Abbiamo realizzato che si può usare

Chiedono diversi lettori se sia sbagliato usare il verbo realizzare nel senso di ‘capire, accorgersi, rendersi conto’, di cui correttamente ravvisano l’origine inglese.

Risposta

Il verbo realizzare è derivato dell’aggettivo reale ‘che è; che appartiene alla realtà’, e quindi ha il significato primario di ‘rendere reale’, proprio come elasticizzare significa ‘rendere elastico’ e nazionalizzare significa ‘rendere nazionale’. Questo senso primario e generale determina quelli più specifici e particolari:

1. ‘Far esistere’: realizzare un canestro in vimini, realizzare una nuova trasmissione; e quindi al riflessivo ‘diventare reale’, come in i tuoi sogni si realizzeranno.
2. ‘Portare a termine, mettere a segno’: realizzare un gol, un guadagno (anche usato assolutamente, con lo stesso senso: vendiamo a questo prezzo perché abbiamo urgenza di realizzare).
3. Al riflessivo, ‘esprimere pienamente la propria natura e le proprie aspirazioni’: io nel lavoro mi realizzo.
Come si vede, una certa flessibilità caratterizza il senso di questo verbo indipendentemente da influssi stranieri. Ma si tenga conto che il termine stesso ha origine straniera, perché formato all’inizio del XVIII secolo sul francese réaliser, come pure il derivato realizzazione, da réalisation. In inglese l’omologo to realise (nell’ortografia americana realize) ha appunto sviluppato l’ulteriore senso traslato di ‘rendere reale nella propria mente’, cioè ‘accorgersi che qualcosa è reale’. Di qui il calco semantico di cui parlano i lettori: realizzo che non mi ami più, devi realizzare che ci vuole più impegno da parte tua. Bruno Migliorini (in Lingua contemporanea, Firenze, Sansoni, 1938, p. 194) avverte che anche questo significato è passato attraverso il francese: “realizzare non più solo nel senso di ‘effettuare’ ma in quello inglese di ‘rendersi conto di’, importato sul continente dai romanzi di Bourget, e ormai diffuso largamente in Francia e da alcuni anni anche in Italia”.
Si deve riflettere che il passaggio dal senso concreto a quello mentale è comune e spesso necessario perché il lessico possa esprimere anche questo secondo ambito di realtà. Solo per fare un esempio, del resto più importante di quello che stiamo trattando, gli usi del verbo vedere non si limitano al senso di ‘percepire attraverso gli occhi’, ma si estendono a vari tipi meno fisici di presa di coscienza: non vedo i vantaggi di questa politica fiscale; vediamo un po’: chi si offre volontario?; ti ci vedo proprio, a preparare un esame in cinque giorni; non vedo l’ora di arrivare; prima di investire i miei soldi preferirei vederci chiaro; e così via. Nell’uso quotidiano questi sensi traslati di vedere non sono meno frequenti di quello letterale.
Per realizzare, il senso traslato e ricalcato su quello inglese è adoperato da tempo senza timidezze nello scritto giornalistico: “Quando ha tagliato il traguardo, ha dovuto attendere qualche secondo per realizzare che era sul podio”, “gli scienziati non realizzarono che stava per avvenire una grande eruzione vulcanica sottomarina se non poche ore prima” ("La Stampa", 1992); e del resto non ne mancano ormai le attestazioni letterarie: “d’improvviso, realizzai ch’egli aveva voluto darmi un dispiacere” (V. Pratolini, La costanza della ragione); “a un tratto realizzò che se ne stava con gli occhi inserrati, sul punto di mettersi a fare ronron come un gatto” (A. Camilleri, La gita a Tindari); “Stavo chiedendomi a quale guitto avessi dato ospitalità nei giorni precedenti quando ho realizzato che anch’io ero mascherato, poiché i baffi e la barba che portavo non erano miei” (U. Eco, Il cimitero di Praga); “Ci mise qualche secondo a realizzare che quella cosa scura che si muoveva lentamente davanti al suo naso era l'indice della mano di suo padre.” (N. Ammaniti, Come Dio comanda).
Insomma, l’uso di realizzare nel senso di ‘rendersi conto’ non è sbagliato. La prima importazione di questo verbo dal francese all’inizio del XVIII secolo causò ostilità che poi furono superate, tanto che oggi nessuno mette in discussione che faccia parte dell’italiano. Allo stesso modo, si può dire che il suo senso traslato giunto dall’inglese (sempre attraverso il francese) abbia ormai arricchito le possibilità della nostra lingua.


Edoardo Lombardi Vallauri


 

24 febbraio 2017


Agenda eventi

  Evento di Crusca

  Collaborazione di Crusca

  Evento esterno


Avvisi

Dalla parola al fumetto, dal fumetto alla parola

Avviso da Crusca

Partecipa alla realizzazione del piccolo glossario illustrato della lingua del fumetto!
Tutte le informazioni qui.

Chiusure natalizie

Avviso da Crusca

Durante il periodo natalizio gli uffici dell'Accademia resteranno chiusi il 24 e il 31 dicembre 2024.
L'Archivio resterà chiuso dal 24 al 31 dicembre 2024 compresi, la Biblioteca dal 24 dicembre 2024 al 3 gennaio 2025 compresi.

Visite all'Accademia della Crusca

Avviso da Crusca

Per concomitanza con le Feste, la visita all'Accademia della Crusca dell'ultima domenica del mese di dicembre è stata spostata al 12 gennaio 2025 (ore 11).

Vai alla sezione

Notizie dall'Accademia

Tornata accademica Giorgio Vasari: arte e lingua e Presentazione dei restauri della Villa medicea di Castello (13-14 dicembre 2024)

27 nov 2024

Progetto Le parole verdi - natura e ambiente - da Dante ai giorni nostri

12 nov 2024

CruscaScuola: Corso di formazione per i docenti a.s. 2024/2025 Leggere e comprendere i testi: riflessioni, strumenti e strategie didattiche

08 nov 2024

CruscaScuola: Un viaggio tra le parole. Il progetto per i docenti delle scuole secondarie di primo grado per l'a.s.2024/2025

08 nov 2024

L’Accademia della Crusca nomina otto nuovi Accademici

30 ott 2024

Scomparsa l'Accademica Ornella Castellani Pollidori

21 ott 2024

Dalla parola al fumetto, dal fumetto alla parola. Verso un piccolo glossario del fumetto e dell'illustrazione - Istruzioni per l’uso

16 ott 2024

L'Accademia della Crusca partecipa alla Bright Night dell'Università di Firenze

17 set 2024

Vai alla sezione