Sanezza mentale e non solo: si può dire?

Sono arrivati molti quesiti riguardanti il termine sanezza, usato per indicare la qualità di un cibo ma anche della mente e del corpo. Inoltre un lettore ci chiede se si possa usare sanezza, nell’àmbito specifico della fonderia, per riferirsi all’integrità di un getto di ghisa.

Risposta

Sebbene il sostantivo sanezza appaia ad alcuni nostri lettori come scorretto, è in realtà un termine antico, caduto per molto tempo in disuso e poi molto probabilmente “riformato” secondo i meccanismi propri della morfologia italiana negli ultimi tre secoli: come vedremo, il termine usato nell’Ottocento e quello usato nel secondo Novecento appaiono come due formazioni indipendenti.

Il termine sanezza viene definito morfologicamente un “nome di qualità”, ossia un termine che si riferisce alla qualità espressa dall’aggettivo che ne costituisce la base derivazionale. Tra i diversi suffissi impiegati per formare nomi di qualità a partire da aggettivi, i più produttivi sono -ità (e l’allotropo -età) e, appunto, -ezza (continuazione popolare del suff. lat. -ĭtia(m) e del più raro suff. parallelo -ĭtie(m), cfr. Serianni 1988, XV.23). Franz Rainer (si vedano I nomi di qualità nell’italiano contemporaneo, Wien, Braumüller, 1989, e Derivazione nominale deaggettivale, in Grossmann-Rainer 2004, pp. 293-313 [in particolare: I suffissi -ità e -età, pp. 298-301; il suffisso -ezza, pp. 301-304]) ha individuato un motivo formale che induce a preferire la selezione del suffisso -ezza rispetto al concorrente -ità: “[c]on gli aggettivi maggiori di due sillabe -ità predomina chiaramente su -ezza, con la sola eccezione di quelli che terminano in -to” tant’è che “[c]on le basi bisillabiche, -ezza è chiaramente il suffisso dominante” (Rainer 2004, p. 299, p. 302; si leggano inoltre la risposta di Vittorio Coletti su tranquillezza e quella di Franz Rainer sui nomi di qualità in -ezza aventi come base aggettivi in -nte come croccantezza e piccantezza). Rainer afferma che nelle grammatiche storiche -ezza viene presentato come il suffisso di default per creare nomi di qualità italiani; inoltre aggiunge che, tra i neologismi da lui analizzati nel 2004 (come formazioni giudicate possibili dagli informatori da lui selezionati), le formazioni con -ezza predominano, e cita assieme a buiezza, fulvezza, ghiaccezza e guittezza anche sanezza. Lo stesso studioso inseriva il termine sanezza nella trattazione dei nomi di qualità da aggettivi bisillabici (cfr. Rainer 1989, dove si cita il sanezza alle guance di Comisso, che vedremo più oltre), assieme a pianezza, stranezza e vanezza. Il contesto riguardava il confronto di queste formazioni con quelle concorrenti in -(an)ità che, secondo l’autore, sarebbero di natura più colta (Ibidem, p. 132). In ogni caso, a livello morfologico sanezza è pienamente coerente con i meccanismi derivazionali italiani: deriva dall’aggettivo bisillabico sano e si presenta come una variante meno colta del concorrente sanità (che ci arriva direttamente dal lat. sanitate(m) da sanĭtas -ātis, derivato a sua volta dall’aggettivo sānus).

Più complessa risulta la questione della tradizione storica della parola. Il termine sanezza è infatti registrato soltanto nel GDLI e nel GRADIT (ma non nei dizionari sincronici contemporanei consultati) quale termine antico e letterario nel primo, e di B[asso]U[so] nel secondo, con il significato di ‘aspetto florido e prospero di chi è in piena salute’ e, ma solo nel GDLI, con l’accezione primaria di ‘sanità, salute’. La prima attestazione che ne riporta quest’ultimo dizionario risale alla Rettorica di Brunetto Latini (1260-1261, di area fiorentina):

