Presentazione:
Il 12 giugno 2023 si è tenuta in Crusca una giornata di studio organizzata in occasione del centenario dalla nascita di Don Lorenzo Milani, È solo la lingua che ci fa uguali. L'insegnamento di don Lorenzo Milani, a cui hanno partecipato studiosi di lingua, di didattica ed educazione, rappresentanti del mondo della politica vicini al mondo della scuola. La giornata è stata organizzata dall'Accademia in collaborazione con l'Associazione Proteo Fare Sapere. Riportiamo qui i contributi dei partecipanti.
Presentazione:
Il 12 giugno 2023 si è tenuta in Crusca una giornata di studio organizzata in occasione del centenario dalla nascita di Don Lorenzo Milani, È solo la lingua che ci fa uguali. L'insegnamento di don Lorenzo Milani, a cui hanno partecipato studiosi di lingua, di didattica ed educazione, rappresentanti del mondo della politica vicini al mondo della scuola. La giornata è stata organizzata dall'Accademia in collaborazione con l'Associazione Proteo Fare Sapere. Riportiamo qui i contributi dei partecipanti.
Presentazione:
Il 12 giugno 2023 si è tenuta in Crusca una giornata di studio organizzata in occasione del centenario dalla nascita di Don Lorenzo Milani, È solo la lingua che ci fa uguali. L'insegnamento di don Lorenzo Milani, a cui hanno partecipato studiosi di lingua, di didattica ed educazione, rappresentanti del mondo della politica vicini al mondo della scuola. La giornata è stata organizzata dall'Accademia in collaborazione con l'Associazione Proteo Fare Sapere. Riportiamo qui i contributi dei partecipanti.
Presentazione:
Il 12 giugno 2023 si è tenuta in Crusca una giornata di studio organizzata in occasione del centenario dalla nascita di Don Lorenzo Milani, È solo la lingua che ci fa uguali. L'insegnamento di don Lorenzo Milani, a cui hanno partecipato studiosi di lingua, di didattica ed educazione, rappresentanti del mondo della politica vicini al mondo della scuola. La giornata è stata organizzata dall'Accademia in collaborazione con l'Associazione Proteo Fare Sapere. Riportiamo qui i contributi dei partecipanti.
Presentazione:
Il 12 giugno 2023 si è tenuta in Crusca una giornata di studio organizzata in occasione del centenario dalla nascita di Don Lorenzo Milani, È solo la lingua che ci fa uguali. L'insegnamento di don Lorenzo Milani, a cui hanno partecipato studiosi di lingua, di didattica ed educazione, rappresentanti del mondo della politica vicini al mondo della scuola. La giornata è stata organizzata dall'Accademia in collaborazione con l'Associazione Proteo Fare Sapere. Riportiamo qui i contributi dei partecipanti.
Presentazione:
Il 12 giugno 2023 si è tenuta in Crusca una giornata di studio organizzata in occasione del centenario dalla nascita di Don Lorenzo Milani, È solo la lingua che ci fa uguali. L'insegnamento di don Lorenzo Milani, a cui hanno partecipato studiosi di lingua, di didattica ed educazione, rappresentanti del mondo della politica vicini al mondo della scuola. La giornata è stata organizzata dall'Accademia in collaborazione con l'Associazione Proteo Fare Sapere. Riportiamo qui i contributi dei partecipanti.
Presentazione:
Il 12 giugno 2023 si è tenuta in Crusca una giornata di studio organizzata in occasione del centenario dalla nascita di Don Lorenzo Milani, È solo la lingua che ci fa uguali. L'insegnamento di don Lorenzo Milani, a cui hanno partecipato studiosi di lingua, di didattica ed educazione, rappresentanti del mondo della politica vicini al mondo della scuola. La giornata è stata organizzata dall'Accademia in collaborazione con l'Associazione Proteo Fare Sapere. Riportiamo qui i contributi dei partecipanti, a partire dai saluti di apertura del Presidente dell'Accademia della Crusca, Paolo D'Achille.
Presentazione:
Alla vigilia dell’anno in cui ricorre il centocinquantenario della morte di Manzoni si è tenuto a Parma (in data 7 dicembre 2022), nell’ambito delle attività della scuola di Dottorato di ricerca in Scienze filologico-letterarie, storico-filosofiche e artistiche, una giornata di studio dal titolo La lingua dei «Promessi sposi»: lavori in corso. Era l’occasione per mettere a confronto ricerche linguistiche condotte su fronti diversi, e con differenti metodologie, da giovani impegnati nella tesi di dottorato, o da poco dottori, nella convinzione che il confronto potesse rappresentare, specie negli anni fecondi della formazione, un lievito prezioso di riflessioni. I saggi qui raccolti sono excerpta di lavori in corso di più ampio respiro: li offriamo ad Angelo Stella, che aveva incoraggiato l’iniziativa e attendeva di valutarne i risultati, in memoria di riconoscenza e di affetto, con l’auspicio che l’anniversario manzoniano, giunto ormai al termine, possa promuovere una nuova leva di valenti studiosi.
