Il Premio, di nuova istituzione, viene conferito a una persona di riconosciuta alta qualifica culturale, di qualsiasi nazionalità, giudicata “benemerita della lingua italiana” per aver operato in misura rilevante, direttamente o indirettamente, in qualsiasi settore di attività e di studi o con atti generosi anche in campo sociale, per la tutela, la valorizzazione e la diffusione della lingua italiana, ad esclusione di persone che operino professionalmente nel campo della ricerca o dell’insegnamento, scolastico e universitario, della lingua, della linguistica e della filologia italiana”.
Giovedì 9 maggio 2019 il Collegio degli Accademici della Crusca, riunito in seduta ordinaria, ha attribuito la prima edizione del premio internazionale “Crusca – Benemeriti della lingua italiana” alla giurista Maria Agostina Cabiddu, professoressa ordinaria di Istituzioni di diritto pubblico presso il Politecnico di Milano, che ha combattuto una serrata battaglia per mantenere vivo l’uso della lingua italiana nei corsi universitari di istruzione scientifica superiore.
Quando il Senato Accademico del Politecnico di Milano, nel dicembre 2011, deliberò a favore dell’uso esclusivo della lingua inglese nei corsi di laurea magistrale e di dottorato di ricerca, interpretando in modo anomalo la Legge 240/2010 (Legge Gelmini), Maria Agostina Cabiddu, agendo contemporaneamente sul fronte della pubblica opinione e del diritto, organizzò un Comitato di docenti che espresse ripetuti appelli avversi alla decisione del Senato Accademico e contemporaneamente si rivolse alla legge con un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Lombardia.
Ottenne così l’annullamento della delibera del Politecnico per manifesta incostituzionalità dell’abolizione della lingua italiana dai corsi di istruzione superiore. Successivamente nel 2017, dopo l’appello del Politecnico e del Ministero dell’Istruzione e dell’Università e della Ricerca, il Consiglio di Stato, pur non escludendo l’attivazione “nell’ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili di insegnamenti e forme di selezioni svolti in lingua straniera atti a rafforzare l’internazionalizzazione del sistema universitario”, censurava fermamente l’interpretazione aberrante che aveva contestualmente condotto all’esclusione dell’italiano.
I successi ottenuti ai massimi livelli del Diritto non hanno alleggerito i compiti di Maria Agostina Cabiddu perché gli organi di stampa, distorcendo il significato delle delibere della Corte e del Consiglio hanno proposto il più delle volte interpretazioni fuorvianti, dando corso all’idea che la reintroduzione dell’italiano significasse l’espulsione dell’inglese. Controbattere questa falsa immagine è l’impegno, non facile, al quale si dedica ora Maria Agostina Cabiddu.
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