Alcuni lettori chiedono un approfondimento sulla parola imprenditore, sull’evoluzione del suo significato nella lingua italiana e sulle analogie e differenze con il termine impresario. Eleonora T. si domanda inoltre se sia corretto associare imprenditore all’idea di innovazione e che ruolo giochi tale concetto nel significato della parola.
Imprenditore e impresario sono due sostantivi riconducibili al verbo imprendere, proveniente dal latino volgare *imprehendĕre, ‘intraprendere’, formato dal prefisso locativo in- e prehendĕre ‘prendere’, letteralmente ‘prendere sopra di sé’, che indica l’azione di cominciare qualcosa, di avviare un’iniziativa (l’Etimologico). Le due forme, in modo simile, designano chi svolge professionalmente un’attività economica per la produzione di beni o servizi, con una maggiore specializzazione in determinati settori economici nel caso dell’impresario (spettacolo, imprese funebri, edilizia). Alcuni dizionari identificano una relazione di sinonimia tra i due termini, sebbene i pareri tra i lessicografi siano discordi: taluni definiscono l’impresario come un imprenditore (Sabatini-Coletti 2008; ZINGARELLI 2018), altri attestano tale associazione, ma ritengono che sia impropria (Treccani online; Devoto-Oli, 2018).
Da un punto di vista formale, entrambi i termini si costruiscono con suffissi che producono nomi d’agente (ovvero nomi che indicano ‘chi compie l’azione’). Imprenditore, deriva dal verbo imprendere mediante l’aggiunta di -tore, un suffisso derivativo che identifica l’argomento esterno (agente) del verbo. I nomi con suffisso -tore hanno una semantica definita agentivo-strumentale e designano persone o oggetti che svolgono una certa attività (Scalise e Bisetto, 2008; GROSSMANN-RAINER). Impresario deriva invece dal sostantivo impresa [lat. volg. *impresa(m), participio passato femminile del verbo *imprehendĕre], a cui viene aggiunto -ario, suffisso derivativo di origine latina presente in aggettivi, che esprime una relazione con il nome che funge da base (ferroviario, reazionario, unitario). Le frequenti sostantivazioni hanno favorito anche un uso nominale del suffisso, producendo formazioni agentive in special modo in nomi di professione (bibliotecario, pubblicitario) (Treccani; GROSSMANN-RAINER). La morfologia delle due parole non rivela quindi differenze significative.
È dunque possibile esplorare la storia delle due parole per carpire maggiori informazioni in merito al loro significato e a possibili distinzioni.
Imprenditoreè oggi chi esercita un’attività economica organizzata, ma non è sempre stato un ‘dirigente d’azienda’. Nelle prime attestazioni del termine (XIV-XVII secolo), imprenditore è chi decide di intraprendere un’azione, non necessariamente di carattere economico: “Bene fu un grande imprenditor di gran cose” (Giovanni Villani, Cronica, libro 11, capitolo 39, numero 8, citato già nella prima edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca del 1612 a seguito della definizione “Che imprende”). Il significato odierno si consolida tra XVIII e XIX secolo, un momento storico in cui l’economia subisce una profonda trasformazione e le tecniche di produzione artigianale sono sostituite da un modello capitalista. È proprio in questo periodo che la voce imprenditore si diffonde come traduzione della forma francese entrepreneur, parola già utilizzata nel XVI secolo in Francia per designare il capo di ventura, colui che reclutava mercenari e si poneva al servizio del miglior offerente, e che, a partire dal XVIII secolo, inizia a riferirsi ad appaltatori di opere pubbliche, militari e civili, a capitalisti industriali e a proprietari terrieri che adottavano tecniche moderne di coltivazione. I primi a utilizzare entrepreneur con tale significato e a teorizzare il ruolo dell’imprenditore in termini moderni furono R. Cantillon (1730), economista e banchiere irlandese, e A. R. J. Turgot (1769), economista e politico francese, i cui scritti ebbero notevole diffusione e furono pubblicati prima in francese e poi in italiano.
Durante il XVIII secolo coesistono quindi due significati della parola imprenditore, uno che si riferisce a ‘colui che intraprende un’azione’:
Imprenditore d’ogni più difficile azione non considerò la buona o cattiva sorte dipendere dal rincontrare il modo del nostro proceder co’ tempi. (Petracchi, C., 1756, Vita di Arrigo di Svevia re di Sardegna, volgarmente Enzo chiamato. Per gli eredi di C. Pisarri e GF Primodi, Bologna)
e uno che indica ‘colui che intraprende un’attività economica’:
Terminato che sarà un edifizio da un imprenditore, si prenderanno degli arbitri, perché ne sia stimato il prezzo. (De’ RR. PP. Catrou e Rouillè, 1732, Storia romana dalla fondazione di Roma, Giuseppe Corona, Venezia)
Altre attestazioni confermano la circolazione del termine in quest’ultimo significato durante il XVIII secolo. Ritroviamo la voce imprenditore o fabbricatore per designare “colui che è alla testa d’una fabbrica, che ne dirige tutte le operazioni” nel Dizionario del cittadino (1763), testo tradotto dal francese da Francesco Alberti Di Villanova. Dopo pochi anni (1795), l’espressione imprenditore di giuoco viene inserita nel Vocabolario domestico in appendice al Nuovo Vocabolario, sotto “Uffizi e professioni”.
Nel corso del XIX secolo la parola imprenditore assume stabilmente il significato odierno ed è utilizzata quasi esclusivamente in questa accezione.
