Nutraceutica o nutriceutica?

Alcuni lettori ci chiedono delucidazioni sulla formazione della parola nutraceutica.

Risposta

La parola nutraceutica, con cui si indica la “disciplina che studia gli effetti benefici sulla salute dell’uomo prodotti da talune sostanze contenute negli alimenti e si occupa di preparare nuovi farmaci naturali a base di tali sostanze” (GDLI, Supplemento 2009, s.v.) deriva dall’aggettivo nutraceutico, dall’inglese nutraceutical formato da nutr- (in nutrient, nutrition ecc., a loro volta dal lat. nūtrīre) e da -aceutical (in pharmaceutical, cfr. OED). Morfologicamente si tratta di una parola macedonia, “formata con pezzi di altre parole che non coincidono né con le lettere o le sillabe iniziali di un sintagma di base (in tal caso avremmo sigle o sigle sillabiche), né con un morfo” (Anna Maria Thornton, Parole macedonia, in Grossman-Rainer 2004, pp. 569-571: p. 570; il termine, corrispondente all’inglese blend, è stato coniato da Bruno Migliorini, Uso ed abuso delle sigle, in Id., Conversazioni sulla lingua, Firenze, Le Monnier, 1949, pp. 86-90: p. 89). In realtà, i blend rappresentano una sottocategoria delle parole macedonia in quanto sono formati da una sequenza iniziale coincidente con l’inizio di una parola, seguita da una sequenza finale coincidente con la fine di un’altra parola: es. brunch (da br(eakfast) ‘colazione’ + (l)unch ‘pranzo’); smog (da smo(ke) ‘fumo’ + (fo)g ‘nebbia’). Proprio quest’ultimo caso esemplifica una delle caratteristiche funzionali che, secondo Migliorini, dovrebbe avere una parola macedonia ben formata, ossia la condivisione, da parte dei due termini che la compongono, di almeno una lettera che li unisce nella nuova formazione (in smog la -o- è in comune a smoke e fog). Nel caso in cui non ci sia una lettera in comune alle due parole (come in brunch), di solito in italiano “si spezza” la prima in coincidenza della sillaba: ad es. meccatronica (mecca(nica) + (elet)tronica) o anche apericena (aperi(tivo) + cena, in questo caso con il secondo elemento intero secondo la tendenza formativa italiana, cfr. la risposta di Barbara Patella).

La parola nutraceutico (e quindi anche nutraceutica) è sì un prestito dall’inglese (in cui il blend si è formato), ma è anche una parola che, riprendendo i meccanismi formativi propri dell’italiano, si adatta al nostro sistema fonologico e morfologico: il parlante italiano, per desumerne il significato, può fare riferimento alle due parole autoctone che lo compongono: nutriente/nutrizione e farmaceutico/a. Quindi il quesito che propongono i nostri lettori non è affatto banale: non si dovrebbe piuttosto dire nutriceutico/a prelevando dal primo elemento uno spezzone la cui fine coincide con la sillaba (ossia nutri(ente/zione) + (farma)ceutico/a)? Tale quesito risulta ancora più calzante se si fa riferimento ad altre parole macedonia formate con nutri(zione), come nutrigenomica, nutrigenetica e nutriterapia (il cui secondo formante però è intero) e a quelle formate con (farma)ceutico/a, come la recente parola cosmeceutico/a (da cosme(tico) + (farma)ceutico/a, cfr. la scheda breve di cosmeceutico di Miriam Di Carlo). L’“anomalia derivativa” è ancor più evidente se si confronta nutraceutico/a con la recentissima parola macedonia ristoceutica (prima attestazione 2018, secondo il Devoto-Oli online), formata da risto(razione) e, appunto, (nutra)ceutica: non abbiamo *ristaceutica ma ristoceutica. Effettivamente, dunque, stando alle regole formative con cui si creano nuove parole di questo tipo, ci troviamo di fronte a una sorta di difformità. Dobbiamo però chiarire due punti:

    1. Sia in inglese, in cui la parola è nata, sia in italiano, troviamo attestazioni del blend con -i- anziché -a-: l’OED e il Merriam-Webster (ma non il Collins né il Cambridge Dictionary) registrano la variante nutriceutical come forma attestata, sebbene minoritaria. I repertori lessicografici italiani, invece, registrano solo nutraceutica e nutraceutico, senza mai riportarne la variante in -i- (GRADIT, GDLI Supplemento 2009, il repertorio ONLIOsservatorio Neologico della Lingua italiana, a cura di Valeria Della Valle e Riccardo Gualdo –, Devoto-Oli online, Treccani Neologismi 2008 e 2015, Zingarelli 2025). Soltanto nella sezione enciclopedica Dizionario di Medicina della Treccani (2010), consultabile online, abbiamo come prima lemmatizzazione nutriceutico e poi, come forma secondaria, nutraceutico. Effettivamente anche in italiano (sulla base di una ricerca effettuata il 25/5/2024) troviamo attestazioni dei termini nutriceutico e nutriceutica, che contano rispettivamente nelle pagine in italiano di Google 9.620 risultati (considerando per l’aggettivo anche le forme nutriceutici e nutriceutiche, ma non nutriceutica, che si riferisce più spesso alla disciplina), e 28.800 r. Anche sui quotidiani si possono trovare sporadiche attestazioni delle forme in -i-:

      D’altronde proprio questa attenzione quasi maniacale al prodotto – attraverso una filiera corta e controllata ha permesso di assicurarsi un cliente come Ferrero. E di allargare il campo anche ad altri settori: a cominciare dal farmaceutico e nutriceutico. (Pier Paolo Luciano, Qualità e sostenibilità. La doppia scommessa dei signori del latte, “la Repubblica”, sez. Economia, 6/12/2021, p. 9)

      Ma non solo, come osserva Chiara Mastrotto, presidente e AD del Gruppo: «Circa il 70% degli scarti di natura organica dall’industria conciaria viene recuperato, come le fibre di collagene, gli aminoacidi, le proteine che diventano fertilizzanti per l’agricoltura, prodotti per la nutriceutica, la farmaceutica o l’edilizia. (Letizia Rittatore Vonwiller, Pelle sostenibile? Ecco il passaporto, “Corriere della Sera”, 22/11/2023, p. 26)

        2. Dobbiamo rilevare una certa instabilità della vocale che precede -ceutico/a nei composti di questo tipo: basti pensare che, accanto a cosmeceutico/a (forma morfologicamente “corretta” e maggiormente attestata), si può trovare, oltre a cosmaceutico/a, anche cosmoceutico/a (con ben 4.600 r. nelle pagine in italiano di Google), in cui la -o- non appartiene né a cosmetico/cosmesi né a farmaceutica, ma per la quale si potrebbe ipotizzare un’analogia con il prefissoide cosmo-, pur di tutt’altro significato. Anche in nutraceutica si rileva l’instabilità della vocale che precede il secondo elemento formante.

          Storia e significato

          In inglese, la parola nutraceutical, con cui si indica ‘prodotto alimentare, additivo o integratore alimentare che ha effetti fisiologici benefici ma che non è essenziale per la dieta’ (definizione dell’OED: “a foodstuff, food additive, or dietary supplement that has beneficial physiological effects but is not essential to diet”), stando alle prime attestazioni riportate dal dizionario, comincia ad affiorare, in entrambi i suoi usi (aggettivale e sostantivale), nel 1990. In molti dizionari inglesi viene proposto come sinonimo il composto functional food, che troviamo tradotto anche in italiano come cibo/alimento funzionale. In italiano l’aggettivo, anche sostantivo, nutraceutico è entrato pochi anni dopo, nel 1996, come indicano il Devoto-Oli online e lo Zingarelli 2025 e come viene confermato dalle nostre ricerche:

          Gli «alimenti funzionali» capaci di dare una salute d’acciaio furono un successo strabiliante e sono ora un’ossessione nazionale da seimila miliardi. [...] In Italia stanno atterrando i «nutraceutici», prodotti anfibi che mescolano le nature degli alimenti e dei medicinali. (Gabriele Beccaria, Elisir di lunga vita a tavola, “La Stampa”, sez. Cronache, 21/4/1996, p. 14)

          L’aggettivo nutraceutico è registrato in tutti i repertori che abbiamo precedentemente menzionato, mentre il sostantivo nutraceutica, che indica la disciplina e che deriva dall’aggettivo (così come cosmeceutica da cosmeceutico e farmaceutica da farmaceutico), non è registrata nel repertorio ONLI e nello Zingarelli 2025. Il GRADIT riporta come data di prima attestazione il 2001, ma attraverso alcune ricerche su Google libri siamo riusciti a retrodatare il termine al 2000:

          Una prospettiva, quest’ultima, che apre nuovi orizzonti ai cosiddetti alimenti funzionali e dà nuovo respiro alla nutraceutica. (“Obiettivi e documenti veterinari”, XXI/11, 2000, p. 4)

          La forma nutriceutica risulta anteriore di un anno (ma con un significato differente):

          La scienza del futuro sarà la nutriceutica’, nutrizionismo più farmaceutica. Se una volta una patata era una patata, adesso una patata è una patata ma con il Dna modificato. (Giuseppe Manin, Grillo, non fatevi ingannare dal Duemila, “Corriere della Sera”, sez. Spettacoli, 27/12/1999, p. 31)

          La parola, nella forma nutraceutica, ha visto fin da subito una rapida diffusione, favorita anche dalla nascita nel 2009 della SINut (“Società Italiana di Nutraceutica”), che nel suo sito definisce così la disciplina:

          La nutraceutica – nuova disciplina, in grande sviluppo a livello mondiale – studia gli estratti di piante, animali, minerali e microrganismi, impiegati come nutrienti isolati, supplementi o diete specifiche. (Presentazione, sinut.it)

          Stando alle attestazioni sui quotidiani, il termine sembra aver subìto un primo incremento d’uso nel 2015-2016 (e infatti Treccani inserisce la parola tra i neologismi del 2015), per poi registrarne uno ulteriore e più consistente nel 2022-2023. Un motivo della prima diffusione del termine riguarda la nascita, nel 2014, del corso di laurea triennale in Scienze nutraceutiche all’Università degli Studi di Napoli Federico II:

          Nasce il corso di laurea in «Scienze Nutraceutiche»: unico in Italia. Saranno ammessi 100 studenti per anno. Si diventa esperti nell’impiego degli alimenti-farmaci e in grado di utilizzare le proprietà curative di principi naturali. [...] L’uso dei nutraceutici risponde in maniera specifica tanto alle esigenze di cittadini-pazienti che sono oggi sempre più attenti alla prevenzione e alle tematiche del benessere e della salute, quanto alle necessità del mercato del lavoro che è in cerca di nuovi spazi e che si evolve dinamicamente. Il nuovo corso di laurea si propone di formare figure professionali con conoscenze e competenze trasversali, che vanno dalla conoscenza della composizione chimica e dalle proprietà degli alimenti alla valutazione del loro profilo nutrizionale e alla conoscenza profonda del meccanismo di azione dei componenti bioattivi delle matrici alimentari. Questo insieme di conoscenze e competenze consentirà ai nuovi laureati di individuare il nutraceutico ottimale per un impiego preventivo e/o integrativo della terapia farmacologica affiancando i medici e i nutrizionisti nella predisposizione del corretto regime alimentare e terapeutico. (Nasce il corso di laurea in «Scienze Nutraceutiche»: unico in Italia, corrieredelmezzogiorno.corriere.it, sez. Napoli, 24/7/2014)

          Al corso di Napoli sono seguiti quelli in Scienze nutraceutiche e alimenti funzionali all’Università degli Studi di Messina e in Scienze nutraceutiche e della salute alimentare all’Università di Verona e l’indirizzo in Nutraceutica nel Corso di Laurea Online Magistrale in Scienze della Nutrizione Umana al San Raffaele di Milano).