Abstract:
Tra le postille che Alessandro Manzoni ha apposto all’esemplare di seconda edizione del Vocabolario milanese-italiano di Francesco Cherubini di sua proprietà, se ne leggono due che contengono rimandi molto puntuali alla Parte seconda del Prontuario di vocaboli di Giacinto Carena. Oltre a dare prova di una datazione – valida almeno per queste postille – successiva al 1853, anno di pubblicazione dell’opera, queste note dimostrano come, al di là delle note critiche al modus operandi adottato da Carena, il Prontuario sia stato studiato a lungo e attentamente da Manzoni, al punto da considerarlo un testo di riferimento per le sue correzioni alla parte italiana del Cherubini. Il rapporto tra Manzoni e Carena, dunque, va letto anche alla luce di questi materiali privati che, forse più del loro scambio epistolare, dicono del reale interesse provato dallo scrittore milanese verso l’opera del lessicografo torinese. Il contributo presenta queste postille, ancora inedite, e intende dare avvio ad una rilettura, ancora parziale e in via di sviluppo, del dialogo silenzioso e “non ufficiale” tra Manzoni e Carena, con nuovi spunti derivati dalle carte private di entrambi.
Presentazione:
Alla vigilia dell’anno in cui ricorre il centocinquantenario della morte di Manzoni si è tenuto a Parma (in data 7 dicembre 2022), nell’ambito delle attività della scuola di Dottorato di ricerca in Scienze filologico-letterarie, storico-filosofiche e artistiche, una giornata di studio dal titolo La lingua dei «Promessi sposi»: lavori in corso. Era l’occasione per mettere a confronto ricerche linguistiche condotte su fronti diversi, e con differenti metodologie, da giovani impegnati nella tesi di dottorato, o da poco dottori, nella convinzione che il confronto potesse rappresentare, specie negli anni fecondi della formazione, un lievito prezioso di riflessioni. I saggi qui raccolti sono excerpta di lavori in corso di più ampio respiro: li offriamo ad Angelo Stella, che aveva incoraggiato l’iniziativa e attendeva di valutarne i risultati, in memoria di riconoscenza e di affetto, con l’auspicio che l’anniversario manzoniano, giunto ormai al termine, possa promuovere una nuova leva di valenti studiosi.
Abstract:
Tre minuti restauri linguistici offrono l’occasione per verificare, da un lato, la rinuncia progressiva di Manzoni a ogni possibile ‘color locale’ lombardo, dall’altro, l’affinarsi di una ricerca documentaria che, permeando sempre più sottilmente il dettato del romanzo, porta al convincimento ultimo di un divorzio ineluttabile tra storia e invenzione. Sullo sfondo stanno i libri di un Seicento remoto e oscuro, se non addirittura ‘maledetto’ e da dimenticare.
Presentazione:
Alla vigilia dell’anno in cui ricorre il centocinquantenario della morte di Manzoni si è tenuto a Parma (in data 7 dicembre 2022), nell’ambito delle attività della scuola di Dottorato di ricerca in Scienze filologico-letterarie, storico-filosofiche e artistiche, una giornata di studio dal titolo La lingua dei «Promessi sposi»: lavori in corso. Era l’occasione per mettere a confronto ricerche linguistiche condotte su fronti diversi, e con differenti metodologie, da giovani impegnati nella tesi di dottorato, o da poco dottori, nella convinzione che il confronto potesse rappresentare, specie negli anni fecondi della formazione, un lievito prezioso di riflessioni. I saggi qui raccolti sono excerpta di lavori in corso di più ampio respiro: li offriamo ad Angelo Stella, che aveva incoraggiato l’iniziativa e attendeva di valutarne i risultati, in memoria di riconoscenza e di affetto, con l’auspicio che l’anniversario manzoniano, giunto ormai al termine, possa promuovere una nuova leva di valenti studiosi.
Abstract:
L’attenzione rivolta da Manzoni nei confronti dell’apparato interpuntivo dei Promessi Sposi è nota, ed è testimoniata dalle continue modifiche che intorno a esso s’addensano fin sulle bozze di stampa, non meno che dalla complessità delle scelte infine confluite nell’edizione definitiva. Verosimilmente tale complessità è dovuta, almeno in parte, a un cambio di rotta che proprio nel secondo Ottocento interessa la punteggiatura italiana (direzionata verso una ratio d’uso comunicativo-testuale più che morfosintattica e/o pausativa), e dunque a una coscienza più matura dei rapporti che intercorrono tra interpunzione e testo. In questa prospettiva, uno studio approfondito della punteggiatura del romanzo consentirebbe, da un lato, di verificare le preferenze d’intervento di un Autore il cui apporto è stato determinante per tale mutamento d’uso dell’interpunzione; dall’altro, di gettare luce sulle sue strategie di costruzione del testo, delle quali gli elementi interpuntivi sono indizi importanti.
In questo alveo intende collocarsi l’articolo, che propone un’indagine complessiva delle parentesi tonde manzoniane (un segno ante tempus comunicativo) nell’edizione Quarantana dei Promessi Sposi. Lo scopo è in specie di osservarne le funzioni testuali, le quali, considerata la travagliata vicenda redazionale del romanzo, si intrecciano talvolta con osservazioni d’ascendenza filologico-comparativa provenienti dal confronto tra le diverse fasi di lavoro.
