Un nostro lettore ha dubbi sulla correttezza o meno di accantierare/accantieramento, e circa un’eventuale differenza semantica rispetto a cantierare/cantieramento; un altro chiede quale sia il significato di cantierabilità.
Una causa dei dubbi dei nostri lettori ha probabilmente a che vedere con il fatto che si tratta di parole tecniche di recente introduzione, il cui uso perciò non si è ancora pienamente consolidato nella lingua comune. Può aver contribuito all’incertezza dei parlanti anche il fatto che, per esprimere lo stesso concetto, si fanno concorrenza ben tre verbi, cantierare, cantierizzare e accantierare.
Trovo le prime tracce di questa famiglia di parole negli anni Ottanta del secolo scorso, in testi provenienti dall’amministrazione pubblica. Cantierabilità, di cui ci si chiede il significato, è usato nel supplemento ordinario alla “Gazzetta ufficiale” n. 136 del 18 maggio 1984, p. 5: “alla cantierabilità dei programmi”, cioè alla possibilità di dare avvio ai programmi, con indizione della gara d’appalto. Dal punto di vista morfologico, cantierabilità è il nome di qualità corrispondente all’aggettivo cantierabile, attestato ugualmente in documenti ufficiali di quegli anni. Nel materiale a mia disposizione il verbo-base, cioè cantierare, è attestato però solo un po’ più tardi:
Per prima cosa riavviare la macchina comunale e cantierare i progetti della Legge speciale per Venezia, in particolare quelli per la residenza. (“la Repubblica”, 3/12/1993, citato dal GDLI Supplemento 2009)
Appaiono negli anni Ottanta anche le prime attestazioni in documenti amministrativi del verbo cantierizzare:
La nostra battaglia è stata quella di incominciare a vedere tutte le opere che bisogna cantierizzare e quelle che ancora devono essere cantierizzate. (Rapporto della Commissione parlamentare sul fenomeno della mafia del 17/2/1987, p. 22)
Verbo seguito immediatamente dal nome d’azione corrispondente:
capannoni […] costruiti con metodi di cantierizzazione spinta. (Lloyd Rodwin, Città e pianificazione urbana, Bari, Dedalo, 1989, p. 95)
Solo pochi anni più tardi entra in scena persino un terzo verbo, accantierare:
Per tutti gli operatori è indispensabile accantierare i lavori al più presto. (Modena Comune, luglio 1995, citato in Marri 2007, s.v.)
Nella “Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana”, secondo documenti non visionabili da Internet, il verbo appare già nel 1992, e il nome d’azione corrispondente, accantieramento, nel 1991 (questi vocaboli hanno un secondo uso, più antico, nel linguaggio nautico: ‘mettere in cantiere [una nave]’).
La relativa novità di questa famiglia di parole si riflette puntualmente nella lessicografia, naturalmente con il consueto ritardo. Nessuno dei tre verbi, né alcun loro derivato, è ancora registrato nel Nuovo De Mauro, in cui gli aggiornamenti rispetto all’edizione cartacea del 2007 sono occasionali. Il Vocabolario Treccani online lemmatizza cantierare e cantierizzazione. Nel GDLI, Grande dizionario della lingua italiana dell’UTET, messo a disposizione online dall’Accademia della Crusca, entrano con il Supplemento 2009 cantierare e cantieramento, cantierizzare e cantierizzazione. L’Osservatorio neologico della lingua italiana (ONLI), disponibile in Internet, di Giovanni Adamo e Valeria Della Valle, al 3 maggio 2025 contiene cantierabile, cantierabilità e cantierare.
Si desume dagli esempi citati che la cronologia delle prime attestazioni non riflette in tutti i casi la storia derivazionale. Stando alle informazioni disponibili, cantierabilità è attestato prima di cantierabile, e cantierabile prima di cantierare, anche se la differenza è solo di pochi anni. Dovremmo dedurre da questa cronologia che cantierabile sia stato derivato direttamente da cantiere, e non dal verbo? Frenguelli (2010, pp. 432-433), nella sua analisi di cantierabile, ha effettivamente imboccato questa via inserendo l’aggettivo nella serie di aggettivi denominali in -abile formata da bancabile, camionabile, carrabile, presidenziabile, tascabile, televisionabile e viabile. Ma bisogna aver presente che al momento in cui scriveva Frenguelli il verbo cantierare non era ancora stato accolto dalla lessicografia, nemmeno dai dizionari di neologismi, ciò che lo indusse ad asserire che “non esistono verbi come […] cantierare […]”. La scelta di una derivazione denominale da parte di Frenguelli non sembra da escludere a priori, ma propenderei piuttosto a non sopravvalutare i dati cronologici, dato che i nostri termini possono aver avuto una vita nascosta più o meno lunga nel gergo amministrativo interno prima di venire a galla in documenti ufficiali.
