Sono arrivate al nostro servizio di consulenza alcune domande a proposito di particolari usi del sostantivo dozzina: cosa significa essere a dozzina? E chi sono i mercanti di dozzina? Altre domande riguardano i termini dozzinale, dozzinante e il verbo addozzinare per 'svilire', 'degradare' e simili.
La parola dozzina costituisce la base per un gran numero di derivati: aggettivi, sostantivi e avverbi e a quanto pare anche un verbo. Per prima cosa, diamo un’occhiata all’origine della parola e al suo significato. La forma deriva dal francese douzaine, che a sua volta è un derivato di douze ‘dodici’. Parole equivalenti si trovano in numerose altre lingue europee, per esempio in inglese dozen, in tedesco Dutzend e in danese dusin.
Il significato di base di dozzina è un numero esatto di dodici entità dello stesso genere, e infatti ci sono cose che si contano a dodici per volta: si va a compare una dozzina o mezza dozzina di uova, una dozzina di fazzoletti, le ostriche si ordinano a dozzine, e i servizi di porcellana, bicchieri e posate sono di solito ‘da dodici’, o eventualmente ‘da sei’ (mezza dozzina), raramente ‘da dieci’ o ‘da cinque’. Anche le pellicole fotografiche della macchina analogica ormai in disuso si vendono per multipli di 12, a 24 o 36 pose.
Si tratta di resti di un vecchio sistema duodecimale, che – a differenza del nostro sistema decimale basato su dieci cifre – usa dodici cifre come base. Altre tracce di questo vecchio sistema si trovano nei dodici mesi dell’anno e nelle dodici ore del giorno (v. anche Bazzanella 2011).
Spesso però la parola dozzina è usata come misura approssimativa per indicare un numero imprecisato intorno a dodici:
A bordo eravamo non più di una dozzina di persone.
Al plurale dozzine viene usato per indicare un gran numero di persone o di cose:
Per tutta la giornata ci sono dozzine e dozzine di gare che hanno luogo contemporaneamente.
Inoltre dozzina compare nelle collocazioni da dozzina e di dozzina con il significato figurato di qualcosa di poco pregio, di mediocre qualità:
mi fa sedere di fronte a sé, con un tavolinetto in mezzo, pieno di vecchie bomboniere e di soprammobili da dozzina.
In quest’ultimo significato troviamo anche l’aggettivo derivato dozzinale:
Il signor Ferro si diresse agli ascensori tenendo in mano una dozzinale borsa di pelle nera.
Il Tommaseo-Bellini aggiunge due alterati: il superlativo dozzinalissimo e lo spregiativo dozzinalaccio, e infine l’avverbio derivato dozzinalmente.
Un significato oggi molto meno usato di dozzina è quello di ‘pensione’, ‘vitto e alloggio presso una famiglia privata’, probabilmente perché con pagamento ogni dodici giorni o per allusione ai dodici mesi dell’anno. Lo si trova nell’espressione a dozzina (stare a dozzina, dare una stanza a dozzina), documentata nell’esempio seguente, che è tratto, così come i precedenti e i successivi che non recano indicazioni, dal corpus CORIS/CODIS – Corpus di italiano scritto:
Anche a quei tempi Lei portava i sandali, stava a dozzina in un convento di frati.
Da questo significato troviamo il nome derivato dozzinante per indicare una persona che sta a dozzina:
Pagavo tre milioni e mezzo di corone al mese (cioè trecentocinque lire), mentre la dozzinante pagava al massimo mille delle stesse corone al padrone di casa.
Come osservato da uno dei nostri lettori, il verbo addozzinare non compare nei grandi dizionari dell’italiano contemporaneo. Non è registrato nel GDLI né nel GRADIT e neanche nel meno recente Tommaseo-Bellini, né nelle varie edizioni del Vocabolario della Crusca. La consultazione di altri dizionari di antica data dà invece alcuni risultati: nel Nuovo Dizionario Italiano-Tedesco e Tedesco-Italiano (Antonini 1785, col. 31) il lemma italiano addozzinare è reso in tedesco con ‘in Dusend bringen’, e nel Vocabolario bolognese-italiano (Ferrari 1853, p. 243) il lemma addozzinare, considerato dialettale, è reso in italiano con ‘mettere a dozzina’.
Per di più, in rete si trovano occorrenze autentiche del verbo effettivamente utilizzato già alla fine del XVI secolo. Infatti, in una lettera del 1598 Ferdinando I de’ Medici scrive:
Quelli altri che vanno discorrendo sopra ciò ci vorrebbono addozzinare troppo con li altri principi d’Italia, a niuno de quali cediamo d’affetione et osservanza verso la Corona di Spagna [...]. (citato in Aliverti 2015, p. 255)
Qui il verbo è probabilmente usato nel significato di ‘confondere, mescolare sconvenientemente con altre persone di minor valore’.
Un’altra occorrenza si trova in un testo datato ‘il dì 16 Dicembre 1630’, dove leggiamo:
[...] e la cortese dichiarazione che fece il Sig. Duca di Michelburg, quando pubblicamente biasimò che noi, tanto deuoti al Sacro Imperio, fossimo stati addozzinati(7) con gli altri nella sud(det)ta contribuzione. (citato da Memorie di religione, di morale e di letteratura 1850, pp. 110-111)
Nella nota alla forma addozzinati aggiunta dagli editori del volume del 1850 leggiamo:
(7)Le cose dozzinali, cioè che soglionsi vendere a un tanto per serqua o dozzina, a simiglianza di quelle che si danno a mazzo, a brancata ecc., mostrano essere di poco pregio. Quindi il verbo Addozzinare, che non si riscontra in veruno de’ nostri Vocabolarj, è con tutta acconcezza coniato sopra le forme di nostra lingua, e ben adattato per figura al mettere indistintamente le persone alla medesima stregua o ragguaglio. Dello stesso valore è la frase Mettere in dozzina che s’incontra nella lettera susseguente.
Anche se non lemmatizzato nei grandi vocabolari contemporanei, né in quelli precedenti, abbiamo quindi potuto verificare l’uso del verbo addozzinare nei significati proposti dal nostro lettore, ma data l’imprecisione semantica della parole e la mancanza di esempi concreti di usi contemporanei, è sicuramente da usare con cautela.
Nota bibliografica:
Erling Strudsholm
15 aprile 2024
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