Alla redazione sono giunte numerose richieste riguardo al nuovo significato assunto dal verbo tamponare (anche riflessivo, tamponarsi) in relazione alla pandemia da COVID-19. Cerchiamo di fare chiarezza.
Con lo scoppio della pandemia causata dal virus SARS-CoV-2, il verbo tamponare ha subito una rideterminazione semantica (in linguistica si parla anche di neosemia o di neologismo semantico per indicare il nuovo significato assunto da una parola già esistente). Prima del 2020, anno in cui il coronavirus ha iniziato a diffondersi, tamponare godeva già di un’ampia gamma di accezioni (tuttora vitali), che citiamo dal Devoto-Oli 2022: quella appartenente all’ambito medico di ‘cercare di bloccare una fuoriuscita di sangue con mezzi emostatici’ (es. “tamponare la ferita”), anche con uso riflessivo (es. “tamponarsi il naso con l’ovatta”); quella propria dell’ambiente calcistico di ‘frenare, bloccare i tentativi offensivi degli avversari’ (es. “tamponare l’azione d’attacco della squadra rivale”); quella riguardante il settore scientifico della chimica di ‘aggiungere un tampone a una soluzione in modo da impedirne la variazione di pH’; quelle – non appartenenti a nessun ambito specifico – di ‘chiudere provvisoriamente un’apertura per arrestare il flusso di un liquido’ (es. “tamponare una falla”); ‘porre un rimedio provvisorio a una situazione critica, arginare, contenere’ (es. “tamponare le perdite economiche”); ‘di un veicolo (o del pilota), urtare contro un altro che precede sulla stessa linea di marcia’ (es. “tamponare una macchina ferma al semaforo”). A questa lista, dobbiamo dunque aggiungere il nuovo significato, anch’esso di ambito medico (registrato anch’esso nel Devoto-Oli 2022), di ‘sottoporre al prelievo di materiale microbiologico mediante un tampone diagnostico strisciato all’interno di una cavità anatomica’ (es. “l’ospedale ha tamponato tutto il personale”).
Dal punto di vista morfologico, tamponare è un denominale assegnato alla prima coniugazione (come accade a tutti i verbi denominali o ai prestiti da altre lingue), derivato dal sostantivo tampone con il significato di ‘batuffolo asettico di cotone idrofilo fissato all’estremità di una bacchetta, usato per eseguire prelievi microbiologici all’interno di una cavità anatomica; il prelievo stesso e l’esame che si fa di tale prelievo’ (Devoto-Oli 2022; per uno studio linguistico del sostantivo si rimanda a Francesca Cialdini, Tampone, in LId’O. Lingua italiana d’oggi, 17, 2020, in stampa). In passaggi del genere, da nome a verbo o da verbo a nome, alcuni linguisti parlano di conversione, altri di “suffisso zero”.
Il verbo, nel nuovo significato, è stato oggetto di diversi studi incentrati sul lessico della pandemia (rimandiamo almeno a Daniela Pietrini, La lingua infetta. L’italiano della pandemia, Roma, Treccani, 2021, p. 14) ed è stato registrato dalle ultime edizioni di alcuni dizionari italiani (oltre al citato Devoto-Oli 2022, nello Zingarelli 2022) e dalla sezione Neologismi 2020 della Treccani. Si può, dunque, affermare che anche questa accezione di tamponare, con valore transitivo, sia entrata a tutti gli effetti nella lingua italiana.
Tuttavia, l’acclimatazione del verbo nella lingua, con il conseguente uso presso tutte le fasce della popolazione, i rivolgimenti sociali e le nuove tecniche medico-diagnostiche dovute soprattutto alla persistenza del virus, hanno portato a ulteriori sviluppi. Si è generato, infatti, un uso pronominale di tamponare (all’infinito tamponarsi), non ancora registrato dalla lessicografia, con il significato di ‘sottoporsi al tampone’, per es. Luca è risultato positivo: domani per sicurezza mi tampono anch’io. Si tratta di un verbo (mi tampono = tampono me stesso) che non ammette un altro complemento oggetto (a differenza di tamponarsi con il significato di ‘cercare di bloccare una fuoriuscita di sangue’, es. mi tampono la ferita con una garza). Tuttavia, se ragioniamo per ruoli semantici, cioè per relazioni tra argomento e verbo, l’agente (chi compie l’azione espressa dal verbo) e il paziente (chi la subisce) sono solo apparentemente coreferenziali. Infatti, l’azione del tamponare è svolta in realtà da un agente esterno (in questo caso spesso un infermiere) e non dal soggetto stesso (che è però colui che attiva l’azione di sottoporsi al tampone).
