Ristretto parrocchiale

Un lettore ci scrive da Catanzaro chiedendoci il significato dell'espressione ristretto parrocchiale da lui rilevato in antichi documenti.

Risposta

È giusto premettere che, come sempre accade, la nostra risposta si fonda sui dati forniti dai dizionari storici e sulle informazioni ricavabili dai tanti repertori di testi a stampa del passato consultabili online. Il quesito che ci viene rivolto, tuttavia, fa un preciso riferimento a documenti antichi di cui non si precisano né l’età né la natura, anche se l’epoca in cui i testi sono stati prodotti e il contesto in cui appare il sintagma potrebbero incidere sul suo significato.

Partiamo, in ogni caso, da significati e funzioni degli elementi che compongono il sintagma, cominciando dall’aggettivo parrocchiale, il cui senso (‘di una parrocchia’) è di facilissima deduzione. Come tutti gli aggettivi relazionali derivati da un sostantivo, infatti, ha la funzione di mettere in relazione il nome cui si riferisce (ristretto) con quello da cui deriva (parrocchia). Meno inequivocabile è il senso di ristretto, participio passato di ristringere, che in questo caso svolge la funzione di sostantivo. Se nel ruolo grammaticale di aggettivo le prime attestazioni del participio in italiano risalgono al XIV secolo (DELI; l’Etimologico, s.v. ristringere), le sue prime testimonianze come sostantivo appaiono tra Quattro e Cinquecento e presentano, fin dall’inizio, diverse accezioni (Tommaseo-Bellini, GDLI, s.v.): la più antica è quella di ‘breve scritto, compendio che espone i concetti essenziali di un’opera’ ed è l’unica registrata nelle prime quattro impressioni del Vocabolario degli Accademici della Crusca, comprese tra il 1612 e il 1729-38. Nonostante ciò, si aggiunge ben presto anche il senso di ‘luogo, spazio circoscritto entro certi limiti’, seguito, a breve distanza, dal significato di ‘piccolo gruppo di individui o anche ‘gruppo poco numeroso di persone di posizione sociale elevata o dotate di potere direttivo o decisionale’.

Nelle banche dati online, le attestazioni del sintagma ristretto parrocchiale non sono molto numerose e, allo stato delle nostre conoscenze, le più antiche risalgono al XVIII secolo. I contesti in cui appare sembrano ricondurre all’accezione del sostantivo legata a un luogo o, più precisamente, al territorio di competenza di una parrocchia, come sembra confermare una raccolta di scritture e pareri della Regia giurisdizione risalente al 1775, dove leggiamo il passo seguente:

A tutto ciò si aggiunge la sentenza del Tribunale dell’A. C. [Antica Camera] del 1711 in contradizione dell’Arciprete, fatta a favore del Capitolo appunto per uno dei diritti parrocchiali, qual è quello di permettere di farsi da altra chiesa nel ristretto parrocchiale le processioni. (Collezione di scritture di Regia giurisdizione, [senza nota tipografica], tomo XXVI, 1775, p. 116)

Nel Regno di Napoli (in cui rientravano, peraltro, anche la città e la parrocchia di chi ci ha posto la domanda) con Regia giurisdizione ci si riferiva alle funzioni esercitate dal re attraverso la Regia udienza, un tribunale, cioè, che aveva potere di giudicare o esprimere parere in merito a diverse questioni. Nel passo riportato si fa riferimento al permesso concesso alle altre chiese di un ristretto parrocchiale di fare processioni. È evidente, pertanto, che il ristretto poteva comprendere, come del resto accade da sempre per ogni parrocchia, non solo un territorio e una comunità di fedeli, ma anche altre chiese che si affiancavano a quella parrocchiale più importante. Ancora una conferma ci viene da un documento in cui si elencano le somme dovute dai “luoghi pii” di una gran parte della Campania, denominata all’epoca Terra di Lavoro; l’elenco comprende chiese e congregazioni e in più di un caso se ne specifica l’appartenenza a un determinato ristretto, come dimostrano anche i soli due esempi che riportiamo:

Congregazione del Carminello nella chiesa del medesimo titolo nel ristretto della [chiesa] Parrocchiale S. Andrea Apostolo duc. Uno e gr. 50.
[...]
Chiesa di S. Maria di Monferrato, nel ristretto della Parrocchia di S. Maria la Nova duc. Uno e grana cinquanta. (Nota de’ luoghi pii laicali e misti della provincia di Terra di Lavoro i quali, secondo la riforma fatta nel corrente anno 1788, debbono corrispondere la prestazione come siegue, [senza nota tipografica], p. 7)

In entrambi i casi ristretto rinvia all’insieme di un territorio, di una comunità e delle chiese che rientrano in una parrocchia e che hanno come riferimento la principale chiesa parrocchiale.

