Alcuni nostri lettori ci segnalano il termine doula: da dove deriva? Cosa significa? La figura che indica è in qualche modo sovrapponibile a quella dell'ostetrica? Qual è il plurale?
Chi è la doula?
Doula è una parola che ricorre sempre più spesso in contesti non specialistici; diversi utenti hanno interpellato il nostro servizio Neologismi chiedendo spiegazioni sul suo significato, sulla pronuncia, sulla sua storia e sulla forma corretta di plurale da adottare in italiano.
Il termine doula, da pronunciare [dùla], compare su Google in contesti italiani 135.000 volte; è già registrato da alcuni dizionari italiani dell'uso, tra cui il GARZANTI online, col significato di 'donna che per professione segue, consiglia e aiuta le donne durante la gravidanza, il parto e i primi mesi di vita del bambino'; nello ZINGARELLI il termine compare dall'edizione 2015 con la chiosa 'donna che svolge una funzione di sostegno psicologico e pratico, ma non medico né sanitario, a una puerpera durante la gravidanza e il parto e nei primi mesi di vita del bambino'. Quest'ultimo dizionario cita il 2000 come data della prima attestazione in italiano. La doula, dunque, è una figura che si può affiancare alla donna nel periodo perinatale, offrendo un servizio che non si sovrappone al lavoro dei medici o delle ostetriche, ma che dovrebbe contribuire al suo benessere psicofisico: non a caso, in un articolo della "Stampa" citato da Treccani, che non tratta la parola ma la propone nella sua sezione Osservatorio della lingua italiana, la doula viene indicata come accompagnatrice alla nascita.
La parola deriva dal greco antico δούλη (in greco moderno δούλα), 'serva, schiava', corrispettivo femminile di δοũλος; il termine viene adottato dall'antropologa americana Dana Raphael nella sua opera del 1973, intitolata The tender gift, per indicare «one or more individuals, often female, who give psychological encouragement and physical assistance to the newly delivered mother» (p. 172) ovvero 'una o più persone, di solito donne, che forniscono incoraggiamento psicologico e assistenza fisica alla neomamma', riferendosi in particolare all'avviamento all'allattamento al seno. Con il tempo, come nota l'articolo dedicato al termine sulla Encyclopaedia Britannica in rete, il significato si allarga a indicare persone che forniscono aiuto e assistenza anche prima e durante il parto.
Nel 1992 viene fondata la DONA, Doulas of North America, primo ente con professioniste certificate. Oggi si contano ormai numerose associazioni, diverse delle quali attive anche in Italia.
Per il successo della figura della doula in America è stata decisiva la pubblicazione nel 1993 del volume Mothering the Mother, a cura del neonatologo Marshall H. Klaus, del pediatra John H. Kennell e della psicoterapeuta Phyllis H. Klaus, che esprimevano grande apprezzamento per il suo ruolo nel periodo periparto. La figura della doula si è diffusa, in seguito, in molti paesi del mondo.
Il 2000, come citato dallo ZINGARELLI, è l'anno della prima attestazione italiana del termine. Lo ritroviamo in un volume di quell'anno di Franca Maffei intitolato Primo cibo, primo amore. A pagina 211 leggiamo:
In tutte le società esiste tradizionalmente la figura che svolge questo compito [assistere la neo-mamma, ndr], di solito è una donna, la doula, (derivazione dal greco: donna esperta che si prende cura di un'altra donna), che trasmette alla madre l'esperienza di come allevare un bebè.
Antonella Marchi, in Professione ostetrica (2003), spiega ancora più chiaramente il ruolo della doula (p. 25):
Allora, che cos'è una Doula? È una donna che fornisce supporto psicologico, emozionale e fisico alla partoriente durante tutto il periodo del travaglio e del parto, guidandola e aiutandola a rilassarsi con diverse tecniche di relax […] La Doula non è autorizzata ad eseguire alcun compito clinico-medico […]. Non fa nulla che sia compito del personale medico […] In genere la Doula incontra una volta la coppia durante la gravidanza, per fare conoscenza, parlare delle idee e delle preferenze per il parto, creare un birth plan e mettersi d'accordo per le condizioni del contratto.
