Dehors: dalla Francia all'Italia, passando per Torino

Diversi lettori ci interrogano in merito alla parola dehors: da dove deriva? È corretto usare dehor al singolare e dehors al plurale? E infine, esiste un possibile corrispondente italiano?

Risposta

In italiano, il sostantivo maschile invariabile dehors indica la ‘parte all’aperto di bar o ristoranti, spec[ialmente] sul marciapiede di una via o in una piazza, attrezzata con tavolini e sedie per i clienti’ (GRADIT). La sua origine e la sua diffusione nel lessico italiano sono state ricostruite da Luca Bellone in un articolo del 2015 (Su uno pseudo-francesismo d’origine torinese in via d’espansione: «dehors», in “Studi di Lessicografia Italiana”, vol. XXXII, pp. 223-229). Dehors è un regionalismo di origine francese entrato nella varietà piemontese, storicamente influenzata dal francese, a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Bellone rintraccia una prima attestazione nell’archivio storico del quotidiano “La Stampa” di Torino del 9 giugno 1877, all’interno di un elenco dei locali pubblici della città (“Caffè S. Carlo, piazza S. Carlo (dehors con concerti serali)”). Nella sua lingua d’origine, il francese, dehors ha un significato diverso e più esteso: come sostantivo indica la ‘parte esterna di un oggetto; spazio esterno’, come avverbio vale propriamente ‘fuori’ (cfr. Le Trésor de la langue française informatisé). L'antico francese presentava la variante defors ‘da fuori, fuori’, derivata dal latino tardo deforis, sulla base della locuzione latina (‘da’) forīs (‘fuori’).

Nel passaggio ottocentesco al dialetto piemontese, il termine deve aver subìto una restrizione del significato, passando dall’indicare un generico spazio esterno, allo specifico ‘spazio all’aperto fornito di tavolini, caratteristico di bar e di ristoranti’ (Nuovo Devoto-Oli). Come segnala Bellone, tuttavia, tale accezione di dehors è rimasta perlopiù all’interno dei confini geografici e linguistici piemontesi almeno fino alla metà del Novecento. Il primo vocabolario italiano a registrare il termine è il Dizionario moderno di Alfredo Panzini, pubblicato nel 1905, che però non fornisce una definizione, ma solo la traduzione dal francese, e riporta un esempio reale, che è però decontestualizzato:

Dehors: voce francese, contrario di dedans: fuori, dentro. In un bellissimo manifesto italiano, si intende! di non so quale stabilimento di bagni o di acque termali, trovo magnificati ai forestieri i «dehors ombrosi».

Perché dehors sia messo a lemma nei dizionari italiani con il significato di ‘spazio esterno a un locale’ occorre attendere gli anni Novanta del XX secolo. Il sostantivo, con il nuovo significato, si trova registrato nel Dizionario di parole nuove di Manlio Cortelazzo e Ugo Cardinale del 1989 (‘la parte esterna di un pubblico locale’, con un esempio della “Stampa” del 1983) e nel Palazzi-Folena del 1991 (‘la parte esterna, all’aperto, di un locale pubblico (bar, ristorante ecc.)’), con prima attestazione al 1956 (di due anni anteriore è la presenza di dehors in Giuseppe L. Messina, Parole al vaglio, Roma, Angelo Signorelli, 1954, con riferimento “al giardino, al parco, alla terrazza di una casa e sim.”, segnalata da Paolo D’Achille, Sui neologismi. Memoria del parlante e diacronia del presente, in “Studi di Lessicografia Italiana”, 11, 1991; rist. in Id., Parole nuove e datate. Studi su neologismi, forestierismi, dialettismi, Firenze, Cesati, 2012).  Lo Zingarelli registra dehors (‘la parte esterna di un edificio, di un locale pubblico’) a partire dall’edizione del 1994; il Devoto-Oli, solo dall’edizione 2002-2003.