La seconda scienza, cioè fisica, sì tratta le nature delle cose corporali, sì come sono animali e lle cose che ànno corpo; e di questa scienza fue ritratta l’arte di medicina, che, poi che fue connosciuta la natura dell’uomo e delli animali e de’ loro cibi e dell’erbe e delle cose, assai bene poteano li savi argomentare la sanezza e curare la malizia. (Brunetto Latini, Rettorica (La), testo critico di Francesco Maggini, prefazione di Cesare Segre, Firenze, Le Monnier, 1968, p. 45)

In questo testo sanezza equivale a sanità e salute. Le altre citazioni riportate dal GDLI sono tratte da testi di inizio Novecento (uno di Giovanni Papini e due di Giovanni Comisso):

Sopra tutte le gioie il possesso d’una giovane odorosa soltanto di sanezza e di spigo. (Giovanni Papini, Scritti postumi: pagine di diario e di appunti, in Id., Tutte le opere, Milano, Mondadori, Vol. X, tomo II, 1966, p. 472)

La contadina che li vendeva col più dolce sorriso, nella sanezza del volto arso al sole e di vento, mi invitò ad acquistarne. (Giovanni Comisso, Satire italiane 1928-1959, Milano, Longanesi, 1961, p. 366)

Descrizione del postribolo. La sanezza dei soldati, il loro coito come vuotare ‘una pompetta’ e le donne che si lavano dopo il coito nel catino. (Giovanni Comisso, Diario 1951-1964, Milano, Longanesi, 1969, p. 19)

Attraverso ricerche condotte in Google libri e nell’archivio del “Corriere della Sera”, abbiamo notato che Giovanni Comisso usa frequentemente il termine nelle sue opere. Oltre a ritrovarlo in Al sud (“sanezza del corpo”), La favorita (“sanezza per dare fresco ai vecchi”), Giochi d’infanzia (“sanezza delle guance e delle labbra”, citato anche da Rainer), La donna del lago (“sanezza dell’aria”), lo leggiamo in questo brano comparso sul quotidiano:

I rematori rivolgono il saluto cristiano: «Dio ti custodisca». Forse sono lebbrosi non molto progrediti nel male, certo non hanno sanezza d’aspetto. (Giovanni Comisso, L’isola dei lebbrosi, “Corriere della Sera”, 23/4/1930, p. 5)

Anche Anna Maria Ortese ne fa uso nel Porto di Toledo (Milano, Adelphi, 1998, p. 84), dove il termine ha il senso di ‘salubrità’. Un’altra accezione con cui viene registrato sanezza nel GDLI è quella di ‘integrità, solidità psicologica’:

Ci furono per lui anni di contrasto in fondo a cui per la sanezza del suo istinto gli fu possibile cogliere nuovi aspetti della vita. (Vetrina futurista di letteratura, teatro, arte…, in Manifesti, proclami, interventi e documenti teorici del Futurismo, a cura di Luciano Caruso, Firenze, Coedizioni Spes-Salimbeni, 1980, 392 bis, p. 80, cit. dal GDLI)

A questi dati concernenti l’àmbito letterario (a cui aggiungiamo un’attestazione isolata risalente al Seicento, nel titolo della tragi-commedia di Adriano Banchieri, La sanezza giovanile, 1608), che ci mostrano come il termine fosse presente già nell’italiano delle origini e, dopo un lungo periodo di “quiescenza”, sia stato ripreso o riformato in secoli più recenti, dobbiamo aggiungere le varie attestazioni di sanezza in testi non letterari, al fine di comprenderne meglio semantica e circolazione, nonché àmbiti d’uso.

