Dalla rivista «Wired», che uscirà a febbraio 2009 in versione italiana, è arrivata una richiesta di informazioni sulla parola discombugogglamento. Pubblichiamo qui di seguito la risposta, che è uscita in forma abbreviata nel numero 0 alla fine di ottobre. A seguito di questo primo contatto è stata avviata una collaborazione con l'Accademia che avrà una rubrica fissa nei prossimi numeri.
Discombugoggla-che?
La fine dell'estate ha portato in Italia un termine di nuovissima coniazione proveniente, come ormai la maggior parte delle parole nuove, dall'inglese: discombugogglamento. Comparsa in alcuni articoli di giornale, sia a stampa sia in rete, la parola indica una sorta di malattia da astinenza da Internet, che si manifesta in modo più acuto quando per qualche motivo non si riesce ad accedervi, ma che tende a presentarsi anche se una pagina tarda a comparire per la lentezza della connessione. La "malattia" è stata riscontrata, secondo un sondaggio, in quasi metà della popolazione inglese; indagine inglese, notizia inglese, parola inglese: discomgooglation. Per capire come nasce questa parola non si può che partire da qui: secondo un tipico processo di incrocio (quello che, ad esempio, da smoke e fog dà origine a smog), chi ha coniato la parola (certo con la voglia di scherzarci anche un po') ha sovrapposto discombobulation 'scombussolamento' e Google, il motore di ricerca che, grazie al suo successo, può rappresentare il mondo della rete in generale. Giocando su un'assonanza chiara e trasparente agli anglofoni, la parola definisce quindi uno 'scombussolamento da Google (e quindi da rete)'.
Fin qui tutto fila perfettamente. Invece in italiano la traduzione passiva, con un adattamento fonetico piuttosto singolare di Google, che diventa Goggle, finisce per far venir meno il principio di base della neoconiazione, soprattutto se creativa: usare elementi e meccanismi morfologici trasparenti che suggeriscano al lettore/ascoltatore il significato della nuova parola. Nel nostro caso l'adattamento discongugolamento avrebbe, almeno, reso più evidente il riferimento a google; ma, anche così, quanti sarebbero in grado di svelare cosa c'è dietro discon-? Sarebbe invece bastato usare (almeno dove è possibile) i materiali italiani corrispondenti per ricreare lo stesso gioco che sta alla base della parola di partenza: come avverrebbe, ad esempio, con scombugugolamento. Anche questa parola può piacere o meno agli italiani (anche io mi colloco tra quelli che si "accontenterebbero" di stress da Google), e rimane antieconomica e ostica; ma almeno conserva, e rispetta, le regole linguistiche di efficacia e trasparenza che danno forza alla parola inglese.
Non c'è da preoccuparsi comunque: se la parola è probabilmente destinata a rimanere effimera anche nella sua lingua d'origine, in italiano la scarsa trasparenza, unita alla sua lunghezza e impronunciabilità (credo che l'attesa di sentirla articolare da qualcuno crei ansie maggiori della stessa "malattia"), non le offrono grandi possibilità di imporsi nell'uso (le attuali 10.000 occorrenze di Google - appunto - non devono fuorviare; si tratta del consueto tamtam della rete attorno a una curiosità recente). Ma la lingua, che è un organismo vitale e sorprendente, potrebbe stupirci, e dare spazio anche a questa curiosa parola; forse, viste le sue caratteristiche fonetiche, in un nuovo scioglilingua: se lo scombussolamento di google si volesse discombugogglerare, vi discombugogglereste voi per discombugogglerare lui?
A cura di Marco Biffi
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
Piazza delle lingue: Media
31 ottobre 2008
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