In molti chiedono chiarimenti sull'uso di elementi fatici come vede e guardi. Rispondiamo con le parole che, a tale proposito, ha scritto Giovanni Nencioni ne La Crusca per Voi (n° 22, aprile 2001).
Elementi fatici
«Vede, veda e guardi non sono vere parole ma gettoni fatici, che cioè servono ad avviare o mantenere un colloquio richiamando l'attenzione di una persona da cui desideriamo essere ascoltati. Tanto è vero che, tolti dall'isolamento allocutivo e inseriti come parole in una catena sintattica, usurpano le strutture sintattiche proprie di altri verbi e non usano quelle appartenenti al loro uso proprio. Si dice, per esempio, vedi di far presto quando non c'è nulla da vedere, e l'uso proprio, cioè ottico e metaforico del verbo vedere, regge il complemento oggetto: vedo un bel tramonto; non ci vedo nessuna convenienza. Nella frase vedi di far presto il verbo vedere sostituisce impropriamente il verbo cercare assumendone la costruzione con la preposizione di. Lo stesso avviene col verbo più intenso ma sempre improprio guardare nella frase guarda di far presto o guarda di non fare imprudenze.
Queste sostituzioni di parole proprie con parole improprie usurpanti le strutture sintattiche delle sostituite sono fenomeni della lingua parlata e ricorrono spontaneamente anche nel parlare delle persone colte, che le eviterebbero scrivendo. Appartengono quindi non alla grammatica della lingua scritta, ma legittimamente alla grammatica della lingua parlata, che ha regole, consuetudini e compiti propri. Il parlante o manca dei valori oggettivamente e intellettualmente comunicativi della lingua scritta o correttamente parlata, oppure possedendoli li evita, perché preferisce attuare conversazioni pragmatiche e associative che sono di grande importanza sociale e hanno una indispensabile funzione vicaria della comunicazione colta.»
25 giugno 2003
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