Peraltro

Un lettore ci chiede “delucidazioni sulla semantica di peraltro” perché a lui sembra che negli ultimi tempi si stia perdendo il suo valore avversativo e venga usato come equivalente di tra l’altro, d’altronde, d’altra parte o anche inoltre. A conferma di ciò una lettrice ci chiede se peraltro sia usabile come sinonimo di inoltre. Infine un altro lettore chiede se possa considerarsi di valore analogo a perlopiù, per di più.

Risposta

Per quanto riguarda gli aspetti grafico e morfosintattico, la descrizione della parola peraltro o per altro è relativamente chiara. Dal punto di vista grafico, nell’italiano contemporaneo la forma più diffusa si dimostra essere quella univerbata, ma circola anche la forma staccata per altro (La grammatica italiana, Treccani, 2012); dal punto di vista morfosintattico, si tratta di un avverbiale che, nella frase che lo accoglie, può occupare la posizione iniziale, la posizione finale (nello scritto tipicamente marcata da una virgola) o una posizione intermedia (facoltativamente racchiuso da una coppia di virgole):

Peraltro, questo compito spetta alla direzione.

Questo compito spetta alla direzione, peraltro.

Questo compito spetta peraltro alla direzione/Questo compito spetta, peraltro, alla direzione.

Nell’ambito della linguistica del testo, guardando alla sua funzione comunicativa, l’avverbiale peraltro viene classificato come “connettivo” (“connettore”), o anche, con un’altra terminologia, come “congiunzione testuale” (Sabatini-Coletti). Con il termine “connettivo” vengono infatti indicate le forme linguistiche morfologicamente invariabili che offrono istruzioni su come legare le unità del testo attraverso relazioni logico-argomentative quali la causa, la consecuzione, la riformulazione, l’esemplificazione, l’opposizione ecc. Tali relazioni possono riguardare più precisamente il modo in cui gli eventi si collegano nel mondo narrato (causa, tempo ecc.) o la composizione del pensiero nei suoi aspetti concettuali e linguistici all’interno del testo (motivazione, conclusione, riformulazione, specificazione ecc.). In questa prospettiva, la relazione convocata da peraltro appartiene senz’altro al secondo tipo, poiché è subito chiaro che siamo nell’ambito della costruzione del messaggio, e non della descrizione del mondo, reale o supposto che sia.

Quando si passi dalla grafia, dalla categoria morfosintattica e dalla classificazione funzionale alla semantica, la descrizione di peraltro si fa nettamente più difficile. Non è cioè facile descrivere in modo preciso le istruzioni che il connettivo offre al destinatario riguardo all’interpretazione dei contenuti su cui agisce. Dai dizionari, e da sondaggi informali che ho condotto attorno a me, risulta che la sensazione è che ci si trovi nei campi concettuali dell’opposizione (uno dei nostri lettori parla di “senso leggermente avversativo”) e dell’aggiunta (viene accostato a inoltre); e in questa direzione va anche il Sabatini-Coletti – senz’altro il dizionario sull’italiano contemporaneo più attento alla trattazione delle congiunzioni testuali – che propone come sinonimi soprattutto dei connettivi appartenenti a campi concettuali affini/vicini all’opposizione, come i connettivi limitativi e concessivi: ma, però, ciò nonostante, nondimeno, tuttavia, eppure, del resto ecc. Se i campi concettuali in gioco sono effettivamente quelli che ho appena indicato, è facile tuttavia mostrare che c’è qualcosa in più e di diverso: infatti, solo poche volte il nostro connettivo è di fatto sostituibile con i connettivi di aggiunta prototipici (vedi inoltre) o con i connettivi di concessione/limitazione prototipici (vedi ma, nondimeno), e anche quando la sostituzione è possibile, cambia di fatto il senso del messaggio; si pensi alla sequenza: “No grazie, non mangio mozzarella. Peraltro/Inoltre/Nondimeno sono intollerante a tutti i formaggi”. Prima di proporre una definizione di peraltro, devo peraltro (!) sottolineare un dato importante. Dalla ricognizione veloce che ho fatto dei dizionari della lingua italiana che circolano attualmente emerge come fortemente probabile il fatto che ci siano variazioni diatopiche: per esempio, l’enunciato proposto nel Sabatini-Coletti “Anche se dovessi ricevere il suo invito, io peraltro non ci andrei” non fa parte del mio repertorio regionale lombardo. Senza entrare in queste questioni, io ragiono qui sui tipi d’uso più usuali, quelli per intenderci registrati da tutti i dizionari che ho visto; e mi focalizzo sullo scritto o comunque sul parlato controllato. Nel parlato conversazionale spontaneo – dove è in realtà poco diffuso – può subire varie desemantizzazioni e travisamenti d’uso (Frigerio 2020; Fiorentini-Giacalone Ramat ics). 

