Senza se e senza ma

Una lettrice ci chiede come debba interpretarsi la locuzione senza se e senza ma: dal momento che su di essa è stato pubblicato un articolo di Giuseppe Patota sulla rivista Lingua Nostra (LXX 2009, fasc. 3-4, pp. 100-103), ne riportiamo le parti salienti, rimandando al testo originale per le fonti citate in nota e buona parte degli esempi.

Risposta

Senza se e senza ma

 

"In un'intervista del giugno 2005, con la quale la mia allieva Silvia Arrigucci completava la sua tesi di laurea triennale dedicata a Un aggiornamento sulla 'lingua di plastica', Ornella Castellani Pollidori affermava: «Mi è difficile non appuntare delle nuove espressioni che rintraccio nei quotidiani e che sono nuovi modi di dire della recente lingua di plastica; in proposito è da un po' di tempo che nei giornali compaiono le espressioni senza se e senza ma; non si va da nessuna parte; è la cura che fa la differenza». Il primo dei plastismi citati dalla studiosa è una voce polirematica che può fungere sia da avverbio sia da aggettivo e che significa 'senza indugi', 'senza condizioni', 'senza ammettere repliche'. Ecco alcuni esempi dell'una e dell'altra funzione tratti da vari quotidiani italiani:

 

avverbio: «Quella lapide è una offesa intollerabile ai martiri dell'uno e dell'altro eccidio. Va cancellata senza se e senza ma» (la Repubblica 22.5.2006); «Costanzo, che si definisce "un non credente", pur frequentando il monastero di Bose, ringraziato nei titoli di coda ("lì c'è una monaca che mi ha aiutato molto"), ritiene che "In memoria di me" sia piuttosto "un thriller spirituale-metafisico" e "non un film religioso", ma anche "un film d'amore, perché parla della necessità di essere amati senza se e senza ma"» (La Nuova Sardegna, 12.2.2007); «Ci sono voluti secoli e oceani di sangue per avere, in Europa, questa libertà. Tutti i governi e le istituzioni europee la dovrebbero difendere. Senza se e senza ma, senza prudenze e opportunità» (La Gazzetta di Mantova, 8.5.2008).

 

aggettivo: «Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc, ha espresso una "condivisione" senza 'se' e senza 'ma' alla difesa fatta dal Presidente dell'unità nazionale» (La Stampa, 5.11.2006); «Più complicato l'incontro con Berlusconi, il quale dovrà ripetere a Giorgio Napolitano il suo no senza se e senza ma al governo istituzionale, mantenendo intatto il fronte della Cdl» (Il Messaggero, 27.1.2008); «Dai banchi della giunta interviene il vicesindaco De Corato che esprime "una condanna senza se e senza ma" rispetto all'accaduto» (Corriere della Sera, 15.6.2008).

 

In àmbito lessicografico, la locuzione senza se e senza ma nasce grosso modo quando Castellani Pollidori ne segnala il ricorrere insistente nella stampa quotidiana. Già inserita (ma senza commenti o spiegazioni) in un riquadro del Vocabolario Treccani 2003 intitolato «Media, parole ed espressioni dei», essa viene sottolemmatizzata per la prima volta nello Zingarelli 2005, pubblicato nel 2004; successivamente viene accolta nel Dizionario Italiano Garzanti 2006 , nelle 2006 parole nuove di Giovanni Adamo e Valeria Della Valle e infine nel Devoto-Oli 2007 , uscito poco prima dell'estate del 2006. Adamo e Della Valle fanno risalire la prima attestazione di senza se e senza ma a un articolo di Alfredo Venturi pubblicato sul Corriere della Sera del 7 aprile 1992; in realtà si può andare molto più indietro, e precisamente a un'isolata attestazione della polirematica in una rivista del 1907: «Avere vicino un buon consigliere, nel quale si possa riporre sicuramente la propria fiducia, tutta intera, e che risponda subito, senza se e senza ma, a queste vostre domande, sarebbe proprio l'ideale».
Di là da queste sempre possibili retrodatazioni, uno spoglio degli archivi in rete della Repubblica e del Corriere della Sera indica che la locuzione, adoperata molto sporadicamente fino al 2002, diventa di moda nel 2003, l'anno della seconda guerra del Golfo, che è in assoluto quello della sua maggiore espansione: un dato, questo, che risulta in armonia con l'anteprima del Vocabolario Treccani 2003. Il riferimento storico alla seconda guerra del Golfo è d'obbligo. La fortuna della locuzione, infatti, derivò dal suo essere adottata, nei primi mesi del 2003, negli slogan con cui il movimento pacifista si oppose alla seconda guerra degli Stati Uniti e dei loro alleati contro l'Iraq. Delle 98 e delle 47 attestazioni di senza se e senza ma che ricorrono nella Repubblica e nel Corriere della Sera dal 1° gennaio al 20 marzo 2003, giorno d'inizio della seconda guerra del Golfo, la quasi totalità è riferita alla parola guerra o, in subordine, alla parola pace: ci si oppone alla prima o si invoca la seconda, per l'appunto, «senza se e senza ma». [...]