Presentazione:
Alla vigilia dell’anno in cui ricorre il centocinquantenario della morte di Manzoni si è tenuto a Parma (in data 7 dicembre 2022), nell’ambito delle attività della scuola di Dottorato di ricerca in Scienze filologico-letterarie, storico-filosofiche e artistiche, una giornata di studio dal titolo La lingua dei «Promessi sposi»: lavori in corso. Era l’occasione per mettere a confronto ricerche linguistiche condotte su fronti diversi, e con differenti metodologie, da giovani impegnati nella tesi di dottorato, o da poco dottori, nella convinzione che il confronto potesse rappresentare, specie negli anni fecondi della formazione, un lievito prezioso di riflessioni. I saggi qui raccolti sono excerpta di lavori in corso di più ampio respiro: li offriamo ad Angelo Stella, che aveva incoraggiato l’iniziativa e attendeva di valutarne i risultati, in memoria di riconoscenza e di affetto, con l’auspicio che l’anniversario manzoniano, giunto ormai al termine, possa promuovere una nuova leva di valenti studiosi.
Abstract:
Il contributo propone una modalità di indagine della fraseologia dei Promessi sposi, circoscrivendo alcune coordinate teoriche fondamentali in relazione alla specificità del testo manzoniano. A partire dal concetto di “non non-creatività” (De Mauro 1990), la fraseologia viene considerata un livello fondamentale dell’uso linguistico per quanto riguarda la realizzazione di una medietà di tono e di registro (Testa 1997). Per via della convenzionalità che le caratterizza, le strutture fraseologiche diventano il “bandolo della matassa” della lingua del romanzo fino alla sua ultima versione. L’impiego di “modi di dire”, “frasi”, e “locuzioni”, vivi e veri, richiede allo scrittore un largo dispiegamento di forze, parallelo alla redazione dell’opera. La presenza di questi fenomeni può essere osservata in diacronia, verificandola nelle quattro forme del testo (le due minute, Fermo e Lucia e Gli Sposi Promessi, e le due edizioni a stampa), in modo da individuare le spinte linguistico-culturali che hanno determinato la costituzione della facies fraseologica del romanzo. In questo contributo si presenta, come caso di studio, la storia delle locuzioni avverbiali sinonimiche al buio, a naso, a tastoni, a tentone. Alla luce di queste considerazioni, emerge come lo studio dei Promessi sposi da un punto di vista fraseologico permetta di ripercorrere le tappe fondamentali della sua stesura, e di dedurre il metodo di costruzione linguistica del romanzo attraverso le strategie, le fonti, le riflessioni teoriche dell’autore.
Presentazione:
Alla vigilia dell’anno in cui ricorre il centocinquantenario della morte di Manzoni si è tenuto a Parma (in data 7 dicembre 2022), nell’ambito delle attività della scuola di Dottorato di ricerca in Scienze filologico-letterarie, storico-filosofiche e artistiche, una giornata di studio dal titolo La lingua dei «Promessi sposi»: lavori in corso. Era l’occasione per mettere a confronto ricerche linguistiche condotte su fronti diversi, e con differenti metodologie, da giovani impegnati nella tesi di dottorato, o da poco dottori, nella convinzione che il confronto potesse rappresentare, specie negli anni fecondi della formazione, un lievito prezioso di riflessioni. I saggi qui raccolti sono excerpta di lavori in corso di più ampio respiro: li offriamo ad Angelo Stella, che aveva incoraggiato l’iniziativa e attendeva di valutarne i risultati, in memoria di riconoscenza e di affetto, con l’auspicio che l’anniversario manzoniano, giunto ormai al termine, possa promuovere una nuova leva di valenti studiosi.
Abstract:
Non è ancora stata allestita un’edizione critica e commentata delle centinaia di postille alla prima edizione (1814) del Vocabolario milanese-italiano, ma di certo non sono mancati gli studi su questo postillato così importante nella ricerca linguistica manzoniana. Questa edizione rimane infatti per lungo tempo il punto di riferimento per Manzoni, che trasforma le pagine del vocabolario in una sorta di ricco atlante linguistico dove si depositano gli esiti dei suoi studi sul fiorentino coevo: la postillatura procede infatti eliminando le voci superflue o desuete che Manzoni trova nelle catene sinonimiche proposte da Cherubini e aggiornando i lemmi all’effettivo uso attestato dai parlanti che aveva egli stesso ascoltato durante il suo soggiorno fiorentino o dai suoi fidati collaboratori fiorentini.
Il contributo si propone quindi di analizzare alcune postille linguistiche di Manzoni al Cherubini, ricercando un confronto con i notabilia ai testi della tradizione comica fiorentina cinque, sei e settecentesca (quegli stessi comici, tra l’altro – Fagiuoli su tutti – che compaiono tra le auctoritates di riferimento per lo stesso Cherubini) e con la materia linguistica del romanzo, per valutare la maggior vicinanza della lingua registrata nelle postille alla “dicitura” dell’edizione Quarantana. Nel contributo viene messo a fuoco anche il contributo di altri postillati, come il Dictionnaire des proverbes français di Pierre de la Mésangère, che possono entrare in dialogo con il Cherubini, per dare un saggio dell’approfondimento raggiunto dagli studi linguistici manzoniani, che attingono a tutte le lingue care a Manzoni per forgiare quella lingua di registro comune da proporre non solo per i Promessi Sposi, ma per l’uso nazionale.
