Sono molti i lettori e le lettrici che chiedono quale sia il nome “più corretto, o quantomeno più diffuso in Italia” per indicare lo strumento usato per unire più fogli di carta con punti metallici.
“Mi passi la spillatrice?” chiede Simone alla collega, senza alzare lo sguardo dal foglio.
“La… cosa?” risponde Ludovica, con un sopracciglio sollevato.
“La spillatrice!” ribadisce lui, mimando il gesto di stringere con la mano un oggetto simile a una pinza.
“Ah, intendi la cucitrice!” corregge Laura, con la sicurezza di chi sa di avere ragione.
“Ma si chiama pinzatrice!”, interviene urlando il terzo collega dell’ufficio.
Come i protagonisti del breve dialogo approntato per questa risposta, molti italiani si saranno trovati nella condizione di far fronte ai diversi nomi per definire l’attrezzo di cancelleria minuta che unisce i fogli di carta mediante punti metallici. Quando si parla di questo oggetto, infatti, i termini più frequentemente utilizzati (spesso in modo intercambiabile) sono spillatrice, pinzatrice e cucitrice. Come vedremo, ciascuna di queste parole presenta (almeno in origine) differenze specifiche che ne caratterizzano l’uso. Per cercare di rispondere alle domande dei lettori in modo, se non esaustivo, almeno approfondito, abbiamo anzitutto realizzato un sondaggio per fare luce sulle denominazioni attuali della spillatrice/cucitrice/pinzatrice; abbiamo confrontato i risultati con le definizioni dei principali dizionari dell’uso; abbiamo infine cercato un riscontro nelle storie dei più noti produttori italiani di cancelleria.
1. L’indagine
Tra dicembre 2024 e gennaio 2025, abbiamo sottoposto un questionario a un migliaio di persone residenti in Italia, chiedendo loro il nome dell’oggetto in metallo utilizzato per fissare i fogli. Per garantire un campione rappresentativo, abbiamo cercato di mantenere un equilibrio numerico tra gli intervistati da Nord a Sud. Dall’indagine è emerso che
─ oltre il 56% degli intervistati utilizza abitualmente il termine spillatrice;
─ circa il 20% dichiara di usare pinzatrice;
─ il 9% preferisce cucitrice;
─ poco più del 5% usa graffettatrice.
La parte restante del campione dichiara di usare più termini anche alternandoli (spillatrice, cucitrice o pinzatrice). Si registrano in forme minoritarie cambrettatrice e zanchettatrice, puntatrice e punzonatrice, sparapunti e sparagraffette.
In base alle risposte e alla distribuzione geografica delle preferenze emerge quanto segue:
─ spillatrice è il termine più scelto in tutta Italia;
─ nel Centro e nel Sud è di gran lunga prevalente l’uso spillatrice, con sporadiche risposte contenenti pinzatrice e cucitrice; solo in Sardegna le risposte convergono esclusivamente su pinzatrice;
─ in Campania si registrano i casi isolati di sparagraffette e sparapunti.
Nel Nord Italia emergono differenze più marcate:
─ in Lombardia e Piemonte, pinzatrice è il termine più usato, seguito da cucitrice;
─ in Emilia-Romagna e Veneto, molti intervistati dichiarano di usare pinzatrice o graffettatrice (con un solo caso di graffatrice), in molti casi anche alternandoli;
─ nel Nord-Est, seppur in pochissimi casi, sono stati indicati cambrettatrice e zanchettatrice;
─ in Piemonte è stato registrato un caso isolato di suturatrice;
─ in alcune zone del Nord sono emersi pochi casi di puntatrice e punzonatrice.
2. La spillatrice e le altre: quali le differenze?
I nomi appena visti, seppur usati in modo intercambiabile nelle risposte di alcuni intervistati, non sono perfettamente sinonimi tra loro ma ognuno di essi, come vedremo, nasce per vari scopi. I dizionari consultati sono stati soprattutto GRADIT, Devoto-Oli 2024, Sabatini-Coletti 2024, Zingarelli 2025, Vocabolario Treccani online.
Pinzatrice
I dizionari dell’uso confermano che il termine è principalmente impiegato per indicare l’attrezzo da scrivania che unisce fogli con punti metallici, ma con alcune differenze. Il Devoto-Oli sottolinea l’origine della parola legata alla forma dello strumento (a pinza) mentre il Vocabolario Treccani ne rimarca l’uso regionale. In GRADIT e Treccani, inoltre, il primo significato mette in evidenza l’accezione tecnica legata all’industria tessile: la pinzatrice, femminile di pinzatore, è l’operaia addetta alla pinzatura manuale.
La parola deriva dal verbo pinzare, attestato in italiano dal Settecento, in Toscana, con il significato di ‘pizzicare’ ma anche ‘pungere’; sarebbe un calco del francese pincer che ha il duplice valore di ‘pizzicare’ e ‘stringere’. Il verbo pinzare si è tecnificato anzitutto in àmbito tessile come ‘eseguire la pinzatura, ossia rifinire un tessuto’ (cfr. Zingarelli 2025). Pinzatrice è dunque un nome deverbale e l’oggetto usato per fissare i fogli sembrerebbe essere stato chiamato così per la sua somiglianza alla pinza, ossia all’attrezzo costituito da due branche d’acciaio usato per stringere, afferrare o strappare.
