André Sempoux: lo scrittore, il critico, l’italianista

L'articolo che pubblichiamo in omaggio all'italianista André Sempoux è di Sira Miori, già direttore dell’Istituto Italiano di Cultura in Bruxelles e coordinatore d’area geografica.

Si è conclusa a Bruxelles,presso gli Archivi & Museo della Letteratura della Biblioteca Reale del Belgio, la mostra dedicata a André Sempoux, scrittore, poeta, critico,  professore emerito di lingua e letteratura italiana dell’Università Cattolica di Lovanio (KUL-UCL).

Nato nel 1935 a Uccle, André Sempoux ha insegnato la lingua e la letteratura italiana nella più antica università belga, diventando, nel 1965, preside della Facoltà di Lettere e fondando, l’anno successivo, il Centro di Studi Italiani in Belgio, un modello per l’attivazione di cattedre e dipartimenti di lingua e letteratura italiana nelle università europee.

Il 16 luglio 2003, nell’antica sede della prestigiosa Università belga, in occasione del  XVIII Congresso mondiale dell’Associazione internazionale per gli Studi di Lingua e letteratura Italiana (A.I.S.S.L.I.), organizzato dalle Università belghe e dall’Istituto Italiano di Cultura in Bruxelles, André Sempoux pronunciò l’allocuzione introduttiva, dal titolo significativo e poetico: “Sono nato a Roma”. “Si, perché”, disse Sempoux, “a partire dal 1958, quando, giovanissimo, ebbi l’incarico di bibliotecario all’Academia Belgica di Roma, l’atmosfera della Città eterna, le antichità classiche, l’arte e la cultura italiana, mi trasformarono profondamente, dando alla mia vita una svolta decisiva e un orientamento nuovo”. In quell’anno, iniziò la sua tesi di dottorato sul tema “Il primo stile di Ungaretti. Genesi e struttura di Allegria”, che Giuseppe Ungaretti commentò molto favorevolmente. Numerose sono state le testimonianze esposte agli Archivi & Museo della Letteratura di Bruxelles dei contatti del giovane Sempoux con il poeta italiano, tra cui un prezioso manoscritto autografo, di sei pagine, inviatogli dallo stesso Ungaretti.

L’italianista André Sempoux è conosciuto come specialista di Dante, di Petrarca e del Tasso, ma anche di poeti e scrittori del Novecento come Giuseppe Ungaretti e Giorgio Bassani. Alla mostra al Mont des Arts, inaugurata alla presenza dello stesso André Sempoux, numerose sono state le testimonianze epistolari, di condivisione e di lavoro, tra l’italianista belga e altri esponenti della letteratura italiana come Antonio Tabucchi e Vincenzo Consolo.

Testimone sempre attento al contesto politico e sociale, André Sempoux ha, al suo attivo, numerosi articoli di critica letteraria e di testimonianza civile tra cui spiccano quelli sull’emigrazione italiana in Belgio. “Come professore e direttore di ricerca”, dice Sempoux, “ho spesso invitato i giovani nati dal mondo dell’emigrazione italiana in Belgio, a scegliere come argomento del loro lavoro conclusivo degli studi universitari, sotto un angolo linguistico o letterario, aspetti della loro terra e della cultura italiana d’origine. Penso che questo li abbia aiutati ad avere più fiducia in loro stessi e nella costruzione del loro avvenire”.

Oltre all’attività di professore di lingua e letteratura italiana, di formatore di docenti e di direttore di ricerca, André Sempoux si è imposto in questi ultimi anni come poeta e scrittore francofono di primo piano, con quattro raccolte di poesie, sessantadue tra novelle e racconti e due romanzi, in cui unisce la finzione all’autobiografia, il sapere del letterato, all’attualità politica e sociale. La cultura, la storia, l’arte e i paesaggi italiani fanno da sfondo, in filigrana, a molte delle sue opere poetiche e di finzione, da ”L’Aubier”, a “Dévoration”, a “Torquato”, a “Moi aussi je suis peintre”. Con stile lineare, essenziale e cristallino, arricchito “in poesia, come in prosa”, “da brillanti immagini allusive, ricche di significati”, “Sempoux è un maestro del non-dit”, scrive Ginette Michaux*, critica letteraria, esperta in psicoanalisi degli studi letterari, che ci fornisce, nella monografia “André Sempoux, l’écrit bref: comme givre au soleil”, numerose chiavi di lettura illuminanti dell’intera opera dell’italianista belga.

La poesia, innanzitutto, che copre i primi trentacinque anni della sua maturità, dalla raccolta giovanile “Mes provinces” a “L’Aubier” del 1996. I temi dominanti che la contraddistinguono sono l’ossessione della parte oscura dell’essere, la ricerca dell’indecifrabile e dell’impenetrabile, il culto della forma breve. L’opera in prosa ricalca e sviluppa le stesse linee tematiche con riferimenti alla storia contemporanea europea, ma anche alla cultura italiana, di cui Sempoux è profondo conoscitore. Ne sono testimonianza il romanzo “Dévoration”, molto apprezzato da Antonio Tabucchi, che lo aveva proposto alla Casa editrice Sellerio per la traduzione in italiano e la pubblicazione. Narra la vita tormentata del figlio di un collaboratore nazista durante la seconda Guerra mondiale, il suo dramma intimo e quello corale della società che lo circonda. Poi c’è “Torquato”, un romanzo ispirato alla vita errante di Torquato Tasso, a tratti profondamente autobiografico, caratterizzato da una scrittura limpida e ironica, ricca di immagini metaforiche, allusive e pregne di significati. In quest’opera, Sempoux gioca abilmente sul décalage temporale che lo separa dal Tasso, per analizzare ed esaltare l’attualità del poeta italiano. Sullo sfondo di un’Italia percorsa e vissuta tristemente dal Tasso, la realtà e la finzione, il passato di Torquato e il presente dell’autore, si incrociano e si compenetrano costantemente. “Nel 1981 avevo organizzato un convegno sull’opera di Giorgio Bassani ed è stato a partire dal suo “Romanzo di Ferrara” che mi sono appassionato e legato a questa città in cui il Tasso ha conosciuto anni di atroce prigionia. Il mio Torquato”, dice Sempoux, “è la storia di un erudito in pensione, che decide di consacrare gli ultimi anni della sua vita alla riscoperta di quello che lui chiama ‘l’amico di un altro tempo’. Effettivamente uno strano incontro avviene tra i due, tra suspense e humour .

Le opere di Sempoux, scritte nell’arco di quasi mezzo secolo, costituiscono anche una testimonianza attenta e critica del nostro tempo. Con lucidità, stile cristallino e una narrazione densa, ricca di metafore e di evocazioni poetiche, l’italianista belga ha saputo coniugare i valori dei classici, della cultura italiana e dell’Honnête Homme, all’impegno etico e civile dell’uomo del nostro tempo, facendo comunicare, attraverso un trait-d’union linguistico e letterario, due universi, quello belga e quello italiano. L’insieme dei suoi sforzi per costruire questo ponte ideale europeo è stato premiato, nel 2007, con il Prix Italiques, ricevuto ex aequo con l’italianista belga, Pierre Jodogne, professore emerito dell’Università di Liegi. Il Premio Alix Charlier-Anciaux dell’Accademia di lingua e letteratura francese del Belgio, ha coronato, nel 2009, l’insieme della sua opera.

 

Sira Miori

 

* Ginette Michaux, “André Sempoux, l’écrit bref: comme givre au soleil”, collezione letteraria “L’oeuvre en lumière”, Ed. Luce Wilquin, 2015.

 

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