Quali sono dunque le istruzioni che peraltro offre al destinatario riguardo all’interpretazione della sequenza in cui trova posto? Per rispondere, il primo dato da osservare è che l’enunciato in cui compare il connettivo è il risultato di un atto linguistico autonomo rispetto a quanto precede, una sorta di aggiunta a posteriori. Questo significa che il movimento comunicativo in corso si sarebbe potuto fermare prima dell’enunciazione di peraltro senza tradire l’intento comunicativo principale del locutore. In una sequenza come:

Non intendo prenotare quest’aula. È troppo cara. Peraltro non è che mi piaccia molto.

l’argomento che viene presentato come decisivo è il fatto che l’aula sia troppo cara; a quello successivo, il fatto che non piaccia molto al locutore, viene data un’importanza secondaria.

Detto questo, l’enunciato segnalato da peraltro non si limita ad aggiungere un’informazione ma conduce a tornare sull’enunciato precedente, realizzando diversi tipi di strategie discorsive (Luscher 1989, Ricci 2007) e mettendo in gioco reti di convergenze e divergenze con connettivi ogni volta diversi.

La prima, e più diffusa, strategia comunicativa realizzabile con peraltro è di carattere argomentativo, ed è illustrata dall’esempio precedente. Data una coppia di enunciati in cui il primo è la conclusione e il secondo un argomento, con il connettivo peraltro viene evocato un secondo argomento co-orientato al primo, che sarebbe comunque sufficiente a sostenere da solo la conclusione. Secondo l’analisi che Oswald Ducrot attribuisce a d’ailleurs, il principale traducente francese di peraltro, è come se il locutore si rivolgesse a un altro destinatario, andando a toccare altre corde persuasive (Ducrot 1980). Come si può notare, il connettivo peraltro è qui più ricco di inoltre – che si limita ad aggiungere un argomento co-orientato che si colloca sullo stesso piano gerarchico del precedente – ed è vicino ma non identico al limitativo/concessivo comunque (in ogni caso ecc.). La differenza sta nel diverso peso che viene dato al primo argomento. Paragoniamo le due formulazioni seguenti:

Non intendo prenotare quest’aula. È troppo cara. Peraltro, non è che mi piaccia molto.

Non intendo prenotare quest’aula. È troppo cara. Comunque, non è che mi piaccia molto.

Con peraltro, l’argomento che viene presentato come decisivo è il primo; con comunque si evoca la possibilità di una sua non validità, e vince il secondo: “comunque sia, anche se non fosse davvero troppo cara, anche se qualcuno pensasse che non lo sia, a me non piace, ed è ciò che conta”. In questo suo uso argomentativo, il significato del connettivo peraltro pare più vicino a quello di d’altronde e del resto, e in parte anche a d’altro canto e d’altra parte.

Dato il carattere di aggiunta di argomento secondario che portano con sé, non ci deve stupire il fatto che questi usi argomentativi di peraltro si manifestino anche in forma di inciso, il cui obiettivo sta proprio nel presentare l’informazione che contengono come non essenziale ai fini dell’obiettivo comunicativo del messaggio:

Quest’aula, peraltro orrenda, non la prenoterò mai. È davvero troppo cara.

In secondo luogo, peraltro può segnalare movimenti discorsivi che tornano sul primo enunciato con l’obiettivo di correggerli in qualche modo. Pensiamo ai seguenti esempi:

Non intendo prenotare quest’aula. Non parlerei peraltro di aula: è piuttosto un bugigattolo.

