Tre lettrici pongono tre dotti quesiti intorno al verbo affettare. La prima, segnalando che nell’Etica di Spinoza il verbo affettare ha la valenza tecnica di ‘suscitare affetto’ – affetto nel senso di ‘moto dell’animo’, ‘sentimento’, ‘passione’ –, chiede se sia corretto adoperare il verbo con questo particolare significato nell’italiano di oggi. La seconda chiede se sia accettabile una frase come “L’anomalia affetta il cromosoma 21”, in cui, evidentemente, il verbo affettare ha il significato di ‘colpire’. La terza lettrice chiede sostanzialmente la stessa cosa: se, cioè, il verbo in questione possa essere usato nel senso di adficere e adfici, che in latino potevano significare ‘colpire’ ed ‘essere colpito’.
A beneficio di tutti i lettori, sgomberiamo preliminarmente il campo da un possibile equivoco: l’affettare di cui ci stiamo occupando, che deriva dal latino affectare ‘desiderare con ansia’ (connesso con affectus ‘colpito’, participio perfetto di afficere ‘colpire’), non ha niente che fare col ben più concreto affettare ‘tagliare a fette’, che è un verbo denominale derivato dal nome fetta. Il primo affettare ha tre significati fondamentali: il primo è quello di ‘mostrare, esibire in modo forzato e innaturale’ (per esempio: affettare indifferenza, disinteresse, disinvoltura); il secondo è quello di ‘desiderare ardentemente’; il terzo significato, infine, è ‘colpire’ (anche nel senso di ‘contagiare’). I vocabolari storici (per esempio il GDLI) e i vocabolari dell’uso italiano contemporaneo (per esempio il GRADIT e il Treccani) informano che, mentre il primo significato è attuale e ricorrente, il secondo e il terzo sono obsoleti. Dunque, a mio avviso, adoperare il verbo affettare nel significato di ‘colpire’ è del tutto sconsigliabile: equivarrebbe, se mi si consente l’immagine, a passeggiare per una delle nostre strade indossando abiti di qualche secolo fa, e che anche qualche secolo fa non erano indossati da chiunque e non erano indossati tutti i giorni. Se ne può ammettere l’uso solo in ristretti ambiti specialistici (filosofia, medicina), nella comunicazione interna, riservata agli “addetti ai lavori”.
Giuseppe Patota
13 aprile 2021
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