Sono arrivati vari quesiti relativi alla correttezza dell’uso di tranne, in particolare per quanto riguarda la scelta del pronome personale soggetto o oggetto quando è usato come preposizione (tranne io o tranne me?) e la necessità della presenza nella frase di un quantificatore prima della locuzione congiuntiva tranne che.
Hanno parlato tutti tranne me ( …o tranne io?)
I principali dizionari della lingua italiana (GDLI, DISC, GRADIT) attestano tranne come preposizione (impropria) con il significato di 'eccetto, fuorché, salvo' e tranne che come locuzione preposizionale e congiuntiva con il significato di 'ad eccezione di, salvo che, a meno che'. Tranne etimologicamente è un composto formato dalla seconda persona singolare del verbo trarre e dal pronome ne; oggi questa forma si è grammaticalizzata nei nuovi valori sopra indicati.
Come preposizione impropria, tranne introduce il complemento di esclusione e si usa quando regge un complemento oggetto; quando invece segue un complemento indiretto, tranne entra nella locuzione preposizionale tranne che per evitare un cumulo di preposizioni. Ecco un paio di esempi, tratti dal corpus PTLLIN: “Giuro che nessuno l’ha vista mai, giuro, tranne la mamma!” (Dino Buzzati, Sessanta racconti, 1958); “un piccolo plastico [...] che in verità non ho mai mostrato a nessuno tranne che a Rosaria e a mio figlio” (Ermanno Rea, La dimissione, 2002).
In quanto preposizione impropria, tranne non introduce il soggetto; quindi nel caso che preceda un pronome personale, bisogna usare per questo le forme toniche proprie del complemento oggetto (me, te, lui/lei, noi, voi, loro). Pertanto la forma corretta è Luigi ha salutato tutti tranne me. Tuttavia, quando il pronome personale dopo tranne corrisponde al soggetto della frase si usano a volte le forme soggetto: ecco un esempio (“Tutta Terralba venne sulla riva a vederle, tranne io che non lo sapevo”; Italo Calvino, Il visconte dimezzato, 1952); in questo contesto la scelta di io si può giustificare perché il pronome sarebbe logicamente il soggetto di venne.
Nella funzione di locuzione congiuntiva, tranne che appartiene al gruppo delle congiunzioni subordinanti esclusive (le congiunzioni subordinanti legano tra loro due proposizioni che sono poste in un rapporto di dipendenza) e introduce la proposizione eccettuativa, che esprime un’eccezione rispetto a quanto espresso nella reggente, una circostanza o evento che si interpone con ciò che è detto nella reggente. La presenza, nella frase, di un pronome indefinito come tutto/nessuno/qualcuno/alcuno è frequente, ma non è necessaria perché una frase con tranne risulti corretta.
Se ne riportano alcuni esempi tratti da opere letterarie otto-novecentesche : “Ma non scorgeva speranza di vittoria, tranne che morendo” (Domenico Ciampoli, Fiabe abruzzesi, 1880); “verrei pure io … tranne che non ci vogliate, naturalmente” (Elio Vittorini, Le donne di Messina, 1949); “Guardò la folla e non riuscì a scorgere niente di strano: tranne che forse ce ne era meno del solito” (Dino Buzzati, Sessanta racconti, 1958); “Tutto il resto è andato bene, tranne che l’altro ieri ho preso di nuovo il mal di stomaco” (Lalla Romano, Le parole tra noi leggere, 1969); “Non avevamo molto da fare, tranne che andare in perlustrazione avanti e indietro” (Vittorio Gorresio, La vita ingenua, 1980); “Tutto avrei immaginato tranne che mi prendesse sul serio” e, “abbiamo la stessa età e alle spalle più o meno la stessa trafila, tranne che lui si occupa di fluidi” (Ermanno Rea, La dimissione, 2002).
Sul piano storico, le cinque edizioni del Vocabolario della Crusca e il Tommaseo‑Bellini non attestano tranne come preposizione, locuzione preposizionale e locuzione congiuntiva, ma solo quale voce del verbo trarre. Le attestazioni di tranne con questi valori sembrano in effetti piuttosto tarde: quelle di tranne che iniziano a fine Ottocento e sono numerose in tutto l’arco del Novecento. Tra le più antiche, oltre a quella nel passo di Ciampoli sopra ricordato, si può citare la seguente: “non esiste ricordo d'avvenimenti antichi o medioevali, tranne che in simboli di sopravvivenza” (Pasquale Rossi, L’animo della folla, 1898). Si trovano esempi di tranne che anche in testi giuridici: “diritto stabilito dalla tariffa, aver copia delle deliberazioni , tranne che concernano questioni di persone” (Ordinamento del notariato e degli archivi notarili, 1913); “degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione” e “Per la formazione dei loro uffici le Regioni devono, tranne che in casi di necessità, trarre il proprio personale” (Costituzione della Repubblica Italiana, 1948).
Laura Eliseo
15 novembre 2016
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