Che nome dare ai toponimi dedicati a un personaggio illustre?

“Come si chiamano in gruppo, o si potrebbero chiamare quei comuni, tipo Caprese Michelangelo o Grizzana Morandi, che sono dedicati ufficialmente a un personaggio illustre?” è la richiesta del sindaco di Riese Pio X, che ha avuto l’iniziativa di proporre una rete di questi comuni nell’àmbito delle Case della memoria.

Risposta

L’iniziativa delle Case della memoria è lodevolissima indipendentemente dalla terminologia onomastica, dove più che la condensazione in un unico termine di un concetto vario e complesso, farebbe certamente comodo la chiarezza.
Il problema è che la comunità scientifica attraversa una lunga fase di ipertrofia terminologica, accentuatasi negli ultimi anni. Si moltiplicano, del resto, sia le iniziative di enti scientifici per produrre glossari che facciano ordine e semplifichino, condividendo e promuovendo solo scelte convincenti e condivise; sia, all’opposto, libri e articoli in cui gli autori propongono nuovi termini, perlopiù basati sulle forme di origine greca onimo e onomastico e con una base che, se greca, rischia di essere compresa solo da un ristretto pubblico di buoni conoscitori del greco antico, se latina o germanica, può ingenerare confusione linguistica e con indicatori che possono suonare ridicoli.

Ci spieghiamo con un esempio: pirgonimo è ottimamente formato ma per conoscerne il significato, ‘nome di una torre’, occorrerà ai più un dizionario di greco (in quelli italiani la parola ancora non compare). Chi invece lanciasse il termine *scuolonimo sarebbe sì compreso con facilità ma si allontanerebbe dal rigore scientifico della terminologia.

Parlando di toponimi dedicati a personaggi illustri, il che è la regola in campo odonimico (strade, piazze, viali, larghi, giardini ecc.), occorre tener presente che si tratta, in genere, di una forma composta, la prima parte della quale, quella della tradizione, nel combinarsi con l’antroponimo non subisce alcuna mutazione grammaticale, morfologica o sintattica, in quanto l’antroponimo viene semplicemente giustapposto.

Dobbiamo pertanto escludere una definizione quale deantroponimico, cioè ‘derivante da un antroponimo’, perché tale non è. Diverso è stato nel passato, in epoca antica, medievale e protomoderna, come mostra il caso di Alessandria: la città di Alessandro Magno in Egitto, la città dedicata a papa Alessandro III, capoluogo di provincia in Piemonte, i borghi di Alessandria della Rocca, da Alessandro Presti nel cui feudo sorse (e dalla chiesa di S. Maria della Rocca), nella provincia di Agrigento e di Alessandria del Carretto nel Cosentino, dal marchese Alessandro Pignone del Carretto che la fondò nel sec. XVII.

Peraltro deantroponimici potrebbero essere definiti tutti i toponimi prediali, quelli dove un suffisso, per esempio il diffuso -ano da -anus latino, accompagna un nome personale, l’antico proprietario, in genere un militare reduce di guerra al quale l’amministrazione imperiale romana affidava un terreno.

Un’alternativa terminologica potrebbe essere prosoponimo, ma il “nome della persona (o del personaggio)” indicherebbe soltanto il secondo elemento, quello celebrativo del toponimo. Più logico, allora, prosopotoponimo, che tuttavia presenta gli stessi limiti delle altre proposte per di più con una notevole pesantezza e difficoltà di pronuncia (un eptasillabo proparossitono, in cui si ripete due volte a breve distanza la sillaba po).

Un’ulteriore questione è rappresentata dall’agionimia: che dire delle centinaia di comuni che hanno per nome un santo; certamente altra origine e motivazione, e per questo confusive ai fini di una classificazione sicura. I toponimi agionimici derivano, com’è noto, perlopiù dall’esistenza di chiese, cappelle o semplici edicole attorno alle quali si è generato un culto accompagnato dalla formazione di un centro abitato. Oppure indicano la presenza di una reliquia che analogamente, e con maggior forza, ha nutrito un culto locale particolare. O ancora, specie se il nome del santo o della santa si collocano in seconda posizione, possono riflettere una scelta patronale, suggerendo l’invocazione speciale di un santo protettore. O quando si ha l’ellissi di santa/-o come nel tipo La Maddalena, presente due volte in Sardegna e almeno una in Valle d’Aosta.