Le prime attestazioni sui quotidiani sono successive di qualche anno: in un articolo su "Repubblica" datato 19 novembre 2005, dal titolo Il ritorno delle levatrici nelle famiglie del futuro si trova scritto:
Eppure sembrerebbe che il mestiere della levatrice o assistente materna, come viene definita la sua moderna variante che non si limita ad aiutare in sala parto ma segue la puerpera prima e dopo la nascita del bambino, stia tornando a essere richiesto, soprattutto per situazioni particolari, almeno in America. Un recente articolo pubblicato sul New York Times parla proprio di questa figura tornata in auge: si fanno chiamare «doula», dall'antico greco «servitrice», e sono organizzate in un'associazione internazionale che preferisce la traduzione libera di "Sagge donne della nascita". Rivendicano una storia antica di oltre 3 mila anni e il ruolo fondamentale da sempre svolto al fianco delle madri che non riguarda soltanto il momento della nascita ma l'intera esperienza della maternità, precedente e successiva alla venuta alla luce del bebè. Nella versione più classica, una doula presta assistenza a mille dollari a parto ed è una spesa extra che soltanto la classe medio-alta americana può permettersi. Ultimamente, invece, sono nati programmi sociali che mirano ad affiancare levatrici professioniste a giovani ragazze madri indigenti, spesso sole e inesperte.
Ritroviamo il termine per la prima volta sul "Corriere della Sera" l'8 dicembre 2010, in un articolo intitolato Consigli e coccole in gravidanza. Le tate per le (future) mamme:
Un po' amica, un po' complice. Una presenza rassicurante e disponibile durante la gravidanza, in attesa di un momento così desiderato ma spesso anche temuto e sofferto. È l'«accompagnatrice della nascita», anzi la «doula». Una sorta di tata per la futura mamma che sa ascoltare, accogliere le sue paure senza giudicarle, dare consigli sul «nuovo» ménage familiare e offrire un supporto fisico e psicologico. La parola, come la professione, è antica. Dal greco: «schiava», ma quella particolare, la più fedele e vicina alla signora. Si occupava del benessere della padrona, assistendola durante il parto, dando sostegno emotivo e spirituale (come Galati, la doula di Alcmena durante la nascita di Eracle, figlio di Zeus). Ed è ancora così.
Entrambi gli articoli, per spiegare il significato della parola, usano sin dal titolo altri termini italiani, come levatrice o tata (tata per la mamma, però), con significati affini ma non identici: levatrice è, secondo Il Nuovo De Mauro, 'donna che per professione assiste le partorienti'; tata, invece, 'donna che si prende cura di un bambino' e per estensione 'bambinaia, governante'. Levatrice manca di dare rilevanza alla durata e all'aspetto psicologico dell'assistenza fornita dalla doula, e coinvolge compiti che oggi toccano all'ostetrica, richiamando anche un tempo non troppo lontano in cui l'assistenza ospedaliera non era facilmente reperibile alle partorienti, con i conseguenti rischi nel caso di imprevisti. Tata, d'altro canto, necessita di un'ulteriore specificazione (per la mamma) per avvicinarsi al significato di doula, senza tuttavia coprirlo completamente.
Il fatto che le famiglie, oggi, siano normalmente mononucleari, e che solo raramente le varie generazioni vivano sotto lo stesso tetto, ha fatto anche sì che si ponesse la necessità di una figura professionale che assumesse almeno in parte il ruolo che in passato avevano mamme, nonne e sorelle nell'assistere la partoriente. Questa figura nuova (seppure per certi versi antica) ha richiesto, per essere ben definita, il ricorso a un termine altrettanto antico in una nuova accezione.
Nel corso degli ultimi anni non sono mancate polemiche sulla figura della doula, ancora non completamente strutturata nel nostro paese: coloro che ricorrono ai suoi servigi (che, ricordiamo, sono a pagamento) devono avere chiaro che questa non può e non vuole sostituirsi a medici e ostetriche, ma affiancarle per il benessere della donna e del bebè. Questo emerge molto nettamente dalle descrizioni del mestiere fornite dai siti web delle varie associazioni (anche italiane), ma ciò, a oggi, non è bastato a sedare completamente le voci contrarie.
Un ultimo quesito proposto dai nostri lettori riguarda il plurale da adottare in italiano. In greco antico, il plurale era δούλαι; in greco moderno è δούλες, ma tali forme non sono state recepite dalle altre lingue in cui la parola è in uso. I paesi anglofoni, francofoni e ispanofoni hanno creato il plurale doulas, per loro regolare. Similmente è avvenuto in tedesco (doula-doulas). In Italia, in un primo momento è stato usato lo stesso plurale delle lingue menzionate, dato che l'inglese ha fatto da tramite per il nuovo significato della parola, ma negli anni recenti si è invece diffuso il plurale "all'italiana" doule. La forma doule ricorre su Google in contesti italiani 35.200 volte; doulas solamente 5.560. La tendenza degli italofoni appare quindi chiara e tutto sommato comprensibile.
Per approfondimenti:
A cura di Vera Gheno
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
Piazza delle lingue: Lingua e saperi
21 settembre 2015
Evento di Crusca
Collaborazione di Crusca
Evento esterno
Per concomitanza con le Feste, la visita all'Accademia della Crusca dell'ultima domenica del mese di dicembre è stata spostata al 12 gennaio 2025 (ore 11).