Alcuni utenti ci scrivono dalla Lombardia sottoponendoci i termini escalare ed escalazione: sono termini appartenenti alla lingua italiana? Altri ci segnalano il loro impiego in ambito aziendale nel caso in cui si verifichi un problema che non può essere gestito a livello locale e si debba quindi chiedere il supporto di livello gerarchico superiore; in questo significato, come scrive Guido T. dall'Irlanda, l'inglese usa to escalate: deve essere tradotto con escalare o esiste un'alternativa?
Escalare ed escalazione
Escalare e escalazione sono due anglicismi e provengono rispettivamente dal verbo to escalate e dal nome deverbale escalation: il loro impiego è perlopiù limitato ai linguaggi settoriali, che nella fase attuale procedono molto frequentemente al prelievo passivo di termini inglesi, appena adattati (ma nemmeno sempre, nel caso dei nomi) alle strutture fonomorfologiche dell’italiano. In inglese il verbo to escalate rinvia al processo per cui qualcosa aumenta in intensità o estensione di qualcosa; da esso deriva il nome escalation, che assume il significato generico di ‘aumento, intensificazione’ e può comparire in vari contesti: cost escalation, conflict escalation, escalation of commitment, privilege escalation, technological escalation. Etimologicamente to escalate è una retroformazione dal nome escalator ‘scala mobile’, marchionimo coniato agli inizi del XX secolo dall’inventore americano Charles Seeberger adeguando, secondo quanto riporta l’Oxford dictionary, la base verbale escalade (dal lat. scala attraverso la mediazione del francese o dello spagnolo) sul modello di elevator ‘ascensore’. In seguito escalator è passato a indicare, figurativamente, un oggetto in grado di assicurare una crescita progressiva e inarrestabile di qualcosa. In italiano escalare ed escalazione sono usati in due accezioni diverse. Nella prima, le due parole appartengono al vocabolario delle scienze politiche e della psicologia: escalazione significa ‘aumento di tensione, esacerbazione, in particolare di un conflitto’ e, come il verbo escalare, è attestata nella lingua dei quotidiani sin dagli anni Sessanta. Secondo il Dizionario Treccani tale uso si sarebbe diffuso a partire dal 1964 in riferimento all’intervento militare degli Stati Uniti nel Vietnam. L’ingresso e la massiccia diffusione di escalazione (e del suo antonimo deescalazione, indicante il fenomeno contrario, cioè la diminuzione della negatività del conflitto e la sua distensione), sono già stati commentati, polemicamente, da Tristano Bolelli (Parole in piazza. Avventure e disavventure di vocaboli vecchi e nuovi al microscopio del linguista, Milano, Longanesi, 1984, p. 173):
Un altro lettore mi segnala, fra l’altro, l’escalazione della battaglia presso le Isole Malvine da lui udita ad un Giornale-Radio. Che dire? I vocabolari più recenti portano solo il termine inglese escalation, nudo e crudo. Potremmo dire, scherzando, che ora che si è avuto la deescalazione delle ostilità, non si sentirà più parlare di escalazione, ma escalation ha conquistato perfino un posto nel vocabolario, tanto è ormai frequente parlare di conflitti, guerre, ostilità. L’unico modo per combattere la parola è di non usarla, anche se la cosa non verrà per questo esorcizzata, purtroppo. Per quanto mi riguarda, posso dare una ferma assicurazione.
Ben presto dal significato di tattica militare, escalation ed escalazione passano ad assumere altri valori, come quello di ‘inasprimento politico’, attestato già nel 1966, come ha dimostrato Paolo D’Achille (Parole nuove e datate. Studi su neologismi, forestierismi, dialettismi, Firenze, Cesati, 2012, pp. 50 e 113). Nel lessico della psicologia, escalazione è usato in riferimento al crescere nel corso dei conflitti interpersonali di un senso di negatività che polarizza lo scontro ponendo in secondo piano l’oggetto stesso del contendere. In senso più ampio escalazione individua qualsiasi azione o comportamento contraddistinti da un aumento graduale di intensità (per es. l’e. del terrorismo, l’e. dell’uso di droga ecc.). In italiano l’uso di escalazione e di escalare riferito a situazioni di conflitto, siano essi politici o interpersonali, o all’aumento progressivo di un fenomeno è piuttosto marginale: nella lingua comune (e nello stesso linguaggio giornalistico), come già osservava Bolelli, si preferisce l’impiego dell’anglicismo non adattato escalation, mentre escalare appare decisamente minoritario rispetto a radicalizzarsi e intensificarsi. Nelle altre lingue europee la situazione appare diversa: in tedesco eskalieren e Eskalation sono accolti nei dizionari e usati anche nel linguaggio comune; anche il francese opta per escalation ed escalader (andrà notato del resto che escalader nel senso di ‘scalare’ è voce “autoctona”).
Più recente e ancora non registrata nei dizionari è l’altra accezione di escalare e di escalazione, propria del linguaggio aziendale. Sempre più spesso nel servizio di supporto alla clientela può accadere che un quesito posto da un cliente non sia risolto dagli addetti al servizio di assistenza, ma sia inoltrato, o per l’appunto “escalato”, al livello gerarchico immediatamente superiore, cioè a un altro ufficio, a un altro responsabile o addirittura a un ente esterno all’azienda.
Rispetto ai possibili sostituenti italiani, al posto di escalare si potrebbe certamente proporre inoltrare, specialmente nei contesti in cui è presente un complemento di termine (che specifica dunque l’ufficio, la sezione o il dipartimento è trasferito il quesito): il suo quesito è stato inoltrato all’ufficio rapporti con la clientela. In effetti, anche inoltrare contiene il riferimento a un avanzamento gerarchico della trasmissione del problema o del quesito, come segnalano i dizionari dell’uso (si veda per es. Il nuovo De Mauro: «inoltrare […] 1. spec. nel linguaggio burocratico, presentare e trasmettere per via gerarchica o attraverso le usuali forme burocratiche»). Inoltre, tale informazione potrebbe essere formulata in maniera esplicita: abbiamo inoltrato il suo quesito a un livello superiore di assistenza / a un’assistenza di livello superiore. L’integrazione non è però necessaria, poiché come evidenzia il DISC (Dizionario italiano Sabatini Coletti) «in situazione nota il secondo arg[omento] può essere sottinteso». Un’altra obiezione mossa all’uso di inoltrare e inoltro riguarda invece l’assenza nei sostituenti italiani del riferimento alla richiesta di una risposta di ritorno: in realtà non sussistono argomenti linguistici per affermare che un tale significato sia connaturato alla semantica di escalate/escalation. Un possibile sostituente per escalazione, specialmente nella locuzione escalation procedure, con la quale le aziende indicano le modalità di richiesta di supporto esterno, potrebbe essere l’espressione (procedura di) assistenza di livello superiore.
L’uso di escalare e di escalazione pare in ogni caso da sconsigliare perché al momento diffuso perlopiù nel lessico degli addetti ai lavori: insomma c’è sempre il rischio che l’escalazione di un problema finisca, a dispetto di ogni buona intenzione, con l’aggiungerne di nuovi.
Elisa De Roberto
Piazza delle lingue: Lingua e saperi
7 aprile 2016
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