Associazione culturale "Il piacere di sapere"
Corso in rete
“Ma nun c’è lingua abbietta e buffona come la romana” (G.G. Belli)
tutti i lunedì dal 9 novembre al 14 dicembre, ore 18-19
Piattaforma Zoom
Il corso, che si svolgerà gratuitamente in rete, è tenuto dall'accademico Paolo D'Achille (Università di Roma Tre). L'iscrizione al corso, necessaria per poter accedere alle lezioni, si effettua in rete, sul sito dell'associazione.
Il tema del ciclo di lezioni
Sul dialetto di Roma (uno dei pochi che ha un nome tradizionale diverso da quello dell’etnico: romano questo, romanesco e poi anche romanaccio quello) esistono tanti giudizi negativi: Dante parlò di tristiloquium e lo stesso Belli, il più grande poeta romano, di “lingua abbietta e buffona”, anche se poi un verso dei suoi sonetti dice “Ma nun c’è lingua come la romana” (e il titolo del ciclo di lezioni fonde queste due citazioni belliane).
Di certo dal Medioevo a oggi il dialetto della caput mundi ha avuto una storia movimentatissima, nel corso della quale ha perso alcuni tratti meridionali che gli erano propri nella fase antica per avvicinarsi progressivamente al toscano-italiano, rispetto al quale ha però mantenuto sempre una sua facies distinta, che in certi momenti storici è stata particolarmente apprezzata, sia nel resto d’Italia sia anche all’estero (dove ha avuto a lungo successo l’espressione “lingua toscana in bocca romana”), in altri meno.
Non c’è dubbio però che il romanesco è il dialetto più noto e diffuso in tutta Italia (grazie anche al cinema e alla televisione) e ha esercitato un suo fascino anche su molti scrittori non romani, che lo hanno usato nelle loro opere, e non solo nelle parti “mimetiche” (ai nomi celeberrimi di Gadda e di Pasolini se ne potrebbero aggiungere vari altri, fino a Walter Siti).
Obiettivi del ciclo di lezioni
l ciclo di lezioni si propone di ripercorrere, nelle sue tappe essenziali, la storia sia del romanesco, proponendo la descrizione dei tratti dialettali più caratteristici nel loro sviluppo nel tempo, sia anche dei rapporti di dare e avere rispetto all’italiano. Sullo sfondo si porrà la storia urbanistica, demografica, politica, sociale e culturale della città, anch’essa variamente giudicata, ora come caput mundi provvista di una “grande bellezza” che la rende unica, ora come nuova Babele/Babilonia, caotica e perversa; ora come città generosa e accogliente, che rapidamente fa sentire romano anche chi viene da fuori, ora come spazio urbano vasto e contraddittorio, in cui non è facile vivere e sopravvivere. In ogni lezione verranno proposti alcuni testi in dialetto.
Programma delle singole lezioni:
1. 9 novembre 2020: I nomi del dialetto di Roma. Le prime due testimonianze epigrafiche: un graffito del sec. IX e una scritta pittorica del sec. XI. I tratti linguistici di “lunga durata” del romanesco.
2. 16 novembre 2020: Il romanesco antico o “di prima fase”. La Cronica dell’Anonimo Romano (sec. XIV) e il problema della toscanizzazione rinascimentale.
3. 23 novembre 2020: Il passaggio al romanesco “di seconda fase”. Le battute di Perna nella commedia Le stravaganze d’amore di Cristoforo Castelletti (1585) e i poemi eroicomici sei-settecenteschi. Scritture e documenti popolari.
4. 30 novembre 2020: Il “monumento” al romanesco di Giuseppe Gioachino Belli. La letteratura dialettale dopo Belli.
5. 7 dicembre 2020: Il romanesco dall’Unità al secondo dopoguerra, tra italianizzazione del romanesco e romaneschizzazione dell’italiano.
6. 14 dicembre 2020: Il roman(esc)o oggi: dal centro storico alle periferie.