Alcuni lettori si sono rivolti al servizio di Consulenza linguistica per sapere se sia corretto l’uso del possessivo con riferimento a persona in espressioni quali a differenza tua/sua/loro e simili, in luogo delle varianti regolari con di + pronome personale (a differenza di te/di lui/di loro).
Come indicato nei principali dizionari italiani dell’uso, tra cui il GRADIT, il Sabatini-Coletti e lo Zingarelli 2025, a differenza di è una locuzione preposizionale, ossia un’espressione formata dalla combinazione di due o più parole che assume funzioni e significati affini a quelli delle preposizioni vere e proprie (cfr. Jansen 2011): è il caso per es. di davanti a, invece di, di fronte a, a causa di, in relazione a, e appunto a differenza di. La locuzione, che presenta la struttura canonica ‘preposizione + nome + preposizione’, è usata in italiano col valore di ‘diversamente da, contrariamente a’, per esprimere una relazione di dissimiglianza tra due o più elementi: per es. “a differenza di te, io in questi casi riesco a mantenermi calmo”, “il tempo oggi è sereno, a differenza di ieri” (Vocabolario Treccani online, s.v. differenza). Come si può desumere dal primo esempio citato, quando l’elemento assunto come termine di paragone è rappresentato da una persona, e questa non è indicata con un nome (proprio o comune), per riferirsi a essa è possibile ricorrere a un pronome personale o dimostrativo, secondo modalità ammesse dal nostro sistema grammaticale e ampiamente attestate in italiano, come rivelano le occorrenze rinvenute nel principale dizionario storico della nostra lingua, il GDLI (interrogato nella versione digitale online):
Posso però pregiarmi a differenza di costoro di aver sempre ammirato Metastasio come uno dei più sovrani poeti che sieno mai stati al mondo. (Melchiorre Cesarotti, Lettera all’Avv. Sav. Mattei, 11/6/1778, in Epistolario; cfr. GDLI, s.v. differènza, § 13)
Zoppicava come Mefistofele, ma, a differenza di costui, non sempre della stessa gamba, perché il reuma lo afferrava ora a destra ed ora a sinistra. (Italo Svevo, Una burla riuscita, “Solaria”, III, 1928, p. 22; cfr. GDLI s.v. rèuma1, § 2)
Tutti, a differenza di me, erano già in perfetta tenuta di gioco. (Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi Contini, 1962, p. 80; cfr. GDLI s.v. tenuta, § 13)
E a differenza di lei, non provo nessuna curiosità voyeuristica. (Attilio Battistini, “Men”, 9/11/1970; cfr. GDLI s.v. voyeurìstico)
L’interrogazione del dizionario non restituisce invece alcun risultato della variante oggetto dei quesiti dei lettori, che prevede l’uso di un aggettivo possessivo (mio, tuo, suo, ecc.) in luogo del sintagma formato da di + pronome personale (di me, di te, di lui, ecc.). Ne troviamo una sola occorrenza isolata nel corpus PTLLIN, che raccoglie i testi dei 60 romanzi vincitori del Premio Strega tra il 1947 e il 2006 e di altre 40 opere finaliste (e che è ora interrogabile nel sito dell’Accademia della Crusca in una versione aggiornata e ampliata con i testi degli anni 2007-2021), in un romanzo biografico della scrittrice italo-tedesca Helena Janeczek, all’interno di un passo dialogico:
E adesso Capa attendeva lo scioglimento della storia. “Un giorno che ero lì, Ophüls mi prende da parte e mi presenta a Kahn. ‘Madame Cerf, come le sarà facile capire, ha origini alsaziane d’antica stirpe rabbinica – a differenza mia, che sarei un Oppenheimer di Saarbrücken, come tanti, se non mi fossi dato un nome d'arte.’ ‘Conosco bene’ risponde Kahn, ‘andavo al mercato con mio padre’. (Helena Janeczek, La ragazza con la Leica, 2018, pp. 169-170)
Con questa sola eccezione, nel resto del corpus risulta attestata unicamente la variante regolare con pronome personale, anche nei romanzi più recenti e anche in contesti più colloquiali, come in questi passi che seguono:
E se avesse voluto, con tutto quel danaro avrebbe potuto anche lui avviare un commercio. E finirla con le Ferrovie dello stato. E fare più soldi di quanti poi ne avevano fatti i parenti di sua moglie. Solo che, borbottava, a differenza di loro lui sui quattrini ci sputava, puh, e ci pisciava, pish. (Domenico Starnone, Via Gemito, 2001, pp. 93-94)
tuttavia sono anni che, parlando di Bagnoli, dico il “mio” quartiere, e non è soltanto un modo di dire (anche se poi, al dunque, finisco spesso per prendere certe distanze, soprattutto nei miei battibecchi con Rosaria che, a differenza di me, è bagnolese-flegrea purosangue). (Ermanno Rea, La dismissione, 2002, p. 186)
Non sembrava grave, anche se adesso mi sento un idiota a non aver capito subito cosa stava succedendo. A differenza di me, che stavo qui a Milano, tranquillo, e dicevo quello che pensavo veramente, Thierry stava tutti i giorni a contatto con Boesson, e la sua megalomania deve averlo contagiato. (Sandro Veronesi, Caos calmo, 2006, p. 73)
