Moltissimi lettori ci hanno posto quesiti a proposito di benvenuto (o bentornato): sulla grafia, sull’eventuale accordo di genere e numero, sulla reggenza preposizionale.
Il numero di utenti che ha sollevato dubbi di vario tipo intorno alle parole benvenuto e bentornato (non in funzione di nomi, come in frasi del tipo “Diamo il benvenuto a tutti i presenti” o nella “In ufficio ho trovato un bel biglietto di bentornato”, ma in funzione di aggettivi usati come formule di cortesia in frasi di tono esclamativo, come per esempio “Benvenuto a Roma”, “Benvenuta tra noi”, “Bentornati a casa” e così via) è molto alto. È probabile che tanta incertezza dipenda dal fatto che, diversamente da quel che accade di solito, i vocabolari generali che descrivono l’italiano di oggi e quelli storici che raccontano l’italiano di ieri non offrono tutte le informazioni necessarie.
Proviamo dunque noi a risolvere i vari dubbi.
Primo: la grafia corretta è benvenuto o ben venuto, bentornato o ben tornato? In entrambi i casi sono ammissibili tutte e due le forme, ma il primo termine di ciascuna coppia, che presenta la grafia unita benvenuto e bentornato, è di gran lunga più frequente del secondo, e dunque suggeriamo di scegliere quello.
Secondo: le parole benvenuto e bentornato vanno concordate nel genere e nel numero con la persona o le persone a cui si rivolgono e dunque si riferiscono? La risposta è sì, perché i due termini sono composti dall’avverbio ben (da bene, con una caduta della vocale finale che la grammatica chiama “apocope” o “troncamento”) e dai participi passati dei verbi venire e tornare, che negli usi di cui ci stiamo occupando sono aggettivi a tutti gli effetti. Quindi: “Benvenuto al nuovo arrivato” e “Benvenuta alla nuova arrivata”; “Bentornati ai nostri amici” e “Bentornate alle nostre amiche”.
Terzo: da quale preposizione bisogna far precedere il nome (o il pronome) che indica il luogo presso il quale si èbenvenuti o bentornati: “Benvenuto a casa” o “Benvenuto in casa”? “Benvenuto da Mc Donald’s” o “Benvenuto a Mc Donald’s”? “Benvenuti alla nostra scuola” o “Benvenuti nella nostra scuola”? In questo terzo caso i dubbi si moltiplicano; ed è proprio su questo punto specifico che i vocabolari non danno indicazioni utili. Così stando le cose, ci sembra che la soluzione migliore sia quella di accettare le stesse reggenze preposizionali che si usano con i verbi venire e tornare, da cui benvenuto ebentornato derivano. Conseguentemente: Benvenuto a casa (e anche in casa), a Roma (ma non in Roma), in Francia (ma non a o alla Francia), negli Stati Uniti (ma non agli Stati Uniti) in o nell’albergo (ma non all’albergo, a meno che non segua il nome dell’albergo: al Baglioni, all’albergo Baglioni, all’Hotel Baglioni), nel o al ristorante (ma non dal ristorante; a meno che non segua il nome del ristorante: da Mc Donald’s), da noi (e anche fra o tra noi, ma non a noi).
Una postilla. Più di un utente ci ha chiesto un parere sulla correttezza di una formula pubblicitaria che recita: “Benvenuti alla felicità al quadrato”. In questo caso, a nostro avviso, il dubbio non è suscitato dalla preposizione usata, ma dalla parola che la segue: come si può essere “Benvenuti alla felicità”? In realtà, l’effetto di straniamento persisterebbe anche se la formula recitasse “Benvenuti nella o dalla felicità”; probabilmente è proprio questa associazione inconsueta fra benvenuti e felicità che ha contribuito al successo dello slogan.
4 dicembre 2018
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