Presentazione:
Alla vigilia dell’anno in cui ricorre il centocinquantenario della morte di Manzoni si è tenuto a Parma (in data 7 dicembre 2022), nell’ambito delle attività della scuola di Dottorato di ricerca in Scienze filologico-letterarie, storico-filosofiche e artistiche, una giornata di studio dal titolo La lingua dei «Promessi sposi»: lavori in corso. Era l’occasione per mettere a confronto ricerche linguistiche condotte su fronti diversi, e con differenti metodologie, da giovani impegnati nella tesi di dottorato, o da poco dottori, nella convinzione che il confronto potesse rappresentare, specie negli anni fecondi della formazione, un lievito prezioso di riflessioni. I saggi qui raccolti sono excerpta di lavori in corso di più ampio respiro: li offriamo ad Angelo Stella, che aveva incoraggiato l’iniziativa e attendeva di valutarne i risultati, in memoria di riconoscenza e di affetto, con l’auspicio che l’anniversario manzoniano, giunto ormai al termine, possa promuovere una nuova leva di valenti studiosi.
Abstract:
L’interesse di Manzoni per i modi espressivi dell’uso vivo, tra cui i proverbi, si colloca inizialmente nella ricerca della lingua per il romanzo ed è più tardi orientato all’individuazione di una lingua per la nazione, promossa anche con il progetto di un vocabolario dell’uso fiorentino e la programmata “revista” del Vocabolario milanese-italiano del Cherubini. Rilevato tale interesse nei postillati e negli scritti linguistici manzoniani, dove i proverbi sui quali ricade l’attenzione dell’Autore coincidono parzialmente con quelli adoperati nei Promessi Sposi, il presente contributo si propone di esaminare i proverbi non dichiarati in quanto tali nella Quarantana, ripercorrendone le correzioni apportate da Manzoni e le attestazioni nella tradizione, per rilevare l’apporto manzoniano all’integrazione lessicografica della seconda edizione del Cherubini.
Pubblichiamo il contributo che l'accademica Valeria Della Valle ha presentato in occasione della Tornata dedicata alla memoria del maestro Arrigo Castellani, In memoria di Arrigo Castellani a 100 anni dalla nascita (giovedì 29 ottobre 2020).
Pubblichiamo il contributo che Leonardo Castellani, figlio di Arrigo, ha presentato in occasione della Tornata accademica dedicata alla memoria del padre, In memoria di Arrigo Castellani a 100 anni dalla nascita (giovedì 29 ottobre 2020).
L'articolo qui presentato è la trascrizione di un intervento tenuto durante il convegno «Una Donna con la D maiuscola». Percorsi tra parole e musica, svoltosi il 5 ottobre e curato dall'accademica Giovanna Frosini per conto dell’Accademia della Crusca all’interno dell’edizione 2019 del festival “L’eredità delle donne”. Lo pubblichiamo con l'introduzione che Giovanna Frosini ha premesso alla pubblicazione degli Atti, avvenuta sull'XI numero di "Italiano digitale".
"Per la seconda volta nel 2019 l’Accademia della Crusca ha partecipato all’iniziativa L’Eredità delle donne, il festival organizzato a Firenze con la direzione artistica di Serena Dandini: a questa manifestazione, che riunisce multiformi iniziative all’insegna della valorizzazione del patrimonio femminile, l’Accademia non ha voluto far mancare la sua voce, sempre naturalmente nel segno della sua specifica vocazione e attenzione ai fatti dello studio, della parola, della lingua.Nell’edizione del 2019 abbiamo individuato, insieme alle collaboratrici che hanno speso le loro ricerche, una doppia linea di interesse: da un lato, valorizzare il ruolo e la presenza in Accademia di una grande studiosa, storica della lingua e filologa fra le maggiori del Novecento, Franca Brambilla Ageno; dall’altro, una linea di rappresentazione della figura femminile fra parola e musica.
Francesca De Blasi, Chiara Murru, Francesca Cialdini e Veronica Ricotta ci accompagnano in un percorso che indaga la rappresentazione della donna in musica: si soffermano così in modo particolare su stereotipi e luoghi comuni, o al contrario su immagini nuove e concetti coraggiosi, scorrendo dalla poesia medievale alle parole cantate di Ornella Vanoni, Mina, Carmen Consoli, vale a dire di tre interpreti e autrici fra le più sensibili e innovative dei nostri tempi. Se ne ricava un’immagine complessa e multiforme, di grande ricchezza anche linguistica, a cui gli studiosi guardano negli ultimi anni con crescente attenzione, come spia sensibile dell’evoluzione della società e del linguaggio. Elisabetta Benucci e Caterina Canneti ci guidano a scoprire vicende, opere e pensieri di Franca Ageno, di cui nel 2020 ricorre il cinquantesimo anniversario della nomina ad accademica corrispondente: l’eccellenza scientifica, che fu per lei una dura conquista, in un mondo severo e certo non indulgente, è ancora per noi raggiungibile e ricostruibile attraverso le sue carte depositate nell’Archivio dell’Accademia, le bozze dei suoi libri, perfino le schede dei suoi minutissimi spogli linguistici.