Dai principali motori di ricerca di internet si ricava inoltre che, a differenza della spillatrice, che non sembra avere altri usi se non quello di unire i fogli, la pinzatrice può essere industriale o da falegnameria e adopera punti metallici molto resistenti per fissare tessuti e legno.
Cucitrice
I dizionari consultati registrano che cucitrice ha anzitutto un significato tecnico legato all’industria della cucitura e alla legatoria e che, come seconda accezione, può anche indicare l’attrezzo per unire fogli con punti metallici, spesso usato come sinonimo di spillatrice e pinzatrice.
A partire dall’Ottocento infatti, cucitrice ha indicato, oltre alla professione di ‘colei che cuce’, anche il grande macchinario che rilega insieme fogli o altri materiali mediante un punto di cucitura meccanico e non metallico. La diffusione della parola come ‘attrezzo per fissare fogli con un punto metallico’ si deve probabilmente all’estensione di significato delle cucitrici usate nelle tipografie. Questa è, per esempio, la storia di Buffetti, uno dei marchi italiani più noti per la produzione di cucitrici: una storia iniziata nel 1852, quando Luigi Buffetti avviò a Rovigo la tipografia che portava il suo nome. Successivamente la tipografia si specializzò nell’editoria legata alla produzione di modulistica finanziaria e burocratica e fece uso delle grandi cucitrici professionali per rilegare i moduli; solo nella seconda metà del Novecento l’azienda cominciò a produrre cucitrici con due branche di metallo per fissare manualmente i fogli e che per questo furono chiamate cucitrici a pinza. Per l’Italia, tuttavia, sembrerebbe che il primato della realizzazione delle prime cucitrici italiane si debba al marchio Maestri, che realizzò a Milano, nel 1939, la Cucitrice Parva: parva ossia ‘piccola’ proprio perché la cucitrice si presentava come un oggetto maneggevole e portatile rispetto ai grandi macchinari delle tipografie. A quella del marchio Maestri seguì la cucitriceZenith 548, prodotta nel 1948 a Voghera nelle fabbriche della Balma, Capoduri & C. (per le storie dei marchi si vedano buffetti.it, romeomaestri.it, zenith.it).
Spillatrice
I dizionari confermano che spillatrice è sinonimo di cucitrice e viene riconosciuto come termine adeguato per indicare l’attrezzo che unisce i fogli con punti metallici, anche se il solo GRADIT lo classifica come tecnicismo e nel primo significato rinvia a spillatore, di cui si dirà a breve. Il termine dunque è associato, sin dalla sua comparsa nella lingua italiana, allo strumento manuale (oggi anche elettrico) che utilizza punti metallici per unire insieme fogli di carta. È registrato nei dizionari dell’uso come sostantivo femminile derivato dal verbo spillare ‘unire fogli di carta mediante spilli o punti metallici’. Dal GRADIT e dallo Zingarelli 2025 si ricava il 1960 quale data dell’introduzione nella lingua italiana sia di spillatrice sia del verbo spillare. Il termine si trova nelle locuzioni spillatrice da tavolo, differente dalla comune spillatrice a pinza che invece si tiene in mano; spillatrice elettrica, impiegata negli uffici per un volume elevato di documenti da unire; spillatrice a braccio lungo, utile per impieghi commerciali, come il confezionamento di sacchetti di carta.
E la birra? Alcuni intervistati meridionali hanno commentato nel questionario che, dopo essersi trasferiti in Emilia-Romagna, hanno ricevuto il suggerimento di usare il termine pinzatrice anziché spillatrice, perché quest’ultima indicherebbe l’apparecchio che eroga birra alla spina. In realtà la denominazione per i due oggetti (lo strumento per fissare i punti e l’erogatore della birra) è la stessa. Entrambi derivano dal verbo spillare che, nei dizionari dell’uso, è riportato con due diverse accezioni:
spillare¹: ‘unire fogli di carta mediante spilli o punti metallici’;
spillare²: ‘attingere vino (o birra) da un contenitore, facendolo uscire da un foro apposito’ (il significato più antico risalente al XII secolo è ‘forare una botte con un ferro sottile e aguzzo per trarne il vino’, cfr. TLIO).
L’origine di tutti e due i verbi risale alla parola spilla, a sua volta derivata dal latino spinŭla (‘piccola spina’). Il termine spilla era già presente nell’italiano del Trecento con il significato di ‘sottile asticella di metallo con un’estremità acuminata e l’altra munita di capocchia, usata per appuntare tessuti’ (cfr. TLIO). Dunque, sia spillare sia spillatrice condividono l’idea di un’azione compiuta con un elemento appuntito e perforante:
─ nel caso della cancelleria, per unire fogli attraverso punti metallici;
─ nel caso della birra (ma in origine del vino), per far uscire il liquido.
