Affilato e appuntito sono sinonimi?

Sono arrivate in redazione diverse domande sull’aggettivo affilato: qual è il suo contrario? Affilato può essere sinonimo di appuntito? I denti canini dei felini sono affilati o appuntiti? L’aggettivo può riferirsi alle mani o alle dita in luogo di affusolato? Una sensibilità può dirsi affilata?

Risposta

Spesso i rapporti di sinonimia tra due parole vengono complicati dagli usi figurati che quelle stesse parole sviluppano e che si consolidano, nella lingua comune, attraverso modelli di lingua autorevoli, come la letteratura o l’italiano colto, o di grande impatto sul pubblico, come il linguaggio dei giornali e dei mezzi audiovisivi (radio, cinema, televisione e Internet). I diversi quesiti che abbiamo ricevuto sul significato e sulla intescambiabilità di affilato e appuntito appartengono a questa fattispecie poiché, se i significati propri dei due aggettivi sono ben distinti, nei contesti figurati essi appaiono invece semanticamente più vicini fino a divenire sinonimi.

Affilato è participio passato di affilare, verbo attestato in italiano fin dal XIII secolo e proveniente dal latino filum con il prefisso a(d)-. Come si legge nell’Etimologico di Alberto Nocentini, caratteristica degli eredi romanzi di fīlum è quella di avere “numerose estensioni metaforiche: il filo della schiena (da cui filetto), il filo del rasoio, il filo del discorso": allo stesso modo affilare e il suo participio passato hanno sviluppati diversi significati. Infatti, registrato nel primo Vocabolario degli Accademici della Crusca (1612) con il significato di ‘tagliente’, affilato aveva presto sviluppato il significato figurato di ‘diritto, ben fatto’ riferito, in particolare, al naso, come testimonia Giovanni Boccaccio: “Vede affilato surger l’odorante naso” (Ninfale di Ameto, 1342), nonché quello, testimoniato dagli stessi Autori della Crusca 1612, di ‘scarno, asciutto’ detto specialmente di volto (volto affilato). I contrari di affilato sono smussato e ottuso.

Appuntito, invece, ha una storia più recente. Participio passato del verbo appuntire – in concorrenza con il più antico appuntare, avente lo stesso significato di ‘rendere qualcosa aguzzo, assottigliandolo in punta’ – l’aggettivo appuntito, ossia ‘puntuto, aguzzo’, non compare in nessuna delle cinque edizioni del Vocabolario della Crusca, mentre il Dizionario della lingua italiana di Niccolò Tommaseo (Tommaseo-Bellini), che lo mette a lemma, lo associa esclusivamente al viso e al naso. Al di fuori delle fonti lessicografiche, però, appuntito è rinvenibile sin dal XVI secolo (“un lunghissimo e appuntito ferro”, Francesco Sansovino, Venetia città nobilissima e singolare, 1581 [fonte: Google libri]). I suoi contrari sono spuntato e smussato.

Affilato e appuntito sono allora sinonimi? Ebbene, guardando esclusivamente ai significati propri, dobbiamo dire di no. Appuntito rimanda a qualcosa che termina in una punta mentre affilato vale ‘tagliente’. Certo è possibile che un oggetto a punta sia anche tagliente, ma non è necessario: con un naso appuntito non possiamo tagliare nulla. Con un canino appuntito, invece, sì, specie se si tratta di cinghiale o altro animale che abbia questa parte della dentatura molto sviluppata. Dunque, con riferimento ai denti e con uso estensivo, è possibile lo scambio tra affilato e appuntito come testimonia un’attestazione antica, risalente al XIV secolo, rinvenuta nel Dittamondo (1342) di Fazio degli Uberti: “Duo denti grandi qual di leofante / Gli uscian di bocca [al cinghiale] affilati e taglienti”. Al lettore che, riferendosi alle scelte linguistiche di alcuni documentari naturalistici, ci chiedeva se fosse corretto dire “denti affilati” piuttosto che “denti appuntiti”, possiamo rispondere che lo è purché si consideri tale scambio come effetto della somiglianza dei significati estensivi delle due parole. Inoltre, occorre considerare che l’interscambiabilità dei due aggettivi, all’interno di quella particolare tipologia di programmi televisivi, potrebbe essere favorita dall’interferenza con la lingua inglese, lingua originale di molti dei documentari proposti al pubblico italiano. Infatti, in inglese l’aggettivo sharp ha sia il significato di ‘affilato’ (a sharp knife ‘un coltello affilato’) sia quello di ‘appuntito’ (a sharp stick ‘un bastone appuntito’) ed è dunque possibile che in sede di doppiaggio della voce narrante non sia stata posta la dovuta attenzione al traducente.

Oltre agli usi estensivi, affilato e appuntito hanno sviluppato anche usi figurati. Se un’unghia, un naso, un mento appuntiti rientrano negli usi propri dell’aggettivo, uno “sguardo appuntito” (Roberto Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia, 1989) sfrutta invece la sinonimia tra il significato figurato di appuntito e quello di aguzzo. Per affilato, notiamo che nel significato figurato di ‘sottile, scarno, allungato’, l’aggettivo si specializza nell’esprimere la magrezza di alcune parti del corpo, come il viso (si pensi alle “facce affilate” del Manzoni), il naso, le mani (in D’Annunzio) e le dita, divenendo, per queste ultime, un equivalente di affusolato. Nel Novecento il ventaglio metaforico di affilato si amplia: da “ombre affilate” (Anna Banti, Artemisia, 1948) a “odio affilato” (Italo Calvino, Ultimo viene il corvo, 1951), fino a “sensibilità affilata" – espressione che aveva suscitato la perplessità di un nostro lettore – in cui affilato vale ‘fine, sottile’.

Da non dimenticare, infine, che affilato possiede anche il significato figurato di ‘mordace, sottile’, ben noto ai lessici e attestato fin dal XVIII secolo, come nelle espressioni lingua affilata (Anton Maria Salvini), dilemma affilato (D’Annunzio) o parole affilate (Domenico Starnone, Via Gemito, 2001).

Manuela Manfredini

18 settembre 2023


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