Antonio Velardi da Milano, la classe II A della Scuola Media Statale A. Franchi di Brescia, e Francesca Cigla ancora dalla provincia di Brescia, sono fra gli utenti che più recentemente ci pongono una questione che da tempo ci viene sottoposta (è stata dibattuta sul nostro forum già nel 2003), ovvero se sia corretta o meno la sequenza siccome che.
Siccome che...
Come rilevato da Francesco Sabatini già nel 1985 (L'«italiano dell'uso medio»: una realtà tra le varietà linguistiche italiane, in Gesprochenes Italienisch in Geschichte und Gegenwart, a cura di G.Holtus e E. Radtke, Tubinga, Narr, 1985: 154-184), l'uso di siccome con valore causale è "in forte espansione nell'uso vivo" tanto che il GRADIT annovera la forma tra i cosiddetti "fondamentali" dell'italiano, ovvero tra i circa 2000 vocaboli frequentissimi che da soli costituiscono il 90% delle parole che ricorrono nell'insieme di tutti i testi scritti o discorsi parlati della nostra lingua. Siccome ricorre «quando la frase causale è anteposta alla principale (in caso contrario si usano altre congiunzioni, preferibilmente perché). Tale uso discende dal suo originario valore comparativo, più evidente nell'antica grafia staccata sì come ("così come")» (Sabatini Coletti 2008). La fase intermedia di questo sviluppo dal valore primitivo, sopravvissuto ormai solo nell'uso letterario ("Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale / siccome i ciottoli che tu volvi" Montale, [Avrei voluto], 1-2), a quello attuale «si coglie bene nel Nievo, ove sono frequenti causali introdotte da siccome correlate a un così nella successiva reggente, secondo un modulo tipico della comparazione d'analogia [...]: "ma siccome durante la fiera pochi avevano voglia di trasandare i proprii negozi per quelli del pubblico, così a sbrigar questi s'era stimato piucché bastevole il giro di ventiquattr'ore" (Nievo, Le confessioni d'un italiano, 28)» (SERIANNI 1989, XIV.109).
L'uso di siccome con valore causale seguito dalla congiunzione che, cui si riferiscono i nostri utenti, non è registrato nella lessicografia, ma ha qualche attestazione nel corpus di LIZ 2001: se ne trovano quattro esempi tratti dalla rivista "Il Caffè" (1764-1766), sempre in testi di Alessandro Verri (Milano 1741-Roma 1816), tre dei quali concentrati nello stesso saggio (Alcune riflessioni che il commercio deroghi alla nobiltà, fogli XXIII e XXIV del t. I). Una attestazione particolarmente interessante si trova nelle Opere del consigliere Gian Lodovico Bianconi bolognese (Milano, Tip. de' Classici Italiani, 1802): "Siccome che i primi giuochi si celebravano sulle sponde dei fiumi, per aumentare con ciò il pericolo, e in conseguenza il piacere de' riguardanti; così forse si ebbe riguardo a questa origine, conservando l'euripo" (p. 272). In essa siccome che si mostra in relazione a così con quel valore intermedio tra comparativo e causale che si ricordava più sopra per siccome.
Ancora la LIZ 2001 fornisce una ulteriore attestazione: questa volta si tratta di un testo in dialetto veneziano, le Poesie di Giorgio Baffo (Venezia 1694-1768): "E siccome che de tutto / No i le puol za sostentar / Le ze inzegna, poverazze / Le va a farse buzarar" (Sora la fiera della Senza ['sulla fiera della Senza'], v. 165 e sgg). In effetti l'impiego di siccome che, visto in testi in lingua provenienti dall'area padana, ha una matrice dialettale settentrionale, certamente di area veneta, ma è sicuramente riferibile anche al romanesco: se ne trovano attestazioni nei sonetti di Cesare Pascarella (Roma 1858-1940) - "E siccome che fu er primo principio / Er ritratto de lei venga stampato / Su lo stemma dell'arma ar Municipio"La fondazione di Roma) - e in quelli del coevo e concittadino Trilussa (Carlo Alberto Salustri, Roma 1871-1950) - "mi padre è democratico cristiano / e, siccome che è impiegato ar Vaticano / tutte le sere recita er rosario"(La Politica).