Sebbene le testimonianze più antiche provengano dal Regno di Napoli, non sembra trattarsi di un uso esclusivamente meridionale: se ne trova, infatti, qualche traccia, soprattutto a partire dai primi decenni dell’Ottocento, anche in testi di altre aree, come conferma una storia di Venezia in cui si fa cenno all’“udire confessioni” entro i limiti di un determinato “ristretto parrocchiale” ([Pietro Gaspare Morolin], Venezia, ovvero quadro storico della sua origine dei suoi progressi e di tutte le sue costumanze, Venezia, per G. Gattei tipografo, tomo IV, 1837, pp. 41-42, nota 2). In un articolo della “Civiltà cattolica” del 1855, inoltre, si riportano notizie di cronaca provenienti da diverse città, come quelle riprese da un numero della “Gazzetta ufficiale” di Milano, dove si elogia la generosità di un benefattore disposto ad aiutare le madri in difficoltà:

Che se una qualche madre povera avesse esposti uno o più figli, viene accordato dal generoso benefattore un sussidio straordinario perché vengano riconosciuti questi figliuoli e ritirati presso la genitrice. Questa è la natura dell’opera, circoscritta per ora al solo ristretto parrocchiale di S. Celestino. (Cronaca contemporanea, in “Civiltà cattolica”, VI, 1855, p. 701)

Va osservato, tuttavia, che poche righe più avanti, riferendosi ancora al sostegno da dare alle madri povere dello stesso territorio, l’autore ricorre, con il medesimo significato, alla denominazione di distretto parrocchiale: “viene assegnato un sussidio alle madri povere ed oneste del distretto parrocchiale di S. Pietro Celestino”.

Anche il sostantivo distretto entra assai precocemente nella nostra lingua: si tratta di un cultismo derivato dal latino tardo distrĭctus (part. pass. di distringĕre ‘dividere’), che assume, fin dalle prime testimonianze del XIII secolo, un’accezione amministrativa, riferendosi a un territorio sottoposto al governo di una città o di un vescovo feudatario (DELI, s.v.). Successivamente, a partire dal Seicento, ma in modo più frequente nel corso del XIX secolo, distretto assume il senso di ‘circoscrizione territoriale facente parte dell’organizzazione di uno Stato’ (GDLI s.v. distretto2) e sempre nel corso dell’Ottocento, mentre si vanno esaurendo le occorrenze di ristretto parrocchiale si intensificano quelle del sintagma composto con distretto. Riportiamo solo uno degli esempi rintracciati, tratto da un glossario, che, presentandosi come utile supporto per impiegati e amministratori del regno lombardo-veneto, offre definizioni ampie e chiare; alla voce distretto, infatti, segnala anche le specifiche accezioni assunte dal sostantivo in combinazione con determinanti come militare, scolastico e parrocchiale: apprendiamo, pertanto, che distretto parrocchiale è “il territorio soggetto ad una parrocchia” (Giovanni Battista Bolza, Manuale italiano - tedesco ad uso degli impiegati, legali e commercianti, Vienna, Stamperia di Corte e di Stato, 1845, p. 100).

Ancora oggi, del resto, il distretto parrocchiale indica la circoscrizione territoriale della parrocchia con la comunità di fedeli e le eventuali altre chiese, distinguendosi, peraltro, dal distretto diocesano, che comprende invece più di una parrocchia. Tutto ciò sembra confermare l’ipotesi che il sintagma ristretto parrocchiale sia stato prevalentemente adoperato nel Regno di Napoli, dove, sebbene non si possa esserne certi, potrebbe essere stato coniato, a giudicare dalle date delle prime testimonianze, negli anni delle riforme di Carlo di Borbone. Da qui si sarà propagato, solo per qualche tempo e in misura limitata, in altre aree italiane, finendo, tuttavia, per essere scalzato da distretto parrocchiale. Quest’ultimo conserva, in realtà, lo stesso significato, con il vantaggio, però, di collegarsi, tramite il termine distretto, al linguaggio amministrativo di molte altre istituzioni, divenendo così di più facile e ampia comprensione.

Rita Librandi

22 settembre 2025


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