Cancellare o scancellare? Questo il dilemma

Alcuni dei nostri lettori, da varie regioni d'Italia, ci fanno notare che nella loro esperienza scolastica il verbo scancellare è considerato erroneo, mentre in Toscana se ne fa "un uso disinvolto" e, secondo alcune fonti, "sembrerebbe corretto"; c'è anche chi suppone vi sia una "differenza" fra le due forme. A una domanda simile aveva già risposto Giovanni Nencioni sulla nostra rivista La Crusca per voi n. 15 (ottobre 1997); riproponiamo il testo di Nencioni con un piccolo aggiornamento lessicografico.

Risposta

Cancellare o scancellare? Questo il dilemma

«Sig. ra Barbara Degl'Innocenti, Firenze-Milano: Si meraviglia che nell'Italia settentrionale sia considerato erroneo l'uso di scancellare invece di cancellare. [...]

Alcuni vocabolari, anche ottimi, non degnano scancellare di un articolo proprio, ma rinviano a cancellare, dove scancellare è ricordato come forma popolare. Altri, più recenti e più accorti, lo ricordano anche come forma letteraria, di uso plurisecolare e ancora viva nella poesia di Montale. Propriamente scancellare risulta da un cancellare munito del prefisso intensivo ex. Chi vuol documentarsi della lunga e molteplice presenza di scancellare nell'uso letterario può consultare la voce dei grandi dizionari italiani Tommaseo-Bellini e "Battaglia" [GLDI ndr]. Per quanto concerne la mia esperienza non libresca, posso dire che l'ho sempre sentita, in bocca a scolari e maestri, nelle scuole toscane».

Giovanni Nencioni

La variante scancellare è registrata dalla lessicografia più recente, per quanto accompagnata da annotazioni che ne limitano l’ambito d’impiego; così è attribuita al registro familiare in GRADIT, è glossata come popolare in Devoto-Oli 2012, mentre per Sabatini-Coletti 2008 e ZINGARELLI 2013 è propria dell’uso popolare o letterario; il Vocabolario Treccani in linea la considera “forma più espressiva e popolare di cancellare” presente anche nell’uso letterario con il senso di ‘togliere, eliminare, annullare’. In quest’ultima accezione è stata usata da Capuana ("Fa male – soggiunsi involontariamente premuroso di scancellare l’impressione di quelle mie parole") e da Montale ("le luci erano a tratti Scancellate dal crescere dell’onde") [ess. riportati in Treccani].

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