Convintamente: un avverbio legittimo, non nuovo, ma in rapida espansione

Numerosi lettori ci hanno scritto chiedendo se l’avverbio convintamente sia legittimo, sottolineandone la scarsa registrazione sui dizionari e l’uso soprattutto politico, comicamente evidenziato nel linguaggio parodico di Antonio Albanese nei panni di Cetto La Qualunque.

Risposta

Rispondiamo subito affermativamente: convintamente ‘con convinzione’ è del tutto legittimo, anche dal punto di vista della formazione, e non è nemmeno tanto recente.

Andiamo con ordine.

L’avverbio deriva dal participio e aggettivo convinto, con il suffisso avverbiale -mente, il principale tra i suffissi avverbiali della nostra lingua (e l’unico tuttora produttivo, diversamente dal secondo, -oni come in ginocchioni o ruzzoloni), la cui formazione dall’ablativo dell’aggettivo femminile latino + mente (ablativo di mens, mentis) è facilmente percepibile anche per chi non conosce il latino: clara > chiara + mente ‘con la mente chiara’, inizialmente sintagma di due parole, passato poi a un’unica parola con funzione avverbiale. Anche convintamente rientra in questa semplice e generalizzata modalità di formazione dell’avverbio, quindi non c’è nessun problema da questo punto di vista.

Quanto poi alla sua documentazione, la consultazione dei dizionari e una rapida scorsa agli strumenti offerti dalla rete ci presentano una storia piuttosto significativa.

Cominciamo dalla componente lessicografica, che nel suo complesso già attesta un’evoluzione. I vocabolari dell’uso pubblicati nel secolo scorso generalmente non registrano l’avverbio convintamente, nemmeno sotto il lemma dell’aggettivo convinto: lo troviamo segnalato come derivato del lemma aggettivale convinto, sotto questa voce, in dizionari o nuove edizioni di precedenti dizionari del nuovo millennio (per es. Garzanti 2013, Sabatini-Coletti 2022), marcato come “non comune”; lo Zingarelli nell’edizione 2025 lo registra s.v. convinto senza questa marca relativa all’uso, e la stessa indicazione si legge nelle edizioni precedenti risalendo a ritroso fino al 2003, mentre nella XII ed., del 1994, l’avverbio non figura. Lo registrano invece a lemma il GRADIT (2007) e il Nuovo De Mauro, che lo datano al 1987, marcandolo come voce “di basso uso” (BU). Non lo riportano invece il GDLI (che non lo include neppure nei due supplementi del 2004 e del 2009) e neppure i recenti Nuovo Treccani 2019 e il Vocabolario Treccani online; nella famiglia lessicografica dell’Istituto Treccani l’avverbio sembra dunque non godere di dignità di registrazione, sebbene lo si trovi usato, a testimonianza della sua correntezza, nello svolgimento di vari lemmi dei Neologismi 2008 (diniano: «i diniani chiedono al leader del Pd di “sostenere subito e convintamente il referendum” (Romina Velchi, Liberazione, 20 gennaio 2008, p. 2, Attualità)», dei Neologismi 2018 (iper-trumpista: “Che si mostra convintamente favorevole alle scelte politiche di Donald J. Trump”) e del Dizionario Biografico degli Italiani (Paolo Squillacioti, Sciascia, Leonardo 2018: “lo portò su posizioni convintamente antifasciste”). La Stazione lessicografica dell’Accademia della Crusca ci offre qualche attestazione interessante, al di là dei dizionari, sulla precoce apparizione dell’avverbio: convintamente figura in varie occorrenze negli Scritti giovanili di Roberto Longhi (Firenze, Sansoni, 1961) e nei discorsi parlamentari a partire dal 1978 (Marco Pannella 7/4/1978: “[...] pare, convintamente opposti a questa operazione. si nega qualsiasi diritto alla donna da affermarsi per la sua coscienza, per le sue convinzioni”; 7/8/1986 “forse quelle cose possono divenire, se saranno sufficientemente alte, la premessa perché non solo io sia convintamente craxiano [...]”).

Dalla stessa Stazione l’avverbio non risulta usato nelle banche dati della radio (LIR) e della televisione (LIT), mentre è ben presente nel corpus del web, CoLIWeb.

