiva. Verosimilmente tale complessità è dovuta, almeno in parte, a un cambio di rotta che proprio nel secondo Ottocento interessa la punteggiatura italiana (direzionata verso una ratio d’uso comunicativo-testuale più che morfosintattica e/o pausativa), e dunque a una coscienza più matura dei rapporti che intercorrono tra interpunzione e testo. In questa prospettiva, uno studio approfondito della punteggiatura del romanzo consentirebbe, da un lato, di verificare le preferenze d’intervento di un Autore il cui apporto è stato determinante per tale mutamento d’uso dell’interpunzione; dall’altro, di gettare luce sulle sue strategie di costruzione del testo, delle quali gli elementi interpuntivi sono indizi importanti.

In questo alveo intende collocarsi l’articolo, che propone un’indagine complessiva delle parentesi tonde manzoniane (un segno ante tempus comunicativo) nell’edizione Quarantana dei Promessi Sposi. Lo scopo è in specie di osservarne le funzioni testuali, le quali, considerata la travagliata vicenda redazionale del romanzo, si intrecciano talvolta con osservazioni d’ascendenza filologico-comparativa provenienti dal confronto tra le diverse fasi di lavoro.

Per un’indagine fraseologica dei Promessi sposi

Presentazione:
Alla vigilia dell’anno in cui ricorre il centocinquantenario della morte di Manzoni si è tenuto a Parma (in data 7 dicembre 2022), nell’ambito delle attività della scuola di Dottorato di ricerca in Scienze filologico-letterarie, storico-filosofiche e artistiche, una giornata di studio dal titolo La lingua dei «Promessi sposi»: lavori in corso. Era l’occasione per mettere a confronto ricerche linguistiche condotte su fronti diversi, e con differenti metodologie, da giovani impegnati nella tesi di dottorato, o da poco dottori, nella convinzione che il confronto potesse rappresentare, specie negli anni fecondi della formazione, un lievito prezioso di riflessioni. I saggi qui raccolti sono excerpta di lavori in corso di più ampio respiro: li offriamo ad Angelo Stella, che aveva incoraggiato l’iniziativa e attendeva di valutarne i risultati, in memoria di riconoscenza e di affetto, con l’auspicio che l’anniversario manzoniano, giunto ormai al termine, possa promuovere una nuova leva di valenti studiosi.

Abstract:
Il contributo propone una modalità di indagine della fraseologia dei Promessi sposi, circoscrivendo alcune coordinate teoriche fondamentali in relazione alla specificità del testo manzoniano. A partire dal concetto di “non non-creatività” (De Mauro 1990), la fraseologia viene considerata un livello fondamentale dell’uso linguistico per quanto riguarda la realizzazione di una medietà di tono e di registro (Testa 1997). Per via della convenzionalità che le caratterizza, le strutture fraseologiche diventano il “bandolo della matassa” della lingua del romanzo fino alla sua ultima versione. L’impiego di “modi di dire”, “frasi”, e “locuzioni”, vivi e veri, richiede allo scrittore un largo dispiegamento di forze, parallelo alla redazione dell’opera. La presenza di questi fenomeni può essere osservata in diacronia, verificandola nelle quattro forme del testo (le due minute, Fermo e Lucia e Gli Sposi Promessi, e le due edizioni a stampa), in modo da individuare le spinte linguistico-culturali che hanno determinato la costituzione della facies fraseologica del romanzo. In questo contributo si presenta, come caso di studio, la storia delle locuzioni avverbiali sinonimiche al buioa nasoa tastoni, a tentone. Alla luce di queste considerazioni, emerge come lo studio dei Promessi sposi da un punto di vista fraseologico permetta di ripercorrere le tappe fondamentali della sua stesura, e di dedurre il metodo di costruzione linguistica del romanzo attraverso le strategie, le fonti, le riflessioni teoriche dell’autore.

Gli studi linguistici sui comici toscani da Cherubini a Manzoni: osservazioni su alcune postille alla prima edizione del Vocabolario milanese-italiano

Presentazione:
Alla vigilia dell’anno in cui ricorre il centocinquantenario della morte di Manzoni si è tenuto a Parma (in data 7 dicembre 2022), nell’ambito delle attività della scuola di Dottorato di ricerca in Scienze filologico-letterarie, storico-filosofiche e artistiche, una giornata di studio dal titolo La lingua dei «Promessi sposi»: lavori in corso. Era l’occasione per mettere a confronto ricerche linguistiche condotte su fronti diversi, e con differenti metodologie, da giovani impegnati nella tesi di dottorato, o da poco dottori, nella convinzione che il confronto potesse rappresentare, specie negli anni fecondi della formazione, un lievito prezioso di riflessioni. I saggi qui raccolti sono excerpta di lavori in corso di più ampio respiro: li offriamo ad Angelo Stella, che aveva incoraggiato l’iniziativa e attendeva di valutarne i risultati, in memoria di riconoscenza e di affetto, con l’auspicio che l’anniversario manzoniano, giunto ormai al termine, possa promuovere una nuova leva di valenti studiosi.