Il GDLI lemmatizza per la prima volta dehors nel Supplemento del 2004 (in cui ritroviamo l’attestazione del Panzini), sebbene si rintracci un’occorrenza già all’interno della voce plastica (nel vol. XIII PERF-PO, datato 1995), in una testimonianza presa da un articolo pubblicato sul quotidiano “La Stampa” del 1985 (“La nuova classe politica del potere socialista ha mostrato buone attitudini rampanti, e si adagia bene sulle poltrone di plasticaccia che i dehors espongono nella piazza di Kolonaki”). Tra i Neologismi del portale Treccani la voce compare corredata da un’attestazione, ancora tratta dalla “Stampa”, del 2005, sebbene non sia registrata all’interno del Vocabolario. Negli altri dizionari sincronici contemporanei che abbiamo consultato (Nuovo Devoto-Oli, Zingarelli 2022, Garzanti 2017, GRADIT, Sabatini-Coletti) dehors è sempre messo a lemma con la definizione ormai nota di ‘parte di bar, ristoranti, alberghi ecc. attrezzata con tavolini e sedie all’aperto’ (Garzanti 2017). È dunque tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI secolo che la voce in questa nuova accezione si diffonde effettivamente nel lessico italiano, sebbene i risultati delle indagini di Luca Bellone, su un campione di un centinaio di informatori provenienti da tutto il territorio italiano, abbiano evidenziato che, ancora nel 2015, al di fuori del Piemonte la “attuale capacità di propagazione [di dehors] nel parlato quotidiano e nelle situazioni comunicative colloquiali delle diverse regioni è complessivamente modesta, e circoscritta ad alcune specifiche aree del Nord [Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia occidentale] e del Centro [Emilia occidentale, Bologna, riviera adriatica romagnola e marchigiana, Firenze, Roma] della Penisola”. La fortuna del termine è, infatti, principalmente dovuta alla sua larga diffusione nel linguaggio amministrativo-burocratico, dove assume valenza di tecnicismo, e in quello del turismo e della pubblicità.

I dati raccolti da Luca Bellone interrogando l’archivio storico della “Stampa” di Torino certificano non solo la discreta diffusione del termine nell’area subalpina già dalla seconda metà dell’Ottocento (come visto, nel quotidiano dehors è attestato già nel 1877), ma anche la crescita della sua frequenza dalla fine del XX secolo (le attestazioni di dehors nel periodo 1990-2005 sono circa 600 all’anno; il totale dei risultati che restituisce la ricerca sull’intero archivio, che va dal 1867 al 2006, sono 17.572). Come detto, è il linguaggio amministrativo il principale veicolo di diffusione di dehors al di fuori dei confini originari. Tale dato è confermato anche dalle attestazioni reperibili oggi in rete. Tra i 2.160.000 risultati che emergono per dehors tra le pagine in italiano di Google e i 4.682 rintracciabili nell’archivio del quotidiano “la Repubblica” (le ricerche risalgono al 30/3/2022), una parte considerevole riguarda la legislazione in merito alle concessioni per bar e ristoranti e ai regolamenti sui dehors:

All’una di notte dovranno chiudere i dehors dei locali di piazza Carlo Emanuele (più conosciuta dai torinesi come piazza Carlina) e piazza Maria Teresa, due delle zone preferite dai nottambuli torinesi. […] Nell’incontro dell’altra sera Carpanini ha anche illustrato il piano antirumore del Comune, che non si limita all’ordinanza sui dehors. (All’una stop alla movida, “la Repubblica”, sez. Torino, 22/6/2000)

Da oggi, il Comune di Genova autorizzerà i primi 40 esercizi commerciali, su 140, ad occupare gratuitamente più spazio pubblico con i dehors: «Per questo, siamo un modello a livello nazionale», dice Bucci. (Michela Bompani, La Liguria accelera “Negozi, bar e locali al lavoro dal 18”, “la Repubblica”, 11/5/2020)