Con fatica l’Accademia ha fatto spazio alle donne: dopo Caterina Franceschi Ferrucci e Ersilia Caetani Lovatelli, prime socie corrispondenti nell’Ottocento, si è dovuto attendere appunto il 1970 e l’elezione di Franca Ageno per avere la prima accademica novecentesca, passata dopo venti anni a socia ordinaria: antesignana di una serie che si è fatta via via più fitta, e che ha poi conquistato anche la presidenza, con Nicoletta Maraschio.
Per questo, le collaboratrici e le accademiche che oggi percorrono e frequentano la Villa di Castello, sede della Crusca, che arricchiscono l’Accademia col loro studio, col loro impegno non solo scientifico ma anche organizzativo, devono molto a Franca Ageno, al suo coraggio, alla sua scienza e alla sua straordinaria capacità di lavoro. Per parte mia, guardando alle giovani ricercatrici, non posso che essere grata all’entusiasmo di chi ha partecipato alla manifestazione del 2019, e sperare che sempre più numerose e determinate siano le donne di Crusca.
Giovanna Frosini"
L'articolo qui presentato è la trascrizione di un intervento tenuto durante il convegno «Una Donna con la D maiuscola». Percorsi tra parole e musica, svoltosi il 5 ottobre e curato dall'accademica Giovanna Frosini per conto dell’Accademia della Crusca all’interno dell’edizione 2019 del festival “L’eredità delle donne”. Lo pubblichiamo con l'introduzione che Giovanna Frosini ha premesso alla pubblicazione degli Atti, avvenuta sull'XI numero di "Italiano digitale".
"Per la seconda volta nel 2019 l’Accademia della Crusca ha partecipato all’iniziativa L’Eredità delle donne, il festival organizzato a Firenze con la direzione artistica di Serena Dandini: a questa manifestazione, che riunisce multiformi iniziative all’insegna della valorizzazione del patrimonio femminile, l’Accademia non ha voluto far mancare la sua voce, sempre naturalmente nel segno della sua specifica vocazione e attenzione ai fatti dello studio, della parola, della lingua.Nell’edizione del 2019 abbiamo individuato, insieme alle collaboratrici che hanno speso le loro ricerche, una doppia linea di interesse: da un lato, valorizzare il ruolo e la presenza in Accademia di una grande studiosa, storica della lingua e filologa fra le maggiori del Novecento, Franca Brambilla Ageno; dall’altro, una linea di rappresentazione della figura femminile fra parola e musica.
Francesca De Blasi, Chiara Murru, Francesca Cialdini e Veronica Ricotta ci accompagnano in un percorso che indaga la rappresentazione della donna in musica: si soffermano così in modo particolare su stereotipi e luoghi comuni, o al contrario su immagini nuove e concetti coraggiosi, scorrendo dalla poesia medievale alle parole cantate di Ornella Vanoni, Mina, Carmen Consoli, vale a dire di tre interpreti e autrici fra le più sensibili e innovative dei nostri tempi. Se ne ricava un’immagine complessa e multiforme, di grande ricchezza anche linguistica, a cui gli studiosi guardano negli ultimi anni con crescente attenzione, come spia sensibile dell’evoluzione della società e del linguaggio. Elisabetta Benucci e Caterina Canneti ci guidano a scoprire vicende, opere e pensieri di Franca Ageno, di cui nel 2020 ricorre il cinquantesimo anniversario della nomina ad accademica corrispondente: l’eccellenza scientifica, che fu per lei una dura conquista, in un mondo severo e certo non indulgente, è ancora per noi raggiungibile e ricostruibile attraverso le sue carte depositate nell’Archivio dell’Accademia, le bozze dei suoi libri, perfino le schede dei suoi minutissimi spogli linguistici.
Con fatica l’Accademia ha fatto spazio alle donne: dopo Caterina Franceschi Ferrucci e Ersilia Caetani Lovatelli, prime socie corrispondenti nell’Ottocento, si è dovuto attendere appunto il 1970 e l’elezione di Franca Ageno per avere la prima accademica novecentesca, passata dopo venti anni a socia ordinaria: antesignana di una serie che si è fatta via via più fitta, e che ha poi conquistato anche la presidenza, con Nicoletta Maraschio.
Per questo, le collaboratrici e le accademiche che oggi percorrono e frequentano la Villa di Castello, sede della Crusca, che arricchiscono l’Accademia col loro studio, col loro impegno non solo scientifico ma anche organizzativo, devono molto a Franca Ageno, al suo coraggio, alla sua scienza e alla sua straordinaria capacità di lavoro. Per parte mia, guardando alle giovani ricercatrici, non posso che essere grata all’entusiasmo di chi ha partecipato alla manifestazione del 2019, e sperare che sempre più numerose e determinate siano le donne di Crusca.
