Michela Vanucci da qualche tempo vive a La Spezia e ha notato che in quella zona si usa dire, ad es. "quella è una bella ragazza" "sì, la è", con l’accordo di genere del pronome neutro lo. Considerando piuttosto strana questa espressione – che non aveva mai sentito in Romagna da dove proviene – ci chiede se si tratti di una forma dialettale o se invece sia corretta anche in italiano.
È una domanda interessante? Sì, lo è (o la è?)
Siamo nell’ambito dei pronomi, in particolare dei pronomi clitici di terza persona singolare con prevalente funzione di complemento oggetto che prevedono, nei casi che vedremo, la flessione secondo il genere (la, lo). La funzione primaria insita nel pronome è quella di rinviare a qualcos’altro o presente nel discorso (e in questo caso si parla di rinvio anaforico; ad esempio: “ho preparato la relazione, ma la devo rileggere”, dove il pronome la rinvia al nome relazione citato poco prima) o inserito nel contesto situazionale (e in questo caso si parla invece di rinvio deittico; ad esempio: indicando un libro sul tavolo al mio interlocutore posso dire “me lo passi per favore?”, dove il pronome lo rinvia a un oggetto presente nel contesto, ma non citato nel discorso). Nella maggior parte dei casi l’antecedente di un pronome è un sintagma nominale e la relazione tra antecedente e pronome è quella di coreferenza, cioè l’oggetto materiale o mentale a cui si riferiscono il nome e il pronome è lo stesso. Alcuni pronomi tuttavia possono rimandare ad antecedenti di altra natura: il più versatile è il pronome lo invariabile che, proprio per questa sua invariabilità di genere, viene talvolta detto pronome neutro. Con un semplice lo si possono riprendere contenuti di intere frasi (“vedi che la tua bicicletta è rotta?”, “lo vedo”): è un po’ come un contenitore, una capsula – e infatti tecnicamente viene chiamato anche incapsulatore – che racchiude in un elemento verbale molto ridotto un intero messaggio, un nucleo informativo. La forma del pronome neutro è in italiano identica a quella del maschile e invariabile, lo, come avviene anche in toscano e in molti dialetti, sia settentrionali che meridionali.
Ci sono però dei casi in cui il neutro viene espresso con il femminile la: sempre con funzione di oggetto, in locuzioni correnti e cristallizzate del tipo “darsela a gambe”, “non me la sento”, “la sa lunga”, “non la finisce più”, “se la gode”, “me la pagherà” e molte altre; con funzione di soggetto, invece, quando si possa sottintendere cosa in espressioni presenti nel toscano popolare che hanno prodotto riflessi anche letterari: “la mi riesce nova!”, “così la va benissimo”, ma anche “La c’è la Provvidenza!” e “L’è dura, rispose il Griso, … l’è dura di ricever de’ rimproveri, dopo aver lavorato fedelmente” (Manzoni). Quest’uso del pronome la soggetto è attestato anche nell’antico lombardo e nel ligure, in particolare nella provincia di La Spezia (per esempio nelle espressioni “la neva” per ‘nevica’, “la ćèva” per ‘piove’), e questo può senz’altro aver portato, attraverso espressioni del tipo “la è così”, a un’estensione più generalizzata in presenza del verbo essere. Quando però il pronome lo (o la, nelle forme parlate appena viste) sia unito al verbo essere non ha più funzione di soggetto: può avere come antecedente un predicato nominale (che comunque è strettamente legato al soggetto e accordato con esso) e riferirsi alla proprietà da questo espresse. È proprio il caso esemplificato dal quesito che ci è stato inviato: “quella è una bella ragazza” “sì lo è”.
Se quindi lo è la forma corrente del pronome neutro per la maggior parte dei parlanti italiani, in alcune varietà parlate del settentrione – per influenza dei dialetti – si rilevano casi in cui questo lo pro-predicato (cioè sostituto di un predicato, in particolare nominale) viene flesso e assume le forme del femminile la, talvolta anche del femminile plurale le (quindi, ad esempio, “Quella ragazza è bella. Sì la è”; “quelle ragazze sono belle. Sì le sono”). Questa differenza è stata spiegata interpretando questi pronomi flessi come clitici soggetto e ipotizzando che il lo pro-predicato sia assente, forse a causa della incompatibilità tra pronome clitico soggetto e pronome clitico oggetto presente in molti dialetti quando entrambi i pronomi siano di terza persona (si veda A. Cardinaletti e N. Munaro, Italiano, italiano regionale e dialetti, p. 43 n).
Questa netta distinzione tra clitico soggetto e clitico oggetto era stata rivendicata fortemente anche dai puristi ottocenteschi che, addirittura, avevano tentato di censurare l’uso di lo con i verbi essere, parere, sembrare, divenire: oltre a sentirlo come un francesismo, contestavano il fatto che, in tali casi, il pronome si riferisce non all’intera frase, ma a una parte di essa, e per di più a una parte che ha stretti legami con il soggetto (o predicato nominale o predicativo del soggetto), mentre lo è la forma del clitico con funzione di oggetto. Ne consigliavano quindi l’omissione o il ricorso ad altri sostituti (invece che “lo sembra”, ad esempio, “sembra tale”). Questa posizione fu facilmente superata con due banali obiezioni: il tipo “lo è” è molto antico in italiano e l’uso della forma non soggettiva dei pronomi personali nella parte nominale del predicato aveva riscontro anche con altre persone del pronome (“io non sono te”, “sembra me”, ecc.).
Per approfondimenti:
A cura di Raffaella Setti
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
Piazza delle lingue: La variazione linguistica
28 ottobre 2013
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