Si tratta di un uso che, sporadicamente affiorato in passato fino alla lingua scritta, tende ancora oggi a trasferirsi dal dialetto ai registri più informali dell'italiano parlato di matrice popolare (cosa che accade del resto anche per altre congiunzioni come quando, mentre e come, cfr Manlio Cortelazzo, Avviamento critico allo studio della dialettologia italiana III Lineamenti di italiano popolare, Pisa, Pacini, 1972: 97). Si ha un esempio dell'impiego di siccome che ai fini della resa del parlato in una battuta del sindaco Peppone in Don Camillo, film del 1952 con Gino Cervi e Fernandel, regia di Julien Duvivier: "In qualità di sindaco, io non posso che approvare le vostre decisioni; ma siccome che in questo paese non è il sindaco che comanda ma i comunisti, in qualità di capo dei comunisti vi dirò che me ne infischio del vostro parere". Ancora più interessante l'attestazione se si considera che nel testo originale di Giovanni Guareschi la battuta, quasi identica, è "Però, siccome in questo paese non comanda il sindaco..." (G.Guareschi, Mondo piccolo "Don Camillo", Milano, Rizzoli, 1952, 14a ed.: 274 sg.).
La diffusione a livello di italiano popolare (cfr il già citato Avviamento di Cortelazzo, p. 11), è sostenuta, oltre che dall'affioramento di usi dialettali, anche dalla presenza in lingua di locuzioni con funzione prepositiva, sinonimiche rispetto a siccome, che presentano il connettore che ad introdurre la subordinata - dato che, visto che, dal momento che e essendo che (oltre alle congiunzioni causali vere e proprie perché, poiché e giacché in origine composti con che) - le quali spingono verso una "ricostruzione" analogica di un che non semanticamente o grammaticalmente motivato, ma utile a eliminare questa sorta di dissimmetria che rende unico siccome rispetto a tutte le forme usate in alternativa. L'attuale intensificazione dell'uso (testimoniata anche dalle circa 20.000 occorrenze rilevate da un sondaggio condotto su Google) deve sicuramente molto al personaggio della signorina Carlo, proposto in RAI negli anni Novanta da Anna Marchesini, che, come accade per altri personaggi di successo, ha imposto al pubblico televisivo il suo celebre esordio "Che siccome che sono cecata ...", divenuto anche il titolo di un libro della stessa Marchesini, edito da Mondadori nel 2000. L'influenza è evidente dalle frequenti sequenze autoironiche che ricalcano il (che) siccome che sono + aggettivo "alla signorina Carlo" (siccome che sono imbranata / triste / pettegola / parecchio asina / molto rincoglionito / svampita / curiosoe molti altri ancora), magari insistendo ulteriormente sulla coloritura dialettale (siccome che sarrebbi ignorante) o ripetono, eventualmente declinato in genere e numero, lo stilema originale (siccome che siete cecati); tutte queste espressioni ricordano molto da vicino, e non sarà un caso, quelle già elencate da Raffaella Setti su questo stesso sito nella scheda a proposito dell'uso di essendo che. Il successo della locuzione ha favorito altre tipologie di impiego: compare come esordio in scritti di intento polemico, con la funzione di affermare uno status che autorizzerebbe a compiere atti o scelte non condivisi da chi parla (siccome che sono ministro), o una propria caratteristica ideologica più o meno elevata (da siccome che siamo cattolici a siccome che io songo p'o' sporte).
Per quanto in Internet si trovino esempi anche molto efficaci di usi stilisticamente connotati di siccome che, è bene ricordare che non si tratta di una locuzione appartenente all'italiano standard, nemmeno al livello parlato, e che l'uso a fini espressivi di moduli dialettali (o anche d'autore) deve essere accompagnato da una chiara coscienza dell'operazione che si sta facendo: la poliedricità del panorama linguistico italiano, con i suoi dialetti e le sue varietà non solo regionali, è senza dubbio una ricchezza, ma richiede piena competenza degli strumenti a disposizione e delle diverse funzionalità che questi hanno in rapporto al contesto comunicativo nel quale ci si trova.
A cura di Matilde Paoli
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
10 luglio 2009
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