In molti hanno scritto alla nostra redazione per avere chiarimenti sul sistema degli aggettivi/pronomi dimostrativi nell'italiano contemporaneo. Suscita particolari dubbi l'uso di codesto: l'alternanza grafica tra le forme codesto e cotesto, la distribuzione areale dei tre aggettivi/pronomi e la resistenza di codesto nelle scritture burocratiche.
La questione degli aggettivi/pronomi dimostrativi è stata largamente indagata dai grammatici che, attualmente, sono orientati a proporre la presenza di due sistemi paralleli nell'insieme delle varietà dell'italiano. Il sistema dei dimostrativi dell'italiano contemporaneo (nella sua varietà dell'uso medio o neo-standard) presenta due elementi con questo e quello: questo per indicare ciò che è vicino a chi parla nello spazio, nel tempo o che è stato appena citato nel testo. Lo stesso sistema bipartito si ha in inglese, francese e tedesco. Il toscano moderno, come i dialetti meridionali, lo spagnolo e il portoghese, prevede invece un sistema a tre elementi con questo, codesto e quello: codesto svolge la funzione di far riferimento a ciò che è vicino a chi ascolta, quindi occupa la sfera della seconda persona (singolare e plurale). Nel sistema a due elementi, quello cioè dell'italiano utilizzato in tutta Italia esclusa la Toscana, codesto è comunemente sostituito da quello e, meno spesso, da questo, eventualmente rafforzato da un possessivo di seconda persona tuo/vostro).
A partire da questa situazione inevitabilmente semplificata a fini descrittivi, si possono avanzare distinzioni un po' più raffinate. Nella lingua scritta, considerata in prospettiva diacronica, la forma codesto risulta, in proporzione, meno presente fino all'Ottocento rispetto alla sua frequenza negli scritti tra 1800 e 1900. La consultazione della Biblioteca Italiana (biblioteca digitale di testi rappresentativi della cultura e letteratura italiana dal Medioevo al Novecento) fornisce dati interessanti rispetto all'uso scritto di codesto (anche nella variante cotesto): se dalle origini al Settecento si contano complessivamente 1711 occorrenze (di cui 166 per tutte le quattro forme possibili di codesto/a/e/i e 1545 per quelle della variante cotesto/a/e/i), soltanto per Ottocento e Novecento abbiamo 1428 occorrenze totali (suddivise più equamente nelle due varianti: 769 per codesto/a/e/i e 659 per cotesto/a/e/i). Significativo che, di queste occorrenze, ben 415 (+ 3 nella variante cotesto) siano negli scritti di Manzoni.
Questi dati suggeriscono almeno due considerazioni: 1) la variante cotesto (con il mantenimento della sorda t etimologica: eccu(m) tibi istu(m) che passa nel latino volgare a eccu te istu), prevalente nell'italiano antico, cede progressivamente a codesto fino a sparire da Manzoni in poi; 2) la frequenza del dimostrativo negli scritti di Manzoni rivela l'intento di promuovere a livello nazionale un tratto del fiorentino parlato. Anche nel Novo vocabolario della lingua italiana (noto come Giorgini-Broglio e uscito dal 1870 al 1897), fondato saldamente sull'uso secondo i dettami manzoniani, cotesto prevede solo un rimando alla voce codesto dove è riportata questa definizione: "Lo stesso e più com. di Cotesto, indicando cosa o persona vicina o relativa alla persona a cui si parla". Oltre alla stabilizzazione della forma codesto, si assiste quindi alla riproposizione, a livello nazionale, del sistema a tre elementi dei dimostrativi, in particolare attraverso i programmi scolastici e la lingua dell'amministrazione. Questo processo storico dà ragione della lunga resistenza di codesto nelle grammatiche scolastiche e nelle scritture burocratiche.
Nell'italiano scritto contemporaneo si può dire che siano proprio le grammatiche e i testi giuridici e amministrativi gli ambiti in cui ancora codesto sopravvive, anche se le grammatiche, pur offrendo il quadro dei dimostrativi a tre elementi, segnalano gli usi limitati di codesto che, a seconda dei casi, sono indicati come propri della lingua scritta, soprattutto letteraria, e del toscano. La lingua burocratica ricorre ancora ampiamente a codesto per indicare la persona, l'ufficio, l'ente, l'amministrazione a cui ci si rivolge: si tratta di formule pressoché fisse del tipo a carico di codesta amministrazione, con delibera di codesto ente e il rischio è la mancanza di competenza "nativa" nell'uso e nella comprensione di codesto. Per chi non è toscano si tratta infatti di un elemento di cui non si possiede una competenza attiva, d'uso vivo, e che resta relegato a un particolare tipo di lingua scritta. Proprio per evitare possibili ambiguità o fraintendimenti derivanti dalla generale scarsa dimestichezza con questo aggettivo/pronome, può essere una buona soluzione, che va peraltro nella direzione della trasparenza delle scritture burocratiche, quella di sostituire, dove possibile, codesto con il possessivo corrispondente (vostro).
Nell'italiano parlato l'uso di codesto è infatti esclusivo della Toscana e nel resto del Paese il sistema è limitato ai dimostrativi questo e quello con ricorso, quando si ritenga necessario, ad altri elementi presenti nella frase o contestuali. Una prima conferma la possiamo avere dalla consultazione di corpora di italiano parlato: nel LIP (Lessico dell'Italiano Parlato disponibile anche in rete) si rintracciano solo 5 occorrenze, 4 in un testi colloquiali raccolti a Firenze e 1 in un testo formale (burocratico) raccolto a Milano; nel LIR (Lessico dell'Italiano Radiofonico) ci sono 11 occorrenze, ma tutte all'interno di un testo pubblicitario in cui si riproduce il parlato toscano; nella versione in via di completamento del LIT (Lessico dell'Italiano Televisivo) che contiene, ad oggi, circa 50 ore di parlato televisivo non si rintraccia nessuna occorrenza di codesto.
Questa diversa distribuzione produce una diversa percezione nei parlanti rispetto a codesto: in Toscana infatti codesto non è avvertito come un elemento proprio della lingua letteraria, arcaica o burocratica, ma come tratto comune, ricorrente, tendente anzi al registro informale e familiare (soprattutto nella forma rafforzata codesto costì). Questa situazione è ben esemplificata nel Vocabolario del fiorentino contemporaneo che, alla voce codesto, riporta questo brano di stile decisamente colloquiale: «Ad esempio qualunque cosa. 'N so, a un bambino tu gli fa' fare ... : Guarda, fallo te codesto lavorino! Un oggetto... codesto vaso, codesto tavolino... mi porgi codesto portacenere? // Ma non mi sembra una cosa nostra, come dire in vernacolo».
Nota bibliografica:
A cura di Raffaella Setti
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
20 ottobre 2009
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