Al di fuori dell’àmbito letterario, il termine fa una sua prima massiccia comparsa a fine Ottocento, quando viene usato prevalentemente nell’àmbito agricolo in riferimento all’essere sano, ovvero integro, dei frutti (‘di frutto, non bacato’, GRADIT), estendibile metonimicamente anche alle colture e ai raccolti:

Nei manderini continuano le vendite a tutti prezzi, a seconda la più o meno bontà e sanezza del frutto, così anche nelle partite aranci di poca durata e che non permettono un lungo sostengo. (G. R. Vivante, Nostre Corrispondenze, in “La Settimana Commerciale e Industriale”, IV/2, 10/1/1886, p. 4)

Abbiamo notato un favorevole sostegno nelle buone qualità. Limoni sani, di durata i cui prezzi hanno variato dalle lire 9 alle 11 e 11,50, secondo il merito e la sanezza del frutto. [...] Le condizioni sanitarie, che vanno peggiorando tanto qui, che nella provincia, contribuiscono non poco a mantenere l’articolo in buona vista, con prospettiva di ulteriori aumenti se il frutto corrisponderà per qualità e sanezza. (G. R. Vivante, Antonino Viscuso, Nostre Corrispondenze, “La Settimana Commerciale e Industriale”, IV/23, 6/6/1886, p. 4)

Un ultimo fatto si verificò, che colpiva lo sguardo dell’osservatore, e merita di essere menzionato, cioè la perfetta sanezza della coltura, che si appalesava dalla condizione e dal colore delle spighe, e più ancora dal gradevole aspetto della paglia, di colore paglierino trasparente leggermente verdognolo caratteristico della paglia di riso [...]. Soprattutto richiamo l’attenzione sul regolare sviluppo vegetativo e sulla particolare sanezza del raccolto che si verificò su questa porzione [...]. (“Annali della R. Accademia d’agricoltura di Torino” , XL, 1897, p. 15 e p. 20)

Né si deve pensare, come purtroppo molti ancora pensano di immettere nei mosti muti, sia essi fatti con l’anidride solforosa liquida o le filtrazioni, decantazioni e sterilizzazioni a freddo (liquidi sempre destinati alla concentrazione) succhi provenienti da uve non di perfetta scelta per maturità e sanezza del prodotto! [...]. (Giuseppe Barra, Bibite estive a base di succo d’uva, “L’Italia vinicola ed agraria”, XIII, 1933, pp. 422-424: p. 423)

Nel medesimo àmbito dell’agricoltura (a volte usato anche in quello pubblicitario per sponsorizzare un prodotto agro-alimentare) sanezza è sinonimo (o quasi) di genuinità:

Commissionario in vini olii e prodotti meridionali. Rappresenta grandi proprietari e produttori delle Puglie aventi Stabilimenti enologici impiantati e diretti tecnicamente [...]. Garantisce la genuinità, sanezza e purezza dei prodotti, assumendosi di fare gratuitamente le analisi dell’alcool, dell’estratto secco e dell’acidità sui vini che tratta. (“Giornale vinicolo italiano”, XX/38, 23/9/1894, p. 3)

La modezza dei prezzi, la sanezza dei cibi, lo rendono persuaso di poter soddisfare qualsiasi persona. (Avvisi e annunzii diversi, “Il Vessillo israelitico”, XXXII, Maggio 1884, p. 1)

L’altro àmbito in cui sanezza risulta abbastanza diffuso è quello morale, della psicologia e anche del diritto per indicare, sulla base del valore figurato di sano ‘moralmente onesto’, e anche ‘rivolto al bene’ (GRADIT), l’integrità morale oltre che di mente, spirito e corpo:

Il monopolio, che presentasi ordinariamente come proteo sotto la forma di una esigenza pubblica, era combattuto dalla sanezza de’ provvedimenti pubblici. (Discorso del Cavaliere Nicola Maria Santoro, Napoli, Stamperia e Cartiere del Fibreno, 1855, p. 10)

La condotta sempre irreprensibile dell’Autore, la sanezza e solidità de’ suoi principii, la sua schiettezza abituale e la sua gravità ci darebbero argomento [...]. (Avvertenza degli editori, in Leopoldo II e la Toscana: parole d’un sacerdote al popolo, Firenze, A. Formigli, 18592, s.i.p.)