Abstract:
Non è ancora stata allestita un’edizione critica e commentata delle centinaia di postille alla prima edizione (1814) del Vocabolario milanese-italiano, ma di certo non sono mancati gli studi su questo postillato così importante nella ricerca linguistica manzoniana. Questa edizione rimane infatti per lungo tempo il punto di riferimento per Manzoni, che trasforma le pagine del vocabolario in una sorta di ricco atlante linguistico dove si depositano gli esiti dei suoi studi sul fiorentino coevo: la postillatura procede infatti eliminando le voci superflue o desuete che Manzoni trova nelle catene sinonimiche proposte da Cherubini e aggiornando i lemmi all’effettivo uso attestato dai parlanti che aveva egli stesso ascoltato durante il suo soggiorno fiorentino o dai suoi fidati collaboratori fiorentini.

Il contributo si propone quindi di analizzare alcune postille linguistiche di Manzoni al Cherubini, ricercando un confronto con i notabilia ai testi della tradizione comica fiorentina cinque, sei e settecentesca (quegli stessi comici, tra l’altro – Fagiuoli su tutti – che compaiono tra le auctoritates di riferimento per lo stesso Cherubini) e con la materia linguistica del romanzo, per valutare la maggior vicinanza della lingua registrata nelle postille alla “dicitura” dell’edizione Quarantana. Nel contributo viene messo a fuoco anche il contributo di altri postillati, come il Dictionnaire des proverbes français di Pierre de la Mésangère, che possono entrare in dialogo con il Cherubini, per dare un saggio dell’approfondimento raggiunto dagli studi linguistici manzoniani, che attingono a tutte le lingue care a Manzoni per forgiare quella lingua di registro comune da proporre non solo per i Promessi Sposi, ma per l’uso nazionale.

Dai Promessi Sposi al Cherubini (1839-1856): i proverbi non dichiarati nella Quarantana

Presentazione:
Alla vigilia dell’anno in cui ricorre il centocinquantenario della morte di Manzoni si è tenuto a Parma (in data 7 dicembre 2022), nell’ambito delle attività della scuola di Dottorato di ricerca in Scienze filologico-letterarie, storico-filosofiche e artistiche, una giornata di studio dal titolo La lingua dei «Promessi sposi»: lavori in corso. Era l’occasione per mettere a confronto ricerche linguistiche condotte su fronti diversi, e con differenti metodologie, da giovani impegnati nella tesi di dottorato, o da poco dottori, nella convinzione che il confronto potesse rappresentare, specie negli anni fecondi della formazione, un lievito prezioso di riflessioni. I saggi qui raccolti sono excerpta di lavori in corso di più ampio respiro: li offriamo ad Angelo Stella, che aveva incoraggiato l’iniziativa e attendeva di valutarne i risultati, in memoria di riconoscenza e di affetto, con l’auspicio che l’anniversario manzoniano, giunto ormai al termine, possa promuovere una nuova leva di valenti studiosi.

Abstract:
L’interesse di Manzoni per i modi espressivi dell’uso vivo, tra cui i proverbi, si colloca inizialmente nella ricerca della lingua per il romanzo ed è più tardi orientato all’individuazione di una lingua per la nazione, promossa anche con il progetto di un vocabolario dell’uso fiorentino e la programmata “revista” del Vocabolario milanese-italiano del Cherubini. Rilevato tale interesse nei postillati e negli scritti linguistici manzoniani, dove i proverbi sui quali ricade l’attenzione dell’Autore coincidono parzialmente con quelli adoperati nei Promessi Sposi, il presente contributo si propone di esaminare i proverbi non dichiarati in quanto tali nella Quarantana, ripercorrendone le correzioni apportate da Manzoni e le attestazioni nella tradizione, per rilevare l’apporto manzoniano all’integrazione lessicografica della seconda edizione del Cherubini.

Cari tutti

Intrigante anziché no

L'incontro col professore

Pubblichiamo il contributo che l'accademica Valeria Della Valle ha presentato in occasione della Tornata dedicata alla memoria del maestro Arrigo Castellani, In memoria di Arrigo Castellani a 100 anni dalla nascita (giovedì 29 ottobre 2020).

In memoria di Arrigo Castellani a 100 anni dalla nascita

Pubblichiamo il contributo che Leonardo Castellani, figlio di Arrigo, ha presentato in occasione della Tornata accademica dedicata alla memoria del padre, In memoria di Arrigo Castellani a 100 anni dalla nascita (giovedì 29 ottobre 2020).

Carlo Negroni dantista e accademico della Crusca

L’intervento che segue è stato presentato al convegno Da Novara all’Italia. Carlo Negroni (1819-1896) nel bicentenario della nascita, svoltosi presso l’Archivio di Stato di Novara il giorno 11 ottobre 2019. Lo si pubblica qui in omaggio alla figura di un accademico della Crusca oggi ingiustamente dimenticato, e, in prospettiva, in vista delle celebrazioni dantesche del 2021, come segno di rinnovato interessamento per colui che intuì l’utilità della soluzione editoriale per il testo della Commedia di Dante poi adottata da G. Petrocchi.

