Esiste in italiano il termine difettologie? Se sì, è corretto utilizzarlo quando si vuole intendere “tipologie di difetto" riferito a un prodotto o a un materiale?
Il termine difettologia è registrato nello Zingarelli (unico dizionario a dedicargli una voce) con due significati, il primo relativo alla medicina, il secondo alla tecnologia:
1. Ramo della medicina che si occupa di persone che presentano deficit mentali o sensoriali. 2. Studio dei difetti che si riscontrano nelle produzioni industriali.
Come data di prima attestazione lo Zingarelli indica il 1986. Per quanto riguarda il primo significato, relativo alla medicina, la data segnalata si spiega con la pubblicazione, proprio nel 1986, della traduzione in italiano del libro dello psicologo e pedagogista russo Lev Sëmenovic Vygotskij, intitolato, in italiano, Fondamenti di difettologia (Roma, Bulzoni, 1986).
La diffusione del secondo significato della parola risale, probabilmente, a qualche anno più tardi. Il termine compare, s. v. Prove non distruttive, nella V Appendice dell’Enciclopedia Treccani (1994), firmata da Concetto Parisi:
Dal punto di vista della difettologia, le PND possono distinguersi in controlli superficiali (quando evidenziano discontinuità e difetti superficiali) e in controlli volumetrici (quando evidenziano discontinuità all’interno dei materiali).
La ricerca negli archivi elettronici dei quotidiani dà risultati solo a partire dal 2017. Le citazioni provengono da un comunicato pubblicitario e da un annuncio di lavoro. Il primo è presente nella “Repubblica” del 29 marzo, p. 21:
NDI TEC opera principalmente in ambito regionale e nel Sud Italia con attività di formazione, consulenza ed attività di diagnostica. Opera, inoltre, sull’intero territorio nazionale, con attività di formazione ad hoc nell’ambito delle PnD e di preparazione all’esame di 3° livello per le conoscenze di base (metallurgia, difettologia, procedure PnD).
Nel secondo, nel “Giornale di Brescia” del 22 maggio dello stesso anno, p. 35 il termine è usato al plurale:
Generazione Vincente Spa ricerca un responsabile di fonderia. Si richiede: provenienza ambito fonderia automotive, ottima conoscenza difettologie fusioni di alluminio, controlli RX, etc. Scopo assunzione. Zona Ospitaletto.
La consultazione in rete testimonia l’uso frequente del plurale difettologie in ambito pubblicitario, in cui risulta addirittura più comune del singolare. Qualche esempio:
Non avere paura delle difettologie [delle] saldature per la tua azienda! Con Controls and Services di Rosignano puoi assicurarti una certificazione di bontà della saldatura, permettendoti di intervenire in tempo nella fase di lavorazione.
La preparazione e l’applicazione dello smalto – se non gestite correttamente – possono comportare la comparsa di difettologie in fase produttiva tali da compromettere il materiale sia sul piano tecnico che su quello estetico.
Una delle difettologie più comuni al cambio automatico deriva dalla scarsa manutenzione.
Mentre nella voce dell’Appendice Treccani il significato è ancora quello di ‘studio dei difetti’ (grazie al suffisso -logia, che aggiunge alla parola il valore di ‘studio’, ‘trattazione’), negli altri esempi, tutti al plurale, si è verificato un progressivo slittamento fino al valore di ‘difetti’ o ‘insieme di difetti’.
In conclusione, l’uso del plurale difettologie nel settore della produzione industriale è corretto solo quando il termine viene usato col significato di ‘studi, analisi dei difetti’. L’estensione a indicare le ‘tipologie di difetto o di difetti’ rientra in un’abitudine ormai diffusa in ambito tecnico e settoriale (favorita anche dall’uso internazionale dell’inglese defectologies). Tale abitudine ha portato al progressivo passaggio di difettologie in luogo di difetti (con numerosissimi esempi, in rete, di “difettologie delle saldature”; “difettologie nei materiali compositi in fibra di carbonio”; “difettologie alluminio” e simili). Per dare una spiegazione (non una giustificazione) dell’uso della parola più difficile in luogo di quella più facile, comune e comprensibile, bisogna collegarla alla tendenza alla tecnificazione del lessico, che, tra due termini, fa preferire sempre più spesso quello meno usuale e consueto.
Valeria Della Valle
14 marzo 2022
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