[...], il fanciullo svolgendo l’intelletto acquisterà sanezza nel giudicare in modo da rendere alla ragione il suo assoluto imperio [...]. (Salvatore Morelli, La donna e la scienza o la soluzione dell’umano problema, Napoli, Stabilimento tipografico dell’Ancora, 18632, p. 107)

La sanezza di mente richiesta come condizione per la esistenza delle disposizioni a titolo gratuito, non è richiesta ugualmente per i contratti a titolo oneroso. È vero che per contrattare il codice richiede il consenso, ma chi non è sano di mente non può affatto consentire; quindi la sanezza di mente, se non esplicitamente, è richiesta implicitamente come condizione essenziale di ogni contratto. [...] Quando la non sanezza di corpo può menare alla incapacità? – 61. I sordo-muti ed i ciechi dalla nascita possono donare? (Francesco De Filippis, Corso completo di Diritto Civile italiano comparato, vol. VII, Napoli, Leonardo Vallardi, 1877, pp. 18-19 e p. 29)

Infine il termine sanezza viene usato, soprattutto nel primo Novecento, nell’ambito della fonderia, per indicare l’integrità di un getto. Lo troviamo all’interno della rivista specialistica “La Fonderia italiana”, (vol. IX, 1960, p. 8), nel volume VII di Fonderia (Milano, Editoriale tecnica macchine, 1958, p. 276) e nel testo di Mario Carasso (Tecnica moderna dei materiali di formatura in fonderia, Genova, Briano, 1950, p. 71), nel sintagma “sanezza dei getti”, una collocazione molto usuale in questo settore:

I vantaggi di detto procedimento sono i seguenti: non viene cambiata la struttura eutettica; la riduzione della grossezza della grana persiste dopo rifusione, anche se il riscaldamento è arrivato fino a 750°; viene assai migliorata la lega Y sia per le dimensioni della grana, sia per la sanezza dei getti, onde ne è resa possibile la laminazione fino a tessori di 1,5’’, senza preventiva fucinazione [...]; la sanezza dei getti permette la produzione di grossi pezzi forgiati. (gi. c. c., L’influenza del tetracloruro di titanio sul contenuto in gas e sulle dimensioni della grana dell’alluminio e sue leghe, “L’aerotecnica”, vol. XII, fasc. 9, 1932, p. 1265 [sunto di un saggio inglese])

Nonostante l’accezione riguardante l’àmbito specialistico della fonderia non sia registrata nei due dizionari che lemmatizzano sanezza (GRADIT e GDLI) né nel Dizionario tecnico di fonderia, a cura della Commissione tecnica del Gruppo fonderie dell’Associazione fra gli industriali meccanici ed affini (Milano, ANIMA, 1938), Matilde Paoli (che ringrazio per le preziose segnalazioni) ha rintracciato sanezza (di getti) nel dizionario poliglotta Giesserei Fachwörterbuch (Dizionario di fonderia) di Ernst Brunhuber e Jacqueline Schiemenz, (Berlin, Fachverlag Schiele & Schoen, 1998). In esso il sintagma corrisponderebbe all’inglese Soundness (of castings), al tedesco Fehlerfreiheit (von Guβstücken) e al francese santé (de pièces coulées); la corrispondenza tra i termini è confermata anche nel sito tedesco foundry-planet.com nella sezione Dictionary).

Il termine sanezza si trovava già nell’analoga opera Dictionnaire international de fonderie: Internationales Giesserei-Wörterbuch. International foundry dictionary pubblicata “avec le concours du Centre technique des industries de la fonderie Français, deutsch, English, español, italiano, nederlands, norsk, svenska” e dell’International Foundry Dictionary Committee (Paris, Dunod, 1962). L’uso di sanezza in luogo di sanità in questo particolare àmbito può essere stato sostenuto dalla consapevolezza dell’impiego ormai consolidato di sanità (e salute) nei settori medico e amministrativo (come del resto avviene per il francese santé). Effettivamente, uscendo dal campo della fonderia, sovrapposizioni tra sanezza, salute, sanità e anche salubrità appaiono molto comuni:

SANITÀ - L’essere, o ciò che dicesi astratto, di – sano –, nel significato d’intero. «Dal capo per insino a’ piedi, in Lui non era sanità» 170,24. «Io misero peccatore, per salute e sanità dell’anima mai, vengo a questo sacramento» 273, 6. Per riacquistar la sanezza, l’integrità; e così la salute spirituale. (Francesco Palermo, Opera a ben vivere di Santo Antonino, Firenze, Tipi di M. Cellini, 1858, p. 329)

Salubrità, agevolezza, ecc. I fabbricati devono essere posti a buona guardatura, e riparati da venti freddi o umidi, per salubrità degli uomini, degli animali, e per economia di riparazioni ai fabbricati stessi, e di conservazione delle derrate; debbono elevarsi, ov’è possibile, sopra un piccolo rialzo di terreno, per facilità di sorveglianza e per maggiore sanezza [...]. § 365 Fogge d’aratura. [...] Per la qual cosa la terra si trova convenientemente foggiata a rilievi e depressioni: utili i primi per offrire maggior massa di terra soffice e buona a’ semi ed alle piante; necessarie le altre per ricevere e smaltire gli scoli dei rilievi, e mantener questi in condizioni di sanezza. (Giuseppe Borio, Primi elementi di economia e stima dei fondi agrari e forestali, Napoli-Roma, Unione tipografico-editrice torinese, 18733, p. 117, p. 138)

Attualmente il termine ha una circolazione non ampia, ma tendente a uscire dal linguaggio settoriale: lo troviamo nei quotidiani come sinonimo di salubrità (ad es. “sanezza di quei luoghi”, in Ray Davies “Ma quale swinging London quella era solo moda”, “la Repubblica”, sez. Spettacoli, 29/9/2018, p. 52; repubblica.it, sez. Spettacoli), di integrità (morale e mentale), nonché di genuinità in relazione sia ai frutti sia allo stile di vita, e anche con l’accezione di ‘aspetto florido’. Dobbiamo però rilevare che, molto probabilmente, lo stesso meccanismo di formazione della parola sanezza, nonché la presenza di sanità (con il suffisso concorrente -ità, “stilisticamente più alto”; cfr. Rainer 2004, p. 299) ha portato, soprattutto sui social network, a un uso ironico del termine, per cui il termine sanezza è usato in maniera antifrastica per indicare la qualità di qualcosa che sana non è, come un cibo-spazzatura, e anche in esternazioni che ironicamente alludono alla mancanza delle facoltà mentali o dell’equilibrio psichico e del comportamento:

Pranzare con cipster e coca cola #sanezza (commento su X di @FredBurkle del 18/1/2012)

E dopo la #sanezza di ieri sera oggi pranzo detox con il #topinambur (commento su X di @Muffinedintorni del 20/2/2015)

Festa dei matti 2015 #sanezza #unpocariche (commento su X di @Giulia_Osele del 17/8/2015)

Che quest’aspetto semantico venga attribuito all’uso del suffisso -ezza ce lo dimostrano le associazioni con altri derivati occasionali:

a metà della settimana di sanezza sono giunto alla conclusione che la vita senza bere e fumare fa schifo! (commento su X di @matteroma del 21/8/2013)

Sanezza vs sfattezza (commento su X di @Fattizzio del 20/10/2013)

Ma quanta sanezza e bonezza ma quantaaaaaaaaa!!!!!#alcooveritas (commento su X di @MattLucasSawyer del 1/5/2013)

Concludendo, sanezza è un nome di qualità derivato dall’aggettivo sano con l’aggiunta del suffisso -ezza; nonostante non sia registrato nei dizionari sincronici contemporanei, e vi siano sporadiche attestazioni risalenti nei testi antichi, possiamo considerarlo una formazione (o una “ri-formazione”) relativamente recente, che negli ultimi anni sta avendo anche un uso estensivo ironico, scaturito dal meccanismo derivazionale in relazione alla presenza del concorrente sanità. Inoltre va segnalato il suo uso come termine specialistico, relativo all’àmbito della fonderia.


Miriam Di Carlo

20 dicembre 2024


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