Lingue: beni collettivi immateriali, che spesso, e per fortuna, si materializzano

Il giorno 5 di ottobre del 2019 si sono celebrati a Udine i 100 anni della Società Filologica Friulana. Per l’occasione, il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, è stato invitato a tenere una relazione, nel contesto di una serie di interventi rivolti al pubblico che gremiva il bellissimo Salone del Parlamento della Patria del Friuli. Gli atti della giornata saranno pubblicati nella gloriosa rivista “Ce fastu?”. Intanto, però, il prof. Federico Vicario, presidente della Società Filologica Friulana, su richiesta del prof. Marazzini, ha permesso che questo intervento fosse anticipato in una pubblicazione dell’Accademia della Crusca. In questo modo si ribadisce il legame stretto tra le due Accademie, con l’auspicio di una collaborazione fattiva e fruttuosa.

"Una donna con la D maiuscola". Analisi di "Bésame Giuda" di Carmen Consoli

L'articolo qui presentato è la trascrizione di un intervento tenuto durante il convegno «Una Donna con la D maiuscola». Percorsi tra parole e musica, svoltosi il 5 ottobre e curato dall'accademica Giovanna Frosini per conto dell’Accademia della Crusca all’interno dell’edizione 2019 del festival “L’eredità delle donne”. Lo pubblichiamo con l'introduzione che Giovanna Frosini ha premesso alla pubblicazione degli Atti, avvenuta sull'XI numero di "Italiano digitale".

"Per la seconda volta nel 2019 l’Accademia della Crusca ha partecipato all’iniziativa L’Eredità delle donne, il festival organizzato a Firenze con la direzione artistica di Serena Dandini: a questa manifestazione, che riunisce multiformi iniziative all’insegna della valorizzazione del patrimonio femminile, l’Accademia non ha voluto far mancare la sua voce, sempre naturalmente nel segno della sua specifica vocazione e attenzione ai fatti dello studio, della parola, della lingua.

Nell’edizione del 2019 abbiamo individuato, insieme alle collaboratrici che hanno speso le loro ricerche, una doppia linea di interesse: da un lato, valorizzare il ruolo e la presenza in Accademia di una grande studiosa, storica della lingua e filologa fra le maggiori del Novecento, Franca Brambilla Ageno; dall’altro, una linea di rappresentazione della figura femminile fra parola e musica.

Francesca De Blasi, Chiara Murru, Francesca Cialdini e Veronica Ricotta ci accompagnano in un percorso che indaga la rappresentazione della donna in musica: si soffermano così in modo particolare su stereotipi e luoghi comuni, o al contrario su immagini nuove e concetti coraggiosi, scorrendo dalla poesia medievale alle parole cantate di Ornella Vanoni, Mina, Carmen Consoli, vale a dire di tre interpreti e autrici fra le più sensibili e innovative dei nostri tempi. Se ne ricava un’immagine complessa e multiforme, di grande ricchezza anche linguistica, a cui gli studiosi guardano negli ultimi anni con crescente attenzione, come spia sensibile dell’evoluzione della società e del linguaggio. Elisabetta Benucci e Caterina Canneti ci guidano a scoprire vicende, opere e pensieri di Franca Ageno, di cui nel 2020 ricorre il cinquantesimo anniversario della nomina ad accademica corrispondente: l’eccellenza scientifica, che fu per lei una dura conquista, in un mondo severo e certo non indulgente, è ancora per noi raggiungibile e ricostruibile attraverso le sue carte depositate nell’Archivio dell’Accademia, le bozze dei suoi libri, perfino le schede dei suoi minutissimi spogli linguistici.

Con fatica l’Accademia ha fatto spazio alle donne: dopo Caterina Franceschi Ferrucci e Ersilia Caetani Lovatelli, prime socie corrispondenti nell’Ottocento, si è dovuto attendere appunto il 1970 e l’elezione di Franca Ageno per avere la prima accademica novecentesca, passata dopo venti anni a socia ordinaria: antesignana di una serie che si è fatta via via più fitta, e che ha poi conquistato anche la presidenza, con Nicoletta Maraschio.

Per questo, le collaboratrici e le accademiche che oggi percorrono e frequentano la Villa di Castello, sede della Crusca, che arricchiscono l’Accademia col loro studio, col loro impegno non solo scientifico ma anche organizzativo, devono molto a Franca Ageno, al suo coraggio, alla sua scienza e alla sua straordinaria capacità di lavoro. Per parte mia, guardando alle giovani ricercatrici, non posso che essere grata all’entusiasmo di chi ha partecipato alla manifestazione del 2019, e sperare che sempre più numerose e determinate siano le donne di Crusca.

Giovanna Frosini"

Ornella Vanoni, "Ricetta di donna": alcune osservazioni linguistiche

L'articolo qui presentato è la trascrizione di un intervento tenuto durante il convegno «Una Donna con la D maiuscola». Percorsi tra parole e musica, svoltosi il 5 ottobre e curato dall'accademica Giovanna Frosini per conto dell’Accademia della Crusca all’interno dell’edizione 2019 del festival “L’eredità delle donne”. Lo pubblichiamo con l'introduzione che Giovanna Frosini ha premesso alla pubblicazione degli Atti, avvenuta sull'XI numero di "Italiano digitale".

"Per la seconda volta nel 2019 l’Accademia della Crusca ha partecipato all’iniziativa L’Eredità delle donne, il festival organizzato a Firenze con la direzione artistica di Serena Dandini: a questa manifestazione, che riunisce multiformi iniziative all’insegna della valorizzazione del patrimonio femminile, l’Accademia non ha voluto far mancare la sua voce, sempre naturalmente nel segno della sua specifica vocazione e attenzione ai fatti dello studio, della parola, della lingua.