Non intendo prenotare quest’aula, né un’altra, peraltro.

Nel primo esempio, viene messa in forse la presupposizione stessa dell’enunciato, e cioè che il referente meriti il nome di aula; nel secondo esempio, viene annullata l’implicatura attivata dal dimostrativo questa secondo la quale sia solo quella specifica aula che il locutore rifiuta. Anche questi usi possono essere segnalati da d’altronde o da del resto, ma non, diversamente da quello argomentativo, da d’altra parte o da d’altro canto. Non sono adeguati neppure i connettivi di concessione tuttavia, ciò nondimeno ecc.; sono invece pensabili, tra gli altri, il limitativo ma nel primo caso (ma, direi, con un’intonazione particolare) e l’avverbiale a dire il vero nel secondo:

Non intendo prenotare quest’aula. Ma non parlerei di aula: è piuttosto un bugigattolo.

Non intendo prenotare quest’aula, né un’altra, a dire il vero.

Il connettivo peraltro può in terzo luogo essere usato per commentare l’atto linguistico che precede, come in:

(Vi dico che) Non intendo prenotare quest’aula, cosa che peraltro vi aspettavate tutti, lo so bene.

Vale sempre la sostituibilità con d’altronde e del resto, ma non con i connettivi concessivi e neppure con i limitativi, che pure sono semanticamente più “leggeri”.

Da ultimo, a peraltro si può riconoscere un uso di commento digressivo:

Non intendo prenotare quest’aula. Mi domando peraltro come un’università così ricca possa far pagare le sue aule ai professori dell’ateneo.

Qui la correlazione più congrua – accanto all’usuale d’altronde e del resto – è con tra l’altro, che è un vero e proprio connettivo digressivo. A marcare ancora più fortemente la digressione si potrebbe scegliere anche l’espressione tra parentesi:

Non intendo prenotare quest’aula. Mi domando tra parentesi come un’università così ricca possa far pagare le sue aule ai professori dell’ateneo.

Quasi certamente, i quattro tipi di impiego del connettivo peraltro non esauriscono i possibili; sembrano tuttavia essere quelli più caratteristici e diffusi, primo fra tutti l’argomentativo. Essi, sullo sfondo delle loro singole specificità, condividono le seguenti istruzioni: l’aggiunta di un atto linguistico autonomo, in parte anche tematicamente, rispetto all’atto linguistico precedente, e un ritorno su di esso per rafforzarlo con un argomento secondario (che mira alla sensibilità di un altro tipo di interlocutori), per modalizzarne e eventualmente annullarne la pertinenza comunicativa, per commentarlo in diversi modi, sfociando anche in vere e proprie digressioni. Tornando ai dizionari e alle intuizioni dei nostri lettori, possiamo dire ex negativo che la semantica di peraltro porta in sé un valore di aggiunta ma non si limita all’aggiunta; può contenere un’idea di opposizione o di limitazione ma solo in usi particolari: non sembra in ogni caso avere quel valore concessivo che molti dizionari suppongono rimandando a tuttavia, ciò nonostante, nondimeno ecc.

Nota bibliografica:

  • Ducrot 1980: Oswald Ducrot et al., Les mots du discours, Parigi, Minuit, 1980
  • Frigerio 2020: Sveva Frigerio, A proposito, tra l’altro, d’altronde: connettivi e digressione, in “Lingua italiana”, XVI, 2020, pp. 91-111.
  • Fiorentini-Giacalone Ramat ics: Anna Giacalone, Ilaria Fiorentini (accepted). The grammatical status of discourse markers, in Manual of Discourse Markers in Romance, edited by Maj-Britt Mosegaard Hansen and Jacqueline Visconti. Berlin-New York, de Gruyter.
  • Luscher 1989: Jean-Marc Luscher, Connecteurs et marqueurs de pertinence, in Cahiers de linguistique française” 10, 1989, pp. 101-145.
  • Ricci 2007: Claudia Ricci, L’ajout non planifié ou la reconstruction a posteriori d’une relation de discours, in C. Rossari (a c. di), Les moyens détournés d’assurer son dire, Parigi, PUPS, 2007, pp. 57-76.


Angela Ferrari

5 aprile 2024


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