Ma c’è anche un altro possibile uso, più propriamente riflessivo, di tamponarsi, anch’esso ancora non segnalato nei dizionari, che si è sviluppato negli ultimi mesi grazie all’arrivo nelle farmacie dei cosiddetti autotest COVID-19, ossia i tamponi fai da te. In questo caso, il soggetto coincide sempre con l’oggetto dell’azione, e l’agente e il paziente sono propriamente coreferenziali. Nella frase “Prima di venire alla tua festa, mi tampono a casa”, il soggetto esegue l’azione di tamponare sé stesso, senza l’aiuto di altri “attori” sulla scena. Il significato sarebbe dunque quello di ‘sottoporre sé stessi al tampone’. Un caso analogo a tamponare/tamponarsi, appartenente sempre all’ambito della medicina, è vaccinare/vaccinarsi: vaccinare è transitivo (es. l’Italia ha vaccinato metà della popolazione), mentre il riflessivo vaccinarsi può essere usato sia con il significato di ‘sottoporsi al vaccino’ sia con quello (pur certamente meno frequente) di ‘vaccinare sé stessi in modo autonomo’ (come nel caso dei vaccini antinfluenzali). Ancora, si può usare anche la perifrasi formata da farsi con valore pronominale + tampone, ad es. vado a farmi un tampone.
Ma quando sono emersi i nuovi usi di tamponare e qual è la loro attuale diffusione? Per rispondere, occorre offrire prima alcuni dati su tamponare transitivo. Sui principali canali di diffusione (giornali, televisione e social media) il verbo compare già alla fine di febbraio del 2020, mese in cui si registravano i preoccupanti focolai di Covid di Codogno in Lombardia e di Vo’ nel Veneto. Sulla stampa un primo esempio è in un articolo di “Leggo”, in cui vengono riportate le parole di Gabriele Lodi, medico di Codogno:
“Ai medici non hanno ancora pensato o, meglio, hanno pensato – ha detto Lodi – a tamponare solo i medici che hanno avuto un contatto diretto con il paziente numero 1. Molti medici di base adesso sono in quarantena in attesa del tampone”. (Coronavirus, l’appello del medico di Codogno: «Qui i tamponi sono finiti», leggo.it, 24/2/2020)
In televisione abbiamo un esempio all’interno del programma “L’aria che tira”, andato in onda su La7. La direttrice dell’Ospedale Spallanzani di Roma, Marta Branca, ospite della trasmissione, chiarisce al pubblico che: “Per fare questi tamponi ci sono le linee guida che hanno raccomandato alcuni criteri per screenare [sottoporre a screening] le persone da tamponare” (puntata del 26/2/2020).
Sui social, invece, il primo esempio trovato su Twitter risale al 27 febbraio:
No, assolutamente.. però il virologo ha anche detto che i ceppi si sono individuati e al momento “tamponare” tutti lì non serve. Però la sostanza interessante è che non bisogna abbassare la guardia. Riaprire tutto al momento non sembra un’idea geniale. (Tweet di @valy_s, 27/2/2020)
Dagli inizi di marzo l’uso di tamponare diventa più consistente (ci limitiamo qui a tre esempi che arrivano fino alla metà del mese), e, già a fine marzo, circa un mese dopo le prime attestazioni, compare un primo approfondimento linguistico sul verbo, condotto da Licia Corbolante nel suo blog (26 marzo 2020).