Nell’edizione del 2019 abbiamo individuato, insieme alle collaboratrici che hanno speso le loro ricerche, una doppia linea di interesse: da un lato, valorizzare il ruolo e la presenza in Accademia di una grande studiosa, storica della lingua e filologa fra le maggiori del Novecento, Franca Brambilla Ageno; dall’altro, una linea di rappresentazione della figura femminile fra parola e musica.

Francesca De Blasi, Chiara Murru, Francesca Cialdini e Veronica Ricotta ci accompagnano in un percorso che indaga la rappresentazione della donna in musica: si soffermano così in modo particolare su stereotipi e luoghi comuni, o al contrario su immagini nuove e concetti coraggiosi, scorrendo dalla poesia medievale alle parole cantate di Ornella Vanoni, Mina, Carmen Consoli, vale a dire di tre interpreti e autrici fra le più sensibili e innovative dei nostri tempi. Se ne ricava un’immagine complessa e multiforme, di grande ricchezza anche linguistica, a cui gli studiosi guardano negli ultimi anni con crescente attenzione, come spia sensibile dell’evoluzione della società e del linguaggio. Elisabetta Benucci e Caterina Canneti ci guidano a scoprire vicende, opere e pensieri di Franca Ageno, di cui nel 2020 ricorre il cinquantesimo anniversario della nomina ad accademica corrispondente: l’eccellenza scientifica, che fu per lei una dura conquista, in un mondo severo e certo non indulgente, è ancora per noi raggiungibile e ricostruibile attraverso le sue carte depositate nell’Archivio dell’Accademia, le bozze dei suoi libri, perfino le schede dei suoi minutissimi spogli linguistici.

Con fatica l’Accademia ha fatto spazio alle donne: dopo Caterina Franceschi Ferrucci e Ersilia Caetani Lovatelli, prime socie corrispondenti nell’Ottocento, si è dovuto attendere appunto il 1970 e l’elezione di Franca Ageno per avere la prima accademica novecentesca, passata dopo venti anni a socia ordinaria: antesignana di una serie che si è fatta via via più fitta, e che ha poi conquistato anche la presidenza, con Nicoletta Maraschio.

Per questo, le collaboratrici e le accademiche che oggi percorrono e frequentano la Villa di Castello, sede della Crusca, che arricchiscono l’Accademia col loro studio, col loro impegno non solo scientifico ma anche organizzativo, devono molto a Franca Ageno, al suo coraggio, alla sua scienza e alla sua straordinaria capacità di lavoro. Per parte mia, guardando alle giovani ricercatrici, non posso che essere grata all’entusiasmo di chi ha partecipato alla manifestazione del 2019, e sperare che sempre più numerose e determinate siano le donne di Crusca.

Giovanna Frosini"

"Io canto per me". Stereotipi e rivoluzioni della figura femminile nelle canzoni di Mina

L'articolo qui presentato è la trascrizione di un intervento tenuto durante il convegno «Una Donna con la D maiuscola». Percorsi tra parole e musica, svoltosi il 5 ottobre e curato dall'accademica Giovanna Frosini per conto dell’Accademia della Crusca all’interno dell’edizione 2019 del festival “L’eredità delle donne”. Lo pubblichiamo con l'introduzione che Giovanna Frosini ha premesso alla pubblicazione degli Atti, avvenuta sull'XI numero di "Italiano digitale".

"Per la seconda volta nel 2019 l’Accademia della Crusca ha partecipato all’iniziativa L’Eredità delle donne, il festival organizzato a Firenze con la direzione artistica di Serena Dandini: a questa manifestazione, che riunisce multiformi iniziative all’insegna della valorizzazione del patrimonio femminile, l’Accademia non ha voluto far mancare la sua voce, sempre naturalmente nel segno della sua specifica vocazione e attenzione ai fatti dello studio, della parola, della lingua.

Nell’edizione del 2019 abbiamo individuato, insieme alle collaboratrici che hanno speso le loro ricerche, una doppia linea di interesse: da un lato, valorizzare il ruolo e la presenza in Accademia di una grande studiosa, storica della lingua e filologa fra le maggiori del Novecento, Franca Brambilla Ageno; dall’altro, una linea di rappresentazione della figura femminile fra parola e musica.

Francesca De Blasi, Chiara Murru, Francesca Cialdini e Veronica Ricotta ci accompagnano in un percorso che indaga la rappresentazione della donna in musica: si soffermano così in modo particolare su stereotipi e luoghi comuni, o al contrario su immagini nuove e concetti coraggiosi, scorrendo dalla poesia medievale alle parole cantate di Ornella Vanoni, Mina, Carmen Consoli, vale a dire di tre interpreti e autrici fra le più sensibili e innovative dei nostri tempi. Se ne ricava un’immagine complessa e multiforme, di grande ricchezza anche linguistica, a cui gli studiosi guardano negli ultimi anni con crescente attenzione, come spia sensibile dell’evoluzione della società e del linguaggio. Elisabetta Benucci e Caterina Canneti ci guidano a scoprire vicende, opere e pensieri di Franca Ageno, di cui nel 2020 ricorre il cinquantesimo anniversario della nomina ad accademica corrispondente: l’eccellenza scientifica, che fu per lei una dura conquista, in un mondo severo e certo non indulgente, è ancora per noi raggiungibile e ricostruibile attraverso le sue carte depositate nell’Archivio dell’Accademia, le bozze dei suoi libri, perfino le schede dei suoi minutissimi spogli linguistici.