Se elaboriamo una classifica di frequenza dei comuni e delle località maggiori con toponimo agionimico, sulla base dell’Annuario Generale dei comuni e delle frazioni d’Italia (TCI 1993), notiamo che dopo Maria (220 località e 21 comuni) e Pietro (43 comuni e 197 località), la terza posizione spetta a San Martino (153 località minori e 26 comuni). Dopo Giovanni (33 comuni e 152 altre località) e Lorenzo (14 e 90), nella lista figurano Sant’Antonio con 7 comuni e 79 altre località intitolate al santo di Padova (tranne quando si tratti di Sant’Antonio Abate). Dietro Andrea (8 e 77) si collocano San Nicola (16 e 68) di Myra, poi di Bari quando i suoi resti vennero trafugati da marinai italiani e portati in Puglia; San Michele Arcangelo (10 e 67), per la metafora di angelo guerriero, scelto dai Longobardi convertiti al cristianesimo; e Santo Stefano (19 e 69). Singolare il caso, nel Tarantino, del comune chiamato San Marzano di San Giuseppe. La distribuzione territoriale vede la provincia di Cosenza con 24 comuni dal toponimo agionimico, poi Torino con 20, seguita da Messina 17, da tre province campane e dal resto della Calabria – Benevento e Catanzaro (comprese però le attuali province di Vibo Valentia e Crotone) 16 comuni, Salerno 15, Avellino, Reggio Calabria 14 – e da Catania con 11.

A questi numeri, già elevati, occorre aggiungere i comuni in cui l’agionimo figura in seconda o terza posizione, come denotante accanto ai denotati più vari: Monte (14 volte più 3 Mon-: Monforte San Giorgio-Me, Monsampolo del Tronto-Ap, Monsampietro Morico-Fm), Villa (11), Castel (10) e poi Abbazia, Aci, Borgo, Chiusa, Chiusano, Città, Colle, Dusino, Mazzarrà, Mosciano, Mosso, Motta, Nave, Nughedu, Oggiona, Pieve, Poggio, Porto, Rima, Ripe, Rocca, Rocchetta, Torre, Valle, Villar per un totale di 81 comuni. Ancora più numerose, infine, sono le frazioni e le località con gli stessi denotati più un agionimo.

Un percorso più breve e meno periglioso ci conduce alla definizione di toponimo celebrativo, dove l’aggettivo, però, può teoricamente riferirsi anche a un evento bellico o di altra natura, ma in genere l’idea – prevalente – del ricordo del personaggio è trasparente.

Una semplificazione, nel novero di questa tipologia toponimica, si avrebbe prendendo in considerazione soltanto le aggiunte moderne, quelle che partono, cronologicamente parlando, dall’Unità d’Italia con Castiglione del Genovesi-Sa, San Lazzaro Alberoni-Pc, Sogliano Cavour-Le e Terranuova Bracciolini-Ar, le cui aggiunte celebrative risalgono al 1862 e proseguono nel tempo, concludendosi per il momento con Castellania Coppi-To dal 2019.

I 55 personaggi celebrati in tale arco cronologico possono suddividersi, secondo la motivazione e il rapporto con il comune celebrante, in quattro categorie. La prima è il luogo natale, che riguarda 31 casi, oltre il 56%. Ecco il dettaglio: i già citati Castiglione del Genovesi per Antonio Genovesi, filosofo ed economista e Terranuova Bracciolini per l’umanista e storico Poggio Bracciolini, cui si aggiunge nel 1863 Porto Empedocle-Ag per il filosofo presocratico e nel 1864 Roggiano Gravina-Cs per Giovanni Vincenzo Gravina, letterato e giurista. Seguono, sempre perché vi nacquero, sia pure con qualche dubbio, Ezzelino I per Romano d’Ezzelino-Vi (1868), Marco Porcio Catone, politico, generale e letterato per Monte Porzio Catone-Rm (1873), Publio Virgilio Marone per Virgilio (1883) senza denotato, ma dal 2014 frazione di Borgo Virgilio-Mn.