in bocca al lupo, ma sarebbe meglio tamponare o mettere in quarantena tutti quelli che ha incontrato negli ultimi giorni (Tweet di @scenarieconomic, 8/3/2020)
“L’età media dei pazienti in terapia intensiva, ricoverati in condizioni critiche, è molto elevata in Italia”, ha osservato il capo dipartimento malattie infettive dell’Iss, Gianni Rezza. Sono 463 le vittime italiane per il coronavirus. “Se stratifichiamo per età i tassi di letalità” in Italia “vediamo che sono più bassi di quelli della Cina. È possibile poi che, dal momento che si vanno a tamponare le persone sintomatiche – aggiunge l’esperto – si restringe il denominatore alle persone con sintomi o ospedalizzate, e dunque il tasso di letalità della malattia sembra più alto di quello che è”. (Cristina Nadotti, Coronavirus, l’Italia diventa “zona protetta”: spostamenti vietati se non per comprovate necessità. Conte: “Non c’è più tempo”, repubblica.it, 9/3/2020)
“Sui tamponi non accettiamo lezioni da nessuno: sono quello che ha voluto tamponare tutti i cittadini di Vo’ e oggi è un ‘case history’. Li faremo anche ‘on the road’, fuori dai supermercati, al personale dei supermercati e ad altri perché più positivi troviamo, più ne isoliamo e meno diffusione abbiamo. Abbiamo fatto 29 mila tamponi, siamo la comunità che ha fatto più tamponi per milione di abitanti a livello mondiale. La Corea, di cui tanto si parla, viene dopo i veneti per numero tamponi”. (si riportano le parole di Luca Zaia, presidente della Regione Veneto; Michele Bocci, Coronavirus, Veneto: “Verranno fatti più tamponi per identificare gli asintomatici”, repubblica.it, 14/3/2020)
La parola, nonostante le perplessità iniziali da parte di alcuni (esempi 1 e 2), è ormai acclimatata e viene ancora oggi utilizzata (esempio 3):
[1] Davvero nel gergo medico si dice “le persone da tamponare”? #ctcf (Tweet di @tico_palabra, 29/3/2020, in rifermento a una puntata di “Che Tempo Che Fa” in cui Emilio Del Bono, sindaco di Brescia, dice: “Io non voglio fare polemiche, ma ho l’impressione che la possibilità di estendere la platea di quelli che sono da tamponare c’è. È che ci si è intestarditi su alcuni approcci che, a mio parere, oggi vanno superati”)
[2] Ho letto che la pandemia ha generato un nuovo modo di esprimerci. Va bene tutto però, vi prego, non “tamponare” a significar “eseguire il tampone”. (Tweet di @milu333777 del 2/5/2020)
[3] “Siamo in pandemia burocratica dei cittadini in balia di regole complicate per uscire dall’isolamento, che cambiano continuamente – protesta Giovanni Toti, presidente della Liguria – non si può continuare a questo ritmo. Il governo decida di tamponare solo i sintomatici o saremo travolti non dai malati, ma dalle cart”. (Adriana Logroscino, L’Oms: «La variante Omicron contagerà il 50% degli europei entro due mesi», corriere.it, 11/1/2022)
Per quanto riguarda tamponarsi ‘sottoporsi al tampone’ e ‘tamponare sé stessi’, sulle pagine in italiano di Google le occorrenze del verbo sono circa 28.900 (ma questi risultati comprendono anche gli altri significati). Se si effettua una ricerca incrociata, in cui tamponarsi è messo in relazione alla parola Covid, Google fornisce circa 9.790 risultati (i dati sono aggiornati al 4/4/2022). Le prime attestazioni compaiono già a marzo 2020 sul social network Twitter (ma sono piuttosto sporadiche e spesso tra virgolette):
Se sono asintomatici non gli farei una colpa. Altrimenti dovrebbero “tamponarsi” tutti. Lei stesso che scrive potrebbe essere un asintomatico...no? (Tweet di @davideriva_, 4/3/2020)
In effetti 7 giorni sono pochini: il problema poi è l’infettività. Sembra che arrivi a 20/30 giorni da alcuni studi effettuati. Dovrà anche lui “tamponarsi” per verificare la presenza della carica batterica. (Tweet di @LG_lucageronimi, 3/4/2020)
Distanziamento milady, oppure occorre “tamponarsi” in due!! (Tweet di @DanieleMondell4, 14/4/2020)
Sui giornali, l’uso pronominale ha poche occorrenze (forma ricercata “tamponarsi”): sulla “Repubblica” ci sono in totale 10 risultati (1 nel 2020, 8 nel 2021, 1 nel 2022); sul “Corriere della Sera” si hanno 4 attestazioni (3 nel 2021 e 1 nel 2022); su “Open”, invece, soltanto 3 (2 del 2021 e 1 del 2022). Qui alcuni esempi:
“TAMPONARSI” [sic] giovedì per andare alla festa sabato. Succede, secondo il Los Angeles Times, sempre più spesso in California. Dove, alla ricerca di un modo apparentemente responsabile di organizzare cene o partecipare a eventi collettivi, le persone – giovani adulti tra i 18 e i 29 anni, nella maggioranza dei casi – hanno iniziato a utilizzare i test come un lasciapassare, una patente di “negatività” che consente loro di non indossare la mascherina al ristorante, di abbracciare parenti e amici in sicurezza o di ballare cheek to cheek con sconosciuti. (Elisa Manacorda, Covid, il tampone giovedì e il sabato si va alla festa, repubblica.it, 23/11/2020)
Anche i bambini dovranno tamponarsi per i viaggi di turismo? Sì, tutti dovranno fare il tampone, ad eccezione dei bambini al di sotto dei 2 anni. (Dal pass ai ristoranti, dalle palestre ai cinema: tutte le risposte alle domande ricorrenti e ai dubbi sul decreto Covid, open.online.it, 22/4/2021)
La percentuale di militari contrari al vaccino è compresa tra il 5 e l’8 per cento, divisi tra chi preferisce tamponarsi a ciclo continuo e chi ha preferito stare a casa senza stipendio. (Stefania Chiale e Pierpaolo Lio, Vaccini, la trincea degli irriducibili, “Corriere della Sera”, 3/11/2021, p. 3)
Con ogni probabilità tutti gli esempi sopra riportati documentano l’uso pronominale di tamponare con il significato di ‘sottoporsi al tampone’. Per quanto riguarda tamponarsi ‘eseguire da soli un tampone su sé stessi’, è difficile stabilirne la reale diffusione perché non sempre è possibile capire quando viene usato in senso riflessivo. Su Twitter, possiamo ottenere alcune attestazioni sicure di questo valore se aggiungiamo alcuni elementi nelle stringhe di ricerca, come ad esempio “da solo/i”, ma sulla stampa non sembrano ancora esserci esempi:
Visto che chi ci dovrebbe tutelare non lo fà...vado in autogestione e mi tampono da solo (Tweet di @StefanoLagna, 10/4/2021)
#Zaia CE LA FA CE LA FA..MARCIA INDIETRO Tamponi fai da te? Che intende? Tamponarsi da soli a casa tra amici o al bar con caffè briosche e poi si va al lavoro? Le sue conferenze da psicopandemia ci mancheranno Gradisce un Prosecco? (Tweet di @guerrini193, 8/10/2021)
Anch’io tre dosi e primo tampone dopo 7, dato che mi sono tamponato da solo e al 6’ giorno ero ancora positivo ho aspettato il 10’ ancora positivo, adesso non so se devo aspettare di nuovo 7 giorni o posso farlo fra 2-3 (Tweet di @pizzinski, 28/1/2022)
Da ultimo, segnaliamo un termine concorrente a tamponarsi ‘tamponare sé stessi’, ossia autotamponarsi, formato col confisso auto- ‘da sé’, che, sebbene abbia poche occorrenze nelle pagine italiane di Google (40 risultati), dimostra la necessità per alcuni parlanti di avere un verbo specifico per esprimere tale azione. Ancora una volta, soltanto Twitter ci offre alcuni esempi:
#COVID-19 un kit per autotamponarsi non semplificherebbe? (Tweet di @marcospanu5, 21/4/2020)
Sembra una presa in giro. Con la difficoltà di autotamponarsi, la mancanza di affidabilità di quei tamponi e la diffidenza delle persone ad autoregolarsi, che misura è questa? Una resa vergognosa. (Tweet di @Incantatore_, 16/1/2022)
In conclusione, possiamo dire che tamponarsi ‘sottoporsi al tampone’ stia progressivamente entrando nella nostra lingua, come dimostrano gli usi sulla stampa e nel web. La possibilità di avere una forma pronominale può indicare, infatti, che il verbo è fuoriuscito dall’ambito medico specialistico e si è inserito, in seguito al frequente ricorso al tampone che la maggior parte di noi ha fatto e continua a fare nella vita di tutti i giorni, nel linguaggio comune. Discorso diverso riguarda l’altro significato di tamponarsi (e autotamponarsi) ‘tamponare sé stessi’, che sembra avere una diffusione ancora molto ridotta, anche in virtù del fatto che è stata più volte messa in discussione l’affidabilità del tampone fai da te. Molto probabilmente gli italiani preferiscono evitare di tamponarsi da soli. Tuttavia, non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, se i due usi “riflessivi” avranno la stessa fortuna di tamponare: tutto sembra dipendere dalle evoluzioni sociali e dalle misure sanitarie che verranno adottate per contrastare e limitare la pandemia.
Kevin De Vecchis
9 maggio 2022
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