Con fatica l’Accademia ha fatto spazio alle donne: dopo Caterina Franceschi Ferrucci e Ersilia Caetani Lovatelli, prime socie corrispondenti nell’Ottocento, si è dovuto attendere appunto il 1970 e l’elezione di Franca Ageno per avere la prima accademica novecentesca, passata dopo venti anni a socia ordinaria: antesignana di una serie che si è fatta via via più fitta, e che ha poi conquistato anche la presidenza, con Nicoletta Maraschio.

Per questo, le collaboratrici e le accademiche che oggi percorrono e frequentano la Villa di Castello, sede della Crusca, che arricchiscono l’Accademia col loro studio, col loro impegno non solo scientifico ma anche organizzativo, devono molto a Franca Ageno, al suo coraggio, alla sua scienza e alla sua straordinaria capacità di lavoro. Per parte mia, guardando alle giovani ricercatrici, non posso che essere grata all’entusiasmo di chi ha partecipato alla manifestazione del 2019, e sperare che sempre più numerose e determinate siano le donne di Crusca.

Giovanna Frosini"

"Je décline l’honneur d’être un ange". Dai tòpoi letterari ai cliché della canzone

L'articolo qui presentato è la trascrizione di un intervento tenuto durante il convegno «Una Donna con la D maiuscola». Percorsi tra parole e musica, svoltosi il 5 ottobre e curato dall'accademica Giovanna Frosini per conto dell’Accademia della Crusca all’interno dell’edizione 2019 del festival “L’eredità delle donne”. Lo pubblichiamo con l'introduzione che Giovanna Frosini ha premesso alla pubblicazione degli Atti, avvenuta sull'XI numero di "Italiano digitale".

"Per la seconda volta nel 2019 l’Accademia della Crusca ha partecipato all’iniziativa L’Eredità delle donne, il festival organizzato a Firenze con la direzione artistica di Serena Dandini: a questa manifestazione, che riunisce multiformi iniziative all’insegna della valorizzazione del patrimonio femminile, l’Accademia non ha voluto far mancare la sua voce, sempre naturalmente nel segno della sua specifica vocazione e attenzione ai fatti dello studio, della parola, della lingua.

Nell’edizione del 2019 abbiamo individuato, insieme alle collaboratrici che hanno speso le loro ricerche, una doppia linea di interesse: da un lato, valorizzare il ruolo e la presenza in Accademia di una grande studiosa, storica della lingua e filologa fra le maggiori del Novecento, Franca Brambilla Ageno; dall’altro, una linea di rappresentazione della figura femminile fra parola e musica.

Francesca De Blasi, Chiara Murru, Francesca Cialdini e Veronica Ricotta ci accompagnano in un percorso che indaga la rappresentazione della donna in musica: si soffermano così in modo particolare su stereotipi e luoghi comuni, o al contrario su immagini nuove e concetti coraggiosi, scorrendo dalla poesia medievale alle parole cantate di Ornella Vanoni, Mina, Carmen Consoli, vale a dire di tre interpreti e autrici fra le più sensibili e innovative dei nostri tempi. Se ne ricava un’immagine complessa e multiforme, di grande ricchezza anche linguistica, a cui gli studiosi guardano negli ultimi anni con crescente attenzione, come spia sensibile dell’evoluzione della società e del linguaggio. Elisabetta Benucci e Caterina Canneti ci guidano a scoprire vicende, opere e pensieri di Franca Ageno, di cui nel 2020 ricorre il cinquantesimo anniversario della nomina ad accademica corrispondente: l’eccellenza scientifica, che fu per lei una dura conquista, in un mondo severo e certo non indulgente, è ancora per noi raggiungibile e ricostruibile attraverso le sue carte depositate nell’Archivio dell’Accademia, le bozze dei suoi libri, perfino le schede dei suoi minutissimi spogli linguistici.

Con fatica l’Accademia ha fatto spazio alle donne: dopo Caterina Franceschi Ferrucci e Ersilia Caetani Lovatelli, prime socie corrispondenti nell’Ottocento, si è dovuto attendere appunto il 1970 e l’elezione di Franca Ageno per avere la prima accademica novecentesca, passata dopo venti anni a socia ordinaria: antesignana di una serie che si è fatta via via più fitta, e che ha poi conquistato anche la presidenza, con Nicoletta Maraschio.

Per questo, le collaboratrici e le accademiche che oggi percorrono e frequentano la Villa di Castello, sede della Crusca, che arricchiscono l’Accademia col loro studio, col loro impegno non solo scientifico ma anche organizzativo, devono molto a Franca Ageno, al suo coraggio, alla sua scienza e alla sua straordinaria capacità di lavoro. Per parte mia, guardando alle giovani ricercatrici, non posso che essere grata all’entusiasmo di chi ha partecipato alla manifestazione del 2019, e sperare che sempre più numerose e determinate siano le donne di Crusca.

