Alcuni lettori chiedono se si possa considerare legittimo l’uso in ambito giuridico di distonico e distonia, termini propri della medicina.
Il termine distonia appartiene al linguaggio della medicina e indica “Irregolarità morbosa del tono muscolare o nervoso” (così la definizione del GDLI). Vi compare il prefisso di origine greca dis-, che nel linguaggio medico indica un’alterazione, un funzionamento anomalo dell’elemento a cui si premette (nel nostro caso il secondo elemento -tonia ricavato da tono); pensiamo a termini come dismenorrea ‘mestruazione dolorosa’ e dispnea ‘respiro difficoltoso’. In italiano la voce è attestata già nel Vocabolario universale italiano Tramater (1829-1840) e ha quindi una lunga tradizione nel campo della medicina. Nessun dubbio, come attestato da tutti i repertori lessicografici correnti, che si tratti di un termine specialistico; la maggior parte dei dizionari, inoltre, si limita a riportare i soli significati medici, ma con la vistosa eccezione dello Zingarelli, che aggiunge anche il significato figurato ‘dissonanza, incoerenza’. I termini scientifici, è noto, si prestano a essere usati con valore metaforico in altri contesti d’uso, secondo il principio del “transfert” semantico. Il passaggio può avvenire da un linguaggio specialistico a un altro (nel nostro caso dalla medicina al diritto), oppure, più semplicemente, dalla medicina alla lingua comune, nella quale assolve alla funzione di innalzare il registro della comunicazione. Nel caso di distonia e dell’aggettivo di relazione distonico (la cui prima attestazione risalirebbe però al 1966, risultando quindi assai più tarda rispetto al nome) il “trasbordo” nella lingua comune potrebbe essere stato favorito dagli antonimi (s’intende solo nel valore figurato) sintonia e sintonico. Nella lingua di tutti i giorni, infatti, essere in sintonia (o sintonico) con qualcuno vale ‘essere in totale accordo, in piena armonia’. La distonia indica invece una mancanza di accordo, una distanza, un atteggiamento incoerente. Si potrebbe obiettare che la distanza tra il significato proprio e quello figurato di sintonia è minore rispetto a quella che separa i due valori di distonia (non sarà superfluo ricordare che il valore figurato di sintonico ‘fondato su un’identità del sentire’ pare risalire al linguaggio della psicoanalisi: cfr. GDLI s.v.); ma nella coscienza dei parlanti la sostituzione del prefisso è sufficiente a creare un’opposizione di significato, a prescindere dalla storia e dal settore di appartenenza delle due parole. Come curiosità finale, possiamo ricordare la voce, ormai in disuso, distòno, che anticamente aveva proprio il valore di ‘dissonanza, incoerenza’ e si usava in particolare nella locuzione a distono, ovvero ‘in modo confuso e incoerente’. Per restare in una metafora di ambito medico, potremmo dunque concludere che il valore figurato era inscritto nel DNA di distonia e distonico.
Claudio Giovanardi
Matilde Paoli
4 aprile 2022
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