Infatti, come al solito, è la rete a documentare con chiarezza come l’avverbio convintamente abbia una storia di uso non recente, essendo attestato già nel XIX secolo, e in rapido aumento negli ultimi decenni, e presenti una documentazione evidentemente privilegiata nell’àmbito di testi o argomenti politici, il che conferma l’affermazione di alcuni lettori.

L’archivio del “Corriere della Sera” ci restituisce qualche raro esempio già negli ultimi decenni dell’Ottocento (2 casi tra il 1876 e il 1900: 16/3/1882 “fu volontario garibaldino, sebbene convintamente moderato”, 11/9/1890 “noi ci associamo convintamente alla raccomandazione”), per poi documentare l’avverbio dopo il 1950, con poche decine di casi fino agli anni Novanta, quando l’uso cresce notevolmente (106 occorrenze dal 1990 al 2010, 448 dal 2010 al gennaio 2025).

Lo strumento ricerca avanzata in Google libri, pur nell’incertezza di risultati non del tutto affidabili, ci mostra convintamente rarissimo nella prima metà dell’Ottocento:

Solo che si rifletta essere dalla esperienza essere convintamente provato, che il difetto di sussistenza è la cagione più ferace dei delitti, saremo tosto persuasi che la giustizia civile non solo, ma la difensiva sociale ancora erigono in dovere assoluto il provvedere alla sussistenza (Opere edite ed inedite di G.D. Romagnosi sul Diritto Penale con annotazioni di Alessandro De Giorgi, Milano, Perelli e Mariani Editori, 1841, p. 544)

e poi via via sempre più frequente, con un forte incremento negli ultimi tre decenni.

La voce appare più usata in testi che trattano di politica o teologia, ma la sua presenza anche in contesti diversi ne impedisce la caratterizzazione settoriale in àmbito politico. Qualche esempio:

Racconto espressivo e terribile di conflitti tra fratelli, repubblicani e socialisti, borghesi e militari trascinati e vinti dalla passione, dimentichi o incuranti del comune lignaggio. Convintamente e apertamente l’A. combatte nel tragico episodio di violenza a cui ci fa assistere, la sua battaglia antimilitarista, armandosi di argomenti ripetutamente contraddetti dai fatti, e che non posson condurlo, nonostante la sua audacia, alla vittoria (Em[ilia] Franceschini, recensione a Pietro Belli, Dopo l’eccidio, Milano, Quintieri, “Rassegna Nazionale”, vol. 186, 1912, p. 156)

Infatti, se è vero che nelle Calabrie l’attenzione per l’enciclica fu piuttosto tardiva, e in Puglia, a parte qualche eccezionale figura di vescovo, ci fu una prima fase in cui la strategia sociale del Papa venne ritenuta inutile se non dannosa, è altrettanto vero che la Sicilia rispose prontamente alla RN, orientandosi poi convintamente nell’azione sociale di taglio democratico-cristiano (“La Civiltà Cattolica”, 1992, p. 55)

Noi abbiamo avuto la sfortuna che morisse prima del boom delle tv commerciali, altrimenti ci avrebbe anche potuto – magari con Briatore – insegnare convintamente qualcosa su Rete 4 o Canale 5. (Rinaldo Battaglia, La colpa di esser minoranza, Gaeta, Ali Ribelli Edizioni, 2020)

Come si vede, convintamente non è certo da assimilare agli altri avverbi in -mente, come qualunquemente o senzadubbiamente, questi sì scherzosi e inesistenti, coniati dalla comicità di Antonio Albanese per satireggiare un certo linguaggio fintamente politico: si tratta infatti di una voce legittimamente formata, esistente da tempo nella lingua italiana forse più scritta che parlata, come mostra la sua scarsa presenza negli archivi della radio e della televisione, con una particolare ma non esclusiva ricorrenza nel linguaggio politico. Si può prevedere che la sua registrazione nei dizionari, al momento non generalizzata, sia destinata ad estendersi, in virtù del suo rapido recente aumento nell’uso.

Ilaria Bonomi

18 giugno 2025


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