La forma con il possessivo è invece discretamente diffusa nel linguaggio giornalistico, in cui sembra ricorrere in alternanza egualitaria con la variante con di + pronome personale, come rivelano i risultati di una ricerca della locuzione (condotta il 23/8/2024) negli archivi di due dei maggiori quotidiani nazionali, che è stata circoscritta alle prime tre persone: nell’archivio della “Repubblica” si contano infatti 68 occorrenze di “a differenza mia” e 68 di “a differenza di me”, 14 occorrenze di “a differenza tua” e 17 di “a differenza di te”, 132 occorrenze di “a differenza sua” e 49 di “a differenza di lei” e 84 di “a differenza di lui”. Numeri simili si rinvengono nell’archivio del “Corriere della Sera”, con 44 risultati di “a differenza mia” e 57 di “a differenza di me”, 2 risultati di “a differenza tua” e 5 di “a differenza di te”, 94 risultati di “a differenza sua” e 48 di “a differenza di lei” e 81 di “a differenza di lui”. L’osservazione ravvicinata delle attestazioni e della loro distribuzione nel tempo rivela tuttavia come la variante con il possessivo abbia cominciato a circolare nell’uso giornalistico solamente a partire degli anni Novanta, con occorrenze isolate all’interno di interviste o in passi che citano le parole di politici o di personalità del mondo dello spettacolo, come per es. in:
Poi, negato d’aver ricevuto alcun biglietto dal leader democristiano (“Sono una persona educata, io, a differenza sua, dunque gli avrei risposto”), e dopo aver fatto voti affinché De Mita “per il bene del Paese non riesca più a far altra carriera”, il presidente ha spostato la mira dal “piccolo boss di provincia” a Sergio Mattarella. (Marzio Breda, Cossiga, il giorno dell’ira, “Corriere della Sera”, 3/9/1991, sez. Politica, p. 7)
Come sarà strutturato il programma? “Verrà scelto un tema diverso ogni puntata. Sul tema Daria Bignardi, che a differenza mia ha grande padronanza del mezzo, usando il sistema della candid camera parlerà con gruppi di ragazzi, contattati per strada o alla stazione o a scuola. Poi la trasmissione continuerà, con me in studio, con due ospiti che si confronteranno coi ragazzi e con le loro opinioni”. (Carlo Brambilla, Sfido la tv, la userò per la cultura, “la Repubblica”, 19/1/1997, sez. Spettacoli e tv, p. 33)
Il costrutto con il possessivo si sarebbe poi diffuso in misura crescente nel corso degli anni Duemila, soprattutto nell’ultimo decennio, in cui sempre più spesso tende a essere preferito alla forma con preposizione e pronome personale, per esempio in:
Maréchal è sposata con Vincenzo Sofo che, a differenza sua, non è riuscito a essere eletto domenica. Nel 2019 era diventato eurodeputato con la Lega, prima di passare a Fratelli d’Italia. (Anais Ginori, Saga Le Pen: Marion Maréchal rompe con Zemmour e prepara il ritorno all’ovile di zia Marine, repubblica.it, 13/6/2024)
La beffa, uscendo dopo sei salti senza tregua né sostanza, è che il protocollo olimpico costringe Gimbo al supplizio di restare a guardare gli altri: l’erede Stefano Sottile impeccabile fino a 2,34 e infine ottimo quarto; il neozelandese Kerr e l’americano McEwen che, a differenza sua e di Barshim (bronzo) a Tokyo, non accettano l’oro ex equo, continuano a saltare, vengono respinti da 2,38, poi da regolamento comincia la progressione inversa: a 2,36 è il kiwi a imbroccare il volo giusto con le ultime forze, annettendosi lo spareggio. (Gaia Piccardi, Supplizio Tamberi, “Corriere della Sera”, 11/8/2024, p. 38)
Alla luce dei dati raccolti, possiamo ipotizzare che la variante con aggettivo possessivo, che abbiamo visto essere pressoché estranea alla lingua letteraria, si sia progressivamente diffusa nella lingua giornalistica per influsso del parlato, e che a sua volta la crescente adozione del costrutto nella lingua giornalistica ne abbia incrementato negli ultimi decenni la circolazione nell’uso comune, sebbene una ricerca in Google libri Italia riveli attestazioni isolate del costrutto già tra Otto e Novecento, in pubblicazioni saggistiche di argomento vario (economia, giurisprudenza, sociologia, medicina). La discreta fortuna del costrutto, soprattutto nell’uso parlato, nei giornali e in rete, è probabilmente da imputare alla maggiore sinteticità della variante con il solo possessivo in luogo del più ampio sintagma preposizionale formato da di + pronome; resta però da chiedersi se nella locuzione in questione il possessivo possa essere considerato un equivalente effettivo del sintagma preposizionale e il suo uso possa quindi ritenersi legittimo e corretto.