Giovanna Frosini"

Ritagli di lingua: uno sguardo sulle carte linguistiche di Franca Brambilla Ageno all’Accademia della Crusca

L'articolo qui presentato è la trascrizione di un intervento tenuto durante il convegno «Una Donna con la D maiuscola». Percorsi tra parole e musica, svoltosi il 5 ottobre e curato dall'accademica Giovanna Frosini per conto dell’Accademia della Crusca all’interno dell’edizione 2019 del festival “L’eredità delle donne”. Lo pubblichiamo con l'introduzione che Giovanna Frosini ha premesso alla pubblicazione degli Atti, avvenuta sull'XI numero di "Italiano digitale".

"Per la seconda volta nel 2019 l’Accademia della Crusca ha partecipato all’iniziativa L’Eredità delle donne, il festival organizzato a Firenze con la direzione artistica di Serena Dandini: a questa manifestazione, che riunisce multiformi iniziative all’insegna della valorizzazione del patrimonio femminile, l’Accademia non ha voluto far mancare la sua voce, sempre naturalmente nel segno della sua specifica vocazione e attenzione ai fatti dello studio, della parola, della lingua.

Nell’edizione del 2019 abbiamo individuato, insieme alle collaboratrici che hanno speso le loro ricerche, una doppia linea di interesse: da un lato, valorizzare il ruolo e la presenza in Accademia di una grande studiosa, storica della lingua e filologa fra le maggiori del Novecento, Franca Brambilla Ageno; dall’altro, una linea di rappresentazione della figura femminile fra parola e musica.

Francesca De Blasi, Chiara Murru, Francesca Cialdini e Veronica Ricotta ci accompagnano in un percorso che indaga la rappresentazione della donna in musica: si soffermano così in modo particolare su stereotipi e luoghi comuni, o al contrario su immagini nuove e concetti coraggiosi, scorrendo dalla poesia medievale alle parole cantate di Ornella Vanoni, Mina, Carmen Consoli, vale a dire di tre interpreti e autrici fra le più sensibili e innovative dei nostri tempi. Se ne ricava un’immagine complessa e multiforme, di grande ricchezza anche linguistica, a cui gli studiosi guardano negli ultimi anni con crescente attenzione, come spia sensibile dell’evoluzione della società e del linguaggio. Elisabetta Benucci e Caterina Canneti ci guidano a scoprire vicende, opere e pensieri di Franca Ageno, di cui nel 2020 ricorre il cinquantesimo anniversario della nomina ad accademica corrispondente: l’eccellenza scientifica, che fu per lei una dura conquista, in un mondo severo e certo non indulgente, è ancora per noi raggiungibile e ricostruibile attraverso le sue carte depositate nell’Archivio dell’Accademia, le bozze dei suoi libri, perfino le schede dei suoi minutissimi spogli linguistici.

Con fatica l’Accademia ha fatto spazio alle donne: dopo Caterina Franceschi Ferrucci e Ersilia Caetani Lovatelli, prime socie corrispondenti nell’Ottocento, si è dovuto attendere appunto il 1970 e l’elezione di Franca Ageno per avere la prima accademica novecentesca, passata dopo venti anni a socia ordinaria: antesignana di una serie che si è fatta via via più fitta, e che ha poi conquistato anche la presidenza, con Nicoletta Maraschio.

Per questo, le collaboratrici e le accademiche che oggi percorrono e frequentano la Villa di Castello, sede della Crusca, che arricchiscono l’Accademia col loro studio, col loro impegno non solo scientifico ma anche organizzativo, devono molto a Franca Ageno, al suo coraggio, alla sua scienza e alla sua straordinaria capacità di lavoro. Per parte mia, guardando alle giovani ricercatrici, non posso che essere grata all’entusiasmo di chi ha partecipato alla manifestazione del 2019, e sperare che sempre più numerose e determinate siano le donne di Crusca.

Giovanna Frosini"

Franca Brambilla Ageno e l’Accademia della Crusca

L'articolo qui presentato è la trascrizione di un intervento tenuto durante il convegno «Una Donna con la D maiuscola». Percorsi tra parole e musica, svoltosi il 5 ottobre e curato dall'accademica Giovanna Frosini per conto dell’Accademia della Crusca all’interno dell’edizione 2019 del festival “L’eredità delle donne”. Lo pubblichiamo con l'introduzione che Giovanna Frosini ha premesso alla pubblicazione degli Atti, avvenuta sull'XI numero di "Italiano digitale".

"Per la seconda volta nel 2019 l’Accademia della Crusca ha partecipato all’iniziativa L’Eredità delle donne, il festival organizzato a Firenze con la direzione artistica di Serena Dandini: a questa manifestazione, che riunisce multiformi iniziative all’insegna della valorizzazione del patrimonio femminile, l’Accademia non ha voluto far mancare la sua voce, sempre naturalmente nel segno della sua specifica vocazione e attenzione ai fatti dello studio, della parola, della lingua.

Nell’edizione del 2019 abbiamo individuato, insieme alle collaboratrici che hanno speso le loro ricerche, una doppia linea di interesse: da un lato, valorizzare il ruolo e la presenza in Accademia di una grande studiosa, storica della lingua e filologa fra le maggiori del Novecento, Franca Brambilla Ageno; dall’altro, una linea di rappresentazione della figura femminile fra parola e musica.