 

Col passare del tempo la locuzione ha finito con l'usurarsi. Oggi, pur continuando a essere scandita negli slogan contro la guerra dei movimenti della sinistra radicale, sposa cause talvolta diverse e meno nobili di quella pacifista, come quella perorata nel forum del sito «finanzaonline», consistente nell'invito ad acquistare azioni Exprivia «senza se e senza ma»  o quella sostenuta dal leghista Mario Borghezio, persuaso della necessità di «fare pulizia senza se e senza ma» dei migranti (Ansa, Roma 2.5.2008); oppure è oggetto di manipolazioni ludiche, come quella di Francesco Nardi, che nel 2007 ha raccolto alcuni articoli pubblicati sul quotidiano il Riformista in un volume intitolato Senza se(x) e senza Ma(rx) (Piombino, Edizioni Il Foglio): ormai l'espressione, come anticipava Ornella Castellani Pollidori, ha assunto le caratteristiche tipiche del plastismo.
Le prime attestazioni di senza se e senza ma - quelle, per intenderci, precedenti il 2003 - più che col movimento pacifista e con i suoi slogan contro la guerra, avevano che fare con la Germania e con la sua classe dirigente, in particolare con quella impegnata nella politica dell'Unione Europea. Quasi tutte le occorrenze di senza se e senza ma presenti negli archivi di Repubblica e del Corriere della Sera del periodo 1989-2000 compaiono in corrispondenze dalla Germania che di solito riguardano la politica comunitaria [...].

 

Per questa ragione credo che l'espressione italiana sia un calco della locuzione ohne Wenn und Aber, attestata fin dal primo Ottocento e di moda nella lingua tedesca, da qualche anno a questa parte, soprattutto in àmbito mediatico e neomediatico. Non escludo - ma non sono in grado di dimostrare - una provenienza analoga per l'espressione without ifs and buts, sporadicamente accolta in inglese accanto all'usuale e ben più ricorrente no ifs and buts . Invece, la rara circolazione del francese sans si et sans mais e dello spagnolo sin si y sin pero sembra un prodotto non dell'europeismo tedesco, ma del pacifismo italiano. Le 583 occorrenze di sans si et sans mais e le 50 di sin si y sin pero che ricavo da una ricerca fatta in Google.fr e in Google.es il 17 giugno 2008 si trovano, nella quasi totalità dei casi, in traduzioni di testi in italiano, o in testi a vario titolo collegati all'Italia e agli italiani [...].

 

Un esempio felice di osmosi tra lingue d'Europa, dunque. Non lo guasterò con la tentazione nazionalistica di ritenere che la madre di tutti i senza se e senza ma - per chiudere con un altro plastismo - sia un'invenzione linguistica di Pietro Aretino, che nel lontano 1531 scriveva a Battista Natale: «Io tosto che ebbi la lettera che mi scrivete per la cotal cosa, andai a lo Illustrissimo Conte Guido Rangone, e con quella dimestichezza che io posso usar con la sua dolcezza, ottenni senza che, senza forse, e senza ma, che il Signor Emilio Mariscotto gli sia Duce ne lo steccato» [Pietro Aretino, Lettere, t. I, l. I, a cura di Paolo Procaccioli, Roma, Salerno Editrice, 1997, p. 79]".

 

Giuseppe Patota

21 maggio 2010


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