Un lettore, che scrive dal Comasco, ci chiede per quale motivo nel Fermo e Lucia siano citate due località della Valsassina nella forma corrispondente a quella odierna Barzio e Ballabio, mentre l’edizione definitiva dei Promessi sposi riporti una diversa versione, Barsio e Balabbio, dei due toponimi.
A beneficio di tutti i lettori, sarà utile ricordare i due passi manzoniani cui si fa riferimento in relazione al sopraggiungere nel Lecchese dell’esercito dei Lanzichenecchi. Nel cap. II del tomo IV del Fermo e Lucia, secondo paragrafo, si legge:
E Agnese? Agnese si trovava mò proprio nell’intrigo. “Vengono; hanno saccheggiata Cortenova, hanno dato fuoco a Primaluna, disertato Introbbio, Pasturo, Barzio, si sono veduti a Ballabio, son qui, son qui”; così la fama andava di momento in momento crescendo e avvicinando il terrore [...].
Il cap. XXIX dei Promessi sposi nell’edizione definitiva del 1840-1842 (la “quarantana”) si apre con queste parole:
Qui, tra i poveri spaventati troviamo persone di nostra conoscenza. | Chi non ha visto don Abbondio, il giorno che si sparsero tutte in una volta le notizie della calata dell’esercito, del suo avvicinarsi, e de’ suoi portamenti, non sa bene cosa sia impiccio e spavento. Vengono; son trenta, son quaranta, son cinquanta mila; son diavoli, sono ariani, sono anticristi; hanno saccheggiato Cortenuova; han dato fuoco a Primaluna: devastano Introbbio, Pasturo, Barsio; sono arrivati a Balabbio; domani son qui: tali eran le voci che passavan di bocca in bocca; [...].
La precedente edizione del romanzo, la “ventisettana”, del 1825-1827, presenta alcune varianti, ma Barsio e Balabbio sono già in questa forma.
I toponimi citati si trovano in Valsassina, nella strada che porta da Bellano verso Lecco; in provincia di Como fino al 1992 e poi in quella neonata di Lecco, nella Lombardia nord-occidentale. Il Lecchese è proprio il territorio nel quale Alessandro Manzoni avrebbe ambientato le vicende (iniziali e non solo) del suo romanzo.
Ora, la grande maggioranza dei toponimi italiani ha subìto nel corso del tempo variazioni fonetiche e grafiche, in alcuni casi morfologiche e sintattiche, e i nostri Barzio e Ballabio non fanno eccezione. Se ne trova conferma nel Dizionario di Toponomastica Utet (la Lombardia è stata curata da Carla Marcato): «è attestato nel sec. XIII “loco Balabio” (p. 58)», «un tempo era scritto anche Barsio e Barzo» (p. 65). Se ne ha una riprova inconfutabile nella diffusione degli odierni cognomi, tra i quali incontriamo, prima di tutto, Ballabio, abbondante nella provincia di Como (Mariano Comense, Carugo, Figino Serenza, Brenna, Cabiate ecc.) e in quella di Monza e Brianza (Seregno, Giussano); ma anche, se pur rarissime, le forme Ballabi e Balabi a Rivolta d’Adda (Cremona), Brignano Gera d’Adda e Pontirolo Nuovo (Bergamo), Balabio a Milano e sparso tra Lombardia e Piemonte), Balabbio a Cisano Bergamasco e Pontida (Bergamo) e Figino Serenza (Como). Insieme a Barzio, proprio di Bellusco (Monza e Brianza), vi sono Barzo a Desio e Lissone (Monza e Brianza) nonché i tipi Barsi e Barzi, certamente poligenetici e con vari etimi, ma presenti il primo anche a Cesate e Cologno Monzese (Milano), Cesano Maderno (Monza e Brianza) e Uboldo (Varese); e il secondo a Pieve Emanuele (Milano), Paderno d’Adda (Monza e Brianza) e Pasturana (Alessandria).
Le oscillazioni dei toponimi, sia ben chiaro, possono essere dovute, nella documentazione storica, a errori di trascrizione o alla registrazione fedele delle diverse pronunce dei parlanti. La legittima perplessità del nostro lettore non dovrà però focalizzarsi sul piano cronologico; infatti: a) il cambiamento toponimico in processo di tempo non sempre è lineare, continuo, predestinato a raggiungere una certa meta; b) l’italianizzazione che ha contribuito in modo importante alla formazione del repertorio odierno può essere giunta a segnare una forte cesura con il passato in tempi diversi; c) per quel che vale l’obiezione dopo ciò che si è appena detto, tra la redazione del Fermo e Lucia e quella dell’edizione ventisettana dei Promessi sposi trascorrono molto meno di venti anni.
Sarà più utile una breve panoramica sulle rese dei toponimi nelle parlate locali. La pronuncia locale odierna di Barzio – come mi informa il glottologo Guido Borghi (Università di Genova), profondo conoscitore della toponimia lombarda – è [ba:rs], tanto a Barzio quanto a Lecco (v. anche DETI: bàrs); la pronuncia [ba:rts], ossia con l’affricata che ritroviamo nella forma italianizzata (ma sempre con caduta delle vocali finali) è propria di aree marginali.
Quanto a Balabbio la pronuncia odierna in loco è balàbi (v. DETI); al pari di Introbio (forma moderna), paese citato sia nel Fermo e Lucia sia nei Promessi sposi come Introbbio, o del non lontano comune di Canobbio nel Cantone Ticino, la grafia bb indica regolarmente la quantità breve della vocale tonica nella penultima sillaba, per una pronuncia [ba′labjo]. Ora, la quantità breve della vocale accentata in quella sede può aver indotto l’insorgenza della pronuncia [b:], ossia una labiale sonora intensa, ma solo nell’italiano regionale: in Valsassina, infatti, le occlusive foneticamente lunghe dovrebbero essere scomparse entro il XVI secolo.
Non si pensi che questo itinerario fonetico sia estraneo alle scelte del Manzoni, che difficilmente saranno state casuali. Ma non abbiamo alcuna certezza di poterle interpretare in modo inoppugnabile, anche perché non conosciamo le pronunce esatte all’epoca della redazione dei romanzi né se il Manzoni abbia voluto ricercare la resa dei toponimi due secoli prima, nel tempo in cui il romanzo si ambienta; e neppure il momento in cui Barzio e Ballabio sono diventati i toponimi ufficiali, poi stabilizzatisi in epoca postunitaria.
Possiamo però tirare in ballo una motivazione sociolinguistica e una squisitamente narrativa. La prima: il Fermo e Lucia si caratterizza per un registro molto alto (dello scritto e del fiorentino), mentre con i Promessi sposi si ha il passaggio a un registro medio; la citazione dei toponimi Barsio a Balabbio procede allora nella direzione di una maggiore precisione e verosimiglianza. La seconda: i toponimi sono messi in bocca ai personaggi, col virgolettato nel caso più antico e con un evidente discorso indiretto libero in quello più recente. È possibile che Manzoni abbia compiuto un ulteriore passo verso la riproduzione del parlato di personaggi lecchesi, magari avendo udito personalmente gente del popolo chiamare così i paesi in questione.
Enzo Caffarelli
11 dicembre 2020
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