Si può presupporre la costituzione di un fondo librario di manoscritti e stampe sin dai primi anni di vita dell’Accademia, anche se di consistenza, per così dire, “oscillante”1. A supportare tale ipotesi concorrono anche alcuni documenti d’archivio, il primo dei quali risalente alla metà del 1600, che ci ragguagliano su quali fossero i libri posseduti dalla Crusca e che ci hanno aiutato nell’identificazione, quando possibile, degli incunaboli attualmente presenti in biblioteca2.
Risulta evidente che i documenti a nostra disposizione non consentono di risalire esattamente agli esemplari di riferimento: si è pertanto optato per un confronto sistematico all’interno del catalogo odierno, per individuare se gli incunaboli del fondo siano o meno identificabili con quelli menzionati nei documenti, partendo dal presupposto che la mancanza di edizioni alternative all’interno della biblioteca e precedenti alla stesura del documento deponga a favore della coincidenza con gli esemplari in esso citati. Del Pungilingua del Cavalca (Inc. 6), oltre l’incunabolo sono presenti due edizioni, una settecentesca6 e l’altra ottocentesca7, per cui l’esemplare a cui si fa riferimento nell’inventario del 1688 e che ritroviamo anche nei tre documenti successivi potrebbe essere con buona approssimazione quello regalato dal Dati.
Anche il Thesaurus pauperum di Pietro Ispano (Inc. 33), che è menzionato soltanto nella seconda lista, rimane a tutt’oggi l’unica edizione in Biblioteca, per cui anche in questo caso potrebbe trattarsi proprio dell’esemplare donato dal Buonmattei. L’unicità dell’esemplare presente in biblioteca depone anche a favore del Lexicon greco-latino (Inc. 20) per la sua identificazione con quello dell’inventario compilato dal Compagni, e ne suggerisce l’acquisizione al fondo dell’Accademia nell’arco di tempo compreso fra la stesura del secondo e quella del terzo documento. Meno definita la situazione per quanto riguarda le Prediche del Savonarola, dato che in Biblioteca è presente, in aggiunta ai due incunaboli (Inc. 19 e Inc. 38), anche un’edizione del 15448; lo stesso avviene per la Commedia di cui, oltre ai quattro incunaboli (Inc. 12, Inc. 13, Inc. 14 e Inc. 21), si ha un’edizione veneziana del 1578 dei Sessa9.
Fra le prove dirette di individuazione della provenienza di alcuni incunaboli vanno poi considerati le note di possesso e i timbri apposti nelle carte iniziali dei libri. In questo modo si individua la provenienza da conventi soppressi di un quarto degli incunaboli presenti nel fondo: Domenico Cavalca, Frutti della lingua (Inc. 9); Dante, Il Convivio (Inc. 11); Dante, la Commedia (Inc. 13, Inc. 14 e Inc. 21); Leone Magno, Sermones et Epistolae (Inc. 16); Vincentius Bellovacensis, Speculum morale (Inc. 27); Vincentius Bellovacensis, Speculum historiale (Inc. 28-29); Vincentius Bellovacensis, Speculum naturale (Inc. 30-31); Francesco Berlinghieri, Geografia (Inc. 34); Vincentius Bellovacensis, Speculum Doctrinale (Inc. 37) (10).
Note:
1) A dei libri lasciati alla Accademia dallo Stritolato si fa già riferimento in un verbale del 1592 (Arch. Cru., Diario a1, c. 182).
2) Non sono stati presi in considerazione gli inventari riguardanti manoscritti, documenti, e libri non pertinenti al fondo studiato.
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