Giovanna Frosini"
L'articolo qui presentato è la trascrizione di un intervento tenuto durante il convegno «Una Donna con la D maiuscola». Percorsi tra parole e musica, svoltosi il 5 ottobre e curato dall'accademica Giovanna Frosini per conto dell’Accademia della Crusca all’interno dell’edizione 2019 del festival “L’eredità delle donne”. Lo pubblichiamo con l'introduzione che Giovanna Frosini ha premesso alla pubblicazione degli Atti, avvenuta sull'XI numero di "Italiano digitale".
"Per la seconda volta nel 2019 l’Accademia della Crusca ha partecipato all’iniziativa L’Eredità delle donne, il festival organizzato a Firenze con la direzione artistica di Serena Dandini: a questa manifestazione, che riunisce multiformi iniziative all’insegna della valorizzazione del patrimonio femminile, l’Accademia non ha voluto far mancare la sua voce, sempre naturalmente nel segno della sua specifica vocazione e attenzione ai fatti dello studio, della parola, della lingua.Nell’edizione del 2019 abbiamo individuato, insieme alle collaboratrici che hanno speso le loro ricerche, una doppia linea di interesse: da un lato, valorizzare il ruolo e la presenza in Accademia di una grande studiosa, storica della lingua e filologa fra le maggiori del Novecento, Franca Brambilla Ageno; dall’altro, una linea di rappresentazione della figura femminile fra parola e musica.
Francesca De Blasi, Chiara Murru, Francesca Cialdini e Veronica Ricotta ci accompagnano in un percorso che indaga la rappresentazione della donna in musica: si soffermano così in modo particolare su stereotipi e luoghi comuni, o al contrario su immagini nuove e concetti coraggiosi, scorrendo dalla poesia medievale alle parole cantate di Ornella Vanoni, Mina, Carmen Consoli, vale a dire di tre interpreti e autrici fra le più sensibili e innovative dei nostri tempi. Se ne ricava un’immagine complessa e multiforme, di grande ricchezza anche linguistica, a cui gli studiosi guardano negli ultimi anni con crescente attenzione, come spia sensibile dell’evoluzione della società e del linguaggio. Elisabetta Benucci e Caterina Canneti ci guidano a scoprire vicende, opere e pensieri di Franca Ageno, di cui nel 2020 ricorre il cinquantesimo anniversario della nomina ad accademica corrispondente: l’eccellenza scientifica, che fu per lei una dura conquista, in un mondo severo e certo non indulgente, è ancora per noi raggiungibile e ricostruibile attraverso le sue carte depositate nell’Archivio dell’Accademia, le bozze dei suoi libri, perfino le schede dei suoi minutissimi spogli linguistici.
Con fatica l’Accademia ha fatto spazio alle donne: dopo Caterina Franceschi Ferrucci e Ersilia Caetani Lovatelli, prime socie corrispondenti nell’Ottocento, si è dovuto attendere appunto il 1970 e l’elezione di Franca Ageno per avere la prima accademica novecentesca, passata dopo venti anni a socia ordinaria: antesignana di una serie che si è fatta via via più fitta, e che ha poi conquistato anche la presidenza, con Nicoletta Maraschio.
Per questo, le collaboratrici e le accademiche che oggi percorrono e frequentano la Villa di Castello, sede della Crusca, che arricchiscono l’Accademia col loro studio, col loro impegno non solo scientifico ma anche organizzativo, devono molto a Franca Ageno, al suo coraggio, alla sua scienza e alla sua straordinaria capacità di lavoro. Per parte mia, guardando alle giovani ricercatrici, non posso che essere grata all’entusiasmo di chi ha partecipato alla manifestazione del 2019, e sperare che sempre più numerose e determinate siano le donne di Crusca.
Giovanna Frosini"
L'articolo qui presentato è la trascrizione di un intervento tenuto durante il convegno «Una Donna con la D maiuscola». Percorsi tra parole e musica, svoltosi il 5 ottobre e curato dall'accademica Giovanna Frosini per conto dell’Accademia della Crusca all’interno dell’edizione 2019 del festival “L’eredità delle donne”. Lo pubblichiamo con l'introduzione che Giovanna Frosini ha premesso alla pubblicazione degli Atti, avvenuta sull'XI numero di "Italiano digitale".
"Per la seconda volta nel 2019 l’Accademia della Crusca ha partecipato all’iniziativa L’Eredità delle donne, il festival organizzato a Firenze con la direzione artistica di Serena Dandini: a questa manifestazione, che riunisce multiformi iniziative all’insegna della valorizzazione del patrimonio femminile, l’Accademia non ha voluto far mancare la sua voce, sempre naturalmente nel segno della sua specifica vocazione e attenzione ai fatti dello studio, della parola, della lingua.Nell’edizione del 2019 abbiamo individuato, insieme alle collaboratrici che hanno speso le loro ricerche, una doppia linea di interesse: da un lato, valorizzare il ruolo e la presenza in Accademia di una grande studiosa, storica della lingua e filologa fra le maggiori del Novecento, Franca Brambilla Ageno; dall’altro, una linea di rappresentazione della figura femminile fra parola e musica.