Francesca De Blasi, Chiara Murru, Francesca Cialdini e Veronica Ricotta ci accompagnano in un percorso che indaga la rappresentazione della donna in musica: si soffermano così in modo particolare su stereotipi e luoghi comuni, o al contrario su immagini nuove e concetti coraggiosi, scorrendo dalla poesia medievale alle parole cantate di Ornella Vanoni, Mina, Carmen Consoli, vale a dire di tre interpreti e autrici fra le più sensibili e innovative dei nostri tempi. Se ne ricava un’immagine complessa e multiforme, di grande ricchezza anche linguistica, a cui gli studiosi guardano negli ultimi anni con crescente attenzione, come spia sensibile dell’evoluzione della società e del linguaggio. Elisabetta Benucci e Caterina Canneti ci guidano a scoprire vicende, opere e pensieri di Franca Ageno, di cui nel 2020 ricorre il cinquantesimo anniversario della nomina ad accademica corrispondente: l’eccellenza scientifica, che fu per lei una dura conquista, in un mondo severo e certo non indulgente, è ancora per noi raggiungibile e ricostruibile attraverso le sue carte depositate nell’Archivio dell’Accademia, le bozze dei suoi libri, perfino le schede dei suoi minutissimi spogli linguistici.

Con fatica l’Accademia ha fatto spazio alle donne: dopo Caterina Franceschi Ferrucci e Ersilia Caetani Lovatelli, prime socie corrispondenti nell’Ottocento, si è dovuto attendere appunto il 1970 e l’elezione di Franca Ageno per avere la prima accademica novecentesca, passata dopo venti anni a socia ordinaria: antesignana di una serie che si è fatta via via più fitta, e che ha poi conquistato anche la presidenza, con Nicoletta Maraschio.

Per questo, le collaboratrici e le accademiche che oggi percorrono e frequentano la Villa di Castello, sede della Crusca, che arricchiscono l’Accademia col loro studio, col loro impegno non solo scientifico ma anche organizzativo, devono molto a Franca Ageno, al suo coraggio, alla sua scienza e alla sua straordinaria capacità di lavoro. Per parte mia, guardando alle giovani ricercatrici, non posso che essere grata all’entusiasmo di chi ha partecipato alla manifestazione del 2019, e sperare che sempre più numerose e determinate siano le donne di Crusca.

Giovanna Frosini"

Il morire e l’ordinamento giuridico. Riflessioni linguistiche sulle parole della scelta

L'articolo costituisce la rielaborazione scritta di un intervento orale presentato all’interno dell’iniziativa “Il morire e la morte”, promossa nel febbraio-marzo 2019 dalla Fondazione culturale Niels Stensen di Firenze, con la collaborazione dell'Accademia della Crusca. All’interno del fitto programma, oltre a proiezioni di film e letture di classici, erano previste quattro conferenze a più voci, affidate a filosofi, teologi, medici, bioeticisti, giuristi, tutte introdotte da una breve riflessione linguistica sulla parola chiave del tema affrontato. Così il 2 febbraio il pomeriggio dedicato a “Il morire e la morte oggi” è stato iniziato da Ludovica Maconi che si è soffermata sulla parola morte, il 16 febbraio è stata la volta di Cristina Torchia su dignità (a introduzione del tema “Alla fine della vita”), il 2 marzo è intervenuta Matilde Paoli su eutanasia (“Che cos’è l’eutanasia”), e infine il 16 marzo chi scrive ha introdotto la discussione su “Il morire e l’ordinamento giuridico” affrontando le parole legate alle scelte.

Eutanasia

L'articolo costituisce la rielaborazione scritta di un intervento orale presentato all’interno dell’iniziativa “Il morire e la morte”, promossa nel febbraio-marzo 2019 dalla Fondazione culturale Niels Stensen di Firenze, con la collaborazione dell'Accademia della Crusca. All’interno del fitto programma, oltre a proiezioni di film e letture di classici, erano previste quattro conferenze a più voci, affidate a filosofi, teologi, medici, bioeticisti, giuristi, tutte introdotte da una breve riflessione linguistica sulla parola chiave del tema affrontato. Così il 2 febbraio il pomeriggio dedicato a “Il morire e la morte oggi” è stato iniziato da Ludovica Maconi che si è soffermata sulla parola morte, il 16 febbraio è stata la volta di Cristina Torchia su dignità (a introduzione del tema “Alla fine della vita”), il 2 marzo è intervenuta Matilde Paoli su eutanasia (“Che cos’è l’eutanasia”), e infine il 16 marzo chi scrive ha introdotto la discussione su “Il morire e l’ordinamento giuridico” affrontando le parole legate alle scelte.