Quasi tutti i Comuni italiani richiedono, per poter installare dehors al di fuori di aree private, l’autorizzazione all’occupazione di suolo pubblico, che, una volta concessa, comporterà l’obbligo di pagare l’apposita tassa (l’importo è previsto dalle delibere comunali e i principali parametri sono la posizione e la metratura). (Paolo Remer, Dehors: quali autorizzazioni?, laleggepertutti.it, 1/10/2021)

Si noti in particolare, nella seguente attestazione tratta da un regolamento del comune toscano di Poggibonsi, l’uso delle virgolette e il modo in cui si introduce la voce dehors, chiaramente impiegata come un’etichetta specialistica:

Il presente Regolamento disciplina l’uso degli spazi adibiti alla sosta ed al ristoro in collegamento economico-funzionale ai pubblici esercizi della somministrazione di alimenti e bevande, per la collocazione su suolo pubblico, di uso pubblico, o su aree private con diritto di pubblico passaggio o su area privata esterna (es. cortile, terrazzo, ecc.), di elementi di varia tipologia, individuati come “dehors”. (Comune di Poggibonsi, Regolamento per la disciplina di installazione e gestione dei dehors, approvato con delibera del Consiglio Comunale n° 28 del 30/4/2013, art. 1.1)

Un discreto numero di attestazioni, come previsto, riguarda invece il settore del turismo, perlopiù enogastronomico, e della pubblicità:

Nella piazza più bella di questo affascinante paesino di montagna, un locale accogliente e curato, con pochi tavoli graziosamente arredati, dotato anche di un bel dehors estivo che permette di ammirare i magnifici edifici circostanti. (Frittate di funghi e di asparagi e torta con i pistacchi di Bronte, “la Repubblica”, 22/1/2004)

Ti aspettiamo nel dehors di Eataly nel cuore di Firenze, a pochi passi dal Duomo. Ogni giorno potrai assaporare le specialità dei nostri chef all’aria aperta, dai grandi classici della cucina fiorentina ai piatti freschi e di stagione! (Il dehors e il nuovo menu del Ristorante, eataly.net)

Oltre a individuare gli ambiti di maggior diffusione del termine, le attestazioni rintracciate nell’archivio della “Repubblica” consentono uno sguardo sulla sua crescita d’uso nell’ultimo trentennio. Infatti, su un totale di 4.682 risultati per la forma dehors, soltanto 23 compaiono prima del Duemila; tra il 2000 e il 2004 si contano 263 risultati, negli anni dal 2005 al 2009 il numero arriva a 1.036, per salire ulteriormente a 1.532 negli anni dal 2010 al 2015. Il totale dei risultati dal 2016 a oggi è di 1.889, di cui si contano 935 attestazioni soltanto nel biennio 2020-2021. Infatti, durante il periodo di emergenza sanitaria e, in particolare, subito dopo il lockdown con la riapertura dei locali, i dehors sono stati spesso al centro dell’attenzione della stampa grazie alle concessioni straordinarie che i Comuni e le Regioni hanno rilasciato agli esercizi commerciali, come bar e ristoranti (ad esempio, sospendendo la tassa di occupazione del suolo pubblico normalmente dovuta per poter disporre dello spazio esterno). Anche questo fattore ha certamente contribuito alla diffusione del termine nel lessico comune.

Un ulteriore indizio del processo di acclimatamento di dehors nell’italiano comune è la presenza della variante grafica dehor, con caduta della s finale, che va considerata una retroformazione iperocorrettistica: si toglie la -s etimologica perché si pensa che sia la marca morfologica del plurale di una parola francese (in cui effettivamente non viene pronunciata) se non addirittura inglese. Nella tabella sottostante, forniamo alcuni risultati delle occorrenze di dehor, comparandole con quelle di dehors


La tabella mostra la prevalenza in rete (dove il linguaggio è generalmente meno sorvegliato rispetto ai libri e agli articoli di giornale) del singolare il dehor, mentre la presenza, seppur minoritaria, del plurale i dehor persino all’interno della stampa sembra indicare una certa cognizione da parte dei parlanti/scriventi della norma che suggerisce di trattare come invariabili, eliminando la -s del plurale,  i forestierismi acclimatati.

