Sono arrivate in redazione diverse domande riguardanti il verbo notiziare (e la forma notiziarvi) 'dare una notizia'; gli utenti chiedono se questo verbo esiste nella lingua italiana e quale sia il corretto ambito d’uso.
È possibile notiziare qualcuno?
Notiziare “informare, segnalare un fatto” è un verbo presente, seppur con un uso e una diffusione molto limitati, nella letteratura italiana. È un verbo denominale, ossia si è formato tramite il processo di conversione da un nome a cui è stata affissa una desinenza verbale. Questo procedimento è attivo e produttivo nella lingua italiana sin dalle sue origini (si può confrontare la risposta di Giuseppe Patota relativa al verbo soluzionare).
La maggior parte dei verbi che si formano a partire da una base nominale appartiene alla prima coniugazione (desinenza ‑are), che sembra essere oggi l’unica produttiva, specialmente in ambito burocratico; in italiano è presente anche un ridotto numero di verbi denominali appartenenti alla terza coniugazione (desinenza ‑ire), ma la sua produttività sembra essersi arrestata verso la metà del secolo scorso con rari esempi formatisi dopo gli anni Cinquanta (cfr. GROSSMANN-RAINER, p. 534).
I tratti semantici caratteristici della base (notizia) sono [- animato] e [+ concreto], in questo caso la base nominale rappresenta anche il risultato dell’evento stesso descritto dal verbo, cioè la sua manifestazione concreta.
Tra i maggiori dizionari contemporanei, registrano il verbo notiziare lo ZINGARELLI 2015, il Devoto-Oli 2009 e il GRADIT, che lo indica sia come verbo transitivo 'informare', sia come verbo intransitivo 'segnalare un fatto' e data la prima attestazione del secondo significato al 1453. Quanto alla lessicografia storica, il verbo non è presente nelle cinque edizioni del Vocabolario degli Accademici della Crusca, ma figura nel Tommaseo‑Bellini con il significato di 'dare ad altri notizia'; l’autore lo indica però come “inelegante e inutilizzato”. Infine, notiziare è attestato nel GDLI sia come intransitivo (con la specifica di antico e letterario), sia come transitivo .
Poche le attestazioni di notiziare nei testi letterari: “era uomo militare, e severo, e che bastantemente notiziato delle cose storiche e politiche” (V. Alfieri, Vita, 1804); più ampia la presenza nei testi giornalistici: “un avvisetto: ‘Ordine di servizio per i Candidolettori modenesi. In occasione arrivo a Modena del Capo notiziare dettagliatamente festeggiamenti’” (G. Guareschi, Giro d'Italia-8, in Il Candido, 1947).
Appare notevole l’uso di notiziare nell’attuale linguaggio giuridico e amministrativo, di cui si trovano numerosi esempi: “l’obbligo di notiziare al pubblico ministero immediatamente” (B. Santamaria, Le ispezioni tributarie, Giuffrè, Milano, 2008); “per notiziare gli utenti, anche in forma comparata, sui prezzi di vendita dei carburanti” (Comitato interministeriale per la programmazione economica, deliberazione del 20 luglio 2007, in S. Barbera, Carburanti. Fisco, contabilità e ambiente, Maggioli editore, Santarcangelo di Romagna, 2013); “a raggiungere lo scopo di notiziare il contravventore” (R. Guariniello, Il Testo Unico Sicurezza sul lavoro commentato con la giurisprudenza, Wolters Kluwer Italia, pubblicazione on line, 2015).
Si trovano del resto esempi del verbo notiziare in testi giuridici e scientifici anche nell’Ottocento: “tutti gli abitanti della città di Lucca a notiziare dentro un determinato tempo” e “i detti Possessori dovranno notiziare la Commissione” (Bollettino officiale delle leggi e atti del governo della Repubblica lucchese, Tomo III, Domenico Marescandoli Stampatore nazionale, 1832); “terrò tal norma di notiziare in progredendo” (Annali universali di medicina compilati da Annibale Omodei, Società degli Editori degli Annali Universali delle Scienze e dell’Industria, Milano, 1835).
In conclusione, si può affermare che il verbo notiziare non costituisce un neologismo recente e che il suo impiego è certamente accettabile, anche se sembra circoscritto all’uso giuridico e dunque ha un che di burocratico, che non lo rende pienamente acclimatato nella lingua comune.
Laura Eliseo
Piazza delle lingue: Lingua e saperi Lingua e diritto
7 luglio 2017
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