Alcuni lettori ci domandano se il genere di apericena sia maschile o femminile, non riuscendo a trovare risposte unanimi nei dizionari. Michele B. di San Giovanni Valdarno ci chiede, inoltre, quale sia il plurale più corretto.
Nonostante circoli da oltre quindici anni, precisamente dal 2002 secondo il GDLI o il GRADIT 2007, la parola "apericena" continua a destare polemiche, bersagliata da feroci giudizi ("tic lessicale", "parola mefitica", "termine orrendo") a tal punto da meritare un posto nelle liste nere, fra le parole da abolire - a volerla abolire, ad esempio, una campagna lanciata su www.linkiesta.it nel 2013. Come testimoniano numerosi articoli di giornale, programmi radiofonici, sondaggi in rete e pagine di social network (per citarne una: "Movimento di resistenza contro gli apericena ed altre espressioni odiose"), apericena è fra le parole più detestate; ma di là dai giudizi, il linguista deve comunque studiarla, chiarendo formazione, grafia e significato.
Si tratta di una cosiddetta parola macedonia, denominazione introdotta da Bruno Migliorini per designare quel tipo di parole che si ottiene tramite la riduzione sillabica di due o più termini (meccatronica, Polfer, postelegrafonico) o, come nel nostro caso, dall'unione della parte iniziale di una parola, aperi(tivo), con una parola intera, cena; lo stesso meccanismo si verifica in metalmeccanico, discopub, cartolibreria (cfr. GROSSMANN-RAINER; Paolo D'Achille, L'italiano contemporaneo, Bologna, Il Mulino, 2003).
Quanto alla grafia, l'unica forma registrata dai vocabolari è apericena, benché non sia affatto raro imbattersi nella variante aperi-cena (o addirittura aperi cena): da una ricerca su Google Italia si ottengono 1.690.000 risultati per la prima forma, circa 115.000 per la seconda; su Google Libri, rispettivamente, oltre 2.000 e poco più di 450; è frequente, inoltre, trovare la parola racchiusa fra virgolette, come se, nella percezione dei parlanti, non fosse legittimata.
La definizione di apericena è pressoché analoga in tutti i dizionari, e riconducibile a quella che si legge ad esempio nel Vocabolario Treccani 2017:
Aperitivo, servito insieme con una ricca serie di stuzzichini e accompagnato da assaggi di piatti differenti, salati e dolci, che può essere consumato al posto della cena.
Il genere di apericena
Se sulla definizione di apericena la lessicografia contemporanea si mostra concorde, lo stesso non può dirsi a proposito dell'attribuzione del genere, su cui appare divisa: da una parte il GDLI (nel Supplemento del 2009) e il GRADIT 2007 registrano apericena come sostantivo maschile, e così pure il GARZANTI 2017 e il Nuovo Devoto-Oli 2018, specificando che si tratta di un sostantivo maschile invariabile, marca grammaticale più esplicita per indicare che la forma del sostantivo non varia al plurale; dall'altra, invece, il Vocabolario Treccani 2017 e lo ZINGARELLI 2018 appongono al lemma la duplice marca di genere, femminile o maschile.
Nello ZINGARELLI, che lo registra dall’edizione 2011, non solo si specifica che il plurale maschile è invariabile (gli apericena) e il plurale femminile declinabile (le apericene), ma si indica anche che il limite d'uso riservato al vocabolo è quello "gergale", quindi circoscritto a un determinato ambiente, quello dei locali e dei giovani (in verità, l'uso si sta estendendo anche ad altre fasce d'età).
Sebbene non sia contemplato dalla lessicografia, l'uso di apericena con funzione aggettivale è tutt'altro che sconosciuto, come si può constatare effettuando una ricerca su Google Italia, in binomi del tipo buffet apericena (25.000 risultati), serata apericena (circa 15.000 risultati), formula apericena (più di 6.000 risultati), soluzione apericena, nei quali il primo sostantivo funge da aggettivogeno, ossia 'determina l'uso aggettivale del sostantivo al quale si accompagna' (GRADIT 2007).
