Il sig. Riccardo Caputo chiede se sia corretto utilizzare "il suffisso -genico per indicare un processo o un fenomeno che genera in modo attivo" e -genetico per "il risultato che è stato generato da un processo o da un fenomeno indicato nel prefisso".
Valore e storia dei suffissi -genico e -genetico
Per rispondere al suo dubbio sull'uso dei cosiddetti suffissoidi -genico, -genetico dovrò prima di tutto riportare le parole del prof. Massimo Fanfani che rispondeva a un lettore sul nostro semestrale La Crusca per voi.(n° 20, 2000).
"Per capire bene da dove nasca il disagio terminologico che viene avvertito in un caso come questo, bisogna avvicinare l'occhio al microscopio e cercare di mettere a fuoco la vicenda moderna del suffissoide -geno. Negli ultimi due secoli, infatti, esso ha avuto un impiego vario e rilevante in numerosi settori scientifici e da questi è penetrato perfino nella lingua di tutti i giorni, acquistando anche qui una certa produttività per coniazioni più o meno stabili, come ansiogeno, criminogeno, camorrogeno, lessicogeno, schiumogeno.
Il suffissoide moderno, com'è evidente, si modella sul suffisso aggettivale greco -(o)genés e sugli analoghi suffissi latini -(i)gena sostantivale e -(i)genus (aggettivale) che rimandano al verbo gigno 'genero, produco' o al sostantivo genus. [...] Nelle lingue classiche, a parte casi rari e isolati (ricordo l'epiteto Opigena 'che reca soccorso', attribuito dai latini a Giunione), il valore verbale del nostro elemento compositivo era sempre o intransitivo ('nato') o passivo ('generato da').
Alcuni di questi composti classici, a partire dall'epoca rinascimentale, passarono nelle lingue dell'Europa moderna, ma il modulo formativo nel suo insieme vi si abbarbicò solo alla fine del XVIII secolo, quando esso venne investito da una vera e propria rivoluzione. Allora non solo si cominciò ad usare il suffissoide -geno per nuove creazioni sconosciute al vocabolario greco-latino, ma, volendolo piegare alle esigenze di nomenclature scientifiche, non si peritò di mettere a soqquaddro la sua originaria natura.
Tutto avvenne all'interno di quella riforma razionalistica del linguaggio della chimica propugnata, nel solco delle tendenze alla chiarificazione del sapere proprie dell'Encyclopédie, da Guyton de Morveau con il Mémoire sur les dénominations chimiques del 1782. Fra i collaboratori a questo importante progetto che rinnovava di sana pianta una intera terminologia, il personaggio di maggior spicco fu Lavoisier che già nel 1779 aveva suggerito di indicare come principe acidifiant o principe oxygine l'elemento gassoso scoperto nel 1774 da Joseph Priestley [...]. Nel 1787, nella Méthode de nomenclature chimique dovuta a Guyton de Morveau, Lavoisier, Fourcroy e Berthollet, si ripropose ufficialmente la neoconiazione, ma adesso nella forma oxygène, con il significato di 'generante l'acido' e comparve per la prima volta il sostantivo parallelo hydrogène 'generante l'acqua'. Se è facile capire perché si fosse deciso di sostituire l'insolito suffisso -gine con -gène che era già presente in diversi grecismi, risulta piuttosto strano il valore attivo che, del tutto al di fuori dalla tradizione, si era attribuito all'elemento formativo. Proprio per tale nuovo valore i due neologismi furono subito aspramente criticati come malfatti, tanto che Lavoisier, nel suo trattato elementare di chimica del 1789, cercò di cavarsi d'impaccio sostenendo che il suffisso si appoggiava sul verbo greco geínomai e che un termine come hydrogène andava bene sia che lo si intendesse nel senso di 'prodotto dall'acqua', sia nel senso di 'generatore d'acqua'."
Dopo aver osservato la storia di questo termine, occorre dire che tale produttività si riflette anche sulla costellazione suffissale che ne deriva: -genico, -genia, -genesi, -genicità, -genetico e il significato prevalente sarà proprio quello attivo.
"È ovvio che in certi casi tale polisemia del suffissoide può generare confusione. Considerando, ad esempio, degli omonimi come fotogeno 'che genera luce' (organismi f.) e fotogeno 'che è dovuto all'azione della luce' (epilessia f.), neurogeno 'determinato da uno stimolo nervoso' e neurogeno 'che serve a formare tessuti nervosi' [...], ci si rende conto che l'ambiguità semantica può essere evitata solo quando venga in aiuto il contesto. Ma di solito il significato è abbastanza chiaro: talora esso viene selezionato dal primo elemento del composto; altre volte dal sostantivo, anche sottinteso, cui si accompagna l'aggettivo in geno [è, mi sembra, il caso del suo esempio nella differenza tra processo carsogenico e forma carsogenetica]; altre volte ancora dagli archetipi cui una data formazione si richiama" (sempre Fanfani su CPV).
Questa dissertazione serve a chiarire che una netta differenza tra uso attivo/passivo in -genico/-genetico non c'è e si possono riportare anche dati desunti dal dizionario elettronico Grande dizionario italiano dell'uso (diretto da Tullio De Mauro): con -genico si registrano 118 composti e 111 con -genetico tra parole mono e polirematiche. Confrontando le attestazioni tra le lettere A e C si hanno formazioni con entrambi i suffissoidi solo nei seguenti casi: andro- (nel vocabolario androgenetico rinvia ad androgenico; androgenico è detto 'di patologia causata da un eccesso di ormoni sessuali maschili'; androgeno 'che provoca la comparsa di caratteri sessuali maschili'); cheto-; cito- + genico/genetico. Molto spesso le definizioni di entrambi hanno valore attivo, talvolta passivo, ma frequentemente con -genetico si rinvia a un altro composto con -genesi (es.: "epigenetico [1887; der. di epigenesi con -ico] 1 TS [abbreviazione che sta per (termine appartenente al) linguaggio tecnico-specialistico] embriol., relativo all'epigenesi 2 TS mineral., formato per epigenesi: minerali, giacimenti epigenetici 3 TS geofis., di un vulcano o della sua attività: posteriore a formazioni o attività preesistenti 4 TS geol., sovrimposto").
Dunque non è possibile fornirle una definitiva distinzione tra i due termini e soltanto i singoli casi di formazione della parola possono chiarire le sfumature di significato determinate dalla scelta dell'uno o dell'altro prefissoide.
A cura di Mara Marzullo
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
30 maggio 2003
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