          Nel 2015 esce un articolo sui “Quaderni del Ministero della Salute” in cui viene definita sia la nutraceutica che l’aggettivo nutraceutico (riferito a un prodotto che si colloca “oltre la dieta ma prima della necessità di ricorrere al farmaco”, p. 62):

          [...] si va sempre più affermando la nutraceutica”, che sinteticamente potremmo definire come una nuova disciplina scientifica volta a individuare i costituenti benefici contenuti negli alimenti e a portarne alla luce gli effetti esercitati sulla salute. In tale ottica è da intendersi come nutraceutico un alimento che, grazie al contenuto di particolari costituenti, è in grado di rivendicare un effetto benefico svolto su una specifica funzione dell’organismo, in quanto riconosciuto scientificamente. L’effetto rivendicabile può arrivare a riguardare anche la riduzione di un fattore di rischio di malattia. La colesterolemia rappresenta il paradigma del fattore di rischio che oggi può essere ridotto da specifici costituenti alimentari. In definitiva, i prodotti nutraceutici, alla luce della legislazione alimentare, sono individuabili in quegli alimenti che possono legittimamente rivendicare specifici effetti benefici sull’organismo. In tal senso l’integratore alimentare, come fonte concentrata di nutrienti o di altre sostanze a effetto nutritivo o fisiologico, rappresenta il prototipo nutraceutico che può essere presentato sotto forma di compresse, capsule, fialoidi ecc. simili a quelli dei medicinali. (Dieta e nutraceutica, in Nutrire il pianeta, nutrirlo in salute. Equilibri di una sana alimentazione, “Quaderni del Ministero della Salute, XXV/10, 2015, pp. 61-64: p. 61)

          Nel 2017 lo stesso Ministero della Salute inserisce la SINut nell’elenco delle Società Scientifiche e delle Associazioni Tecnico-Scientifiche delle professioni sanitarie (Decreto ministeriale, 2 agosto 2017, “Gazzetta Ufficiale” n. 186 del 10/8/2017).

          Nella normativa italiana troviamo diverse attestazioni sia di nutraceutica sia di nutraceutico: nel 2003 nutraceutica compare all’interno della Legge finanziaria per l’anno successivo (legge 24 dicembre 2003, n. 350, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato, “Gazzetta Ufficiale” n. 299 del 27/12/2003, Supplemento Ordinario n. 196). Tredici anni dopo, nel 2016 troviamo “campo nutraceutico” nell’articolo 8 della legge 2 dicembre 2016, n. 242 (Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa, “Gazzetta Ufficiale” n. 304, del 30/12/2016), di nuovo nutraceutica (come disciplina) nel 2017 (Resoconto sommario n. 416 della 12a Commissione permanente al Senato, Disposizioni per la corresponsione di borse di studio ai medici specializzandi [...], 1/2/2017), e ancora “alimenti funzionali o nutraceutici” nel 2019 (Disegno di legge n. 1102, Disposizioni in materia di procedure, decisioni e protocolli che consentano all’alimento di mantenere uno standard qualitativo elevato lungo l’intera filiera produttiva, in “Atti parlamentari”, Roma, Tipografia del Senato, 26/2/2019, p. 5, p. 6 e p. 9).

          Dopo aver confrontato le occorrenze nei quotidiani e nella normativa italiana possiamo concludere che, malgrado le varianti nutriceutico/a siano attestate e risultino più conformi alle regole di formazione delle parole in italiano, le forme nutraceutico/a (direttamente adattate a partire dalle corrispondenti inglesi) sono più frequenti e per questo registrate nei dizionari come forme principali (quando non esclusive).

          Miriam Di Carlo

          4 dicembre 2024


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