Dignità

L'articolo costituisce la rielaborazione scritta di un intervento orale presentato all’interno dell’iniziativa “Il morire e la morte”, promossa nel febbraio-marzo 2019 dalla Fondazione culturale Niels Stensen di Firenze, con la collaborazione dell'Accademia della Crusca. All’interno del fitto programma, oltre a proiezioni di film e letture di classici, erano previste quattro conferenze a più voci, affidate a filosofi, teologi, medici, bioeticisti, giuristi, tutte introdotte da una breve riflessione linguistica sulla parola chiave del tema affrontato. Così il 2 febbraio il pomeriggio dedicato a “Il morire e la morte oggi” è stato iniziato da Ludovica Maconi che si è soffermata sulla parola morte, il 16 febbraio è stata la volta di Cristina Torchia su dignità (a introduzione del tema “Alla fine della vita”), il 2 marzo è intervenuta Matilde Paoli su eutanasia (“Che cos’è l’eutanasia”), e infine il 16 marzo chi scrive ha introdotto la discussione su “Il morire e l’ordinamento giuridico” affrontando le parole legate alle scelte.

Il morire e la morte oggi. Breve riflessione linguistica

L'articolo costituisce la rielaborazione scritta di un intervento orale presentato all’interno dell’iniziativa “Il morire e la morte”, promossa nel febbraio-marzo 2019 dalla Fondazione culturale Niels Stensen di Firenze, con la collaborazione dell'Accademia della Crusca. All’interno del fitto programma, oltre a proiezioni di film e letture di classici, erano previste quattro conferenze a più voci, affidate a filosofi, teologi, medici, bioeticisti, giuristi, tutte introdotte da una breve riflessione linguistica sulla parola chiave del tema affrontato. Così il 2 febbraio il pomeriggio dedicato a “Il morire e la morte oggi” è stato iniziato da Ludovica Maconi che si è soffermata sulla parola morte, il 16 febbraio è stata la volta di Cristina Torchia su dignità (a introduzione del tema “Alla fine della vita”), il 2 marzo è intervenuta Matilde Paoli su eutanasia (“Che cos’è l’eutanasia”), e infine il 16 marzo chi scrive ha introdotto la discussione su “Il morire e l’ordinamento giuridico” affrontando le parole legate alle scelte.

Il GDLI come la fenice. Che cosa ne direbbe l’ultimo grande letterato-lessicografo?

Con il consenso degli organizzatori, si pubblica qui, in anteprima rispetto agli Atti, l’intervento del Presidente Marazzini al Convegno di studi La declamazione onesta. L'attività critica di Giorgio Bàrberi Squarotti, svoltosi a Torino nei giorni giovedì 11 aprile 2019 - venerdì 12 aprile 2019, organizzato dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Torino e dal Centro Studi Guido Gozzano - Cesare Pavese di Torino.

"Il Vocabolario dinamico dell’italiano moderno" e il linguaggio della politica. “parlamentare”. Proposta di voce lessicografica per il redigendo VoDIM

L'articolo è la versione cartacea della relazione presentata nel corso del convegno del gruppo di ricerca nazionale dal titolo La lingua degli scienziati italiani e il VoDIM. La situazione e le proposte per il Vocabolario dinamico rispetto ai linguaggi settoriali, che si è tenuto il 16 luglio 2018 nella sede l’Accademia. Il convegno era dedicato a uno dei grandi progetti strategici dell’Accademia della Crusca: il Vocabolario Dinamico dell’Italiano Moderno (VoDIM). Il VoDIM rappresenta il ritorno dell’Accademia alla diretta attività lessicografica dopo la sospensione dei lavori della quinta impressione nel 1923, e si collega a due PRIN diretti a livello nazionale dal Presidente Claudio Marazzini: il PRIN 2012 Corpus di riferimento per un Nuovo Vocabolario dell’Italiano moderno e contemporaneo. Fonti documentarie, retrodatazioni, innovazioni, a cui hanno partecipato numerose Università italiane (Piemonte Orientale, Milano, Genova, Firenze, Viterbo, Napoli, Catania) e il CNR (in particolare l’ITTIG); e il PRIN 2015 Vocabolario dinamico dell’italiano post-unitario, ancora in corso, a cui partecipano le stesse Università con l’aggiunta di quella di Torino.

Il "Vocabolario dinamico dell’italiano moderno" rispetto ai linguaggi settoriali. Proposta di voce lessicografica per il redigendo VoDIM

L'articolo è la versione cartacea della relazione presentata nel corso del convegno del gruppo di ricerca nazionale dal titolo La lingua degli scienziati italiani e il VoDIM. La situazione e le proposte per il Vocabolario dinamico rispetto ai linguaggi settoriali, che si è tenuto il 16 luglio 2018 nella sede l’Accademia. Il convegno era dedicato a uno dei grandi progetti strategici dell’Accademia della Crusca: il Vocabolario Dinamico dell’Italiano Moderno (VoDIM). Il VoDIM rappresenta il ritorno dell’Accademia alla diretta attività lessicografica dopo la sospensione dei lavori della quinta impressione nel 1923, e si collega a due PRIN diretti a livello nazionale dal Presidente Claudio Marazzini: il PRIN 2012 Corpus di riferimento per un Nuovo Vocabolario dell’Italiano moderno e contemporaneo. Fonti documentarie, retrodatazioni, innovazioni, a cui hanno partecipato numerose Università italiane (Piemonte Orientale, Milano, Genova, Firenze, Viterbo, Napoli, Catania) e il CNR (in particolare l’ITTIG); e il PRIN 2015 Vocabolario dinamico dell’italiano post-unitario, ancora in corso, a cui partecipano le stesse Università con l’aggiunta di quella di Torino.