L’uso di spillare e spillatrice nel contesto della cancelleria si diffonde negli anni Sessanta. È degli anni Sessanta anche l’introduzione di spillatrice intesa come erogatore di birra che è entrata in concorrenza, soprattutto nel Nord Italia, con il maschile spillatore. Già impiegata per l’erogazione del vino e attestato in italiano sin da metà Ottocento, la parola spillatore è usata ancora oggi dai produttori e dai venditori di erogatori di birra e di vino.
Graffettatrice / graffatrice
Come si è detto, il termine è usato nell’Italia del Nord e deriva da graffetta, che, nei dizionari consultati, può indicare sia il ‘punto metallico’ per fissare i fogli o suturare le ferite in medicina, sia il ‘fermaglio di metallo per tenere uniti fogli di carta’ (cfr. Sabatini-Coletti 2024, Zingarelli 2025). Si alterna a graffatrice, derivato da graffa, ‘la piccola lamina metallica, curvata a forma di U, usata per l’unione stabile di due parti di un imballaggio’ (Zingarelli 2025). Graffettatrice non è presente nel Vocabolario Treccani online, mentre è dato come sinonimo di spillatrice, anche se in contesti familiari e dunque non formali, sia nel Devoto-Oli 2024, sia nello Zingarelli 2025. Se si cerca graffatrice/graffettatrice sul motore di ricerca Google, infatti, le prime immagini non rinviano alla spillatrice ma a uno strumento più robusto e professionale per imballaggi o per fissare materiali diversi: per questo motivo il Sabatini-Coletti 2024 (che è l’unico a documentarlo) ha come primo significato per graffettatrice ‘macchina che esegue automaticamente la graffatura delle lamiere’; analogo valore registra il Devoto-Oli per graffatrice/aggraffatrice. Sia graffatrice sia graffettatrice, anche se usati in contesti informali e familiari per indicare la spillatrice, sono impiegati in realtà in ambito industriale o artigianale e hanno dimensioni più grandi rispetto all’arnese per fissare fogli di carta. A questa stessa categoria di strumenti industriali vanno ricondotti anche gli altri termini emersi dalle risposte sporadiche nella nostra indagine: cambrettatrice e zanchettatrice, puntatrice e punzonatrice, sparapunti e sparagraffette.
E le ricariche? Nel questionario abbiamo anche chiesto agli intervistati il nome della piccola lamina metallica a forma di U utilizzata per unire i fogli. Le risposte, fornite quasi sempre al plurale, hanno mostrato una notevole varietà, senza differenze significative tra Nord e Sud. Un piccolo gruppo di intervistati ha dichiarato di non conoscere un nome specifico o ha usato espressioni generiche come blocco di spilline, carica o ricarica per/della spillatrice (o pinzatrice), ricarica spillette, ricarica di graffette per cucitrice e, in due casi isolati, cartuccia e risma di spilli. Un altro gruppo, anch’esso ristretto, ha indicato termini più peculiari, tra cui: cambrette, usato non solo da chi chiama lo strumento cambrettatrice, ma anche in riferimento a cucitrice e puntatrice; ciappatrici, ciappette, fermacarte, ganci di metallo (o ganci metallici), pinze, pinzette, zanchette, termine riferito esclusivamente alla zanchettatrice. Tuttavia le riposte più frequenti sono state le seguenti:
3. Quale sostantivo preferire?
Non esiste un unico nome “giusto” in italiano per definire l’oggetto con cui i fogli sono uniti insieme mediante un punto metallico, ma dall’osservazione dell’uso comune e delle definizioni dei dizionari emergono alcune considerazioni che possono guidare la scelta dei lettori.
Spillatrice è senz’altro il nome più utilizzato in tutta Italia ed è il riferimento principale nel linguaggio quotidiano, specialmente negli uffici e nelle scuole.
Sebbene cucitrice abbia un impiego più limitato e circoscritto nella lingua parlata, compare più frequentemente sulle confezioni commerciali (il nome spillatrice compare solo nei prodotti di importazione e quindi nelle recenti traduzioni) e nei dizionari ha un’accezione più formale.
Pinzatrice è un termine diffuso prevalentemente nel Nord Italia, in particolare in Lombardia e Piemonte, e può essere considerato un regionalismo. Il suo uso è giustificato dall’associazione con la forma dello strumento che ricorda una pinza, ma resta geograficamente circoscritto.
Gli altri termini, come graffettatrice, cambrettatrice e zanchettatrice, sparapunti ecc. sono decisamente minoritari e sono utilizzati solo in contesti familiari o professionali.
Alla luce di queste considerazioni, la scelta più adeguata sembrerebbe ricadere su spillatrice, in quanto è il termine che meglio rispecchia l’uso reale e che garantisce la massima comprensibilità su tutto il territorio nazionale. Tuttavia, in contesti molto formali, si potrebbe preferire cucitrice, che, pur essendo meno utilizzata dagli italiani, sembra mantenere nei dizionari dell’uso un’accezione più tecnica e “istituzionale”.
Rosa Piro
14 aprile 2025
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