Francesca De Blasi, Chiara Murru, Francesca Cialdini e Veronica Ricotta ci accompagnano in un percorso che indaga la rappresentazione della donna in musica: si soffermano così in modo particolare su stereotipi e luoghi comuni, o al contrario su immagini nuove e concetti coraggiosi, scorrendo dalla poesia medievale alle parole cantate di Ornella Vanoni, Mina, Carmen Consoli, vale a dire di tre interpreti e autrici fra le più sensibili e innovative dei nostri tempi. Se ne ricava un’immagine complessa e multiforme, di grande ricchezza anche linguistica, a cui gli studiosi guardano negli ultimi anni con crescente attenzione, come spia sensibile dell’evoluzione della società e del linguaggio. Elisabetta Benucci e Caterina Canneti ci guidano a scoprire vicende, opere e pensieri di Franca Ageno, di cui nel 2020 ricorre il cinquantesimo anniversario della nomina ad accademica corrispondente: l’eccellenza scientifica, che fu per lei una dura conquista, in un mondo severo e certo non indulgente, è ancora per noi raggiungibile e ricostruibile attraverso le sue carte depositate nell’Archivio dell’Accademia, le bozze dei suoi libri, perfino le schede dei suoi minutissimi spogli linguistici.
Con fatica l’Accademia ha fatto spazio alle donne: dopo Caterina Franceschi Ferrucci e Ersilia Caetani Lovatelli, prime socie corrispondenti nell’Ottocento, si è dovuto attendere appunto il 1970 e l’elezione di Franca Ageno per avere la prima accademica novecentesca, passata dopo venti anni a socia ordinaria: antesignana di una serie che si è fatta via via più fitta, e che ha poi conquistato anche la presidenza, con Nicoletta Maraschio.
Per questo, le collaboratrici e le accademiche che oggi percorrono e frequentano la Villa di Castello, sede della Crusca, che arricchiscono l’Accademia col loro studio, col loro impegno non solo scientifico ma anche organizzativo, devono molto a Franca Ageno, al suo coraggio, alla sua scienza e alla sua straordinaria capacità di lavoro. Per parte mia, guardando alle giovani ricercatrici, non posso che essere grata all’entusiasmo di chi ha partecipato alla manifestazione del 2019, e sperare che sempre più numerose e determinate siano le donne di Crusca.
Giovanna Frosini"
L'articolo qui presentato è la trascrizione di un intervento tenuto durante il convegno «Una Donna con la D maiuscola». Percorsi tra parole e musica, svoltosi il 5 ottobre e curato dall'accademica Giovanna Frosini per conto dell’Accademia della Crusca all’interno dell’edizione 2019 del festival “L’eredità delle donne”. Lo pubblichiamo con l'introduzione che Giovanna Frosini ha premesso alla pubblicazione degli Atti, avvenuta sull'XI numero di "Italiano digitale".
"Per la seconda volta nel 2019 l’Accademia della Crusca ha partecipato all’iniziativa L’Eredità delle donne, il festival organizzato a Firenze con la direzione artistica di Serena Dandini: a questa manifestazione, che riunisce multiformi iniziative all’insegna della valorizzazione del patrimonio femminile, l’Accademia non ha voluto far mancare la sua voce, sempre naturalmente nel segno della sua specifica vocazione e attenzione ai fatti dello studio, della parola, della lingua.Nell’edizione del 2019 abbiamo individuato, insieme alle collaboratrici che hanno speso le loro ricerche, una doppia linea di interesse: da un lato, valorizzare il ruolo e la presenza in Accademia di una grande studiosa, storica della lingua e filologa fra le maggiori del Novecento, Franca Brambilla Ageno; dall’altro, una linea di rappresentazione della figura femminile fra parola e musica.
Francesca De Blasi, Chiara Murru, Francesca Cialdini e Veronica Ricotta ci accompagnano in un percorso che indaga la rappresentazione della donna in musica: si soffermano così in modo particolare su stereotipi e luoghi comuni, o al contrario su immagini nuove e concetti coraggiosi, scorrendo dalla poesia medievale alle parole cantate di Ornella Vanoni, Mina, Carmen Consoli, vale a dire di tre interpreti e autrici fra le più sensibili e innovative dei nostri tempi. Se ne ricava un’immagine complessa e multiforme, di grande ricchezza anche linguistica, a cui gli studiosi guardano negli ultimi anni con crescente attenzione, come spia sensibile dell’evoluzione della società e del linguaggio. Elisabetta Benucci e Caterina Canneti ci guidano a scoprire vicende, opere e pensieri di Franca Ageno, di cui nel 2020 ricorre il cinquantesimo anniversario della nomina ad accademica corrispondente: l’eccellenza scientifica, che fu per lei una dura conquista, in un mondo severo e certo non indulgente, è ancora per noi raggiungibile e ricostruibile attraverso le sue carte depositate nell’Archivio dell’Accademia, le bozze dei suoi libri, perfino le schede dei suoi minutissimi spogli linguistici.
