La sig.ra P. Nuernberg ha inviato la seguente e-mail al servizio di Consulenza Linguistica dell’Accademia della Crusca: «Gentile Accademia, sono una giornalista di Milano e vorrei sottoporvi una questione che anche se può sembrare ridicola solleva un problema non da poco in materia di lingua usata dai giornalisti. Dall'11 settembre il termine evacuazione è stato usato spesso, in riferimento allo sgombero da locali, edifici e luoghi in seguito ad allarmi presunti o reali di attentati. Poiché mi è sorto il dubbio se il termine fosse giusto o meno, ho controllato sul dizionario, Zingarelli 98, e l'ho confrontato con evacuamento, che sembrerebbe più adeguato per definire lo sgombero da un locale rispetto a evacuazione, considerata invece a livello "intestinale". Potreste per favore dirmi qual è il termine giusto per sgombero e se si può considerare errato usare anche evacuazione? Vi ringrazio anticipatamente».
In passato, anche i sig.ri M. Canetta e C. Corvaja avevano posto quesiti simili.
A proposito dell'uso del termine evacuazione
La parola evacuazione è registrata nei dizionari sia nel significato di 'sgombero' che in quello "intestinale". Facendo una piccola ricerca storica, tramite lo strumento per eccellenza, vale a dire il Grande Dizionario della Lingua Italiana di Battaglia, si vede che il termine è stato usato per la prima volta da Bencivenni, in un volgarizzamento degli inizi del Trecento, nell'accezione "intestinale"; è stato invece usato nel significato di 'sgombero' per la prima volta da Machiavelli. A tal proposito va precisato che il testo di Bencivenni è rimasto inedito fino al 1998 (almeno nella sua interezza), ma è stato divulgato dal Vocabolario degli Accademici della Crusca a partire dalla prima edizione del 1612 (la parole evacuazione, ed evacuamento, sono però a lemma dalla terza edizione, del 1691, tra l'altro con un'accezione medica più generale di 'svuotamento').
Scorrendo gli esempi del Battaglia appare chiaro che il termine evacuazione nell'accezione "intestinale" è più legato al passato, mentre di recente prevale quella di 'sgombero'. In questo senso la parola è stata usata a lungo nella Seconda Guerra Mondiale quando, ahimé, simili evacuazioni erano assai frequenti, e tuttora quello di "sgombero" è il primo significato registrato nella grande maggioranza degli strumenti lessicografici di riferimento (il citato Battaglia, il Grande Dizionario dell'Uso di Tullio De Mauro, il Dizionario Italiano Sabatini Coletti, ecc.; lo Zingarelli costituisce un'eccezione in questo panorama: anche nell'edizione del 2002 continua a riportare la situazione da lei riscontrata in quella del 1998). Aggiungo come osservazione personale, anche avendo sentito altri colleghi ed amici, che oggi come oggi il termine evacuazione nel senso "intestinale" sembra avere, almeno nella lingua comune, un'accezione ironica o dissacratoria, quando non è effettivamente una strategia tabuistica per evitare formule più "pesanti".
Il termine evacuamento è sicuramente più desueto, ma di fatto sinonimo di evacuazione (con cui condivide le regole morfologiche di formazione da evacuare, con l'aggiunta dei tipici suffissi -mento e -zione). Nel Battaglia si riscontra che il termine è entrato nell'italiano prima nel senso "intestinale" (sempre con il solito Bencivenni), e soltanto dopo nel significato di 'sgombero' (con Ferrante Imperato, 1550-1625; le confesso che la citazione del Battaglia a questo proposito non mi sembra calzante: quindi la prima attestazione potrebbe essere posticipata al secondo esempio riportato: Calvino!). Non so dirle, pertanto, perché lo Zingarelli opti per una netta scelta in questa direzione per lo 'sgombero'.
Insomma, la parola evacuazione, come tante altre dell'italiano, ha semplicemente due significati diversi: la sua unica sfortuna è che uno di questi è un po' delicato, per cui possono esserci alcune perplessità in più. Pensi che l'Accademia, tanto per restare in tema, si chiama appunto "della Crusca", e che il nostro semestrale di consulenza linguistica ha il titolo di "La Crusca per voi": non è che non ci siamo accorti delle possibili e facili ironie, ma la forza del pensiero che le parole veicolano trascende anche questo. Pertanto io userei tranquillamente la parola evacuazione: difficilmente il contesto sarà ambiguo, e l'evento è sempre così drammatico che mi sembra perfino strano, oggi in particolare, che possa destare ironia.
A cura di Marco Biffi
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
24 aprile 2003
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