Villa Medicea di Castello, sede dell’Accademia della Crusca (foto di George Tatge, Regione Toscana)
La Villa Medicea di Castello presenta una facciata molto semplice, a due piani; l'edificio mostra chiaramente le forme rinascimentali nelle finestre inginocchiate del piano terreno, nel piccolo portale in pietra carenato (di accesso all'antico giardinetto segreto), nelle semplici finestre con soglia e cardinaletti in pietra del primo piano. Sotto tetto si trovano delle aperture rettangolari anch'esse in pietra. Unici elementi decorativi sono il portale centrale a paraste bugnate sormontate da un balcone, testimonianza di ristrutturazioni avvenute nei secoli successivi, e le finestre, alcune dipinte, altre reali, che si aprono in corrispondenza del mezzanino. Danno luce alle cantine una serie di aperture anch'esse profilate in pietra.
La Villa si sviluppa intorno a un cortile del XVI secolo, delimitato nei lati minori da due logge con pilastri di ordine tuscanico. Degli ornamenti originari, in realtà, resta in Villa una sola testimonianza: un' Annunciazione a fresco nella lunetta di testata della scala, all'estremità che dà sul cortile. L'affresco (staccato e restaurato negli anni Settanta) si avvale di moduli compositivi di ascendenza ghirlandaiesca ampiamente divulgati ed è probabilmente attribuibile a Raffaellino del Garbo. Da uno dei due loggiati si accede a un grande salone con affreschi ottocenteschi di paesaggi e prospettive (oggi utilizzato per convegni e per "tornate" pubbliche dell'Accademia della Crusca), a una piccola cappella e ad una sala, detta Sala degli armadi, con un affresco denominato Le Stagioni.
Come la maggior parte delle ville del contado fiorentino, la Villa di Castello è il risultato di una stratificazione di interventi costruttivi a partire dal nucleo più antico costituito da una torre difensiva del XII secolo. Nel XIV secolo la Villa era detta "Il Vivaio" per le grandi vasche di pesci collocate nella zona dell'attuale piazzale antistante alla Villa.
In seguito divenne la residenza favorita dei Medici: nel 1477, su consiglio di Lorenzo il Magnifico, la Villa, appartenuta fino a quel momento alla famiglia della Stufa, fu acquistata dai suoi cugini Lorenzo e Giovanni di Pierfrancesco, e, successivamente, fu più volte ampliata e trasformata fino ad assumere l'aspetto di una vera e propria dimora signorile.
Alla morte di Giovanni di Pierfrancesco la Villa fu ereditata dalla vedova e dal figlio Giovanni delle Bande Nere che vi risiedette con la moglie Maria Salviati e il figlio Cosimo. Fu saccheggiata e incendiata nell'assedio di Firenze nel 1529-1530, seppur riportando minori danni di altre ville del contado.
Cosimo I affidò, nel 1538, i lavori del palazzo e del giardino a Niccolò Pericoli detto il Tribolo, che si concentrò soprattutto sulla ristrutturazione del giardino, mentre dal 1554 la direzione dei lavori fu affidata al Vasari. In questo periodo furono raccolte nella Villa preziose opere d'arte, tra cui i dipinti di carattere allegorico, commissionati al Pontormo (che risultavano già perduti nel '700). È certo che almeno intorno al 1540 erano qui presenti la Nascita di Venere e la Primavera del Botticelli, conservate ora, com'è noto, nella Galleria degli Uffizi; si suppone che le due celebri opere (databili tra il 1480 e il 1486) fossero realizzate proprio per questa Villa. Gli ampliamenti voluti da Ferdinando I de' Medici, tra il 1558 e il 1592, furono progettati dal Buontalenti, forse sulla base di precedenti indicazioni del Tribolo. Si devono ad un figlio cadetto di Ferdinando, don Lorenzo, alcuni abbellimenti all'interno della Villa come l'affresco del Volterrano raffigurante La Vigilanza e il sonno.
Passata in seguito ai Lorena, che modificarono notevolmente il giardino e dotarono di ornati pittorici vari ambienti della Villa, pervenne quindi ai Savoia che la donarono nel 1919 allo Stato.
Destinata nel 1966 ad ospitare l'Accademia della Crusca, fu sottoposta dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici ad un ampio restauro, e consegnata quindi all'Accademia nel 1972.
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