L'incertezza sul genere, causa di oscillazioni sul piano morfosintattico (es. un ricco apericena/una ricca apericena), nasce dalle caratteristiche non propriamente definite che stanno alla base del concetto di apericena: la componente preponderante è costituita dall'aperitivo o dalla cena, dal bere o dal mangiare? Va osservato che in tantissimi annunci o locandine apericena è spesso seguito dall'apposizione aperitivo rinforzato, il che farebbe propendere per il maschile. Esiste, inoltre, l'espressione alternativa aperitivo cenato (ben 32.800 risultati su Google Italia), che forse sarà lo spauracchio di coloro che finora hanno detestato apericena, anche se non mancano difensori di questo "neologismo fatto in casa" (cfr. www.treccani.it).
Citiamo l'autorevole parere del professor Francesco Sabatini, presidente onorario dell'Accademia della Crusca. Nel 2016, ospite di Saverio Raimondo nel programma satirico CCN 2 (sigla di Comedy Central News); l'intervista integrale è su Comedy Central), il noto linguista, a proposito del genere, precisa:
Io userei il maschile [...] perché se fosse una cena ridotta sarebbe un qualcosa di sgradevole; è un aperitivo arricchito, quindi è preferibile il maschile. [...] È una bella parola e fa parte di quella schiera di parole che vengono chiamate le "parole macedonia", come ferrotranvieri, casalbergo, motel.
Un altro linguista, Giuseppe Antonelli, si è espresso al riguardo in più di un'occasione. Nel 2013, conducendo il programma radiofonico "La lingua batte", ha dedicato una puntata ad apericena, alla formazione del termine, all'incertezza sul genere e al confronto con aperitivo e happy hour. È poi tornato sull'argomento nel 2016, in un video pubblicato su www.corriere.it, di cui riportiamo alcuni punti salienti:
«Tutti gli indizi sembrano portare nella stessa direzione, mi riferisco ad articoli di giornale, a passi di romanzo, in alcuni casi anche a guide turistiche dell'epoca e tutti gli indizi sembrano portarci a Torino: è lì che agli inizi degli anni Duemila sarebbe nata "la famigerata apericena" o, forse, dovrei dire "il famigerato" visto che soprattutto nei primi tempi a dominare era l'uso di apericena al maschile [...] mentre ultimamente tende a prevalere la seconda parte [della parola], cioè "cena" che, ovviamente, è femminile. [...] Forse a dar fastidio oggi non è tanto l'apericena in sé, quanto tutta la famiglia di parole che è nata dalla costola dell'apericena [...] (aperisushi, aperisfizio,aperimerenda, aperifritto... fino agli aperimiao per i gatti e agli aperibau per i cani)».
E a tal proposito Massimo Roscia, nel suo libro Di grammatica non si muore, enumera un vero e proprio "esercito" di parole, pressappoco un centinaio, realizzate a mo' di apericena: aperibiblioteca, aperibici, aperilatino, aperinatale ecc. (per l'elenco completo si può consultare l'anteprima del libro su Google Libri).
Ma qual è il genere di apericena più diffuso nell'uso comune? Possiamo misurarne la tendenza generale servendoci di alcune ricerche effettuate in rete, illustrate di seguito in due tabelle riassuntive:
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Fig. 1: Sono evidenziati i rari casi in cui le occorrenze di apericena sono più numerose al femminile.
La prima tabella raggruppa le ricerche basate su un criterio morfosintattico, ossia sulle concordanze di apericena con aggettivi, articoli e preposizioni articolate, e in tal caso trionfa il maschile, spesso con scarto notevole rispetto al femminile.
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Fig. 2: Sono evidenziati i casi in cui le poche occorrenze di apericena sono più numerose al femminile. L’asterisco, laddove compaia, indica che il nome della regione coincide con la forma aggettivale corrispondente, maschile (es. ‘Veneto’ e ‘veneto’) o femminile (es. ‘Toscana’ e ‘toscana’), informazione da tenere presente nella lettura dei risultati: è logico che, rispetto ad "apericena toscano", la ricerca per "apericena toscana", che include anche i risultati per "apericena (in) Toscana", fornirà un numero di occorrenze nettamente maggiore.