Con fatica l’Accademia ha fatto spazio alle donne: dopo Caterina Franceschi Ferrucci e Ersilia Caetani Lovatelli, prime socie corrispondenti nell’Ottocento, si è dovuto attendere appunto il 1970 e l’elezione di Franca Ageno per avere la prima accademica novecentesca, passata dopo venti anni a socia ordinaria: antesignana di una serie che si è fatta via via più fitta, e che ha poi conquistato anche la presidenza, con Nicoletta Maraschio.
Per questo, le collaboratrici e le accademiche che oggi percorrono e frequentano la Villa di Castello, sede della Crusca, che arricchiscono l’Accademia col loro studio, col loro impegno non solo scientifico ma anche organizzativo, devono molto a Franca Ageno, al suo coraggio, alla sua scienza e alla sua straordinaria capacità di lavoro. Per parte mia, guardando alle giovani ricercatrici, non posso che essere grata all’entusiasmo di chi ha partecipato alla manifestazione del 2019, e sperare che sempre più numerose e determinate siano le donne di Crusca.
Giovanna Frosini"
L'articolo qui presentato è la trascrizione di un intervento tenuto durante il convegno «Una Donna con la D maiuscola». Percorsi tra parole e musica, svoltosi il 5 ottobre e curato dall'accademica Giovanna Frosini per conto dell’Accademia della Crusca all’interno dell’edizione 2019 del festival “L’eredità delle donne”. Lo pubblichiamo con l'introduzione che Giovanna Frosini ha premesso alla pubblicazione degli Atti, avvenuta sull'XI numero di "Italiano digitale".
"Per la seconda volta nel 2019 l’Accademia della Crusca ha partecipato all’iniziativa L’Eredità delle donne, il festival organizzato a Firenze con la direzione artistica di Serena Dandini: a questa manifestazione, che riunisce multiformi iniziative all’insegna della valorizzazione del patrimonio femminile, l’Accademia non ha voluto far mancare la sua voce, sempre naturalmente nel segno della sua specifica vocazione e attenzione ai fatti dello studio, della parola, della lingua.Nell’edizione del 2019 abbiamo individuato, insieme alle collaboratrici che hanno speso le loro ricerche, una doppia linea di interesse: da un lato, valorizzare il ruolo e la presenza in Accademia di una grande studiosa, storica della lingua e filologa fra le maggiori del Novecento, Franca Brambilla Ageno; dall’altro, una linea di rappresentazione della figura femminile fra parola e musica.
Francesca De Blasi, Chiara Murru, Francesca Cialdini e Veronica Ricotta ci accompagnano in un percorso che indaga la rappresentazione della donna in musica: si soffermano così in modo particolare su stereotipi e luoghi comuni, o al contrario su immagini nuove e concetti coraggiosi, scorrendo dalla poesia medievale alle parole cantate di Ornella Vanoni, Mina, Carmen Consoli, vale a dire di tre interpreti e autrici fra le più sensibili e innovative dei nostri tempi. Se ne ricava un’immagine complessa e multiforme, di grande ricchezza anche linguistica, a cui gli studiosi guardano negli ultimi anni con crescente attenzione, come spia sensibile dell’evoluzione della società e del linguaggio. Elisabetta Benucci e Caterina Canneti ci guidano a scoprire vicende, opere e pensieri di Franca Ageno, di cui nel 2020 ricorre il cinquantesimo anniversario della nomina ad accademica corrispondente: l’eccellenza scientifica, che fu per lei una dura conquista, in un mondo severo e certo non indulgente, è ancora per noi raggiungibile e ricostruibile attraverso le sue carte depositate nell’Archivio dell’Accademia, le bozze dei suoi libri, perfino le schede dei suoi minutissimi spogli linguistici.
Con fatica l’Accademia ha fatto spazio alle donne: dopo Caterina Franceschi Ferrucci e Ersilia Caetani Lovatelli, prime socie corrispondenti nell’Ottocento, si è dovuto attendere appunto il 1970 e l’elezione di Franca Ageno per avere la prima accademica novecentesca, passata dopo venti anni a socia ordinaria: antesignana di una serie che si è fatta via via più fitta, e che ha poi conquistato anche la presidenza, con Nicoletta Maraschio.
Per questo, le collaboratrici e le accademiche che oggi percorrono e frequentano la Villa di Castello, sede della Crusca, che arricchiscono l’Accademia col loro studio, col loro impegno non solo scientifico ma anche organizzativo, devono molto a Franca Ageno, al suo coraggio, alla sua scienza e alla sua straordinaria capacità di lavoro. Per parte mia, guardando alle giovani ricercatrici, non posso che essere grata all’entusiasmo di chi ha partecipato alla manifestazione del 2019, e sperare che sempre più numerose e determinate siano le donne di Crusca.
Giovanna Frosini"
Christian Ferrari
Maurizio Landini
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Durante il periodo natalizio gli uffici dell'Accademia resteranno chiusi il 24 e il 31 dicembre 2024.
L'Archivio resterà chiuso dal 24 al 31 dicembre 2024 compresi, la Biblioteca dal 24 dicembre 2024 al 3 gennaio 2025 compresi.
Per concomitanza con le Feste, la visita all'Accademia della Crusca dell'ultima domenica del mese di dicembre è stata spostata al 12 gennaio 2025 (ore 11).