Nel corso del tempo, la voce impresario è sempre stata associata a settori molto definiti. Il termine è documentato dal XVIII secolo, periodo in cui si diffonde nella forma italiana in tutte le lingue europee di cultura per indicare l’impresario teatrale (l’Etimologico). Nei testi menzionati nella V edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca (1863-1923) si evince che l’impresario tra XVIII e XIX secolo ricopriva un ruolo di natura economica, simile a quello di un capitalista (Letture di Economia toscana fatte dall’Accademia dei Georgofili, 372: “Vediamo se conviene coltura più in grane per via d’impresarj o di più ricchi capitalisti”) e si occupava di assumere appalti, in particolare nel mondo dello spettacolo e del gioco. Il significato di impresario, a differenza di imprenditore, rimane inalterato nel tempo e costantemente riferito a una professione.
È interessante notare che imprenditore e impresario non sono gli unici termini diffusi tra Settecento e Novecento per indicare colui che dirige un’azienda. Nel XVIII secolo è attestata la voce, oggi desueta, intraprenditore con riferimento a chi intraprende un lavoro, ma anche, per calco del francese entrepreneur, nel significato di imprenditore (Treccani, Baretti, Altieri). Analizzando le occorrenze di intraprenditore attraverso il DiaCoris, corpus diacronico dell’italiano scritto, possiamo osservare che il lemma ricorre 34 volte in testi prodotti tra il 1862 e il 1942 quale sinonimo di imprenditore o di capitalista ed è associato all’attività industriale e al mercato mondiale. Nel 1942, nel saggio La terra e l’imposta, Luigi Einaudi parla di “intraprenditore di affittanza, di mezzadria, di industria”.
Nel XIX secolo si documenta anche l’uso di un altro sostantivo adoperato come sinonimo di impresario, prenditore, termine che veniva utilizzato per esprimere la mansione di chi assume appalti e lavori inerenti al gioco del lotto: “Impresario, si disse colui al quale l’amministrazione del giuoco del lotto affida, sotto certe condizioni, l’incarico di prendere le giocate e che oggi chiamasi comunemente prenditore” (V edizione del Vocabolario della Crusca, 1863-1923). Il testo Leggi di Toscana 10, 152 riporta: “Perché poi quei che ricevono il denaro, che si domandano volgarmente prenditori o impresarj, facendo bottega sull’idiotaggine de mettitori, sono la principal cagione di tanto male.” e ancora, “Per le trasgressioni che seguiranno dopo la pubblicazione del presente bando, questi prenditori o impresarj, ancorché pagassero o respettivamente ricevessero il denaro per altri, ec.”. Anche Treccani attesta un uso antico di prenditore, diffuso in Toscana, per indicare il ricevitore del lotto. Il termine, che designa in generale chi riceve o acquisisce qualcosa, è oggi utilizzato principalmente nel linguaggio giuridico e contabile.
Si possono quindi rintracciare, tra XVIII e XX secolo, quattro voci con significato e forma simile, imprenditore, intraprenditore, prenditore e impresario, tutte riconducibili all’idea di addossarsi una responsabilità economica e intraprendere un’attività. Se si analizza la distribuzione dei termini in testi prodotti tra il 1600 e il 2008, come viene mostrato nella tabella estratta da Google Libri, si nota che, dopo circa un secolo durante il quale le quattro parole coesistono, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo si impone l’uso di imprenditore. Questo dato è confermato anche dalla frequenza dei termini in un corpus dell’italiano scritto contemporaneo (CORIS), contenente periodici, narrativa, saggistica e miscellanee, dove si attesta una maggiore diffusione del lemma imprenditore (9258) rispetto a impresario (286), testimoniata anche da CoLFIS dove imprenditore ricorre 263 volte contro le 26 di impresario. La voce Intraprenditore non è presente nei corpora dell’italiano scritto contemporaneo, a conferma del regresso del termine, e prenditore compare sporadicamente (55 occorrenze in CORIS) anzitutto in testi giuridici nel significato di colui che riceve o acquisisce qualcosa; solo 3 occorrenze di prenditore sono associate alla parola imprenditore.
[Ricerca dei vocaboli imprenditore, impresario, prenditore, intraprenditore, effettuata su testi prodotti tra il 1600 e il 2008; fonte Google libri.]
Riassumendo, l’analisi di imprenditore e impresario ha evidenziato che il termine impresario è utilizzato principalmente in determinati settori e ha mantenuto stabile il suo significato nel tempo, sempre riferito alla stessa professione. Imprenditore invece, come emerge dall’analisi diacronica, consolida nel tempo il suo odierno significato e deve la sua diffusione alle teorie proposte in ambito economico. Per un paio di secoli le due parole sono state adoperate come sinonimi, fino a quando, in tempi recenti, il sostantivo imprenditore ha raggiunto una maggiore diffusione, rendendo marginale l’impiego di impresario.
Infine, dall’analisi proposta risulta chiaro che il nucleo semantico della parola imprenditore ruota intorno all’idea di avviare e promuovere un’attività, al di là del fatto che essa sia innovativa, quindi non suggerisce l’idea di innovazione di per sé. Nonostante ciò, non va dimenticato che nel periodo storico in cui si consolida il significato odierno di imprenditore, cambia il modo di concepire l’attività economica, ne viene proposto un concetto “moderno”, legato alla crescita, allo sviluppo economico e all’innovazione tecnologica. Le frequenti associazioni tra questi concetti e il lavoro dell’imprenditore, congiuntamente alle teorizzazioni di alcuni economisti come Schumpeter (1911), secondo il quale l’imprenditore svolge innanzitutto una funzione di innovatore, hanno senza dubbio favorito nel tempo una percezione dell’imprenditore come colui che innova i metodi e i processi di produzione o dirige un’azienda in modo innovativo.
Per approfondimenti:
A cura di Veronica Boschi
Redazione Consulenza Linguistica
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