Alcuni lettori ci chiedono “una chiara definizione della parola boicottare” anche in rapporto al significato dell’inglese boycott; altre domande vertono su boicottaggio.
Per rispondere ai diversi quesiti pervenuti sul significato, in inglese e in italiano, del verbo boicottare, sui suoi usi estensivi e sulla flessione al plurale del derivato boicottaggio, è bene partire dall’origine del vocabolo e dalla sua accezione primaria. È un caso tipico di quel processo di formazione delle parole che, riferendoci al titolo di una fondamentale ricerca di Bruno Migliorini (1908, rist. con aggiunte nel 1968), possiamo indicare con l’espressione Dal nome proprio al nome comune. Il verbo inglese to boycott (da cui derivano il francese boycotter e l’italiano boicottare), infatti, è stato coniato sul cognome del capitano inglese Charles C. Boycott (1832-1897), amministratore del latifondo di Lord Erne, nella contea di Mayo (Irlanda occidentale). Per protestare contro le inaccettabili condizioni con cui il capitano Boycott gestiva i rapporti con braccianti e fittavoli, la Irish Land League (Lega irlandese dei lavoratori della terra) organizzò nel corso del 1880 una campagna non violenta con l’obiettivo di isolarlo e indurlo alla trattativa: non solo i contadini ma l’intera popolazione della contea di Mayo interruppero i rapporti e i servizi con Boycott e la sua amministrazione. Il fatto ebbe forte eco nell’opinione pubblica inglese, anche perché lo stesso Boycott denunciò la situazione con una serie di lettere-resoconti al “Times”. L’intervento del governo inglese (che nel novembre dello stesso anno inviò un contingente militare nella contea) non impedì il licenziamento di Boycott, che dovette lasciare l’Irlanda nel dicembre 1880.
In ogni caso, in italiano (così come nei corrispettivi in inglese e francese) il significato originario di boicottare è quello di “colpire con un’azione più o meno concordata tendente a isolare individui, enti o prodotti da un consorzio o da un mercato, a fini di lotta politica, economica o commerciale”. In senso estensivo, può essere utilizzato per indicare azioni di isolamento e quindi riprovazione sulla spinta di motivazioni etiche o morali: boicottare un film, uno spettacolo, una manifestazione, ecc. Non si tratta, dunque, di “azioni attive” rivolte a “causa[re] danni ad altri” (come ipotizza la richiedente di Nervesa della Battaglia) ma iniziative di reazione, rappresaglia, ecc. in cui il danno che si intende arrecare ha il fine di colpire, impedire o punire azioni o comportamenti ritenuti deleteri, inopportuni, ingiusti.
Non rientra, invece, nei valori semantici del verbo boicottare l’espressione (richiamata nel quesito di un richiedente di Como) “sei boicottato per domani a venire con me”, che dovrebbe essere invece formulata “sei precettato a venire con me”, con riuso familiare e scherzoso del verbo giuridico-amministrativo precettare.
Domenico Proietti
22 ottobre 2019
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