La signora Laura Vecchi chiede: quale è l'origine dell'espressione fare il bastian contrario?
Bastian contrario
Il quesito è stato posto in passato da Zoilo Spinella, da Sovicille, Siena che ha scritto all'Accademia della Crusca: «Un artigiano senese mi ha rivelato che l'asta che normalmente si oppone all'interno dei portoni si chiama bastiano. Vorrei sapere se la dizione è esatta e se "bastian contrario" trae origine da questo termine». Si ripropone qui di seguito la risposta data in quell'occasione da Marco Biffi sul n. 25 della Crusca per voi», dell'ottobre 2002.
«Dietro il quesito posto dal sig. Spinella si nascondono alcuni punti di riflessione che vale la pena di approfondire almeno in parte. Per poter rispondere è infatti necessario affrontare il delicato problema dei tecnicismi di origine artigianale che, per la particolare storia linguistica del nostro paese, finiscono spesso per avere una connotazione locale. È esperienza comune che ancora oggi, quando ormai il faticoso processo di unificazione nazionale della nostra lingua può dirsi completato, vi siano numerose nicchie lessicali relative a particolari ambiti semantici che si affidano in parte o del tutto ad un repertorio regionale: basti fare l'esempio delle varie stoviglie, degli attrezzi del falegname o del muratore, ma anche di oggetti più comuni e non strettamente legati ad ambienti tradizionalmente locali (si pensi alla spillatrice, o cucitrice, o grappettatrice, con una distribuzione che riguarda sì l'ambiente sociale, ma che in larga parte dipende anche dalla regione di appartenenza del parlante).
Il gruppo dei nomi relativi a elementi della porta o del portone si trova proprio in quella zona di confine fra la terminologia artigianale e quella familiare che costituisce il terreno più fertile per la comparsa della parola locale, un terreno spesso affidato a processi metaforici o metonimici di assimilazione che finisce per determinare la creazione di parole fortemente legate all'ambiente socio-culturale di coniazione. A tutto questo va aggiunto che, per quanto riguarda i termini indicanti elementi di chiusura di porte e portoni, l'italiano dispone di un repertorio piuttosto generico: stanga, spranga, puntello, paletto; solo raramente si spinge verso termini più specifici, come chiavistello, spesso sconfinando nella regionalità, seppure toscana (e quindi in un certo senso più "italiana"), come nel caso di catorcio (registrato in molti dizionari). Non è un caso che il sig. Spinella debba ricorrere alla circonlocuzione "asta che normalmente si oppone all'interno dei portoni" per indicare l'elemento a cui intende riferirsi, dal momento che un termine tecnico specifico italiano, che non lasci ombra di dubbi, non c'è: abbiamo spranga o stanga (se ci si riferisce ad un elemento orizzontale che blocca il portone da stipite a stipite), oppure paletto (se il fermo è quello che assicura la chiusura dei battenti, o di uno dei battenti al muro e al pavimento), o infine puntello (se si pensa al ferro che punta al pavimento e al battente chiuso di un portone o di un cancello); ma tutti questi termini sono generici, tra loro interscambiabili, e, isolati dal contesto, non sono di per sé riconducibili esclusivamente alla sfera semantica della chiusura di porte e portoni. Non è strano quindi che nell'ambiente artigianale di Sovicille si sia imposto il termine bastiano per indicare il particolare elemento del portone, un fenomeno che si è verificato certamente in molte altre parti d'Italia, ricorrendo a termini diversi in base a diversi processi mentali e culturali.