La seconda tabella, invece, si fonda su un criterio geografico, con lo scopo di indagare se l'uso femminile o maschile sia eventualmente legato a una distribuzione areale: la risposta è negativa, giacché da nord a sud prevale il maschile e nei pochi casi in cui il femminile prevale il numero delle occorrenze è esiguo e quindi poco rappresentativo, eccezion fatta per la Toscana.
Ai dati raccolti genericamente in rete si possono aggiungere i risultati di una ricerca svolta su "Repubblica": nell'archivio della testata giornalistica sono presenti 2.200 risultati per "apericena", di cui 191 contenenti occorrenze al maschile e 149 al femminile (i restanti non sono risultati classificabili a causa di contesti dubbi, che non hanno permesso di determinare il genere).
In conclusione, dunque, stando anche alla posizione maggioritaria dei dizionari, è consigliabile il maschile.
Un italianismo incipiente?
È ben noto che l'immagine della cucina italiana sia esportata in tutto il mondo, e con essa, quindi, cibi, bevande e persino abitudini, come l'apericena!
Ebbene l'apericena – come termine e come abitudine – è giunto in Inghilterra, Spagna, Germania, Francia, Australia e persino nel continente asiatico: guide turistiche, ristoranti, alberghi, articoli di giornale, blog dedicati a viaggi e piatti tipici descrivono questa moda conviviale nostrana e la fusione lessicale da cui la parola trae origine.
Ecco una descrizione tratta dal quotidiano britannico "The Guardian":
But that is changing: mamma may be out at work herself, rather than in the kitchen hand-rolling tortelloni. In the past few years, starting in Milan and Turin, a new twist on the custom caters for students and a younger crowd – who perhaps don’t have the funds for a restaurant dinner, or the time to go home and eat before hitting the clubs. This is the apericena (formed by adding cena – dinner – to aperitivo).
(Liz Boulter, Italy embraces apericena: the student supper, “The Guardian”, 19 dicembre 2015)
['Ma questo [la tradizione del cibo fatto in casa] sta cambiando: la mamma potrebbe essere al lavoro, piuttosto che in cucina a impastare tortelloni a mano. Negli ultimi anni, a partire da Milano e Torino, una novità rispetto alla tradizione va incontro agli studenti e ai giovani – che forse non hanno i fondi per una cena al ristorante o il tempo di rincasare e mangiare prima di andare per locali. Questo è l'apericena (formato aggiungendo cena ad aperitivo)'].
E così anche i quotidiani spagnoli "20 minutos" e "La Vanguardia" scrivono del nuovo rito dell'apericena, approdato in primis a Barcellona e a Valencia.
Persino Trasparent Language, piattaforma statunitense per l'apprendimento di lingue straniere realizzata per i madrelingua inglesi, annovera apericena in un elenco di parole straniere definite “untranslatable” , ossia "intraducibili", in cui ciascuna è brevemente descritta: si tratta di una selezione di parole di varie lingue riconosciute come depositarie di specifiche culture e stili di vita unici.
[Immagine tratta da Transparent Language]
Curiosità: chi ha inventato l'apericena?
«Nel 1999 abbiamo coniato il termine "Apericena", e proposto un nuovo modo di cenare, in maniera semplice, informale, aggregativa ed economica», così dichiara un locale torinese nel proprio sito (www.lasalumeriatorino.it). Sappiamo che Torino vanta la tradizione della "merenda sinoira", piemontesismo che il GRADIT 2007 definisce ‘merenda molto abbondante consumata nel tardo pomeriggio in modo da sostituire la cena’ (l'aggettivo sinoira deriva, infatti, dal piemontese sina, 'cena'): insomma un apericena ante litteram, sebbene non si trattasse di un evento mondano, ma di un'abitudine del mondo contadino; e sempre a Torino nacque l'aperitivo, alla fine del Settecento.
C'è chi sostiene, invece, che l'apericena sia nato a Milano, città famosissima per gli aperitivi.
Insomma il titolo di onomaturgo, nel caso di apericena, è conteso al nord, fra Milano e Torino.
A cura di Barbara Patella
Redazione Consulenza linguistica
Accademia della Crusca
19 dicembre 2017
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