Qual è il passato remoto del verbo concutere? Ma soprattutto, concutere per ‘commettere il reato di concussione’ è un verbo dell’italiano? E come si dice chi commette concussione?
Secondo l’articolo 317 del codice penale il reato di concussione, punibile con la reclusione da sei a dodici anni, si verifica quando “il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio [...], abusando delle sue qualità o dei suoi poteri, costringe taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità”. Si tratta di una nuova formulazione non ancora recepita dalla lessicografia, se è vero che l’aggiornatissimo Zingarelli 2020 definisce la concussione come il “reato commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua posizione, costringe o induce taluno a dare o promettere a sé o ad altri denaro o altra utilità” (corsivo mio), rifacendosi perciò alla vecchia versione della norma nella quale era ancora prevista la forma dell’induzione.
Da concussione, in uso sin dal Trecento, è derivato concussionario, ‘chi commette concussione’, formatosi nel Settecento sul modello del francese concussionaire. Della stessa famiglia di concussione fa parte inoltre un manipolo di altre parole, a partire dall’aggettivo concusso, che indica qualcuno che subisce concussione (in quest’accezione è anche sostantivo) oppure, più raramente, qualcosa estorto tramite concussione; si dice anche “di debitore contro cui il creditore procede legalmente per ottenere soddisfazione” (DISC). C’è poi il sostantivo concussore, ‘chi commette concussione’, che è dunque sinonimo di concussionario e converso di concusso. Infine viene l’aggettivo concussorio “relativo al reato di concussione”, registrato tra le Nuove parole italiane dell’uso nel volume VIII del GRADIT, che comincia a essere adoperato in italiano a partire dal 1992, cioè dalle indagini di Tangentopoli ruotanti appunto intorno ai reati di concussione e corruzione: l’arresto di Mario Chiesa il 17 febbraio del ’92, il primo dell’inchiesta “Mani pulite”, avvenne appunto in seguito a un episodio di concussione nel quale il presidente del Pio Albergo Trivulzio ricevette una tangente di sette milioni di lire dall’imprenditore Luca Magni relativa all’assegnazione dell’appalto per le pulizie dell’ospizio.
Tornando a concusso, la parola sembrerebbe, a prima vista, un participio passato, e tuttavia in italiano il verbo concùtere non esiste, né è impiegato da chi lavora nell’ambito del diritto, benché cercando in rete si trovi qualche sparuta attestazione, che però può essere bollata come improprietà senza più. O meglio: concutere è esistito nella nostra lingua, ma non con il significato di ‘macchiarsi del reato di concussione’, bensì con quello di ‘scuotere, agitare’, che è poi quello originale del latino concutĕre: il verbo si ritrova dalla metà del Trecento in diversi volgari d’Italia, sia in senso proprio sia in senso metaforico (TLIO, che registra anche la terza persona del passato remoto concusse). Il passaggio semantico dall’azione di scuotere, per esempio un albero per farne cadere i frutti, a quella di estorcere denaro è piuttosto trasparente, ed era avvenuto già in latino. Nella storia della nostra lingua, il verbo concutere, scarsamente attestato, risulta già desueto nell’Ottocento, ed è infatti sostituito da Manzoni nella correzione linguistica dei Promessi sposi con scuotere (GDLI). Una traccia del significato originario si ritrova anche in concusso ‘scosso’ e concussione ‘scossa’, entrambi arcaici, come pure sono il verbo concussare ‘scuotere con violenza’, dal latino concŭssāre, frequentativo di concutĕre, il suo derivato concussatore ‘che, chi scuote’, e gli aggettivi concussivo ‘atto a scuotere’ e inconcusso ‘saldo, che non è scosso’, ancora usato da Benedetto Croce per parlare di “verità […] ferme e inconcusse” (GDLI), ma oggi fuori dell’uso. Grazie alla voce concutere di Anna Rinaldin in corso di stampa nel LEI, all’elenco possiamo aggiungere poi i rari concossa s.f. ‘tremore’, inconcutibile agg. ‘incrollabile’ e sconcosso agg. ‘scosso’.
In ogni caso, quella che qui davvero interessa è senz’altro l’accezione giuridica, secondo la quale non solo le leggi dello stato italiano ma anche quelle della nostra lingua vietano di concutere.
Michele Colombo
5 giugno 2020
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