Dalla pagina Facebook ci arriva questa richiesta: “Buran in russo è la tempesta di vento e neve. Il Burian in russo è l'erbaccia mentre la Buriana è un improvviso e forte temporale estivo. Negli ultimi anni Burian viene associato al vento gelido proveniente dalla Russia. […] È da considerarsi un termine corretto o no?”
Che buriana: è arrivato il buran!
L’attuale successo mediatico della meteorologia ha come conseguenza riflessa sul piano linguistico la diffusione e in qualche caso la popolarità di termini fino a ieri riservati alla cerchia degli addetti ai lavori. Per giunta, a imitazione dei costumi d’oltre oceano, è da poco invalso il vezzo di battezzare con un nome emblematico gli eventi atmosferici più rilevanti ricorrendo alla mitologia o alle altre lingue, meglio se esotiche e direttamente intraducibili.
Il caso più recente che ci si presenta è quello del russo burán, termine non del tutto nuovo alla stampa occidentale, in quanto adottato negli anni Settanta dall’Unione Sovietica per indicare il programma spaziale progettato e realizzato in competizione con quello della NASA. La sua prima registrazione in un lessico italiano si trova nel Dizionario Moderno di Alfredo Panzini (Milano, 1905), dove si fornisce anche la forma italianizzata burano e il corretto significato di ‘tempesta di neve accompagnata da vorticoso vento’, voce destinata a rimanere relegata nei dizionari speciali.
Propriamente burán o borán si riferisce alla tempesta di neve tipica della steppa ed è voce proveniente dalle lingue turche del ramo occidentale, probabilmente dal tataro di Kazan’. La motivazione ci è fornita dal ciagataico (medio turco) boraγan/buraγan ‘vortice, mulinello’, da una radice verbale che significa ‘volgere’, ‘trascinare’, forma che si conserva come borağán ‘tempesta’, ‘vortice’ nel turco ottomano.
Max Vasmer, nel Russisches etymologisches Wörterbuch (Heidelberg, 1953-58), mette in guardia contro la possibile confusione col quasi omofono búrja ‘tempesta’, che ricorre anche nel serbo-croato bura e nello sloveno burja ed è una voce di ascendenza indoeuropea derivata da una radice verbale che significa ‘mugghiare’, con connessioni remote col latino furěre ‘infuriare’. Si deve probabilmente alla confusione con questa voce la variante burian, che è del tutto immotivata.
Un caveat ulteriore si rende necessario per scongiurare l’accostamento all’italiano buriana ‘temporale’, che appartiene alla famiglia romanza discendente dal latino borĕas (dal greco boréas) ‘vento di tramontana’. Purtroppo il pasticcio è stato combinato dal Dizionario etimologico italiano di C. Battisti e G. Alessio (Firenze, 1950-57), dove buriana viene ricondotto direttamente al turco ottomano burán e burağán ‘vento turbinoso’ con richiami al russo e al serbo-croato in quanto lingue che condividono lo stesso prestito.
Questa confusione ci obbliga, a scanso di future commistioni, a ridefinire la situazione di buriana, facendo tesoro dei dati forniti dal Lessico etimologico italiano di M. Pfister e W. Schweickard (Wiesbaden, 1999, Vol. VI, coll. 1070-74).
Mentre la forma primaria boria e bora coi significati di ‘vento gelido’ e ‘burrasca’ è propria dei dialetti che si affacciano sull’Adriatico, il derivato buriana ‘temporale, burrasca’ è distribuito nel bacino del Tirreno secondo una catena continua che va da Monaco alla Sicilia e comprende la Liguria, la Versilia, la Corsica e l’Isola d’Elba. La voce è registrata nel Dizionario universale di F. D’Alberti di Villanuova (Lucca, 1797-1805) e si è depositata nella lingua letteraria col significato traslato di ‘baldoria, scompiglio, trambusto’.
L’effetto che fa un turbine di vento gelido carico di nevischio è quello di togliere la visibilità formando una nube impenetrabile e questo spiega come mai buriana ricorre nel Vocabolario di marina di S. Stratico (Milano, 1813) col significato di ‘nebbia’, significato assunto anche dal siciliano boria e dal catalano boira.
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27 febbraio 2018
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