I dizionari dell’uso che registrano la locuzione non forniscono alcuna indicazione in merito alla sua possibile costruzione con il pronome personale o con l’aggettivo possessivo, nemmeno il Sabatini-Coletti, che rispetto ad altri strumenti lessicografici è di norma più ricco di informazioni di tipo sintattico su reggenze e costrutti e che, per es., per la locuzione preposizionale per il tramite di esplicita la possibilità di ricorrere al possessivo: “se il riferimento è a persona e questa non è indicata con un nome, non si ricorre al pronome ma all’aggettivo possessivo anteposto: per suo tramite” (s.v. tramite). Il Vocabolario Treccani online è invece l’unico a riportare anche alcuni esempi, uno dei quali (citato all’inizio della scheda) con il sintagma preposizionale formato da di + pronome personale, e non registra costrutti alternativi.
Anche le grammatiche non approfondiscono la questione e la maggior parte di esse si limita a elencare tipologie e significati delle principali locuzioni preposizionali, con la sola eccezione di Rizzi 1995, che dedica loro una trattazione più ampia (pp. 530-531), specificando che “la sottostruttura di + SN può essere pronominalizzata con il possessivo, che viene preposto al nome”, per es. “a confronto di Gianni > a suo confronto; per opera di Gianni > per sua opera; a danno di Gianni > a suo danno”. Come chiarito dallo studioso, si tratta tuttavia di una possibilità che non interessa tutte le locuzioni allo stesso modo: in caso di pronominalizzazione, la maggior parte delle locuzioni presenta infatti il possessivo in posizione prenominale (per es. a disposizione di > a sua disposizione, a scapito di > a suo scapito, al posto di > al suo posto), ma ve ne sono anche alcune che ammettono il possessivo sia prima sia dopo il nome (e si cita l’es. di per causa di > per sua causa/per causa sua); altre che lo ammettono solo in posizione postnominale (come a causa di > a causa sua); altre ancora che non ammettono il possessivo in alcuna posizione (e vengono citati i casi di a fin di e per via di). Non vengono però chiarite le ragioni per le quali in alcune locuzioni non sia ammessa la sostituzione dell’espressione di + pronome personale con il possessivo, né viene fatta esplicita menzione della locuzione di nostro interesse.
La ragione potrebbe essere ricercata nel valore e nelle funzioni dell’aggettivo possessivo, che non sono sempre equivalenti a quelle assunte dalla sequenza di + pronome personale: come chiarito dalle grammatiche, il possessivo ha infatti lo stesso valore di un complemento di specificazione. Questo, introdotto sempre dalla preposizione di, “fornisce una determinazione aggiuntiva al nome da cui dipende”, stabilendo una relazione che può essere di vario tipo: la più tipica è quella di proprietà (per es. la macchina di Marco e Andrea = la loro macchina), ma può essere anche di parentela (la madre di Luigi = sua madre), di dichiarazione o di specificazione vera e propria (la fuga dei nemici = la loro fuga; il lavoro di Maria = il suo lavoro; cfr. Serianni 1989, II 55). Non tutti i sintagmi introdotti da di hanno però valore di specificazione, ed è appunto il caso della locuzione a differenza di: la relazione che si instaura tra il pronome personale introdotto dalla preposizione di e il sostantivo differenza non è infatti una relazione di specificazione, bensì un rapporto di dissimiglianza, come spiegato anche in una risposta pubblicata il 3/4/2016 nella sezione “Lingua italiana, Domande e risposte” del portale Treccani.
Un’ulteriore motivazione potrebbe essere individuata nel diverso grado di cristallizzazione e di rigidità sintattica delle locuzioni preposizionali: quando il grado di cristallizzazione lessicale e sintattica è basso, la locuzione tende a presentare un significato del tutto composizionale (ossia un significato che si può desumere dalla somma dei significati dei diversi elementi che la compongono) e ad ammettere variazioni di tipo morfologico o sintattico al suo interno, come l’inserzione di un dimostrativo (per es. a proposito di > a questo proposito), di un aggettivo (per es. sulla base di > sulla solida base di), o appunto il ricorso al possessivo (per es. in assenza di Mario > in sua assenza). Tali variazioni tendono viceversa a non essere ammesse quando il livello di cristallizzazione della locuzione è elevato, ossia quando questa presenta un significato non composizionale, insieme a una struttura sintattica e a un ordine fisso degli elementi, appunto non suscettibile di variazioni: è il caso per es. della locuzione per via di ‘per causa di’, che non ammette la sostituzione con il possessivo (per via di Maria non sono potuto uscire > *per sua via), e probabilmente anche della nostra locuzione a differenza di, che assume il significato non composizionale di ‘diversamente da’.
Sulla base dei dati raccolti, possiamo quindi ritenere improprio il ricorso al possessivo all’interno della locuzione a differenza di, da evitare nella lingua standard e nei contesti formali, in cui sarà preferibile ricorrere alla variante con di + pronome personale.
Nota bibliografica:
Sara Giovine
31 gennaio 2025
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