I tre verbi cantierare, accantierare e cantierizzare illustrano i tre modi di cui dispone l’italiano per derivare un verbo da un nome. Cantierare è formato per “conversione”, come si dice in linguistica, il nome cioè è stato trasferito nella categoria del verbo direttamente, senza affisso, essendo -are una desinenza flessiva. Cantierizzare invece è formato con l’aiuto del suffisso verbale -izz(are), molto produttivo nell’italiano moderno. Il terzo verbo, accantierare, è un cosiddetto verbo “parasintetico”, formato applicando simultaneamente il prefisso a- e la conversione. Contrariamente a quanto qualcuno potrebbe pensare, accantierare non è derivato da cantierare: il prefisso a- non si aggiunge produttivamente a verbi nella lingua attuale. Per ulteriori approfondimenti sulla formazione di verbi denominali in italiano, rimando ai lavori del 2004 di Maria Grossmann e Claudio Iacobini come pure a quello recentissimo di Iacobini e De Rosa del 2024, citati nella nota bibliografica.
I tre verbi sono sinonimi perfetti, con due usi strettamente collegati, come ha già osservato De Mauro (2006, s.v.): “si cantiera o cantierizza un’opera, ma anche si cantiera o cantierizza il luogo in cui l’opera si installerà un giorno”. Del primo uso abbiamo visto esempi sopra; il secondo, dove l’oggetto diretto designa il luogo del futuro cantiere, si può illustrare con le seguenti parole del sindaco di Adelfia, che l’11 settembre 2012 ha scritto sulla sua pagina Facebook:
Subito dopo potremo avviare le procedure di gara per l’affidamento dei lavori. Posso pertanto prudentemente ipotizzare che nel termine di venti giorni si potrà di fatto cantierizzare il sito. (La storia della Sapa, Adelfiaonline.blogspot.com)
Oltre a questi due usi, i verbi si utilizzano anche occasionalmente in senso figurato, come nel seguente esempio tratto dal giornale “Il Gazzettino” del 20 settembre 2006:
Si è già messo in preventivo un carico notevole di endoscopie, dal momento che, a partire dal 2007, prenderà il via lo screening del colon e già si ‘cantierano’ trattamenti e potenziali operazioni. (GDLI Supplemento 2009, s.v. cantierare)
Qual è il significato preciso di questi verbi denominali? Nel senso in cui l’oggetto diretto è un luogo, delle parafrasi più o meno naturali sono ‘allestire, aprire o installare un cantiere’ nel luogo in questione, ‘trasformare [il luogo] in un cantiere’, oppure ‘occupare [il luogo] con un cantiere’. Quando l’oggetto diretto designa un progetto edilizio o infrastrutturale, i verbi sostituiscono invece ‘mettere, porre, trasformare in cantiere’. Scorrendo i molti esempi di verbi denominali dei lavori citati di Maria Grossmann e Claudio Iacobini, non vedo esempi che avrebbero potuto servire da modelli immediati, e questo fatto spiega forse la diversità degli esiti. Si può pensare a verbi come caramellare ‘trasformare in caramello’ o filare ‘ridurre in fili’ per la conversione, monetizzare ‘trasformare [un metallo] in moneta’ o vaporizzare ‘trasformare in vapore’ per la suffissazione, che però sono derivati da sostantivi semanticamente lontani da cantiere, mentre il possibile modello per la parasintesi è ancora più incerto (affettare, ammassare, ammucchiare?). Perciò sorprende l’affermazione di Marri (2007, s.v.) che riteneva che quello “formato più correttamente” fosse “il parasintetico accantierare”.
A Marri accantierare sembrava anche “più diffuso” di cantierare, un’intuizione chiaramente smentita dai fatti. Il motore di ricerca Google, per esempio, mostra che cantierizzare sembra essere il più usato, seguito da cantierare, mentre accantierare è raro.
Curiosamente, i numeri delle occorrenze dei verbi non sono del tutto paralleli a quelli dei nomi d’azione corrispondenti. Il predominio di cantierizzazione è ancora più pronunciato di quello di cantierizzare nel caso dei verbi, ma accantieramento sembra saldamente impiantato come sostantivo, mentre accantierare, come abbiamo visto, è il verbo di gran lunga più raro dei tre.
Troviamo una distribuzione ancora differente con i derivati in -bile, con il significato “che può essere Vato”, dove il favorito è chiaramente cantierabile, seguito da cantierizzabile e, a grande distanza, da accantierabile.
Si vede che la simmetria non è la preoccupazione principale delle lingue naturali. Non è detto che si imponga la logica morfologica della coerenza delle famiglie di parole. È perfettamente possibile che il risultato finale della concorrenza sia la costellazione cantierizzare – cantierabile – cantierizzazione. Il futuro ce lo dirà.
Nota bibliografica:
Franz Rainer
17 settembre 2025
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