Nel XX secolo: Caprese-Ar aggiunge Michelangelo (dal 1913); seguono vari casi piemontesi: Livorno Piemonte-Vc diventa Livorno Ferraris, da Galileo Ferraris, ingegnere e scienziato (1924); Castelnuovo-To assume l’aggiunta Nigra da Costantino, letterato e politico (1928); lo stesso anno Incisa-At aggiunge Scapaccino per il carabiniere morto eroicamente; Andorno-Bi diventa Andorno Micca per un altro eroe di guerra (del 1706), soldato dell’esercito sabaudo il cui luogo di nascita è però conteso con la contigua Sagliano Micca (entrambi dal 1929). Tocca poi a Bosisio-Lc ora Bosisio Parini in omaggio al poeta Giuseppe (1929); a Castelnuovo d’Asti trasformato in Castelnuovo Don Bosco (1930); invece Pausula-Mc si cambia completamente in Corridonia dal sindacalista e giornalista Filippo Corridoni (1931).

In sintesi si citano San Mauro Pascoli-Fc (dal 1932), Licciana Nardi-Ms (1933), per i patrioti Anacarsi e Biagio, Morra De Sanctis-Av (1934), Grazzano Badoglio-At (1939), Maiolati Spontini-An (1939), Piovà Massaia-At (1940), Paderno Ponchielli-Cr (1950), Riese Pio X-Tv (1952), Collaretto Giacosa-To (1953), Corteno Golgi-Bs (1956, da Bartolomeo Camillo Golgi, medico e scienziato, primo premio Nobel italiano, insieme a Carducci, ma per la Medicina, nel 1906), Premosello-Chiovenda-Vb (1960) e infine la citata Castellania Coppi-Al, che celebra il campione di ciclismo Fausto. Per ulteriori informazioni, si rimanda a Emidio De Albentiis, Le specificazioni dedicate agli uomini illustri dal 1861 a oggi, “Rivista Italiana di Onomastica”, XXII (2016), 2, pp. 503-523.

In tutti questi casi la decisione delle amministrazioni comunali omaggia un concittadino illustre, il più illustre della storia, quello che potrebbe definirsi l’“orgoglio municipale”, nato in loco.

Una simile scelta non risolve comunque la questione del termine tecnico per questi toponimi. Né risponde al problema di alcuni nomi: Arquà Petrarca rende onore al grande poeta che nel comune patavino non nacque, ma morì. Grizzana Morandi (Bologna) omaggia dal 1985 il pittore Giorgio, che vi soggiornò a lungo, ma era nativo del capoluogo emiliano. Anche Guglielmo Marconi era nativo di Bologna, ma a lui è intitolato Sasso Marconi-Bo, dove il fisico visse e da lì compì i suoi primi esperimenti sulle onde radio; e il mausoleo con le spoglie dello scienziato si trova a Pontecchio Marconi, frazione dello stesso Sasso.

Come collocare, poi, i comuni che presentano per secondo toponimo un cognome indicante un’intera famiglia? Oltretutto il nome può appartenere a più d’un comune: vedi Gudo Visconti-Mi, Castelvisconti-Cr, Massino Visconti-No e Motta Visconti-Mi? E in quale considerazione tenere quei toponimi che presentano il nome del fondatore del centro abitato, per esempio Pienza, in onore di Pio II nato nel borgo senese di Corsignano poi fatto ricostruire dallo stesso papa umanista. Anche frazioni e centri non comunali dovrebbero essere inclusi, aggiungendo Valdicastello Carducci e Castelvecchio Pascoli, frazioni lucchesi di Pietrasanta e Barga rispettivamente?

Ulteriori casi difficili da classificare: Santa Domenica Vittoria-Me trae il nome da una santa calabrese e dal 1796 al toponimo fu aggiunto Vittoria in onore della principessa Vittoria Alliata di Villafranca, che ottenne dall’Arcivescovo Migliaccio l’autonomia della chiesa di Santa Domenica, ma non visse in quel borgo. E che dire di celebrazioni “trasversali” come Anticoli (Roma), a cui fin dal secolo XIII fu aggiunto Corrado, nome del figlio del successore del signore della città Federico di Antiochia? Ancora: Rosignano Solvay-Li prende sì il nome dall’industria farmaceutica e chimica Solvay, ma questa a sua volta dipende da quello dall’imprenditore Ernest Solvay.

In conclusione, quello della nascita (o dell’aver trascorso gran parte della propria vita) è probabilmente il comun denominatore più evidente che si possa utilizzare per raccogliere in una rete o in un’associazione questi comuni. Quanto al nome per individuare tale denominatore, toponimo con personaggio illustre è lungo ma chiaro. Ma il dibattito è tuttora apertissimo.

Enzo Caffarelli

22 gennaio 2025


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