L’origine francese potrebbe essere più facilmente percepita da chi ha dimestichezza con il lessico della danza classica, dove si usano i termini en dehors e en dedans per indicare la rotazione dell’anca verso l’esterno o l’interno. Tuttavia, a riprova della poca trasparenza del sostantivo e della scarsa consapevolezza che i parlanti hanno riguardo alla sua origine e al suo significato vi è la presenza, seppur ridotta, della locuzione ridondante dehor/dehors all’aperto (4.830/3.250 risultati su Google Italia), già segnalata nel 2015 da Bellone. È da evidenziare, inoltre, che se la prima attestazione di dehor nell’archivio della “Repubblica” (che raccoglie articoli a partire dal 1984) risale agli anni Novanta (nella forma singolare il dehor; per la prima attestazione sul quotidiano del plurale i dehor bisogna attendere il Duemila), nell’archivio storico della “Stampa” possiamo rintracciare una prima attestazione della forma senza -s datata 1906: l’oscillazione tra le due grafie non è, dunque, un fenomeno recente. L’occorrenza in questione si trova all’interno di un articolo che descrive ironicamente “in forma di commedia eroicomica” un’udienza della pretura urbana di Torino su fatti avvenuti nel locale Caffè Dilei:

Scena prima: il dehor del Dilei. (Vice-Cini, Un caffè campo di guerriglie, “La Stampa”, sez. Reati e pene, 26/1/1906)

Invece, risultano decisamente scarse le attestazioni per la variante italianizzata deor (i numeri che emergono dalle ricerche in rete non sono attendibili a causa dell’alto rumore). Di seguito alcune attestazioni delle varianti, l’ultima delle quali testimonia la formula ridondante deor esterno (in cui, oltre alla -s è caduta anche l’acca):

Poi ha percorso pochi metri e ha ripetuto l’operazione contro un altro locale, il bar-gelateria Salotto, riducendo il dehor a un ammasso di cocci e cenere. (Lorenza Pleuteri, In fiamme il 'Savini', è il racket del Duomo?, “la Repubblica”, 22/11/1994)

Il Comune stanga i dehor in Galleria, e chi prima pagava pochi milioni per occupare il suolo pubblico adesso dovrà arrivare a dieci volte tanto. (Giuseppina Piano, Galleria, ‘carissimi’ dehor, “la Repubblica”, 21/10/2000)

Coda ferma fino a piazza Vittorio Veneto con i suoi dehor, quelli che si chiamavano tavolini fuori e la mezza rotonda con panchine verdi sotto alberi grigi. (Maria Masella, Il cartomante di via Venti, Fratelli Frilli Editori, Genova, 2012)

DF Coperture realizza dehor su misura a Firenze, proponendo prodotti funzionali e di altissima qualità pensati per rispondere alle specifiche esigenze del cliente. (pagina promozionale dal sito www.dfcoperture.it)

È possibile pranzare nella sala interna o nel deor esterno. (pagina promozionale di un ristorante di Milano)

Arrivati a questo punto, proviamo a capire se sia possibile trovare un corrispettivo italiano a dehors. Come riporta anche Luca Bellone, una opportunità è rappresentata da termini come veranda e gazebo (ai quali potremmo aggiungere chiosco, pergolato, pergola ecc.). Tuttavia, è piuttosto evidente che questi vocaboli non si possano considerare a tutti gli effetti sinonimi di dehors (in questo articolo trovato in rete, ad esempio, si evidenziano proprio le differenze tra i diversi spazi). Di fatto, il suo impiego nel linguaggio amministrativo ne consolida l’aspetto di tecnicismo, caratterizzato dal significato specialistico e dalla sostanziale intraducibilità. L’unica possibilità, se proprio non vogliamo usare dehors, è rappresentata da locuzioni generiche del tipo spazio esterno/all’aperto, impiegate non di rado anche all’interno dei testi amministrativi, che tuttavia necessitano il più delle volte del contesto che ne specifichi il significato.

Luisa di Valvasone

10 ottobre 2022


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