Il problema dell'esattezza va quindi valutato in questa nuova prospettiva: il termine non è proprio dell'italiano (e infatti non risulta registrato nei dizionari, non solo quelli sincronici, che rispecchiano la lingua attuale, ma neanche in quelli storici, che rendono conto del repertorio completo della nostra lingua, fin dalle sue origini); ma si è funzionalizzato nel mondo artigianale locale. L'unica precisazione da aggiungere al riguardo è che del termine bastiano come 'asta di chiusura del portone' non è presente nei dizionari dialettali (tra tutti si segnala quello di Ubaldo Cagliaritano, Vocabolario senese, Firenze, Barbéra, 1975), né in quelli tecnico-artigianali. Non ve ne è traccia neanche negli atlanti linguistici, quegli strumenti cioè che ricostruiscono un mappa delle varianti regionali di un dato termine: fra questi, l'Atlante Lessicale Toscano (realizzato su CD-ROM sotto la direzione di Gabriella Giacomelli ed uscito nel 2000 presso la casa editrice Lexis Progetti Editoriali) registra il termine bastiano soltanto nel significato di 'ragazzo vivace', con una diffusione allargata un po' a tutta la Toscana (a questa accezione va aggiunta quella di 'grullo, citrullo', registrata nel Dizionario etimologico italiano di Carlo Battisti e Giovanni Alessio, sempre in ambito toscano). Quella del sig. Spinella finisce quindi per essere un'utile segnalazione per i dialettologi, che potranno approfondire l'origine e la diffusione del termine.
Per quanto riguarda l'espressione bastian contrario siamo di fronte ad un meccanismo di coniazione popolare basato sulla trasformazione da nome proprio a nome comune: il punto di partenza è certamente il nome di un uomo (Bastiano, nella forma derivata da Sebastiano con caduta della sillaba iniziale) che, per la sua attitudine ostinata ad essere contrario a tutto, diviene proverbialmente il simbolo di questo atteggiamento. La derivazione dal nome proprio è dimostrata anche dalla sporadica presenza della maiuscola iniziale, riscontrabile nell'uso e registrata in alcuni dizionari.
La prima attestazione dell'espressione bastian contrario risale al 28 febbraio 1819, in un intervento di Ludovico di Breme apparso sul numero 52 del giornale «Il Conciliatore» con il significativo titolo "Ai Signori associati al Conciliatore il compilatore Bastian-Contrario". Nel 1918 Alfredo Panzini, nella terza edizione del suo Dizionario moderno, cita l'espressione popolare e dialettale Bastiàn contrari come «detto di persona che contraddice per sistema»; e, a partire dalla settima edizione (del 1935), integra: «Bastiàn cuntrari: pop. detto nelle terre subalpine di persona che contraddice per sistema. Fu in fatti un Bastiano Contrario, malfattore e morto impiccato, il quale solamente in virtù del cognome diede origine al motto». La concomitanza dell'uso dello pseudonimo-personaggio da parte di Ludovico di Breme e l'aggiunta di Panzini spingono a collocare la nascita dell'espressione nell'Italia nord-occidentale, in particolar modo in Piemonte: lo suggeriscono anche i vocabolari del piemontese che registrano in modo pressoché costante l'espressione fin dagli inizi dell'Ottocento a fronte del silenzio riscontrato negli altri dizionari dialettali e di lingua; e lo confermano anche alcuni esempi dell'uso di bastiano citati da Bruno Migliorini nella sua monografia Dal nome proprio al nome comune (Genève, Olschki, 1927, p. 230). Ma bastian contrario (o bastiancontrario) si è diffuso nell'italiano in modo così ampio da aver perso qualunque connotazione locale e da essere anzi sottoposto a vari tentativi di appropriazione regionale (ad esempio è inserito in certe raccolte lessicali toscane e fiorentine) che hanno finito per rendere ancora più difficile la ricostruzione esatta della sua origine. Sull'identificazione del personaggio si sono fatte poi infinite ipotesi: c'è chi ha proposto il brigante sabaudo Bastian Contrario, che su incarico del Duca Carlo Emanuele di Savoia avrebbe condotto dal 1671 un'azione di disturbo nelle zone di confine con la Repubblica di Genova (un'ipotesi che valorizza l'origine piemontese); altri invece, all'interno del processo di "fiorentinizzazione" dell'espressione, pensano al pittore fiorentino Bastiano da San Gallo, a causa del suo peculiare carattere...»
7 maggio 2004
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